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28/11/24
𝗠𝗢𝗢𝗢𝗡 + THE BACKDOOR SOCIETY + THE BRIGHTEST ROOM
ARCI BELLEZZA, VIA GIOVANNI BELLEZZA, 16/A - MILANO
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Carcass - Symphonies of Sickness
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PREMESSA "Ma cos'è questa roba?": ecco quello che più o meno esclamai quando ascoltai per la prima volta Reek Of Putrefaction. Ebbene sì, all'epoca ero ancora acerbo e non preparato ai quasi quaranta minuti di folle marciume del caotico esordio dei Carcass, infatuato del video di Heartwork e con invece tra le mani una putrida carcassa fumante. Quel trauma verrà poi assorbito nel corso degli anni e degli ascolti, quando quel disco ed il suo bagaglio "gore" riusciranno a farsi strada dentro di me. A causa di questo, per lungo tempo mi sono tenuto alla larga da Symphonies Of Sickness, recuperando tutto il materiale del trio di Liverpool tranne appunto il secondo parto. Oggi, col senno di poi, ammetto che fu un fatale errore (a cui, per fortuna, rimediai a suo tempo); il perché tenterò di spiegarlo nelle prossime righe.
TRE ADOLESCENTI, UN DJ, UN DISCOGRAFICO ED UNA ENCICLOPEDIA MEDICA Detta così sembra l'inizio di una barzelletta di dubbio gusto, ma non è altro che la realtà. Nella seconda metà degli anni '80, l'Inghilterra era scossa dall'uragano grindcore, che vedeva gruppi come Napalm Death ed Extreme Noise Terror salire alla ribalta, pronti a far sanguinare più orecchie possibili. Assieme ad essi c'erano anche i Carcass, che condividevano con i Napalm Death il chitarrista Bill Steer e che nella formazione a tre (completata da Jeff Walker e Ken Owen) diedero alle stampe nel 1988 il loro esordio, Reek Of Putrefaction. Il trio da un certo punto di vista andò oltre le sue reali capacità, dato che, per ammissione dei suoi stessi componenti, non era preparato a registrare in studio; ma il disco andò bene, grazie anche all'entusiasmo di Digby Pearson (boss della Earache Records) e del DJ radiofonico John Peel, nonostante i problemi di produzione occorsi e che scontentarono un po' tutti, ma che -detto tra noi- conferirono al disco quell'aspetto crudo ed insalubre che è parte del suo fascino. Per il secondo lavoro però l'obiettivo era migliorare e così, tenendo sempre da conto le liriche patologiche ispirate dall'enciclopedia medica della sorella di Walker, venne affiancato ai Carcass il buon Colin Richardson, produttore già al lavoro con Discharge, GBH e sull'EP Mentally Murdered dei Napalm Death. Richardson, oltre a lavorare sul suono del disco, aiutò il trio a migliorare i propri problemi di esecuzione e riuscì a dare all'album un senso di ordine senza perdere di vista la matrice goregrind.
SINFONIE DI MALATTIE Sin dalla lettura della tracklist si intuisce un cambiamento: i brani presenti sono dieci, poco meno della metà rispetto al debutto. Osservazione in parte superficiale, ma che prepara il terreno alla prima considerazione riguardante questo disco: i Carcass hanno lavorato molto sulla struttura delle canzoni. Le tracce infatti sono più articolate e si trova spazio per parti introduttive, come quelle presenti su Reek Of Putrefaction (curiosamente la titletrack dell'album precedente è presente qui), Crepitating Bowel Erosion e Ruptured In Purulence oppure per outro, come quella di Empathological Necroticism. La furia del disco è in ogni caso intatta, con le voci dei tre protagonisti che vomitano abomini patologici ed i blastbeat furiosi di Ken Owen che martellano. Proprio il batterista è quello che qui mostra la maggiore crescita in fatto di dinamismo; esemplare è il suo lavoro su Excoriating Abdominal Emanation. Attenzione però, non parlo puramente di tecnica (comunque migliorata), ma di resa e di fantasia nel suonare; in fondo il grindcore è un genere che rischia facilmente di annoiare ed il fine dei Carcass non era quello di fare dischi tutti uguali, né di essere la band più veloce sulla faccia della Terra. Anche il lavoro di Bill Steer è migliorato, passando dalle urla lancinanti ed a volte sconnesse degli assoli dell'esordio a lavori più "di fino", la cui efficacia è però molto maggiore; basti vedere la parte centrale della monumentale Exhume To Consume per capirlo. Il basso di Jeff Walker doppia i riff chitarristici con precisione, raramente si ritaglia il suo spazio, ma agisce sottotraccia come se fosse uno dei sintomi di una malattia, inscindibile dal quadro clinico generale. Come per i migliori film horror, non di sola macelleria gratuita si può vivere, certamente ciò colpisce lo stomaco dell'interessato, ma è con la tensione che si fa breccia nella parte più emotiva di chi guarda o ascolta ed i Carcass in questo fecero centro.
Due parole infine sulla copertina, nuovamente realizzata facendo un collage di immagini di cadaveri ed autopsie (lo stesso Pearson incoraggiò i ragazzi in questo, regalando loro un manuale di patologia). Purtroppo la cosa creò anche dei problemi, dato che nel 1991 la polizia fece visita agli uffici della Earache e sequestrò le copie del disco e di altri album dell'etichetta perché ritenute inappropriate. Per questo verranno poi immesse sul mercato le edizioni dei primi due platter del trio britannico in versione censurata, con le obbrobriose copertine simili, una azzurrina e l’altra fucsia. Nel 2003, infine, tornerà (seppur nella parte interna del booklet) l'originale patchwork cadaverico, parte integrante non solo del disco ma della filosofia carcassiana.
NON È SOLAMENTE IL SECONDO DISCO Il titolo di quest'ultimo paragrafo dice già molto, ma vediamo di spiegare per bene il tutto. Symphonies Of Sickness in sostanza rappresenta il primo step evolutivo dei Carcass, che porterà il brutto (ma solo formalmente) anatroccolo di Reek Of Putrefaction a diventare il bellissimo cigno di Heartwork. Come già detto in precedenza, la band ha avuto la maturità e l'intelligenza di capire che rinchiudersi nel circolo del grindcore sarebbe diventato alla lunga castrante ed ha iniziato a cambiare in modo naturale e comunque verso l'estremo del death metal, ragionamento simile a quello che fecero i Napalm Death per Harmony Corruption. Le idee messe in campo in questo disco verranno poi ampliate sull'EP Tools Of The Trade e nel terzo lavoro in studio, Necroticism, grazie anche all'ingresso in formazione di Michael Amott. Proprio Symphonies Of Sickness convinse il chitarrista svedese ad entrare nei Carcass: ad Amott (oltre che un posto nei Napalm Death) fu proposto di far parte della band già una prima volta ai tempi di Reek Of Putrefaction ma, siccome a lui quel disco non piaceva minimamente, declinò l'invito. L'ascolto invece del secondo lavoro convinse Amott a lasciare i Carnage (e qui molti cuori swedish death probabilmente sanguinano ancora) per entrare nei Carcass e nella leggenda.
In conclusione, Symphonies Of Sickness è un grande disco goregrind, certamente non adatto a chi non apprezza minimamente il genere, ai quali rimarrà in ogni caso inaccessibile. Ai Carcass si può imputare di aver avuto cattivo gusto oppure si può tacciarli di "rumorismo", ma non si può mettere in dubbio la loro costante crescita e l'impronta fortemente personale delle loro release. D'altra parte, com'è scritto nei crediti dell'album:
All lyrics and music severely decomposed, deranged, excreted by Carcass
Non poteva essere altrimenti.
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31
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Il loro apice compositivo saranno e rimarranno sempre Descanting e Heartwork, ma SOS contiene tra i loro riff più belli e in assoluto alcuni tra i migliori brani grind di sempre. Capolavoro immarcescibile (forse). 90 |
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Per me il più grande capolavoro dei Carcass. Lo sono a loro modo anche il precedente ed il successivo (il tris perfetto di evoluzione), ma questo per me è il vertice assoluto della loro discografia. Un capolavoro death/grind furibondo, eppure anche intricato, complesso, molto strutturato e meravigliosamente gore, seguendo la scia delle liriche iniziate già dal debut. E\' anche uno dei lavori death metal che ho più a cuore essendo stati tra i primissimi da me comprati, un lavoro che ho stra consumato e che adoro a non finire. Dieci pietre miliari di sinfonie cadaveriche e fetide, dove le vocals maligne alternate di Walker e Steer (più screaming la prima, molto più oscura e orrorifica la seconda) danno quel tocco di marciume che è una delizia! Owen alla batteria poi è autore di una prestazione favolosa... tecnico, ricercato, con tempi ora più elaborati ed intricati, ora più diretti e feroci con sfuriate grind orgasmiche! I Carcass per me si riassumono con questo disco leggendario, punto e basta!! |
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...ad ogni modo questo non è l\'esordio ma bensì il secondo album. |
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Anche per me questi sono i veri carcass. Inimitabili con quel suono. Malato... Mentre vi sto scrivendo ho nelle cuffie genitali grinder.. amici se vi pare troppo pulito SOS ascoltatevi Reek of. Non vi deluderà |
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Io adoro i carcass, sono dei fottuti geni. La cosa veramente incredibile è la loro costante e inarrestabile evoluzione. Non so sono mai riciclati. Massimo rispetto. |
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Definire il basso di Walker come "sintomo di una malattia" è un qualcosa di spettacoloare! Complimenti a "Er Trucido" recensione geniale!
Sono assolutamente daccordo con il voto. |
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Grandissimo album! Progressi inimmaginabili se si pensa all'album d'esordio. Tassello fondamentale nell'evoluzione della band che con il successivo Necroticism pubblicherà (a mio parere) il capolavoro definitivo. Qui però quintali di cattiveria... Voto 90 |
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Ho riascoltato questo album dopo diversi anni..all'epoca avevo iniziato da poco ad ascoltare questa musica,e ricordo che non mi piaceva..ora invece devo riconoscerne il valore! e' uno degli album piu' feroci,marci e perversi mai partoriti dalla mente umana! non sono però d'accordo con chi ritiene che la band doveva rimanere su questi lidi;io sono per l'evoluzione e anche se questo album è spettacolare,necroticism e heartwork,sono altri capolavori storici. |
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22
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Questi sono i veri carcass: niente melodie metalcore, ma growl e riff talmente selvaggi che sembra di venire sbranati da un branco di lupi |
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chi non apprezza questo disco non capisce davvero un cazzo |
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ohibò che parere forbito ed argomentato, da accademia della crusca. |
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La Merda delle Merde!!! |
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Recensione sicuramente più meritevole di quella che ho letto per reek of putrefaction. Concordo in tutto e per tutto, sia nei contenuti che nel giudizio finale. un disco comunque meno evocativo e significativo del suo predecessore e molto meno bello del suo successore. Un lavoro interlocutorio, ma necessario. |
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ma quanto era avanti bill steer?cmq se non sbaglio ken owen era un chirurgo..grandissimi carcass |
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Non capisco quali problemi di ascolto possa creare questo disco, è prodotto bene, suonato meglio e la voce è spettacolare. Il primo sì, quello è quasi inascoltabile... Ottima recensione Diego per questo capolavoro, per me questo è l'ultimo disco dei Carcass. |
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@xutij? Mi sembra di sì |
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Bella recensione,te l'hanno già detto che dovresti scriverne di più ? Il disco si commenta da solo. |
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All'epoca presi il vinile che mi aveva incuriosito la nera copertina(quella dopo la censura) con il logo quasi illeggibile.Restai di stucco a sentire quella cacofonia. Ma continuai ad ascoltarlo..e giorno dopo giorno mi entrò nelle budella.. da questo disco si sentono le migliorie a livello compositivo e se pur di poco anche quello tecnico. Una mazzata! |
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12
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Masterpiece senza dubbio, e lo dico da persona che non apprezza molto il genere. Quando l'ho ascoltato per la prima volta la tentazione di lanciare il disco fuori della finestra era molto forte, ci è voluto tempo per comprendere cosa suonavano questi indemoniati ma d'altro canto è un disco per pochi come scrive manaroth85 nel primo commento. Da avere. |
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10
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Sì Diego alla fine sono sottigliezze |
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Beh dai Undercover, ci siamo quasi comunque sì, chi ama certe sonorità deve passare anche da qui, non ci sono molte alternative |
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8
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Credo che almeno 90 per un disco come questo sia d'obbligo, parliamo di una pietra miliare del genere che tutti coloro i quali si dicono amanti del genere dovrebbero aver ascoltato una volta nella vita. |
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7
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d'accordo con enry! Uno dei capolavori del grindcore! Tutti i brani sono dei piccoli gioielli del genere!Alzo di un paio il voto! |
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6
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Ahaha, l'hai appena fatto |
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Devo commentare? Naaa...non serve. |
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Ancora un pò acerbo ma iniziavano già a buttare le basi per due capolavori come descanting e heartwork. voto 89. |
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2
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La mia esperienza fu simile in fondo. Una volta, tanto tempo fa (oggi fa un certo effetto ma ai tempi funzionava così) un amico mi registrò una cassetta, credo dei Voivod, e "siccome c'era spazio" ebbe la brillante idea di aggiungere un brano in fondo alla track list, Reek of Putrefaction dei Carcass. Ne rimasi colpito, era la prima volta che li ascoltavo e quindi mi precipitai ad ordinare per posta a scatola chiusa l'album Reek of Putrefaction naturalmente... "Ma che roba è?" fu la mia stessa esclamazione. "Dove caspita è il brano che mi ha spinto a comprare questo disco?". Mi avevano fregato, solo a distanza di tempo scoprii che in realtà si trattava dell'opener di questo SoS. Erano altri tempi, reperire questo genere di informazioni era difficile e l'impatto con quel materiale così ostico tenne lontanto anche me dai Carcass per un pò di tempo. Per fortuna dopo un pò rimediai anche io. |
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1
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album per pochi, quasi inascoltabile, io l adoro, cresce sempre piu ad ogni ascolto..da poco ho trovato pure prima stampa!grandi carcass |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Reek of Putrefaction 2. Exhume to Consume 3. Excoriating Abdominal Emanation 4. Ruptured in Purulence 5. Empathological Necroticism 6. Embryonic Necropsy and Devourment 7. Swarming Vulgar Mass of Infected Virulency 8. Cadaveric Incubator of Endoparasites 9. Slash Dementia 10. Crepitating Bowel Erosion
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Line Up
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Bill Steer (Chitarra, Voce) Jeff Walker (Basso, Voce) Ken Owen (Batteria, Voce)
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RECENSIONI |
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