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27/12/24
EDOARDO BENNATO
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA ENNIO MORRICONE, SALA SANTA CECILIA - ROMA
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( 5524 letture )
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Facciamo un gioco, di quelli che una volta erano tipici ai bei tempi andati delle elementari: chi ama il glam metal e, in generale, le tipiche sonorità losangeline anni 80 (soprattutto della seconda metà), alzi la mano. Subito dopo, faccia la stessa cosa chi invece è cresciuto a pane e thrash e sparerebbe senza appello a chiunque porti i capelli cotonati. L’eterna guerra fra i vari stili di metal, difatti, dura ancora oggi ed all’epoca travalicava anche l’aspetto musicale per assurgere a vero e proprio confronto di stili di vita fra Los Angeles e San Francisco. Eppure, volendo essere sinceri ed oggettivi, anche un thrasher fatto e finito non può non ammettere che, in molti casi, i gruppi losangelini e glam in generale abbiano tirato fuori delle vere e proprie perle musicali o, comunque, degli album più che dignitosi. Non è questa, naturalmente, la sede per un’analisi dettagliata ed esaustiva del movimento, ma può certamente servire ad introdurre la band di cui ci occupiamo oggi.
Si parla infatti dei Ratt, il cui nucleo originale nacque in realtà a San Diego, ma che poi divennero una delle band più quotate della scena di Los Angeles al fianco di pesi massimi come Motley Crue o Dokken. Questi ragazzi sono divenuti famosi al grande pubblico soprattutto per i loro primi lavori, vale a dire Out Of The Cellar ed Invasion Of Your Privacy, ma in questo caso la nostra scelta ed analisi si sposta sul loro quarto album in studio, Reach For The Sky; l’album in questione arriva nel 1988, dopo alcune innovazioni del sound portate avanti nel precedente lavoro in studio, Dancing Undercover, in cui erano incluse anche sonorità più tipicamente heavy e meno melodiche. Nonostante il discreto successo anche sotto questa “nuova” veste, nel loro quarto album il gruppo di Stephen Pearcy e soci decide di rispolverare la formula che li aveva resi celebri. Si parte così con l’anthemica City To City, una sorta di inno on the road dalle tonalità lontanamente punk. E’ un classico pezzo hard rock con tinte glam, non presenta sorprese e si svolge esattamente come ci si potrebbe aspettare. Non è niente di meno ma, in tutta onestà, nemmeno niente di più. Va meglio con la successiva I Want A Woman, che è a sua volta un tipico pezzo del genere, ma sicuramente coinvolge di più ed è decisamente più azzeccato. Chiaramente, come ogni altra cosa, il glam deve piacervi: se amate sonorità dure e tirate, difficilmente potrete apprezzare voci acute e squillanti innestate su un sottofondo hard rock, per quanto ben fatto esso possa essere. Anche la successiva Way Cool Jr., che del resto è una delle hit dell’album, si mantiene su un buon livello qualitativo, pur essendo ancora una volta il più classico dei singoli, dotato anche di un ritmo più lento rispetto a I Want A Woman: l’aspetto più piacevole del brano, che, come ho già detto, indubbiamente assolve bene la sua funzione di hit, è la voce di Stephen Pearcy, graffiante a sufficienza e molto ben calibrata. Quanto agli altri membri del gruppo, il lavoro dei due chitarristi Warren DeMartini e Robbin Crosby è da sottolineare soprattutto verso la fine del brano, dove i due si ritagliano un piccolo spazio solista vagamente retro e sicuramente interessante. Chiaramente un album con queste caratteristiche non può non annoverare fra le sue tracce una power ballad: la traccia in questione, che fa un uso significativo anche di tastiere, è I Want To Love You Tonight: onestamente riuscirebbe meglio senza i coretti in sottofondo sul ritornello, che peraltro è dotato di una linea vocale molto piacevole, ma resta comunque una buona traccia. Chain Reaction riporta il disco su lidi più tipicamente glam metal, con il suo muscolare fraseggio di chitarra ritmica e la voce nuovamente sporca del cantante, mentre No Surprise è un mid-tempo abbastanza classico e godibile, simile per la sua struttura alla già citata ed analizzata I Want A Woman. Fra le ultime tracce del disco la migliore è verosimilmente Bottom Line, mentre ad esempio la conclusiva What I’m After, benché nel complesso piacevole, rischia di passare pericolosamente per filler.
Cosa dire, in conclusione, su questo Reach For The Sky, quarta fatica in studio dei Ratt? Come già ampiamente sottolineato, il glam è un genere che prima di tutto deve piacere. I brani, chiaramente, non sono particolarmente elaborati dal punto di vista tecnico, così come non propongono variazioni inaspettate o repentini cambi di tempo. L’obiettivo di questo genere, da sempre, è quello di abbinare chitarre e sonorità più o meno dure a tematiche e linee vocali molto più leggere, dando pertanto luogo ad un ibrido che, nel peggiore dei casi, deve comunque mantenere melodia e presa sui fan. Non si può negare che ai nostri amici losangelini quest’utlimo obiettivo sia riuscito assai bene nella loro carriera e questo album non fa eccezione. Al tempo stesso, però, l’ombra di brani filler ed ormai poco originali è pericolosamente in agguato, nonostante l’innegabile abilità di Stephen Pearcy e soci. Va bene la musicalità e l’espediente di introdurre ritornelli corali molto catchy, ma anche l’originalità ed il non cadere nello scontato ricoprono una funzione molto importante in un disco. E qui, onestamente, non sempre queste questi due aspetti sono presenti.
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Gli album della loro discografia che più ascolto sono out of the cellar, un masterpiece del genere, e detonator. |
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Detonator ai tempi non fu accolto bene dalla critica. Io l\'ho sempre trovato un ottimo album. Anche questo almeno 75 secondo me se lo merita. |
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Come per out of the cellar il voto è troppo basso bah, aspetto la recensione di detonator |
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Ma si infatti! Questo disco é almeno almeno da 80. Per me fino a Detonator non ne hanno sbagliato mezzo!
Uno dei miei gruppi preferiti come dicevo.... |
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...gran disco.....voto piu\' alto....dai.... |
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@Fabio, é uno dei miei gruppi preferiti del genere... ed erano definiti Glam Metal pure questi....
Questo come quello precedente sono molto belli, ma i primi due sono i loro più belli! |
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Riascoltato ieri sera questo disco che alla sua uscita prese 4/5 su Metal Shock come disco del mese. Per me out Of The Cellar e Invasion Of Your privacy sono al vertice del class metal. Poi Dancing Undercover, che venne da più parti criticato, altro grandissimo album.Qui siamo effettivamente in calo, prodotto da Mike Stone ( Journey, Whitesnake) che mal sopportava la presenza dietro le spalle di Beau Hill. Poi secondo molti la ripresa con Detonator, anche per me meglio di questo, ma con una riserva; a mio modo di vedere, dopo la scorpacciata di Trash di Alice Cooper ( il mio preferito anni 80 e\' Raise Your Fist ), il songwriting di Desmond Child appariva alquanto stereotipato. Desmond Child che rimane per me al massimo dello splendore con Desmond Child & Rouge ( tra le Rouge figura Maria Vidal, celebre anche in Italia per l\'hit Body Rock ) con Runners In The Night, capolavoro aor del \'79. Voto al disco 70 come songwriting, ma se si calcola che sono i Ratt anche il 65 non è sbagliato |
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nonostante lo comprai quando usci a fine anni 80 questo album lo trovo piacevole ancora oggi; le canzoni hanno buoni riff e Pearcy da un ottimo contributo vocale. la sua voce graffiante a volte mi ricorda quella del primo AXL di AFD. |
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65?? Non sono assolutamente d'accordo con il giudizio del recensore, considero quest'album piacevole e scorrevole almeno quanto "Dancin undercover", sinceramente non ho mai capito perchè sia stato così bistrattato, insomma è un piccolo gioiellino da riscoprire se si è soprattutto appassionati del genere, ma vi garantisco che anche un verginello del hard rock glam ottantiano non potrebbe far altro che gasarsi ascoltanto questo album. "I got a woman" su tutte resta la migliore canzone della playlist secondo i mie gusti, io quindi lo voto con un bel 85. |
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Questo é l'unico disco dei Ratt che non ascolto con molto entusiasmo, d'accordo con il voto del recensore. Peccato che manchi la rece di Detonator, grande album quello, si erano ripresi alla grande. |
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Piu' che altro per chi possiede il vinile, dia un'occhiata al look dei Ratt in questo periodo, poser cosa? un look devi comunque averlo, loro per dirla alla Tesla, modern day cowboy. Per il disco due tre canzoni ottime, il resto di maniera come molte banda che da loro hanno copiato |
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Un buon album non all altezza dei primi 3 ma godibile. |
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sarà che sto invecchiando, ma lo trovo un disco godibilissimo e da rivalutare. voto 75. |
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Solo discreto. Anche Dancing Undercover è meglio. Niente di paragonabile comunque ai primi due. Avevano perso l'attimo e complici esibzioni "live" non encomiabili finirono nel dimenticatoio sopratutto nei riguardi dell'esigente pubblico europeo. |
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@ andy usurper: Bravo, tu hai capito , come tutti quelli che hanno scritto quello che hai scritto tu. Mi spiegate perché quando si valuta un gruppo si danno sempre ottimi voti ai primi dischi e poi si cala sempre in maniera sensibile con gli ultimi lavori? (Più o meno è sempre così). Non credo affatto che i primi dischi siano i migliori, perché spesso sono i più acerbi. Si dice così perché sono i più "storici", quelli più amati e venduti, questo di sicuro, e comunque valgono molto. In media i dischi migliori sono quelli dopo i primi: se un artista ne ha fatti 20, i migliori saranno probabilmente il 4°, 5°, 6° (sempre più o meno), la gente invece pensa che i migliori siano il 2° e il 3° dei 20. Se un artista ne ha fatti 5 invece saranno il 2° e il 3°, ma restano comunque meno maturi degli ultimi, ecco perché vale ascoltare tutti i dischi di un artista. Capita davvero RARAMENTE che un gruppo al primo disco faccia il capolavoro, può fare il BOTTO di vendite ma NON il capolavoro. Di artisti che abbiano prodotto un capolavoro al primo album mi vengono in mente solo i Jane's Addiction con Nothing's Shocking (troppo bravi), che in realtà era il primo da studio, ma era stato preceduto da un disco live. Tornando al discorso dei voti: non si può sempre continuare a fare la stessa musica, percghé il tempo passa. Ma non perché i musicisti si sforzano di cambiare, perché cambia il luogo dove suonano, cambia il mondo. Nel 1988 viene NATURALE non scrivere "Round And Round", e nel 1984 viene naturale NON scrivere "I Want A Woman"; sarebbe una PALLA alla fine se si scrivesse sempre lo stesso tipo di musica, anche se si trattasse della musica più bella, perché non esisterebbero sfumature. Nel 1984 si fa una certa musica, nel 1985 un'altra, nell'86 un'altra ancora, nel 1963 un'altra ancora, come diversa sarà nel 1998 e nel 2028, e in ogni altro anno. La musica si evolve, bisogna valutare la qualità, non quanto un disco dei Ratt sia diverso da "Out Of The Cellar" o da "Invasion Of Your Privacy", perché se si fa così si da voto 40 a tutti gli altri dischi per partito preso, e non si guarda veramente al disco. "Reach For The Sky" è da 80, come minimo, e "Infestation" è da 90 come minimo. Se io dico "Eh ma non è uguale a Out Of The Cellar", "non suona uguale" ho già PERSO IN PARTENZA , amerò solo i primi due e basta e mi perderò il mondo . Tutto si evolve, basta guardare anche solo al Look. Nei video di "Eat Me Up Alive" e "Best Of Me" di Infestation i Ratt non sono vestiti come nei video dei primi album, ci saranno i nostalgici ma è INEVITABILE e bello così. Che i primi dischi abbiano una sorta di magia unica è vero, ma più si va avanti e più i dischi diventano maturi e i musicisti accumulano esperienza, perciò bisogna valutare un disco dalla musica, dall'anno in cui esce, e non fare il confronto forzato coi primi. Scrivo così perché non mi è mai capitato, neanche una volta, di vedere che le recensioni degli ultimi album siano decenti per un numero altissimo di band, perciò di dev'essere qualcosa che non va. Se i primi dischi hanno un 90, gli altri possono avere benissimo un 80, ma mai un 30 o 40, dischi flop e orribili a parte. |
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11
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Assolutamente un gran disco da riscoprire assolutamente ,io lo presi in vinile quando uscì e mi piacque subito ,nonostante le critiche che mai capii e continuo a non capire.....Canzoni orecchiabili in stile Ratt,una produzione migliore fin quiì,e il loro sound inconfondibile,per me 75 sicuro ed abbondante! |
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10
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Non stupendo ma piacevole. |
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A me quest'album piace, tutti lo criritcano ma in realtà è una gemma da riscoprire... |
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beh, dopo la rece di questo capolavoro, molto amato dai lettori arrivando all'eccellenza con un voto di 35,7 , siete in dovere di una bella rece dei RatS: Belli e dannati Anche altro dei Rats o Ratt va bene, ma mai al di sopra del 35,7/100 |
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7
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Qui la formula di canzoni "usa e getta" era già abbastanza alle corde. per essere un album dell'88, periodo d'oro del genere, molto sottotono e le critiche che gli mossero a posteriori furono meritate. Carine What it's gonna be e I want a woman, mai comunque canzoni capolavoro |
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Non un capolavoro ma di sicuro piacevole e durevole, anche a più di vent'anni di distanza qualche passaggio sul piatto ogni tanto lo fa. |
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5
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Plauso a Barry, disco scontato, per me fu una delusione tremenda, i primi due di un altro pianeta. Qui i miei eroi ( con altri dell'epoca ) cadono miseramente, dopo l'ancor ottimo 'Dancing Undercover' |
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Ehilà...non rubarmi l'username... |
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3
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Inferiore ai due precedenti, ma io sono di parte e meno di 85 non gli do! Comunque ottima review!!! |
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2
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GRANDI RATT , ALBUM BUONO COME VOTO ALMENO 80 SE LO MERITANO |
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1
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quello che mi piace meno dei primi 5...discreto! si riprenderanno col grande detonator! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. City To City 2. I Want A Woman 3. Way Cool Jr. 4. Don’t Bite The Hand That Feeds 5. I Want To Love You Tonight 6. Chain Reaction 7. No Surprise 8. Bottom Line 9. What’s It Gonna Be 10. What I’m After
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Line Up
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Stephen Pearcy (Voce) Warren DeMartini (Chitarra) Robbin Crosby (Chitarra) Juan Croucier (Basso) Bobby Blotzer (Batteria)
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