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House Of Lords - Big Money
( 3615 letture )
Non sono molte le band a sopravvivere a lungo e con qualità alla dipartita del leader e maggior compositore: gli House Of Lords sono una di queste. L’autore della loro nascita è infatti Gregg Giuffria, ex tastierista degli sfortunati Angel, che dopo due album prodotti sotto il monicker Giuffria, per accaparrarsi un contratto con l’etichetta di Gene Simmons, accettò le condizioni che questi pose: l’abbandono del monicker Giuffria e l'allontamento del singer David Glen Hensley a favore del nuovo entrante James Christian. Era il 1987 e già dalla scelta del nome gli House Of Lords si posero prepotentemente come uno degli act di principale importanza nel mondo dell’AOR/hard rock, rivelando presto che tanta sicumera nascondeva in realtà qualità elevatissime e degne del nome scelto. La band si sciolse nel 1993 dopo tre fortunati album, per tornare poi nel 2000 con una formazione che vede rientrare Giuffria ed il singer James Christian. Il tastierista abbandonerà comunque la formazione prima che una nuova uscita discografica veda la luce, lasciando il solo Christian al timone. Per niente scoraggiato e capace di circondarsi comunque sempre di grandissimi professionisti, il cantante recluta il tastierista Jeff Kent, che diventa il nuovo compositore principale ed i due rilasciano tra il 2004 ed il 2009 altri quattro ottimi album. Giungiamo così ai giorni nostri ed alla nuova release di questa splendida realtà del rock melodico statunitense. Ritroviamo una formazione mai come adesso stabile e solida, dominata dal duo Christian/Kent ma capace di lasciare sempre grande importanza al lavoro del resto della band, in particolare per quanto riguarda l’ottimo Jimi Bell alla chitarra. Di fatto, le partiture piuttosto ruvide di quest’ultimo ed i raffinatissimi arrangiamenti di Kent, che si destreggia tra tastiera e piano, assieme alla romantica e graffiata splendida ugola di Christian, spesso sorretta da cori celestiali tipicamente anni 80, costituiscono ormai una cifra stilistica rodata e felice, alla quale i fan del genere possono guardare con fiducia e rinnovato piacere.

Senza attendersi stravolgimenti o particolari innovazioni andiamo quindi a ritrovare una combinazione musicale forse un po’ datata e volutamente retrò, che costituisce uno dei punti più alti della musica anni 80, capace di parlare coerentemente sia il linguaggio del rock duro che quello della patinatura radiofonica, con un occhio di riguardo a melodie sempre levigate e mature. L’eleganza espressiva è totale, così come la maniacalità dei particolari per arrangiamenti curati fino all’ossessione, che rilucono delle scintillanti prestazioni individuali, tra riff di chitarra spesso anche piuttosto aggressivi, messi al servizio di partiture di tastiera enfatiche e cori sparati a mille. Molto validi anche gli assoli di Bell: niente di sconvolgente né di nuovissimo, ma tutto sempre ben calibrato e capace di prendere la parola quando serve. Superba la prova di Chistian dietro il microfono: una voce che da sola varrebbe l’album e che il tempo ha reso solo più ricca e matura, senza togliere nulla dell’insospettata estensione, come dell’interpretazione praticamente perfetta. L’album parte con l’anthemica titletrack (the root of all evil…. MONEY!!!!) che ci catapulta in un’epoca lontana eppure maledettamente vicina, mentre One man Down è il primo colpo al cuore con un’apertura che rimanda all’epica Wanted Dead Or Alive quanto a Modern Day Cowboy dei Tesla (che non si scrivano più canzoni del genere resta una perdita immensa) ma offre, nello sviluppo, aperture che rimandano piuttosto apertamente agli ultimi Winger. Someday When è un altro centro pieno, con il possente drumming di B. J. Zampa a reggere uno sviluppo grandioso ed un refrain da tramandare; non a caso si tratta del primo singolo estratto. Ottimo mestiere nelle tracce seguenti, come nella stellare Living in a Dream World che si rifà ai Deep Purple di Perfect Strangers ed Anya; ben più che buona l’unica ballad The Next Time I Hold You, graziata da un eccellente scambio chitarra/piano. Arriviamo così all’ultima parte dell’album, curiosamente la più hard rockeggiante, con le irresistibili Run For Your Life (clamorosa) e, soprattutto, Seven, pezzo da urlo. Nel mezzo una ruffianissima Hologram, che sembra fare il verso alla Photograph dei Def Leppard. Chiudono ottimamente le sempre veementi Once Twice e Blood, altre due gemme preziose in una corona tra le più ricche presenti oggi sulla scena mondiale.

Big Money non fa che ripetere ancora una volta una magia inalterata, che conserva tutta la propria bellezza e pregnanza, pur in assenza del tassello fondamentale che aveva dato la scintilla di avviamento all’intera avventura degli House Of Lords. Non sono pervenuti difetti formali o cali di tensione in un album praticamente perfetto, forse la sola Searchin’ cade in un manierismo non ispirato, restando comunque sopra la sufficienza. L’unica vera critica che gli si può rivolgere è proprio quella di vivere ostinatamente in un’epoca lontana e dimenticata dai più ma, alla fine, questo è proprio ciò che lo rende così appetibile e ricercato e, come già anticipato, in realtà rimandi a soluzioni vicine ai più attuali Winger si trovano, abilmente mescolate al resto. Tutti gli appassionati del genere sono avvisati: Big Money è un album che sarebbe stato imperdibile vent’anni fa e lo diventa, a maggior ragione, oggi. Come vuole un abusato adagio, la classe non è acqua e gli House Of Lords sono qui per ricordarlo a tutti.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
78.38 su 49 voti [ VOTA]
Radamanthis
Sabato 28 Aprile 2012, 11.59.01
6
Chapeau! Grande band, grande disco!
Andy 71
Sabato 28 Aprile 2012, 10.29.17
5
Che discone!ricordo il loro primo omonimo capolavoro,con l'intro che tanto sapeva di The Tower degli immensi Angel......cazzo che gruppo e che emozioni!IMMENSI!
Joe91
Sabato 28 Aprile 2012, 8.01.40
4
85 azzeccato in pieno, che disco!!!
Autumn
Sabato 28 Aprile 2012, 0.07.08
3
Ohh ohh ohohoh I just wanna be loved, by a girl like you! Scusate, mi è partito l'amarcord...
lux chaos
Venerdì 27 Aprile 2012, 18.15.56
2
bello, un po di maniera come sottolinea lizard ma bello. concordo con ogni riga di fabio, e anche secondo me del periodo post demons down il migliore resta come to my kingdom...certo manca sempre un po quella scintilla dei primi 3, ma era un altra epoca...grandi
fabio II
Venerdì 27 Aprile 2012, 14.46.35
1
Sempre graditissimi Lizard. Questo devo ancora acquistarlo ma, dal periodo post 'Demon down', so già cosa aspettarmi ( forse il migliore a mio avviso è 'Come to my kingdom' ) e sono più o meno tutti sulla stessa lunghezza d'onda: aor muscolare e, da tuoi paragoni, credo di intuire che 'B.M.' non si discosta. Mi affianco a Lizard per la perdita di questa grande musica; ragazzi, i gusti son gusti, è chiaro, ma la sola 'Pleasure Palace' dal debutto vale l'intera scrittura dell'ultimo Whitesnake, era hard rock stellare, come il primo 'Giuffria'. Sugli Angel non mi esprimo perchè li amo. Grande Lizard a ricordarci tutto quanto...e grande James
INFORMAZIONI
2011
Frontiers Records
AOR
Tracklist
1. Big Money
2. One Man Down
3. First To Cry
4. Someday When
5. Searchin’
6. Livin’ In A Dream World
7. The Next Time I Hold You
8. Run For Your Life
9. Hologram
10. Seven
11. Once Twice
12. Blood
Line Up
James Christian (Voce, Chitarra, Tastiera)
Jimi Bell (Chitarra)
Jeff Kent (Tastiera, Basso, Cori)
Chris McCarvill (Basso, Cori)
B.J. Zampa (Batteria, Cori)
 
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