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02/01/25
QUERCIA + LEITA + MEANT + CÓLGATE
ALTROQUANDO, VIA CORNIANI 32 - ZERO BRANCO (TV)
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Royal Hunt - Heart Of The City (Best Of 1992 - 1999)
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( 3747 letture )
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E così la storia dei Royal Hunt giunge a coprire i vent’anni di attività discografica. Un traguardo importante ed imponente, anche per una band che da sempre ha svolto un ruolo cardine nell’affollato ramo del power/prog mondiale. Giusto quindi in un momento così convulso del movimento metal mondiale, ricordare e celebrare chi, ormai da tempo, si muove sul terreno dell’eccellenza in un determinato settore, pur con gli inevitabili alti e bassi. Perché verità vuole che si ricordi che non sempre le rose sono fiorite e non sempre la caccia ha portato a casa l’ambita preda. Nelle celebrazioni è giusto quindi evitare la retorica e sottolineare come la storia sia fatta anche di cadute e sconfitte, che nulla tolgono ai successi ed alla gloria ed, anzi, li rendono più veri e meritati. Così, gli anni della lontananza del singer D. C. Cooper, seppur appannaggio di un ottimo cantante come John West, non verranno probabilmente rimpianti da molti, adesso che il singer americano ha ripreso il suo posto nella band, giusto in tempo per timbrare il cartellino di queste celebrazioni. C’è piuttosto da domandarsi come questi venti anni vengano onorati, ed ecco qui questo Heart Of The City (Best Of 1992 – 1999) a porre una prima (?) pietra all’edificio del tributo ai Royal Hunt. Non è infatti chiaro se si tratti di una prima uscita a cui seguiranno altre pubblicazioni che coprano i restanti anni o se con questo best of si concluda il percorso celebrativo. Certo è che l’operazione in sé non sembra riservare grandi sorprese e desta più di qualche perplessità.
Fin dalla brutta cover digitale, infatti, la sensazione è che questo best of sia stato realizzato decisamente al risparmio. Di fatto, Heart Of The City offre semplicemente due estratti per ciascuno dei primi cinque album della band, per un totale di dieci canzoni. Tutto qui. Niente bonus tracks, niente inediti, niente versioni alternative, demo, live, rimasterizzazioni. Dieci perle, naturalmente, ma zero sorprese e, tutto sommato, ci si domanda lecitamente a cosa e chi possa servire un’uscita del genere. Non di certo ai fans della band, che possiederanno probabilmente già le versioni originali, né tanto meno a chi volesse avvicinarsi a questo gruppo, dato che resta comunque preferibile rivolgersi all’acquisto di album come Paradox o Moving Target, per avere già una panoramica completa del sound e dell’identità dei Royal Hunt. Non c’è in realtà molto da aggiungere, perché i motivi di interesse si fermano qui. La band di André Andersen, infatti, nasce con una identità già spiccata e definita, come testimoniano i primi due brani Running Wild e Kingdom Dark, quindi l’unica cosa che si può fare è concentrarsi sulle diverse interpretazioni dei tre singer che hanno caratterizzato gli anni di sviluppo della band: il più grintoso e “scuro” primo cantante Henrik Brockmann, sicuramente drammatico e virile come testimoniato ad esempio nella splendida Clown In The Mirror; il duttile, splendidamente interpretativo e dotato D. C. Cooper, “IL” cantante per eccellenza della band, colui che ne ha caratterizzato gli album di più alta ispirazione compositiva; il bravissimo ed altrettanto meritevole John West, dalla timbrica più graffiata, traghettatore in acque infide e punto di riferimento in anni difficili. Poco altro è dato, se non perdersi ancora una volta in brani eccellenti ed eccelsi che sicuramente vivono già nei cuori di chi considera giustamente le architetture barocche di questa band come uno dei punti massimi mai toccati dal power/prog metal.
Siamo insomma di fronte alla più classica delle operazioni commerciali, giunta dopo il ritorno all’ovile di D. C. Cooper con Show Me How To Live e con la –probabilmente - fortuita coincidenza della celebrazione del ventennale dall’uscita del primo album, Land Of Broken Hearts. Niente di più. Si poteva e si doveva qualcosa di meglio, per il valore della band in primis e per rispetto ai fans in seconda battuta. Per chi conosce già la band, il consiglio è bypassare del tutto questa trascurabilissima uscita. Per chi invece non ha mai assaporato la stordente magnificenza di questo gruppo, resta consigliabile rifarsi direttamente agli album originali. Se proprio la curiosità e l’opportunità vincono su altre considerazioni, sicuramente qua troverete dieci canzoni di alto livello, che potranno darvi un’idea precisa e dettagliata di quello che i Royal Hunt hanno rappresentato nei primi anni della loro fortunata carriera.
Piccola nota conclusiva: operazioni del genere meriterebbero un voto ben preciso, che va dall’insufficienza all’insufficienza grave. Il “senza voto”, quindi, va letto solo ed esclusivamente come rispetto nei confronti del gruppo, la cui musica non meriterebbe, invece, assolutamente tale giudizio.
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9
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Scusate la domanda stupida ma non era meglio recensire Show me how to live, nuovo album in studio con il ritorno del grande Dc Cooper alla voce, che oltretutto è uscito l anno scorso?...proprio non capisco, recensire questo disco dichiarandone in pratica l inutilità, accennando brevissimamente a Show me how to live come se fosse già stato recensito... i don't get it!!! |
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8
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Niente flames e niente commenti irrispettosi in questo spazio, grazie. |
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7
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d.r.i.: sparati. Il fatto che uno abbia tutti i cd di una band, non significa affatto che gli piaccia. Ascoltati roba migliore che forse è degna di essere ascoltata dalla tua modesta persona... come Valerilo Scanu e i Sonorha. E comunque in confronto a questi sconosciuti, è meglio il metal di De Andrè... |
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6
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ho tutti i cd di questa grandissima band... |
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5
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Oddio non volevo sembrare polemico, però tra un bel discone nuovo e una raccolta fondamentalmente inutile la scelta mi pare scontata! |
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4
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Grazie per l'acuto consiglio Sbiriguda. |
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3
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A parità di tempo perso per ascoltare l'album e scrivere la recensione, magari sarebbe stato più utile trattare dell'ancora recente "Show Me How To Live", con un songwriting degno dei tempi migliori e soprattutto il ritorno di DC Cooper in formazione. |
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2
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Questa del chiosco dei gelati in siberia me la devo scrivere . Per il resto concordo con la recensione e lux chaos. E' meglio comprarsi gli originali... |
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1
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Inutile come un chiosco di gelati in siberia. Resta l'assoluta qualità incredibile e stupefacente di queste 10 perle assolute, come sottolinea Lizard. Procurarsi gli originali, please, soprattutto quelli con D.C...bella recensione!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Running Wild 2. Kingdom Dark 3. On The Run 4. Clown In The Mirror 5. Making A Mess 6. Time 7. Tearing Down The World 8. Silent Scream 9. Fear 10. Sea Of Time
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Line Up
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Henrik Brockmann (Voce su tracce 1-4) D.C. Cooper (Voce su tracce 5-8) John West (Voce su tracce 9-10) André Andersen (Tastiera, Chitarra) Jacob Kjaer (Chitarra solista) Mac Guanaa (Chitarra solista su tracce 1-2) Steen Mogensen (Basso) Kenneth Olsen (Batteria su tracce 1-6) Allan Sørensen (Batteria su tracce 7-10)
Maria McTurk (Cori) Lise Hansen (Cori su tracce 3-10) Kenny Lubcke (Cori su tracce 7-10) Maria Nørfelt (Cori su tracce 1-2) Carsten Olsen (Cori su tracce 1-2)
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