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27/12/24
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
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Pain Of Salvation - The Perfect Element I
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( 11525 letture )
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Cosa ci forma come individui? Perchè siamo fatti in un certo modo? Daniel Gildenlöw parte da queste e simili domande, per affermare l'idea che un ruolo fondamentale nella formazione di una personalità sia giocato dall'infanzia e dall'adolescenza. Sulla base di queste considerazioni, Daniel costruisce una storia che racconta di un ragazzo ed una ragazza che, per diverse ragioni, hanno perduto troppo presto la loro infanzia a causa di esperienze traumatiche e drammatiche, per cui tali circostanze non potranno che essere determinanti nel prosieguo della loro vita. I Pain of Salvation scelgono dunque di affrontare per questo loro terzo album delle tematiche molto forti e cariche di pathos, che li portano ad esplorare i lati più oscuri della psiche umana. La band si era già messa in luce con i suoi precedenti lavori, Entropia e One Hour by the Concrete Lake, due dischi che avevano suscitato grande interesse da parte degli amanti del metal prog: se è vero però che il terzo album è cruciale nella carriera di una band, potendo rappresentare quello della consacrazione definitiva, ciò è tanto più vero per questo The Perfect Element I, visto che da questo momento in poi i Pain of Salvation verranno riconosciuti come uno dei gruppi più influenti e rappresentativi del genere.
Naturalmente, il loro stile apre nuove vie rispetto a quanto ascoltato finora in ambito metal prog: si possono ravvisare, indubbiamente, influenze di gruppi come Marillion, Threshold, Pink Floyd o i Fates Warning della seconda metà degli anni '90, ma i Pain of Salvation presentano un sound con caratteristiche sensibilmente differenti. I brani sono caratterizzati da tempi spesso alquanto atipici ed evitano qualsiasi linearità melodica, mettendo da parte persino qualsivoglia velleità virtuosistica, privilegiando piuttosto un approccio più votato all'introspezione e rivolto all'aspetto emotivo della musica: è come se i Pain of Salvation traducessero in suoni le sensazioni provate dai protagonisti della loro storia, quasi come se costruissero un apparato sonoro in grado di proiettare l'ascoltatore all'interno della stessa trama, facendogli sentire quello che essi provano. La band riesce così a creare un profondo feeling, una sorta di empatia verso i suoi personaggi, tale che ciascuno possa rivivere e riconoscere in quello spettro di emozioni anche qualcosa delle proprie.
Che il loro stile si discosti dal metal prog classico, risulta palese già dall'opener Used: elementi crossover e voci ai limiti del rap fanno capolino in un brano molto intenso e di grande impatto. Questa canzone apre la prima parte dell'album, intolata As these two desolate worlds collide, il cui secondo capitolo è rappresentato da In the Flesh, un brano molto articolato, che prevede diversi cambi tematici: l'inizio è dolce e tranquillo, poi si evolve in crescendo e tra acuti di Daniel ed inserti di piano, giunge al finale con una chitarra acustica spagnoleggiante. È la volta di Ashes, senz'altro il brano di maggior impatto del disco, caratterizzato da un arpeggio che ricorda quasi un carillon: un motivo ricorrente all'interno del brano, che assai efficacemente segna un richiamo all'infanzia dei due protagonisti, in un momento di forte tensione, che esplode nello splendido ritornello. Una canzone davvero fantastica, della quale è difficile non innamorarsi. La prima parte si chiude con la delicata Morning on Earth ma la seconda, It all catches up with you when you slow down, si apre con una traccia, Idioglossia, che richiama espressamente il tema principale di Ashes: si tratta comunque di uno dei brani più complessi dell'album, ricco di spunti e che concede pure qualche spazio ad interessanti passaggi strumentali. Molto particolare anche Her voices, più delicata nelle sonorità, ma con intermezzi di gran gusto, tra percussioni tribali, duetti tra piano e chitarre intrisi di sonorità arabeggianti, tempi complessi, inserti di violino e cori imponenti. Un altro brano soft, Dedication, anticipa la splendida King of Loss, traccia che mette in risalto l'abilità dei Pain of salvation nel muoversi tra atmosfere soffuse e sonorità dure (la band qui tocca in certi frangenti forse i momenti più aggressivi dell'album), in un continuo gioco di chiaroscuri, volteggiando tra diversi umori e stati d'animo. La terza ed ultima parte, Far beyond the point of no return, comincia con un classico brano di metal prog, Reconciliation, prima che la band calmi un po' le acque con due tracce più tranquille ed atmosferiche come Song for the innocent e la breve strumentale Falling, dal sapore pink-floydiano. Il gran finale è affidato alla title-track, un brano di oltre dieci minuti di durata, che rappresenta la perfetta conclusione di questo splendido disco: anche in questo caso si tratta di un pezzo molto articolato, che prevede persino inserti sinfonici e voci femminili e nel quale la band sperimenta diverse soluzioni di notevole interesse, dimostrando di essere ancora in grado di stupire ed affascinare fino alla fine, nonostante The Perfect Element I si sviluppi nell'arco di ben settantadue minuti.
Bellissimo disco, che ci mostra una band nel pieno della maturità e che ha ormai raggiunto i vertici della propria capacità espressiva e creativa. A distanza di un decennio, lo ascoltiamo ancora con immutato amore e, forse, diciamo la verità, anche con un pizzico di nostalgia.
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VOTO LETTORI
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86.32 su 126 voti [
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24
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....ottimo lavoro....molto complesso ed emozionante....bellissimo... |
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23
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Dopo due album già notevoli e che dimostravano una genialità che il 99% delle band prog potevano sognarsi, i Pain of Salvation calano il cosiddetto carico da dodici! C'è solo una parola per raccontare questo album : capolavoro !!! Insieme al successivo Remedy Lane semplicemente pietra miliare del metal di inizio millennio. Ashes una delle più belle canzoni scritte in quegli anni, ma i brividi si susseguono per oltre settanta minuti. Voto 97 |
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22
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per me è difficile recensire un album nella sua interezza, e in questo sito l'ho fatto solo per dead winter dead dei savatage.
questa produzione dei pain of salvation è infatti troppo complessa per la mia comprensione musicale che si basa solo sul piacere dell'ascolto e non sulla conoscenza tecnica della musica.
tutto l'album è di un livello superiore come melodia e vocalità nonché come difficoltà di comprensione rispetto alle pur enormi produzioni metal-prog di gruppi contemporanei.
eppure di fronte a tanta bellezza complessiva mi hanno folgorato due minuti dell'ultimo pezzo tra il minuto 4,30 e 6,30, un crescendo strumentale, vocale, quasi un inno di disperazione e di rinnovata speranza in cui si realizza tutto il concept...difficile tenere una tensione così spasmodica dalle prime note dell'album sino alla fine dell'ultima canzone.
sarà un'opera studiata come musica classica di fine novecento tra 100-200 anni così come noi oggi studiamo mozart e verdi.buon ascolto a tutti quanti |
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21
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Album molto sopravvalutato ...preferisco remedy lane e in the passing light of day ...anche se one hour the concrete lake rassenta la perfezione... che casino di capolavori hanno prodotto...che band !!!!! |
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20
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Disco di livello altissimo. Personalmente adoro i POS in versione acustica (12:5, i due Road Salt, Falling Home), mentre il loro metal, cosí influenzato dal nu non mi piace. Per cui di questo disco amo le rivisitazioni successive piú che la versione originale. Idionsincrasia personale verso tutto quello che ricorda il nu metal e affini. |
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19
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Venata di tetri presagi, la rivisitazione del recensore che inventa una (delicata) "morte mattutina" a chiosa della prima parte dell'album, surclassa senza appello la banale idea di partenza della band. |
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Un'opera d'arte autentica, amore a primo ascolto, prog metal personalissimo con un Gildenlöw in forma strepitosa, ritmiche di tutti i tipi, variegato, difficile trovare la canzone migliore, forse "In the flesh" e "Idioglossia". La cosa che più spaventa di quest'album (e anche del successivo, altro grandissimo lavoro) è come ogni assolo sia sin da subito facilmente memorizzabile e distinguibile. Con i DT a me, soprattutto negli ultimi lavori, ci vogliono molti ascolti prima di ricordare certe ascolti a tutta velocità. Di diritto nella top 10 degli anni '10 e nella top 10 del prog metal. Questa band ha il merito insieme a Devin Townsend e ad Ayreon di aver salvato questo genere a inizio millennio. 100, lo metto alla pari di I&W e Operation:Mindcrime (che comunque non considero prog, ma rimango in linea con le etichetta del sito). |
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17
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Bello da far uscire di senno. Lo amo senza riserve. Semplicemente PERFETTO. 100. |
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16
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Indubbiamente bello, autenticamente prog, con un cantante straordinario, ma non è scoccata la scintilla, malgrado l'eccellenza di Morning on Earth, Dedication e Reconciliation. 75 |
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Stupendo.. La prima volta che lo ascoltai rimasi senza parole, ci sono delle melodie stupende e dei passaggi da brivido.. Incredibile dall'inizio alla fine |
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80 bel disco sicuramente, ma solo io considero capolavoro il successivo e non questo??? Forse sono troppo io commerciale come gusti? bah.... |
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Disco strepitoso,ma solo ci sento un pizzico di Faith No More soprattutto nella song "Used"?Vabbè,cmq per forse 90 è troppo,ma 85 sicuro! |
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Mentre camminiamo attraverso le ceneri Sussurro il tuo nome Un assaggio di dolore a cui aggrapparsi Mentre camminiamo attraverso le ceneri Si sussurra il mio nome Chi è quello con la più malata mente ... ora? (DA ASHES) @AELFWINE... la tua cultura musicale e' colata a picco...... |
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11
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Per me uno dei più begli album prog della storia, voto giustificatissimo. Peccato che dopo quest'album sono colati letteralmente a picco, a parer mio si salva solo un po' Remedy Lane... |
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10
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Entropia mi aveva sconvolto dalle viscere; One hour by the concrete lake mi aveva fatto solo confermato come i PoS potessero diventare davvero un baluardo del progressive, ma quest'album è pieno di gioielli nel vero senso del termine. Stanno per raggiungere il vertice, quello toccato con Remedy Lane e BE. 85 |
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9
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per me "fandango" è la canzone prog metal più bella degli ultimi 15 anni |
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Io invece ho un bellissimo ricordo del concerto all'Alpheus il 27 febbraio 2007. Meet 'n greet post concerto, autografi con dedica, strette di mano, pacche sulle spalle. Incredibili persone. Mi spiace solo di non aver visto all'opera Kristoffer, già andato via nel 2005/6... Un concerto che non dimenticherò mai! E chi non cnosce i POS in generale, non può parlare di Prog Metal. |
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7
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io me li ricordo nel 2003 al meet and greet organizzato dal fan club al"Indian saloon" il giorno dopo il gods of metal.Tutta la band molto disponibile fin dal primo pomeriggio,foto,autografi,chiacchiere tra i fans,pensare che nel 2002 ero andato a vedere i Theater solo per loro. Grandioso disco,lo ripeto,chi non ce l'ha non può parlare di prog metal |
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6
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Ma quanto mi piace leggere commenti come l'ultimo di ayreon! La penso alla stessa maniera.. POS,Q e FW sono le mie band Progressive Metal preferite in assoluto... Questo disco è semplicemente un capolavoro! Solo Remedy Lane riuscirà a sublimare quanto espresso in questo platter. Per il resto, lo si evince dal titolo stesso: questo disco è... PERFETTO! |
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5
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anch'io,persino meglio di "Images and words",al pari con "Operation mindcrime "e "Perfect simmetry" |
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4
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Lo metto fra i primi 5 dichi che preferisco! Bello, bellissimo, emozionante, commovente. Un disco prefetto! |
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100 non li meritava ? io peraltro sono tra i fortunati che ha la special edition con video e samples mp3. Capolavoro è dir poco,è un disco che ha aperto la nuova strada al prog metal,già iniziata con "Entropia" e "One hour....". Non mi stanco mai di ascoltarlo.è fantastico,la sola accoppiata "Used-Ashes" è da pelle d'oca |
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2
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Disco stratosferico!! Ashes è una delle più belle canzoni che abbia sentito.... |
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1
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capolavoro assoluto del prog metal... altro che Dream Theater... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Used 2. In the Flesh 3. Ashes 4. Morning on Earth 5. Idioglossia 6. Her Voices 7. Dedication 8. King of Loss 9. Reconciliation 10. Song for the Innocent 11. Falling 12. The Perfect Element
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Line Up
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Daniel Gildenlöw (lead vocals, guitar) Kristoffer Gildenlöw (bass, backing vocals) Johan Langell (drums, backing vocals) Fredrik Hermansson (keyboards, steinway, samplers) Johan Hallgren (guitars, backing vocals)
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