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14/03/25
STORMLORD + MADVICE + MAULED + IN AEVUM AGERE + DOWNBURST
HYPE LIVE CLUB - CASTEL VOLTURNO (CE)
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Red Fang - Whales And Leeches
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( 5715 letture )
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Direttamente da Portland, eccovi servito il ritorno di uno dei gruppi stoner più lodati e acclamati degli ultimi tempi, i Red Fang. Whales And Leeches, titolo fotocopia del brano numero nove contenuto nel disco omonimo di debutto, è il proseguimento di un'ottima serie di pubblicazioni discografiche che hanno fatto letteralmente tremare le fondamenta di questo genere e non solo, grazie all’entusiasmante mix di stoner, riff “hard-rocking” e piccole volgarità gratuite contenute all’interno dei testi. Voci sulla lavorazione e sull’imminente uscita di questo album erano già circolate poco dopo il loro ultimo tour europeo, che ha toccato anche il nostro stivale, durante il quale gli stessi Red Fang avevano ingolosito i fan anticipando uno dei brano singolo. La partenza roboante a cavallo di DOEN è più di quanto ci si potesse aspettare dal quartetto americano, con un riff che incarna perfettamente la descrizione fatta poc’anzi. Fraseggio scintillante e quei suoni tutt’altro che leggeri a scivolare sulla combinazione velenosa creata dalle due voci del gruppo: il bassista Aaron e il chitarrista Maurice Bryan. Blood Like Cream è uno dei singoli estratti, validissimo a livello radiofonico per via dell’efficace impostazione vocale che genera una strofa liscia e facilmente memorizzabile. Non è da meno il ritornello, che sotto una pioggia di chitarre ribelli e distorte canta:
“Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Cut it up! Just before i take it”
Altro singolo, altra corsa. La strofa rabbiosamente strisciante di No Hope -strutturalmente simile alla più famosa Good To Die- sguinzaglia un riffing veloce e furioso, carico di un messaggio privo di speranza:
“No hope no, no going home!”
Crows In Swine non nasconde le sue origini macchiate dai colleghi Mastodon, con un riff spezzato in palm-mute e alcune interessanti progressioni che portano il brano a chiudersi in un vorticoso crescendo. In Voices Of The Dead, a risaltare è soprattutto la parte cantata, rincarata dai chorus, usata sapientemente come traino per il resto della struttura, basata su una formula fin troppo semplice. Di Behind The Light rimane certamente impresso il fraseggio su cui termina ogni strofa, mentre il resto sa di qualcosa già ascoltato. Dawn Rising marcia a ritmo rallentato sui sette minuti che rendono questa canzone la più longeva di tutta l’opera. All’interno di essa è possibile rintracciare diverse influenze che possono aver in qualche modo orientato la lavorazione del pezzo, come ad esempio i Grand Magus, oppure dei vaghi Lord Vicar, mentre nel ritornello si può udire chiaramente una componente vocale di tonalità più alta rispetto alle altre, di stampo probabilmente femminile. Si continua a respirare aria di novità con Failure, un brano leggero irradiato da una spiritualità alla Yob contrastata solo dalla voce grossa di Gyles. 1516 sfreccia nuovamente sull’asfalto di quella che è la principale strda percorsa dal gruppo, con delle caratteristiche molto vicine alla precedente Crown In Swine. This Animal inizia sorreggendosi su un riffing molto tipico del rock alla Queens Of The Stone Age e company, sovrapponendovi la solita voce aspra di Bryan. Nella versione standard di Whales And Leeches si scende al capolinea con Every Little Twist; andatura mite e disimpegnata che viene illuminata ad intermittenza da alcuni inserimenti noise e piccoli mini soli. L’edizione deluxe dello stesso annovera due bonus track che poco possono fare per sollevare l’asticella della qualità. Murder The Mountains (altro titolo fotocopia del nome di battesimo del secondo full-length) si lascia ascoltare piacevolmente vista la sua indole rockeggiante e non troppo distante dagli orizzonti passati. In Black Water i nostri tornano a fare la voce grossa rendendo il pezzo più aggressivo a livello di cantato, mentre gli strumenti non si incendiano oltre una certa soglia. I Red Fang in questa occasione mischiano le carte a loro disposizione, estraendo alcune soluzioni che, nel bene o nel male, sorprendono e lasceranno sicuramente una lingua scia di polemiche ed opinioni contrastanti tra i fan. Le zanne rosse vengono sfoderate sotto una forma differente da quella conosciuta, prive di quel mordente che ha troneggiato nei dischi passati, ma questo non significa necessariamente che sia la fine... La caccia è sempre aperta.
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3
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Non mi spiego il motivo del loro successo, 60 è anche troppo. |
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2
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Leggendo questa recensione mi aspettavo di più. Comunque sono d'accordo col voto finale. Band secondo me che dice ben poco musicalmente parlando. Belli i video quello si, ma per un appassionato di Stoner oltre al primo disco non c'è un granchè. Poi son gusti, ma io li considerò parecchio scontati e noiosi. |
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1
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Al di là della musica, mi stanno troppo simpatici |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. DOEN 2. Blood Like Cream 3. No Hope 4. Crows In Swine 5. Voices Of The Dead 6. Behind The Light 7. Dawn Rising 8. Faiuler 9. 1516 10. This Animal 11. Evey Little Twist 12. Murder The Mountains (bonus track) 13. Black Water (bonus track)
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Line Up
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Maurice Bryan Giles (Voce, Chitarra) Aaron Beam (Voce, Basso) David Sullivan (Chitarra) John Sherman (Batteria)
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