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07/02/25
𝗪𝗘 𝗙𝗨𝗖𝗞𝗜𝗡\' 𝗚𝗥𝗔𝗩𝗘 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗬 (day 1)
SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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At The Gates - The Red In The Sky Is Ours
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( 9148 letture )
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Talvolta la paternità non si può programmare. In campo estremo si può dire che gli At The Gates, con la loro carriera, abbiano consapevolmente contribuito a spianare la strada ad un genere ed inconsapevolmente gettato i semi per la nascita di alcuni sottogeneri. Nella passione musicale che hanno avuto e nell'impeto di certi momenti gli At The Gates hanno sempre mostrato, senza pecche, capacità ed ispirazioni uniche a prescindere dal meritato successo, arrivato postumo con il loro prodotto più "commerciale" (che comunque rimane il mio album preferito in assoluto).
D'altra parte con Slaughter Of The Soul i nostri eroi hanno dato una svolta non solo al loro sound, ma anche ad un modo di concepire e fare musica che si riflette ancora oggi; hanno tracciato un terminus post quem: nulla sarebbe stato per certi versi più come prima. E prima cosa c'era? Come suonavano gli At The Gates prima di quel fatidico 1995? Cominciamo con la disamina del loro primo album, The Red In The Sky Is Ours, che tra qualche mese festeggerà 20 anni dalla pubblicazione. Solo per questo il dischetto in questione merita di essere ascoltato per capire come gli alfieri di Goteborg erano sin dai loro inizi avanti anni luce. Si può definire uno dei primi e più importanti album di melodic death metal di sempre. Per un attimo dimenticate l'immediatezza, la freschezza ed il groove di Slaughter Of The Soul, ci troviamo di fronte a ben altra proposta musicale. Gli At The Gates arricchiscono il sound possente e oscuro dei Grotesque apportando delle linee melodiche ricercate e degli intrecci di chitarra che impreziosiscono e completano il loro suono (Through The Gardens Of Grief). Siamo nel 1992 e nel panorama contemporaneo e conterraneo dei nostri (dove tutto è cominciato) la direzione di un intero movimento sta andando da tutt'altra parte; basta ascoltare i capolavori come Left Hand Path degli Entombed, Like An Ever Flowing Stream dei Dismember, Where No Life Dwells degli Unleashed: album sfrontati, diretti, incalzanti; gli At The Gates invece interpretano e si fanno capostipiti di un ulteriore modo di fare death metal (anche se poi gli sviluppi furono ben altri per l'intero movimento e per la band stessa). Non nascondo che all'epoca ebbi non poche difficoltà a contestualizzare (nei miei gusti e nelle mie rigide e quadrate suddivisioni mentali) l'album all'interno di un movimento dove tutte le band avevano fatto propri i canoni formali sviluppatisi alla fine degli anni '80 e primissimi '90, capendo solo dopo ripetuti ascolti l'unicità ed esclusività del prodotto. Il songwriting è cervellotico, rivoluzionario, carico di una tetra melodiosità. La strutturazione ritmica dei brani spiazza di continuo per efferatezza, cambi di tempo e passaggi improvvisi (Night Comes Blood Black), il riffing indemoniato non conosce pause e camaleonticamente cambia continuamente pelle (Claws Of Laughter Dead); lo screaming sconvolge per una impostazione sicuramente più black metal oriented e per una interpretazione angosciante, buia, a tratti opprimente. Le vocals di "Tompa" non hanno niente a che vedere con quello che poi diventerà il suo approccio nel giro di pochi anni. Echi black metal rifiniscono i brani apportando profondità e sentimento. Svensson e Bjorler offrono una prova sbalorditiva e spiegano, con il loro mastodontico lavoro, come si devono utilizzare due chitarre in formazione: gli intrecci di chitarra ora incalzanti, ora decadenti, ora drammatici sarebbero da fare studiare a chiunque voglia suonare death metal (Windows). Ciliegina sulla torta un violino che fa il suo ingresso più volte risultando sempre azzeccato (Within). Se qualcuno di voi pensa che trattandosi di un prodotto con più di 20 anni sulle spalle, possa oggi risultare già sentito, "sorpassato" o banale, si sbaglia di grosso: un album come questo fa restare a bocca aperta anche oggi (Neverwhere). Unica pecca la registrazione, che avrebbe dovuto avere un suono diverso, più corposo, rotondo e diretto, ma nel contempo i suoni stessi contribuiscono a rendere quest'album unico. L'opening track rappresenta al meglio cosa erano gli At The Gates dei primissimi '90. Arriva diretta e potente, selvaggia ma allo stesso tempo sfrontata e impettita, mostrando tutte le sorprendenti capacità di songwriting dei nostri: continui cambi di riffs, passaggi rapidissimi, cambi di tempo da togliere il fiato; infine un violino suona sporco una melodia che ha il sapore dell'oblio (The Season To Come). L'aspetto che lascia basito chi scrive (e non penso di essere l'unico) è che gli At The Gates sembra abbiano composto il loro debut album quasi in uno stato di trance, dando corpo, probabilmente, in parte anche inconsapevolmente (come è giusto che sia nell'arte) ad un prodotto incredibile per l'epoca ma sotto certi aspetti anche oggi: un album senza tempo né limiti.
Un debutto che per alcuni fan (soprattutto quelli della prima ora) è stato anche l'epitaffio della band, in quanto il cambiamento stilistico maturato in circa quattro anni è stato ritenuto una semplificazione ed una commercializzazione del proprio sound. Di certo di evoluzioni così stravolgenti e al contempo vincenti se ne sono viste pochissime nella storia della musica estrema, anzi probabilmente non se ne sono mai viste. Un death metal passionale, intimamente sentito (The Scar), combattuto e sofferto, questo è The Red In The Sky Is Ours. Questa è storia, il resto va e viene.
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VOTO LETTORI
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87.61 su 162 voti [
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26
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rispetto agli altri si....secondo me ovviamente...de gustibus |
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With fear I kiss..passo falso...?!! |
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The Red in the Sky è un capolavoro!!!!con With fear I kiss..passo falso...Terminal un buon segnale di ritorno ...Slaughter of the soul..superbo..da lacrime agli occhi..band inimitabile... |
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Band che ho scoperto grazie al programma "Into the Pit" di Mtv(si...una volta Mtv faceva programmi sul metal estremo...)proprio col video di Kingdome Gone.....all'inizio non mi calavano...non li capivo....da lì a qualche tempo sono diventati la mia band death preferita XD |
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22
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Album davvero duro da assimilare per via del fatto che è di un grezzo estremo, ma una volta assimilato porta grandi soddisfazioni. |
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21
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Sicuramente un bellissimo album. Unica pecca è la produzione troppo scarsa, e il fatto che le chitarre abbiamo una tonalità così basse( standard B )aggrava la situazione. Spesso le note non riescono a distinguersi. Se questo album avesse avuto una produzione migliore probabilmente lo avrei messo sullo stesso piano del fenomenale SOS |
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20
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Rimesso su oggi dopo parecchio...che grande album...loro erano gia avanti rispetto ad altri...Un album molto tecnico ma comunque oscuro nei suoni...Considerato che era il loro esordio per me è una pietra miliare. Però mi viene un dubbio che non mi sono chiarito neanche su Metal archives...sulla foto del cd e sulla formazione al basso c'è Tony(andersson) e non Jonas.... |
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19
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Ahi ahi ahi, qui mi prendo dell'ignorante visti i commenti, ma a me sto album non piace. Non paragonabile affatto ad esempio a Skydancer dei Dark Tranquillity, né a Lunar Strain degli In Flames. Acerbo e indigesto, con dei semi molto fecondi, ma pur sempre tale... per me. |
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Fantastico questo album.. La storia del death scandinavo insieme a Left hand path, Like an ever flowing stream e Tales from the thousand lakes, per citare proprio i più famosi.. Tutte le volte che ascolto kingdom gone, mi verrebbe da prendere il frigorifero e lanciarlo giù dalla finestra o prendere a testate il muro! Il 100, come per tutti i classici del death è obbligatorio.. Il dopo, proprio non riesco a digerirlo: With fear i kiss the burning darkness è buono ma non ha niente di speciale, Terminal spirit disease è carino ma è più un ep che un album vero e proprio e Slaughter of the soul.. Bah, dirò una bestemmia, ma sono tra coloro che lo rigettano nel modo più assoluto.. Non sono di solito uno dei soliti "puristi" intransigenti e mentecatti, ma le vocals mi ricordano talmente tanto i Bring me the horizon (per dire l'unica band metalcore che purtroppo ho avuto occasione di ascoltare..), da farmi venire un'emicrania, senza contare che chitarre e batteria non sfiorano neanche la magnificenza di The red in the sky is ours.. Personalmente Slaughter of the soul non vede il 100 neanche con un telescopio.. |
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17
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Ai primi due ascolti devo dire che non mi entusiasma granché, anche perché devo fare l'orecchio con questo tipo di sonorità. Però... c'è un però... Le prime due/tre canzoni sono bestiali insieme alle ultime due dove la batteria è più tirata e si scatena in mid-tempo bestiali, da brividi. Sicuramente lo riascolterò, la loro discografia è d'obbligo anche se preferisco i capolavori dei loro rivali Dark Tranquillity e In Flames, specialmente The Gallery. |
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16
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E' un capolavoro. Credo di preferirlo anche a Slaughter of the Soul. |
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Red Roger: tu non hai la minima idea di ciò di cui parli. |
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clamoroso come il successivo with fear... sino al capolavoro assoluto slaughter of the soul. Da avere come tutta la discografia di questi maestri |
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Death,non melodic death...ascoltarli non sentirli gli album.. |
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L'ho riascoltato ieri.... UN GIOIELLO. |
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Concordo con il voto: Capolavoro! |
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10
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Per me è il loro miglior disco. Anche meglio di Slaughter of the Soul. Forse però ne faccio una questione affettiva... |
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Sono ovviamente d'accordo con tutti, anche se per me il punto massimo resta Slaughter of the Soul...90/100 (che per i miei parametri è un voto altissimo, quasi il massimo). |
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7
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solo windows vale il voto |
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Il lavoro migliore degli ATG, spettacolare. E' triste constatare come album di tale caratura siano praticamente misconosciuti da molte giovani leve. Disco da riscoprire e da tenere orgogliosamente nella propria collezione. 95/100 |
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5
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Uno dei capisaldi del death scandinavo, inutile anche commentarlo, è da conoscere e avere, poi le parti di violino di Jesper al tempo furono decisamente inaspettate all'interno di un panorama che rifiutava quasi categorimante qualsiasi cosa non avesse un'attitudine meramente violenta. |
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4
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Trovo che sia bellissimo anche se non ho capito l'intermezzo The Scar |
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slaughter of the soul è insuperabile ma ogni disco degli at the gates a suo modo rimane un gran capolavoro |
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2
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Il capolavoro degli At The Gates. |
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1
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Grandissima recensione... e grandissimo disco |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01 The Red in the Sky Is Ours/The Season to Come 02 Kingdom Gone 03 Through Gardens of Grief 04 Within 05 Windows 06 Claws of Laughter Dead 07 Neverwhere 08 The Scar 09 Night Comes, Blood-Black 10 City of Screaming Statues
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Line Up
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Anders Björler - Chitarra Jonas Björler - Basso Adrian Erlandsson - Batteria Alf Svensson - Chitarra Tomas "Tompa" Lindberg - Voce Gesper Jarold - Violino
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