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17/01/25
SRL + LOCULO + VOX INFERI + NECROFILI
CLUB HOUSE FREEDOM, VIA DI BRAVA 132 - ROMA
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Cathedral - The Last Spire
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( 7492 letture )
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Prima Recensione di: Tiziano Nucera “Greatest_Tiz” L’ultimo atto... L’ultima scena... L’ultima guglia...
C’è un momento nel corso della vita di ogni persona, in cui bisogna dirsi: Addio... Questo triste epilogo prima o poi arriva per chiunque, non fa eccezioni e non si ferma davanti a niente e nessuno, senza risparmiare neanche i gruppi heavy metal. Stiamo parlando dei Cathedral, rivoluzionaria band doom inglese che ha fatto sognare milioni di amanti del genere in tutto il mondo. La fine della loro gloriosa carriera venne confermata e comunicata ufficialmente già alla fine del 2011, mentre l’anno seguente salutarono il loro pubblico di casa tenendo un grande spettacolo d’addio al London Kentish Town Forum il 3 dicembre del 2012, supportati per quell’unica imperdibile data da Grand Magus, Comus, e Gentleman’s Pistols. Dopo nove album nel 2013 esce questo The Last Spire, dopo di che il quartetto formato da Lee Dorrian, Gary Jennings, Brian Dixon e Scott Carlson (ex Repulsion) si prenderà un po’ di meritato riposo. Per la prima volta nella storia del gruppo, il disco si presenta con una copertina semplice, molto spoglia e dai colori freddi se paragonata alle splendide raffigurazioni astratte che hanno contribuito a creare il loro personale marchio di fabbrica. Ma come si dice: l’abito non fa il monaco. Il brano introduttivo dal titolo Entrance To Hell è tutto ciò che un fan dei Cathedral (e del doom in generale) che attendeva con ansia l’uscita di questa ultima produzione può desiderare: corvi gracchianti, rumore di pioggia battente, rintocchi di campane in lontananza, ed una misteriosa voce che sembra avercela proprio con l’ignaro ascoltatore. Da far venire la pelle d’oca… Pallbearer (colui che si fa carico di trasportare la bara) è un pezzo che per impostazione e sonorità ricorda molto le strutture aggressive scoperte su The Ethereal Mirror, con l’inserimento di soffici e soavi chorus al femminile nei ritornelli ed un ottimo assolo in chitarra acustica. Cathedral Of The Damned scorre fluidamente grazie alla linea melodica cantata da Dorrian e ad un riff acqua e sapone. Se pochi istanti prima si faceva riferimento ad un capolavoro degli anni novanta ora vengono a galla le sonorità dell’ultimo The Guessing Game che raffreddano l’ambiente per poi sguinzagliare l’assolo. È il turno delle note doloranti in stile Candlemass di Tower Of Silence, che molti già conosceranno per essere stato candidato come singolo di lancio dell’album, il cui video rimbalzava già da un sito all’altro da qualche mese. Il riffing pesante e le tematiche pessimistiche ben lontane dalle luci del sole rendono perfettamente l’idea di una sofferente quanto interminabile Via Crucis. Infestation Of Grey Death ha delle caratteristiche che ricordano molto Forest Of Equilibrium, portata avanti da accordi profondi e lunghissimi, mentre il ritornello viene cullato dal duo: arpeggio di chitarra e keyboards. Non appena superata la metà un accelerazione rivolta da cima a fondo la natura del pezzo acquistando dinamicità e sostanza, per poi concludere con la base di partenza. Il violino è la chiave di volta della successiva An Observation, altro pezzo lento e dolorante dove la voce di Lee Dorrian sembra quella di un anima vagante che non trova pace. I keyboards in stile anni sessanta/settanta plasmano un intermezzo accattivante e totalmente psichedelico dalle tinte vagamente folk. La chiusura è un crescendo di emozioni date da tutti i vari elementi amalgamati tra loro: il folk, la psichedelia, gli assoli e le parti pesantemente distorte. The Last Laugh (l’ultima risata) è un piccolo brano il cui nome è tutto un programma, senza lasciare spazio all’immagineazione. Risate sinistre che rabbrividiscono e gelano il sangue nelle vene. L’ultima freccia al loro arco è This Body, Thy Tomb: un rito funebre in piena regola che mantiene la velocità di esecuzione al minimo, affidandosi ad un elegante arpeggio di chitarra classica fiancheggiato da un assolo in clean. Anche questa volta Forest Of Equilibrium si affaccia sulla composizione che si prende una piccola pausa per chiedere il cambio ad un altro intrigante intermezzo, nel quale sembrerebbe di udire uno scrosciare d’acqua in sottofondo e dei melodici suoni di flauto; chiunque abbia amato almeno un po’ il primo full-length del gruppo ne rimarrà sicuramente soddisfatto. La sequenza finale si vivacizza cavalcando l’onda del riff principale e sfumando sempre più in dirittura d’arrivo. Un album intenso, che racchiude nel suo essere tutte le sfaccettature acquisite negli anni dai suoi artefici. Un viaggio, nel quale si possono ripercorrere tutte le tappe più importanti e significative della loro lunga carriera, passando da un capo all’altro con la massima fluidità. L’ultimo viaggio in loro compagnia…
VOTO Prima Recensione: 86
Seconda Recensione di: Emiliano Sammarco “Witchcraft" Il canto dei corvi si aggroviglia nell'aria, i rintocchi scandiscono l'inizio, un inizio sporco e cruento, l'inizio di una fine annunciata ma mai accettata dai fans dei Cathedral, una fine che ci lascia ancor più con l'amaro in bocca vista la qualità che accopagna il decimo sigillo firmato dall'immenso Lee Dorrian. I tempi di Forest Of Equilibrium sembrano distanti anni luce, ma lo spirito della band è rimasto immutato e con lui la voglia di stupire con la classe di chi sa di essere un outsider. La cosa che più stupisce in quest'ultimo lavoro è la qualità: chi si sarebbe aspettato in fondo tanta bellezza in un epitaffio? Ma il buon Dorrian la sa lunga ed ha voluto lasciare tutti noi ancora una volta a bocca aperta, perché l'entrata ad effetto è sempre stata il suo pezzo migliore, così come le grandi sfide e questo The Last Spire in fondo era proprio questo, una stupenda sfida, vinta, anzi stravinta a pieni voti. Perché non si può non rimanere affascinati dai quasi dodici minuti iniziali di Pallbearer, che sembra ripercorrere in lungo e in largo l'intera discografia dei nostri. Non si può non rimanere soggiogati dalla violenza primigenia di Cathedral Of The Damned e Tower Of Silence, sudice di riff carichi di groove, pesanti e annichilenti, quasi ai confini del death doom come ai bei tempi andati, Gaz Jennings sembra riviere una seconda giovinezza e ci scaglia in faccia tutta la sua rabbia, ed è una goduria incredibile sentirlo suonare, perché da questa musica, da queste canzoni, si evince la voglia della band di andare oltre, di superarsi, proprio là dove nessuno avrebbe mai previsto. L'ascolto si sussegue e avanza spietatamente verso la fine, Infestation Of Grey Death è mortifera, lenta, funerea e il ritornello che Lee, prova maiuscola la sua, ci sputa addosso ha un taglio da horror b movie, la perfetta colonna sonora per un omicidio, cinematografico ovviamente. An Observation è un'altra song molto lunga, oltre i dieci minuti, la penultima del lavoro, non considerando la brevissima, meno di un minuto, strumentale The Last Laugh. Mettiamo subito in chiaro che questo è il mio pezzo preferito, coi suoi tratti sperimentali, prog nell'approccio, doom nella sostanza, assoggettato alle leggi del caos, all'oscurità che nel mondo dei Cathedral ha sempre regnato sovrana, ma qui è tutto amplificato oltre la soglia della realtà, perché in questo pezzo di reale credetemi non c'è davvero nulla vista la sua bellezza devastante e annichilente, un manifesto doom per le generazioni a venire. Ancora stordito da tanta bellezza mi appresto ad ascoltare l'ultimo pezzo, purtroppo, del disco, l'ultimo sospiro della band, gli ultimi otto minuti e quarantasette secondi che mi dividono dal baratro e non è solamente uno stupido gioco di doppi significati: siamo realmente al cospetto della fine, tanto è il senso di oppressione che questo This Body Thy Tomb trasuda, strisciante e morboso come pochi altri ascoltati in questo 2013, un altro highlight, un'altra gemma da custodire gelosamente, oltre la fine, oltre l'ultimo sospiro.
Quest'oggi si celebra la dipartita dei Cathedral, morti giovani, con ancora tanto, troppo da dire, una morte che non ha ragion d'essere, che non ha nome, che non ha lapide su cui piangere in un funerale sospinto dal canto di quei corvi che ne sancirono la nascita, come un cerchio che si chiude nel senso della vita, nella spiritualità della morte, nella sacralità di una colonna sonora da brividi, nell'immensità di una carriera sempre, o quasi, di pari passo alle aspettative; oggi si celebra la morte dei Cathedral, alfieri di un mondo dove le ombre dominano i paesaggi ed il buio, quello che alberga in ognuno di voi, ne è la linfa vitale, ne sospinge le maree, ne anima gli incubi; oggi si celebra la morte di una band enorme, di uno spirito ribelle, di una fede incrollabile, la morte dei Cathedral. Ed ora in ginocchio, chini dinanzi a loro, a pregare con lo sguardo rivolto alle tenebre, affinché il vostro canto li accompagni, affinché le loro anime riposino in pace nel regno dei morti. Amen.
VOTO Seconda Recensione: 88
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20
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Degno epitaffio di una grandissima band. Come evolversi mantenendo un trademark ben definito. ENORMI. |
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19
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Rispolverato stasera. Credo che, sapendo che sarebbe stato l’album d’addio, un po’ tutti all’epoca speravano nella bomba finale, magari un capolavoro per chiudere al top. Ora, magari capolavoro non è, ma rimane comunque un signor album, per me non ha nulla da invidiare al precedente mastodontico The Guessing Game e attualmente lo preferisco anche ad altri loro album (giusto un paio). Pezzi come Pallbearer o Infestation of Grey Death non li può scrivere chiunque. Voto 82 |
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18
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Chi si aspettava una 2013 nel segno del doom caratterizzato dal come back dei Black Sabbath con Ozzy, da questo album dei Cathedral e dal ritorno in grande stile dei Trouble...? Grande album, all' inizio pareva mattonoso invece è cresciuto ascolto dopo ascolto. Consigliato |
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17
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Mi è arrivato oggi... dopo un paio di ascolti anche io gli darei un 75. Il disco è piacevole, ma il grande limite di molti pezzi dei cathedral (nella seconda parte della carriera) è questo inserimento di pezzettini di mellotron e moog completamente sconnessi dal resto del brano, vedi 'an observation'. E' un modo di comporre che personalmente non trovo molto efficace, anzi. Detto questo, e tolti questi momenti, un disco molto sentito dai protagonisti, un grande batterista, Lee Dorian sempre sopra le righe. Un gruppo che ho amato molto, addio! |
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16
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Ciao Emiliano, beh, per la carriera anche 90 ci sta, alla fine si parla di un colosso dell'ambito, però io con questo disco non riesco ad andare oltre il 75. |
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15
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@UNDERCOVER il voto vero è 82, poi 5 punti in più li ho dati come premio alla carriera, non lo avevo specificato |
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non l'ho ancora sentito ma mi stupisce il fatto che loro si sciolgano mentre certe vecchie cariatidi stanno ancora a rompere i coglioni anche se ormai hanno un decimo della creatività che ha la band di lee. bah |
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13
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Grazie Greatest_Tiz per l'ascolto, lo ammetto... era un meschino tentativo di promozione, visto che il disco dei Cathedral non mi è ancora arrivato e non ho ancora nulla da dire a proposito! |
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12
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Mmm sto disco l'87 non lo vede manco con il cannochiale, solitamente sono d'accordo con il buon Emiliano, ma i Cathedral è da due o tre album a questa parte che non mi convincono pienamente, sono in netta minoranza, o meglio siamo in netta minoranza a pensarla così, però non riesco a percepire né come feeling né come sostanza l'essenza dei Cathedral e concordo con il "citofonato" di Bloody Karma se inteso come "standard o statico", così come condivido il punto di vista di Piggod. Voglio ricordarmeli in altra maniera. |
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11
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@Masterburner: Non è che 2 band seminali si possono sostituire con il primo gruppetto Doom che salta fuori, anche perchè ci sono in giro ancora altri gruppi molto validi.. Questi Sepulchral Void no sembrano male ma devono fare gavetta come tutti.. Comunque grazie per il link. |
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10
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Scusate l'inciso, ma dopo che si sono sciolti Candlemass e Cathedral, se volete del buon doom provate questo, che è anche gratis : http://youtu.be/rPhOUyn5in0 o cercate Grave Beyond The Grave dei Sepulchral Void su youtube |
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9
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il primo ascolto mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca...tutto troppo citofonato per essere cathedral...vediamo con il proseguo degli ascolti |
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8
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Ottimo disco, veramente bello, niente di innovativo ma un semplice album ben suonato e fatto di canzoni niente male. Non sarà di sicuro il loro migliore ma non è nemmeno il loro peggiore. |
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7
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In tutta sincerità mi aspettavo il botto, il giusto commiato di una band che ha scritto pagine di storia doom. Peccato. Il disco è piuttosto scolastico, si allontana da tutte le ultime sperimentazioni per darci un lavoro più che degno, ma distante eoni dai loro capolavori. Come stile riprende parecchio Endytime, sebbene, a mio modesto avviso, gli sia inferiore. Ripeto: è un disco più che sufficiente, ma, sapendo che si tratta del loro ultimo lavoro, lascia un pò di amaro in bocca. |
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6
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AGGIUNGEREI ANCHE NOIOSETTO... |
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5
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MA DAI...CHE COMMENTI DI PARTE..DISCO NORMALISSIMO |
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3
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Standing ovation... Addio grandissimi! |
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2
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Grandioso ultimo testamento per una band di qualità unica!E lasciano alla grande la scena,finire così è fantastico,quando ancora si è in grado di fare capolavori!Rispetto immenso!Attendo il nuovo progetto punk/grind di Lee e Garry,Septic Tank nè sentiremo delle belle! |
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1
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Mi arriverà tra qualche giorno e devo ancora sentirlo! Sarei stato contento anche con un 75, così invece si va oltre le aspettative! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Entrance to Hell 2. Pallbearer 3. Cathedral of the Damned 4. Tower of Silence 5. Infestation of Grey Death 6. An Observation 7. The Last Laugh 8. This Body, Thy Tomb
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Line Up
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Lee Dorrian (voce) Garry "Gaz" Jennings (chitarra) Leo Smee (basso) Brian Dixon (batteria)
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