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07/02/25
𝗪𝗘 𝗙𝗨𝗖𝗞𝗜𝗡\' 𝗚𝗥𝗔𝗩𝗘 𝗣𝗔𝗥𝗧𝗬 (day 1)
SLAUGHTER CLUB, VIA ANGELO TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)
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Dalla Russia con furore. Chiunque storca il naso al solo pensiero di un gruppo folk-metal made in Moskov badi bene di non comunicare il proprio “disappunto” alla fascinosa singer degli Arkona, Masha “Scream” (omen nomen). Nella migliore delle ipotesi, potrebbe assistere a una notevole lezione sulla mitologia slava e sulle influenze svedesi nello sviluppo del folklore russo. Altrimenti, considerato il carattere non proprio accondiscendente dei moscoviti, l’opzione più ragionevole sarebbe il primo volo direzione Honolulu, tenendo anche conto che tutti i membri del gruppo sono soci della (non esattamente pacifica) organizzazione pagano/nazionalista Vyatichi. Addio marzialismo sovietico e geometrie bolsceviche, quindi: gli Arkona puntano dritti alle origini, epoche di battaglie e invasioni, guerrieri e menestrelli. Costretti a colmare un gap geografico che li ha spesso tenuti lontani dal panorama musicale occidentale, i Nostri sono saliti alle luci della ribalta grazie al contratto con label notevole (Napalm Records) e ad una serie di concerti nei maggiori festival europei: il minimo per una band con cinque album e due live all’attivo, ma curiosamente sempre distante dai riflettori che contano.
Lepta è la seconda fatica di Masha e soci, seguito dell’interessante debutto DVozrozhdeniye. Strutture più complicate e arrangiamenti maggiormente intricati lo pongono come il punto di snodo di una discografia che troverà poi nel capolavoro Goi, Rode, Goi! la sua sublimazione massima. Già il primo brano, Sotkany Veka, mette subito in chiaro il marchio di fabbrica del combo russo: poche note di tastiera a dare il via a un’epica cavalcata sulla steppe siberiane. Il cantato è acuto e graffiante, tutta la rabbia della poco più che ventenne cantante si rovescia dalle casse nella lingua originale del gruppo: quello che potrebbe essere un limite all’ascolto, un idioma totalmente sconosciuto, è invece enfatizzato ed esaltato, risultando una marcia in più. Note a cascata sorrette da una sezione ritmica fluida e compatta: splendido il lavoro svolto da Vladimir “Volk” con gli strumenti tipici del folklore moscovita. Giusto il tempo di tirare un sospiro che l’attacco di Lepta O Gneve lascia spiazzati: un’ondata black metal devastante che richiama i primi Dimmu Borgir, con brevi passaggi sinfonici e un refrain con una notevole alternanza voce pulita-scream. È questo il brano che incarna meglio il miscuglio di generi a cui gli Arkona danno vita: passaggi puramente folk si alternano a sfuriate estreme, mentre un gioco di tastiere garantisce il costante appeal epico che contraddistingue l’intero lavoro. Il ritmo rallenta leggermente nella successiva Chernyje Debri Vojny, vera perla dell’intero repertorio pagan folk russo: il lavoro di Vlad “Artist” al sintetizzatore prende il largo dopo un incipit acustico e crea una barriera onirica e ipnotica modellata sull’immagine di antichi incantesimi e disperati assalti a vecchi castelli. Impressionante la voce di Masha, vera colonna portante del gruppo e oscura narratrice dell’epopea. Lo schema viene ripetuto con maggiore furore epico in Zarnitsy Nashey Svobody, risultando per certi versi alquanto autocompiaciuto e ridondante. L’(ab)uso dell’elemento tastieristico mira a rendere più “alto” l’approccio alla materia mitologica, ma spesso finisce per appesantire ulteriormente un prodotto non di facilissima fruizione. Gli Arkona danno il meglio quando tornano a volare su ritmi folkeggianti, come in Vijdu Ja Na Volushku: l’attacco catchy prelude a un ritmo forsennato da festa di paese, in cui la voce pulita e una struttura piuttosto semplice scaraventano l’attenzione in un puzzolente vorticare di giovani sottane intontite dalla vodka e dal caldo di una bettola strapiena. L’epicità tragica di un mito lontano ritorna nella possente Voin Pravdy che spiana la strada alla traccia più lunga dell’album, Marena, suite di sette minuti e manifesto di tutto lo stile e gli eccessi degli Arkona: tastiere alla Symphony X si mischiano a un cantato puramente black con brevi intermezzi di angeliche voci lontane, giusto prima che la doppia cassa e l’intera strumentazione etnica guidino nuovamente il prorompente assalto alle fortezze nemiche. Forse un po’ troppo, anche per l’orecchio più a proprio agio nel miscuglio sonoro a cui il folk metal ci ha abituato nel corso degli anni. Il rullo di tamburi lontano introduce uno splendido epilogo, trascinato dalla suadente melodia di un flauto che sembra uscire dalla nebbia infernale per un’ultima, dannata danza: due minuti da brivido, prima che la voce potente di Masha ci riconduca sulla strada del risveglio nazionale russo.
È indubbia la capacità degli Arkona di incarnare quello che è lo spirito nazionalista tipico delle loro origini slave, segno di una rinascita post-sovietica non prettamente musicale. Tantissima carne al fuoco in questo secondo lavoro, una enorme mole materiale che verrà rielaborato nei successivi cinque anni (e due album) fino a giungere alla consacrazione definitiva con Goi, Rode, Goi!: ciò che rimane di Lepta è probabilmente un senso di saturazione, di stanchezza finale non totalmente appagata, figlia di una struttura delle singole tracce spesso poco incisiva e un po’ troppo ridondante. Ma l’originalità è indubbia e servirà giusto un pugno di anni prima che questa trovi la propria sublimazione, musicalmente e discograficamente parlando. Una sorta di epico antipasto alla gloria a cui va dato il merito di contribuire (nel suo “piccolo”) a un’opera costante di rinascimento popolare, testimonianza di un contesto difficile e figlio di un legame con la propria tradizione e con le proprie origini che è una lezione importante per il paffuto mondo occidentale. E scusate se è poco.
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5
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Qua ci siamo pienamente! Rispetto ad Ot.. Diretto come piace a Me.. Senza tante divagazioni e momenti di stanca tanto per superare i 60 minuti.. Comunque se il Recensore considera già questo "ridondante", chissà come giudica Ot.. In ogni caso confermo: Gruppo notevole.. |
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4
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sono di mosca, stando a quanto scrivono sul web (myspace ecc) |
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3
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Una piccola annotazione.... in teoria dovrebbero essere Pietroburghesi e non Moscoviti.... Se è così è come dare a un romano del milanese e viceversa! Non è che ne siano proprio felici..... |
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2
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Bella recensione, bel disco anche se son in disaccordo con la primissima riga, cioè per me il folk russo è stupendo, ma è irrilevante. Comunque complimenti. |
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1
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Arkona °°°°° Lepta °°°°°°°°°° |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sotkany Veka 2. Lepta o Gneve 3. Chernye Debri Voiny 4. Zarnicy Nashei Svobody 5. Vyidu ya na Volushky 6. Voin Pravdy 7. Marena 8. Epilog 9. Oi, to ne Vecher...
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Line Up
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Masha "Scream" Arhipova (Voce) Sergej "Lazar" (Chitarra) Ruslan "Kniaz" (Basso) Vlad "Artist" Sokolov (Batteria, Tastiera)
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