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25/11/24
BURN KIT + RIGHT PROFILE
HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO
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Tarot - The Spell of Iron MMXI
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( 4300 letture )
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Due pesi e due misure? Così verrebbe da pensare. Se una band famosa (esempio a caso: i Manowar) decide di pubblicare una nuova versione del proprio disco d'esordio, giù critiche; se una band che ha un suo seguito ma che non si può definire celebre -come appunto i Tarot- fa la stessa operazione, se ne può parlare. La differenza, al solito, è nelle motivazioni e nel contesto. Difficile pensare che il combo finlandese pubblichi The Spell of Iron MMXI, riedizione dell'album d'esordio, The Spell of Iron, uscito nel 1986, per ragioni economiche, e in ogni caso non stiamo parlando di una band dedita al memorabilia, visto che appena l'anno scorso è uscito un album di inediti, il (purtroppo mediocre) Gravity of Light.
Sound e formazione dei Tarot sono cambiati enormemente dalla pubblicazione originaria di The Spell of Iron, e dunque possiamo quasi parlare di due album diversi. L'heavy classico e diretto di venticinque anni fa si è arricchito di una seconda voce (Tommi Salmela, su cui aprirò una parentesi più avanti), di un ottimo tastierista (Janne Tolsa) e, in generale, di una consapevolezza e di una musicianship che rendono il prodotto molto più godibile. Proprio così: The Spell of Iron MMXI è un album migliore dell'originale, e ditemi voi quante band riescono a rinovellarsi con questi risultati. Il lavoro di riscrittura c'è stato, ed è visibile al primo sguardo -basti notare che non c'è un brano che abbia la stessa durata- e al primo ascolto: molto più denso e mellifluo il sound, i cui tratti oscuri emergono con forza in strutture a tratti dilatate, rallentate, che trovano comunque l'accelerazione necessaria a spezzare la tensione. Il lungo break centrale di Love's Not Made for My Kind è la testimonianza più parossistica ed evidente di tale rielaborazione, ma un ascolto attento rivelerà modifiche sostanziali in ogni traccia. Poi, certo, c'è la grande sorpresa di metà disco: De Mortui Nisi Bene, strumentale un tempo heavy e ormai flamencata e esotica, grandissimo showoff di versatilità e talento oltretutto. Ma questo non distoglie dall'anima profonda del disco, che è heavy e potente senza risultare scontata o eccessivamente prevedibile -anche per i fan, visto che qualche ritornello modificato spiazzerà non poco. All'arcinota voce di Marco Hietala, decisamente in gran forma, si aggiunge a duettare Tommi Salmela, il cui miglioramento è stupefacente. Se in Gravity of Light era un pallido imitatore di Ozzy, senza incisività e grazia, qui sfodera una performance solida e ben più che apprezzabile, donando notevole vivacità ai brani. La produzione rende piena giustizia alle doti dei finlandesi, che risaltano appieno in un landscape sonoro buio e acuminato ma che non rinuncia alla melodia.
Non è, se non nell'iniziale intento celebrativo dei venticinque anni dall'uscita dell'originale, un'operazione nostalgia, quanto piuttosto un'uscita di grande spessore nel panorama heavy attuale. The Spell of Iron MMXI è un prodotto perfetto per chiunque: se i fan di vecchia data apprezzeranno senz'altro le rivisitazioni di brani che già amano, nuovi fan possono tranquillamente approcciarsi ai Tarot con quest'uscita, che rispecchia efficacemente il loro sound "era moderna". Fermo restando, va detto, che i classici della prima fase hanno una qualità intrinseca maggiore, resta la bontà dell'operazione a parlarci di una band ancora viva e pulsante -e, dopo Gravity of Light, non è banale.
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2
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Neanche a me piacciono le rimasterizzazioni, remix e qualunque re..... venga fatto pero’ questo su album ho sentimenti contrastanti: trovo che la voce di Marco (che a me piace moltissimo) sia mille volte piu’ potente ora e alcuni pezzi come Wings of Darkness abbiano piu’ tiro ora pero’... non amo le tastiere e soprattutto..... non possono macellare la stupenda strumentale in questo modo osceno!!! |
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A prescindere dal fatto che sono contrario a priori a una qualsiasi ri-registrazione o ri-edizione di un album, l'ottima introduzione e seguenti specificazioni di Filippo hanno colto nel segno individuando alla perfezione le abissali differenze tra questo album e quello dei Manowar. Non avevndo l'originale del '86 un pensierino ce lo faccio (visto anche che mi è piaciuto parecchio Gravity of light). |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Midwinter Nights 2. Dancing on the Wire 3. Back in the Fire 4. Love's Not Made for My Kind 5. Never Forever 6. The Spell of Iron 7. De Mortui Nisi Bene 8. Pharao 9. Wings of Darkness 10. Things that Crawl at Night
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Line Up
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Marco Hietala (Voce, Basso) Tommi Salmela (Voce) Zachary Hietala (Chitarra) Janne Tolsa (Tastiera) Pecu Cinnari (Batteria)
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