|
27/12/24
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
|
|
Pain Of Salvation - Road Salt Two
|
( 7400 letture )
|
Coerenza, una delle qualità pretesa maggiormente dagli ascoltatori della musica dura; qualità spesso richiesta con maggiore decisione alle band con molti anni d’attività e album alle spalle, figuriamoci ad una band del calibro dei Pain Of Salvation, tra le maggiori della scena progressive metal internazionale! Senza voler citare i tanti esempi, gli svedesi non sono voluti tornare con il compitino per soddisfare i fan e dopo lo strappo già sensibile di Scarsick hanno deciso di proseguire la strada con Road Salt One: il disco ha diviso critica e, soprattutto, fan, sconcertati e in gran parte delusi dal cambiamento proposto dalla band. Tuttavia, con coraggio e determinazione, la band ha continuato a correre sul sentiero intrapreso e, ad un anno di distanza, propone Road Salt Two, partorito in realtà praticamente in contemporanea al gemello bianco, di cui rappresenta la continuazione ideale.
Spiace deludere chi sperava in un “ravvedimento” della band, ma le coordinate stilistiche sono le stesse dell’episodio precedente: sonorità settantiane (con degli spunti di progressive “classico”), hard rock e a tratti blueseggianti, ma è una descrizione riduttiva: attraverso il disco i Pain Of Salvation offrono di tutto e di più. Ciò che è certo è che non si tratta più della band dell’immenso The Perfect Element, e probabilmente mai lo sarà più: il metal risulta ormai praticamente del tutto abbandonato, e non rimane che farsene una ragione. Proviamo a prendere il cd e a metterlo nello stereo cancellando dalla mente il nome Pain Of Salvation. Cosa ci ritroveremo ad ascoltare?
12 tracce (comprensive di intro e outro) per 53 minuti di musica con un’unica sicurezza: le incredibili capacità tecniche ed interpretative di Daniel Gildenlöw, cantante-chitarrista della band, sulla cui voce sembra costruito tutto il resto del lavoro. Vero fulcro dell’album, spesso a scapito degli altri musicisti, che ricercano la melodia miscelata a una certa durezza e a sonorità a tratti leggermente grezze. La ricerca del revival, a voler essere chiari e concisi, fa suonare di “già sentito” l’intero album; questo non è necessariamente un male, ma è senz’altro un limite per la band, che sembra seguire più Gildenlöw e le sue istruzioni che il proprio gusto personale. La produzione, ottima per l’intento del cd, si accompagna ad ottimi arrangiamenti, ma serpeggia per tutto l’album la sensazione di una mancanza di vera ispirazione.
Road Salt Two non riesce mai a prendere veramente il volo, e talvolta sfiora il britpop (tanto che un mio amico, ascoltando con me Conditioned, mi ha chiesto se si trattasse dei Blur). Appare sconfortante, ma c’è ben poco di cui parlare nella pochezza di Road Salt Two, che può rimanere al limite un buon cd da viaggio in autostrada. Volendo parlare di qualche canzone che si fa notare più di altre, si possono citare la poppeggiante To The Shoreline, che parte bene ma si perde non sapendo dove andare a parare; 1979, canzone dal sapore nostalgico in cui Gildenlöw si sforza al massimo per risultare il più melenso possibile in un ritornello scontato; Eleven, canzone resa particolare da un inserto jazz che sembra quasi messo a caso. Mortar Grind, già comparsa nel non troppo entusiasmante EP Linoleum, sembra quasi un’ottima canzone a confronto all’anonimato complessivo in cui sprofonda Road Salt Two.
Insomma, senza voler sprofondare nei luoghi comuni contrari alle sperimentazioni ed ai cambiamenti, e anche sforzandosi di fare finta che non si tratti dei Pain Of Salvation, il disco non merita assolutamente la sufficienza, ed è doloroso constatare che, nonostante i segnali, Gildenlöw e compagni abbiano commesso un passo falso del genere dopo decenni di attività e svariati full-lenght nel proprio curriculum. Non pretendiamo, certo, che i Pain Of Salvation tornino quelli di dieci anni fa; non possiamo certo supportare, tuttavia, una involuzione di questo genere.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
34
|
Riascoltato oggi... beh, anche secondo me i due Road Salt non sono usciti proprio bene. Qualsiasi altro album della discografia è superiore e non di poco. Questa seconda parte mi sembra meglio della prima, non lo trovo un album così insufficiente. Alcuni pezzi come Softly She Cries o Healing Now secondo me meritano, altri no. Album discreto, l’ultimo è di tutt’altra pasta. Voto 72 |
|
|
|
|
|
|
|
|
32
|
dopo averlo comprato, credo di averlo ascoltato al massimo due volte, e non ricordo più nemmeno una canzone.ricordo però bene la sensazione di noia mortale provata all'epoca. Come al solito, il problema non è cambiare, ma cambiare in meglio, e per i PoS è andata esattamente al contrario. Che senso ha abbandonare il genere in cui sei nato e ti sei evoluto per finire a scimmiottare malamente gli anni '70 ? A che giova? Fare canzoni moscie e pallose conferisce uno status? Le buone intenzioni seguite da cattive realizzazioni non servono a nulla. Non si tratta di rifare in etwerno 'Remedy Lane', ma solo di impegnarsi a realizzare qualxosa che ne sia quanto meno all'altezza. Invece, per partito preso, e con presunzione immotivata, si finisce per sfornare lavori mediocri e dimenticabili come questo Road Salt part two ( la part One gli era superiore ma di pochissimo...) e scoraggiare chi ti apprezzava per le cose belle fatte in passato. Discorso che applico in toto anche gli Opeth : originalità svenduta a favore di una ossessione revivalista che sa solo di mancanza di idee. |
|
|
|
|
|
|
31
|
...riesco a dare la sufficienza piena. 58. (avevo cliccato involontariamente Invia Commento..ops!) |
|
|
|
|
|
|
30
|
Non è questione di metal-nostalgia, di amore per gli album vecchi o di misoneismo...è che st'album proprio non è un granché. Tracce ripetitive di soluzioni già sentite in Road Salt One (softly she cries), pezzi inutili (conditioned), canzoni semplicemente pallose (healing now). Inoltre questo sound pseudo-western che percorre un po' tutto l'album alla lunga stanca e finisce per farmi preferire il Road Salt predecessore. Sia ben chiaro: le qualità canore di Daniel Gindelow sono indiscusse, così come il suo genio compositivo. Però qui ha toppato. Sono 3 album che toppa. E anche se ritengo che il recensore sia stato fin troppo severo, anche io non r |
|
|
|
|
|
|
|
|
28
|
Progressive o non progressive, un album carino, ci sono due o tre canzoni fighe... peccato sia così tanto moscio... |
|
|
|
|
|
|
27
|
solo perche' avete la mente chiusa.... per quasi tutti il progressive metal sono sempre gli stessi nomi,,,,, e basta non sto qui a fare il presuntuoso ma secodo voi i POS devono fare tutti gli album che somigliano a The Perfect Element Part 1 o Remedy Lane ? sapete cosa vul dire PROGRESSIVE.. ? spero di si.... ma....... |
|
|
|
|
|
|
26
|
non mi hanno mai detto nulla, preferisco altro prog (metal) |
|
|
|
|
|
|
25
|
Voi siete quasi tutti critici musicali cosi' il mio parere dato solo da quello che la musica mi fa sentire dentro senza tanti rigiri di parole sul passato e sul presente. Ascolto (e non faccio critiche musicali) i PoS da tanti anni e sono sempre riusciti ad emozionarmi. Road Salt One mi piace. Questo secondo forse ... un pelino meno ma ... giusto un pelino. Tra tanti illustri critici di cui leggo qui, c'e' anche qualcuno che si diletta a suonarli e cantarli ? Chissa' che professori ci saranno qui. Una goccia nell'oceano la mia ? Beh ... come diceva un antico saggio, senza quella goccia all'oceano mancherebbe qualcosa. Per me "restano" grandi !!! |
|
|
|
|
|
|
24
|
la bellezza di questo gruppo sta proprio nel fatto che si reinventa continuamente (sia da un punto musicale che, ahimè, nei suoi componenti) ma mantiene uno stile decisamente unico!gli ultimi dischi fanno parete di un percorso, di una storia lunghissima, isolarli dal resto non ha senso. esprimono contenuti altissimi esattamente come tutti i dischi precedenti, semplicemente con uno stile musicale diverso. l'unica cosa che si può rimproverare è che potevano uscire insieme due anni fa in un doppio cd piuttosto che separati. per quanto mi riguarda (ma forse sono solo un fan un po' troppo innamorato)non vedo l'ora di ascoltare il prossimo lavoro, che non ho dubbi sarà ancora una volta una piacevole sorpresa... |
|
|
|
|
|
|
23
|
questo gruppo è fenomenale. Geniale e mai scontata. Io adoro i gruppi che si mettono in gioco e se ne fregano dei fan stereotipati. |
|
|
|
|
|
|
22
|
Sempre e comunque il massimo supporto a quel genio di Daniel!!!!!! |
|
|
|
|
|
|
21
|
Daniel è un genio, sarà pure egocentrico ma è un genio. Io ammiro gente come lui che sa mettersi e rimettersi in gioco ogni volta sapendo di deludere i fan più accaniti. Quest'album è una bomba carta! Bello, secco, puro, senza troppi fronzoli, con la voce sempre in picco, la batteria stile King Crimson, e la chitarra distorta a tal punto da sentire il calore delle valvole. E' vero che "da una band del livello dei Pain ci si aspetterebbe qualcosa di più", è innegabile che chi come me è cresciuto con Remedy Lane e Perfect Element, trovi questi Road Salt, uno e due, privi di classe e forse anche di idee, ma ragazzi io apprezzo tantissimo le menti geniali come quelle di Gindenlow (e aggiungerei, Mikael Akerfeldt, Steven Wilson ed altri) che studiano, pensano, creano, stravolgono, cancellano e ricreano ancora, fregandosene della critica, dei fan storici e delle vendite. Anche Heritage degli Opeth è stato demolito dagli Opethiani accaniti, eppure anche in quel caso, persone come Akerfeldt non posso non apprezzarle dato che sanno benissimo di deludere le aspettative dei fan o quanto meno di dividere le opinioni, ma continuano ad evolversi e a sviluppare nuove idee incamminandosi anche verso quel limbo (o, se vogliamo, cassetto) in cui molti ripongono dischi come questo aspettando un fantomatico "ritorno in sè stessi" degli artisti in questione. Io capisco chi dice semplicemente "a me questo disco non è piaciuto", ma proprio non capisco chi afferma cose del tipo "ormai questa band non ha più niente da dire" ecc. (leggevo alcuni commenti su Heritage e addirittura c'era chi è arrivato a schifare gli opeth dopo aver ascoltato heritage), ma stiamo scherzando? Io, ripeto, ho parecchia fiducia nelle menti geniali ed apprezzo tantissimo i cambiamenti, anche gli stravolgimenti, e, soprattutto, ascolto ogni disco come fosse un disco nuovo, senza pregiudizi, senza paragoni col passato. Io continuo comunque a seguire i Pain e questo disco lo ascolterò ancora per molto, come ho fatto con tutti gli altri. Ciao a tutti. |
|
|
|
|
|
|
20
|
A me è piaciuto, non paragonabile ai dischi del passato, ma mi è piaciuto, chi continua a vivere nel passato non capisce niente di musica (opinione personale) |
|
|
|
|
|
|
19
|
ogni qual volta un cd non rispetta le prerogative della band è brutto o sufficiente (Opeth,Mastodon per dirne alcuni famosi) Sarà un caso? Oppure sono dischi inquadrati da un'ottica sbagliata? Il cd dei mastodon è semplicemente superbo,non capisco dove abbiano sbagliato,forse una eccessiva staticità nella struttura dei brani. Quello degli Opeth è da considerarsi come un'altra band,non confrontabile con niente fatto prima,è un cd prog anni 70 e basta,quindi va inquadrato in quel genere e paragonato ad album di quel genere. Lo stesso per i PoS,questo cd va messo nel suo calderone,e non in mezzo a quello di cd come Entropia o Remedy Lane con cui non centra un dick! contestualizzare mi sembra importante... |
|
|
|
|
|
|
18
|
A me piace più della prima parte, sicuramente più costante e compatto. The Deeper Cut è una meraviglia. |
|
|
|
|
|
|
17
|
Album da 85 comodo. Album maturo, senza ghirigori inutili, diretto, cantato da dio, curato nei suoni e nella produzione, catchy, bellissime melodie vocali.Continuate ad ascoltarvi i dreamoni. |
|
|
|
|
|
|
16
|
che disco di merda! quanto mi mancano i pain of salvation di perfect element... |
|
|
|
|
|
|
15
|
Non sono d'accordo col recensore e ho dato (in una mia recensione) e do (ora in questo recensione) un bel 75. Secondo me è indubbiamente migliore del precedente, lì veramente sembrava tutto già sentito. Qua almeno è tutto più ragionato e più congegnato. Se leggete i testi troverete anche dei riferimenti ai concept degli album precedenti. Secondo me Road Salt One è stata una (pessima) parentesi nella storia del gruppo. Quest'album non è fantastico ma non sembra fatto tanto per tirare fuori un album. Di certo non raggiunge The Perfect Element I o Be ma non mi sento di criticarlo così tanto.. |
|
|
|
|
|
|
14
|
@Krieg mi hai preceduta di pochissimo xD |
|
|
|
|
|
|
13
|
e intanto Hallgren se ne va..... (dalla pagina fb dei POS) Johan Hallgren leaves the band After 13 years in the band, Johan Hallgren has decided to leave Pain of Salvation to focus on his daughter and wife. He will not leave music altogether, but plans to work with music in a way that allows him to stay at home with his family in Sweden. That means that the band's upcoming Nov/Dec tour together with Opeth will be his last. He will of course be sadly missed, both musically and personally, and very difficult to replace. So, if you know someone who sings and plays the crap out of basically anyone, send him or her our way - we might just have a thing or two to discuss. Johan: "I'm leaving the band with both joy and sadness. I need to stay close to my daughter and my child-to-come, they will be my greatest concern along with my wife. I will miss everyone I've met during the years, and the band will continue to have a warm place in my heart. So finally, treat yourself and all that surrounds you with respect, and stay with POS - the greatest band on the planet! Sorry if I disappoint you, I miss you already!" |
|
|
|
|
|
|
12
|
Anche a me come il precedente non è piaciuto... Sarà proprio per il genere che hanno intrapreso. Ah, Johan ha lasciato il gruppo. |
|
|
|
|
|
|
11
|
@EdoCFH ma te usci questa frase per qualsiasi cd si becchi una critica negativa e a te sia piaciuto? é la terza o quarta volta che accusi di mentalità chiusa un recensore... bah. Niente Daniel si è giocato un po' di credibilità che aveva ancora ai miei occhi, per quanto mi riguarda la band è morta. |
|
|
|
|
|
|
10
|
@EdoCFH ti assicuro che io sono molto open-minded. Ascolto di tutto, anche pop ed elettronica, ma se voglio sentirmi queste sonorita' piuttosto vado ad ascoltarmi Kings Of Leon, Coldplay o altri che mi dicono molto di piu' di questo album che trovo ancora piu' noioso del precedente. Ho provato piu' volte ad ascoltarli entrambi, ma proprio non c'e' verso. Mi stufano. Poi questa e' solo la mia opinione, non metto in dubbio che possa piacere, visto le innegabili capacita' di Gildenlow. |
|
|
|
|
|
|
9
|
Continuerò a ripeterlo all'infinito sperando che prima o poi il mio lamento arrivi alle orecchie del buon Gildenlow...Daniel e ripigliati su!!! Disco inutile cmq addirittura peggiore del precedente. |
|
|
|
|
|
|
8
|
mai dare cd non-metal-easy listening-convenzionali ai metallari,questo cd è perfetto nella sua cornice,avanti così,spero ne facciano un terzo. |
|
|
|
|
|
|
7
|
Trattasi del primo album dei PoS che non sono ancora riuscito ad ascoltare fino alla fine... Ci ho provato gia' 3 volte, ma niente da fare, gli sbadigli prendono il sopravvento... 50 o 40 che sia, questi non sono i PoS che amavo e se non fosse per la straordinaria voce di Gindenlow, non riuscirei a riconoscerli. Peccato, non nascondo di aver avuto qualche speranza su un possibile "ravvedimento". Pero' io non sono cosi' perentorio, per cui continuo (forse scioccamente) a mantenere questa speranza per il futuro, anche perche' le potenzialita' si questa band sono indiscutibili. |
|
|
|
|
|
|
6
|
non è rock,non è prog,non è pop,non è metal.Se volevano ancora stupirci lo hanno fatto (in negativo),grande band ma da "Be" in poi stanno pagando l'egocentrismo di Gildenlow |
|
|
|
|
|
|
5
|
"con coraggio e determinazione, la band ha continuato a correre sul sentiero intrapreso (...)" questo non è coraggio, questo è puro sadomasochismo. Leggero come un palloncino gonfiato ad elio. Non raggiunge mai altezze elevate, perchè dopo scoppia. Non so con cosa Gildenlöw abbia barattato il suo cervello, non ho idea di che droga usi in questo periodo... tutto quello che so è che ci troviamo davanti all'ennesima grande band del passato andata a puttane. 40/100 |
|
|
|
|
|
|
4
|
Ottima recensione ma è stato dato un voto alto per il mio modesto parere. Per me questo disco è da 40! |
|
|
|
|
|
|
3
|
Concordo su recensione e bocciatura. Ho anzi un'aggravante da aggiungere: cosa ci azzecca la consueta impostazione virtuosa di Gildenlow nella musica grezza degli ultimi dischi? Boh. Almeno nei (pessimi) Queensryche del 2011 il sound va di pari passo con l’approccio attuale di Tate. Spontaneità zero, presunzione tanta. I PoS di oggi mi sembrano Alberto Tomba quando si è messo a fare l’attore. Servirebbe un po' di umiltà per riconoscere che non si è tagliati per certe sonorità... |
|
|
|
|
|
|
2
|
Suvvia, il disco non è mica così brutto. E' piacevole, si lascia ascoltare (e dimenticare) e mette in risalto quel gran cantante che è Gildenlow, I Pain of Salvation non torbneranno mai quelli di dieci anni fa anche perché non hanno mai fatto due dischi uguali. Di conseguenza il prossimo dovrebbe essere una cosa del tutto diversa rispetto ai due Road Salt. |
|
|
|
|
|
|
1
|
E te pareva che non c'era il solito simpaticone che si diverte a mettere 0 come voto... Comunque per me è un album appena sufficiente ma nonostante ciò lo reputo migliore del fratello bianco nel quale salvo giusto 2, massimo 3 canzoni. Certo che però andando avanti così non so davvero dove andranno a finire... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Road salt theme 2. Softly she cries 3. Conditioned 4. Healing now 5. To the shoreline 6. Eleven 7. 1979 8. The deeper cut 9. Mortar grind 10. Through the distance 11. The physics of gridlock 12. End credits
|
|
Line Up
|
Daniel Gildenlöw: vocals, guitar, bass Johan Hallgren: guitar, backing vocals Fredrik Hermansson: keyboards, backing vocals Léo Margarit: drums
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|