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Grave Digger - The Last Supper
( 7109 letture )
Inossidabili, monolitici, rocciosi Grave Digger: una delle band meno fantasiose della storia del metal, eppure una delle più quadrate, solide, massicce. I Digger, gruppo di culto se ce n'è uno, sono stati capaci, nei momenti di massima ispirazione, di sfornare dischi ottimi, ma anche di appiattirsi su di un heavy metal imbolsito e a tinte epiche piuttosto generaliste nei frangenti meno fortunati della propria carriera. I Grave Digger, al netto del talento non trascurabile di cui sono in possesso, sono forse tra i più convinti rappresentanti di quello che potremmo definire "manierismo metallico", ove per manierismo s'intende l'appropriazione più o meno consapevole di un canone prestabilito, poi declinata in opere formalmente rispettose del canone stesso, ma manchevoli dal punto di vista della sostanza, della vita, del materiale pulsante. I Digger, soprattutto nei passaggi meno convincenti della propria carriera, hanno composto decine di brani di metal "senz'anima" ossequiosi più che altro del mitico passato del genere, ulteriormente mitizzato dalla band tedesca, e non meno deferenti nei confronti della legacy gravediggeriana stessa. Il sound del combo di Gladbeck è un'eccellente approssimazione di come l'heavy-power centroeuropeo (di matrice acceptiana) "debba suonare", senza che però questo significhi costante appagamento e completa soddisfazione al momento dell'ascolto. Il problema ulteriore, al momento di affrontare la disamina di questo The Last Supper, s'incontra se si considera il percorso, spalmato su ben quattro decenni, della pluridecorata band tedesca. I Grave Digger soffrono (ed è fisiologico) come tutti i grandi e i meno grandi della storia della musica, da complesso da incanutimento musicale, dovuto al passare del tempo, all'invecchiamento, all'inaridimento creativo. Non si può pretendere di vivere quarant'anni di carriera sulla cresta dell'onda e costantemente all'apice delle proprie facoltà intellettual-emotive, questo è ovvio. E così, dopo quattro-cinque-sei (o anche più) album, si entra quasi inevitabilmente in quel tunnel senza uscita composto da: autocitazionismo, ripetitività, incapacità di stare al passo coi tempi, sino a giungere nei casi peggiori (vedi Deep Purple) fino all'autocaricatura vera e propria. I Grave Digger, per fortuna, non sono mai arrivati a tanto, soprattutto a causa di quello che potremmo definire "attaccamento alla maglia". Se c'è una band di medio-alto livello che ha sempre creduto in quello che ha fatto e che si è sempre proposta di sfornare prodotti genuini, anche se talvolta qualitativamente non eccelsi, beh, quelli sono i Grave Digger.

Spostando definitivamente il mirino su The Last Supper e riprendendo il filo di quanto appena detto, siamo di fronte al classico caso di medio disco di band di medio-alto livello. Un vero e proprio lavoro di maniera, di quelli di cui si accennava poco sopra. Il disco non è un concept (materia in cui i Grave Digger si sono cimentati a più riprese) nel pieno senso del termine, bensì una sorta di "theme album" incentrato sulla morte, sul passare del tempo, sulla caducità della vita e sull'arrogante pretesa di eternità comune a molti dei "civili" mortali contemporanei. Il filo narrativo, invero non totalizzante, è legato agli ultimi giorni della vita terrena di Cristo, posto contemporaneamente come sofferente inno alla mortalità e come monito ed exemplum. Detto del tema del disco, che, pur se non originalissimo, ha la sua pregnanza e la sua funzionalità, passiamo ad analizzare più nel dettaglio la materia musicale di cui è composto The Last Supper. In realtà non c'è moltissimo da dire, se non che se siete amanti della maniera gravediggeriana apprezzerete sicuramente questo disco (ma non lo amerete); se invece i Grave Digger non vi fanno né caldo né freddo, beh, questo disco vi farà decisamente più freddo che caldo. Il sound dei Becchini è caratterizzato da elementi oggettivi e strutturali che ne impediscono la diffusione tra gli ascoltatori di metal "occasionali". I due veri e propri punti da dentro/fuori sono la voce fin troppo peculiare dello storico leader Chris Boltendahl (ruvida sino a confinare con l'approssimazione tecnica) e il già più volte citato appiattimento sul metal "come dovrebbe essere" e "come si dovrebbe suonare" (qualcuno ha detto true?). Per il resto, che i Grave Digger fossero compositori sopra la media, pur se non rivoluzionari, lo si sapeva. The Last Supper è in grado di regalare robuste dosi di appagamento puramente metallico, pur se fallisce in parte nel proposito (neanche troppo celato) di essere atmosferico, addirittura evocativo. In genere le canzoni funzionano, hanno dignità, sono toste (pur se più lente e talvolta blande che nel recente passato). Ma di picchi qualitativi obnubilanti, The Last Supper, non ne tocca. Il sound si colora di oscurità e di cupezza, è decisamente appesantito e sporco al punto giusto, per fondersi a dovere con le tematiche trattate e con il senso di scoramento che spesso traspare dalle lyrics. Dovendo menzionare i momenti più convincenti del disco, impossibile non citare la title track, genuinamente catchy nella propria ruvida bellezza, sostenuta da un chorus partecipe e ficcante (pur se troppo reiterato e alla lunga addirittura stancante). I Grave Digger classici (quelli martellanti e power) ritornano di prepotenza con Soul Savior, brano che piacerà senza dubbio ai fan dei lavori storici della band. Sempre su questa scia nostalgica e incandescente si struttura Black Widows, che con ogni probabilità è il brano in assoluto più riuscito e appagante del disco. Un mattone scagliato sul grugno dell'ascoltatore senza alcuna pietà, che però fa riflettere sul livello non sempre eccelso delle tracce rimanenti (Crucified e Always and Eternally, per citarne due).

Anche questa volta, e di puro mestiere come in più di un'occasione, i Grave Digger riescono ad assestarsi (comodamente) oltre la sufficienza, pur senza convincere appieno. Gruppi come il combo tedesco, in ogni caso, continueranno ad avere una schiera di fan affezionata e fedele finché il metal esisterà. Perché i Grave Digger sono fatti della stessa materia di cui è fatto il metal: cuore, brutalità, emozioni e violenza. Sappiatelo: qualsiasi cosa facciate, il Becchino continuerà ad aspettarvi.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
77.11 su 118 voti [ VOTA]
InvictuSteele
Mercoledì 15 Settembre 2021, 19.43.13
8
L'ultimo grande album dei GD, che arriva dopo una sequela di album bellissimi e chiude un capitolo. Dopo di questa la band si è proprio rincoglionita. Voto 76
nonchalance
Giovedì 9 Febbraio 2017, 18.43.16
7
Per me - come penso si fosse già capito da un pezzo - i loro capolavori sono 3: "The Reaper" - "Heart of Darkness" - "Tunes of War". Considero, invece, la prima parte di carriera come una sorta di evoluzione dello stile ma, allo stesso tempo, come una perdita di personalità (essendo piena di scopiazzamenti..). Dopo la cacciata di Tomi Göttlich c'è stato un lieve appiattimento, in favore di un re-miscelamento dei suoni, grazie alle sicurezze acquisite con "Tunes.." (almeno, io la vedo così..). Poi, si sono succeduti i due "finti" seguiti della trilogia che, tutto sommato, niente aggiungono e niente tolgono..e, te lo dico, come loro fan di quel periodo! Sinceramente, dopo che ci fu il litigio con tanto di monicker "rubato" da parte di Uwe Lulis smisi di seguirli..però, riascoltandoli ora, sia "The Grave Digger" che "Rheingold" non mi sono dispiaciuti! Gli altri, appena avrò tempo, proverò a risentirli con un altro orecchio: per ora, mi paiono solo dei rimescolamenti di quanto già fatto in passato!
Joe91
Giovedì 9 Febbraio 2017, 15.53.29
6
I loro capolavori sono due, The Reaper e Tunes of War. A seguire io ci metterei Knights of the cross e the last supper. Il resto si divide tra mediocre (I primi 3, l'omonimo e gli ultimi 2), molto molto buono (excalibur, clans will rise again) e sufficienza piena (rheingold, ballads, heart)
nonchalance
Mercoledì 8 Febbraio 2017, 14.59.58
5
Joe91: Io non lo conosco bene e, quindi, non mi ci sono "affezionato"..se, per te, quello è il motivo nel dire "Migliore loro disco finora!", ci sta anche! Però, in generale, si deve considerare che hanno sfornato lavori decisamente più "ispirati"..
Joe91
Mercoledì 8 Febbraio 2017, 14.50.20
4
@nonchalance, li conosco e adoro quegli album, ma reputo pure THE LAST SUPPER al loro pari. Lo so, sono gusti, perché purtroppo questo disco ha ricevuto moltissime recensioni negative..
nonchalance
Martedì 3 Gennaio 2017, 15.47.15
3
@Joe91: Ti consiglio il trittico della reunion "The Reaper" - "Heart of Darkness" - "Tunes of War"..
Joe91
Martedì 3 Gennaio 2017, 14.34.38
2
Migliore loro disco finora! 90
Alexus Pries
Martedì 28 Maggio 2013, 16.47.52
1
mi piace!!! adoro divided cross!!!
INFORMAZIONI
2005
Nuclear Blast Records
Heavy
Tracklist
1. Passion
2. The Last Supper
3. Desert Rose
4. Grave in No Man's Land
5. Hell to Pay
6. Soul Savior
7. Crucified
8. Divided Cross
9. The Night Before
10. Black Widows
11. Hundred Days
12. Always and Eternally
13. Sleepless
14. Jeepers Creepers
Line Up
Chris Boltendahl (Voce)
Manni Schmidt (Chitarra)
H.P. Katzenburg (Tastiera)
Jens Becker (Basso)
Stefan Arnold (Batteria)
 
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