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21/04/25
MAXIMUM FESTIVAL 2025
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Fates Warning - Inside Out
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( 10258 letture )
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Inside Out esce nel 1994 e segue un percorso intrapreso dai Fates Warning con i precedenti due album, Perfect Simmetry del 1989 e Parallels del 1991: potremmo immaginarli come una sorta di trilogia, poichè, per quanto si tratti di tre dischi in realtà slegati tra loro, di fatto sono inquadrabili in un periodo ben preciso nella discografia della band del Connecticut e senz'altro accostabili dal punto di vista stilistico. Con questi tre dischi, i Fates Warning, dopo aver lasciato alle spalle le sonorità maideniane dei primi lavori, hanno definitivamente accolto ormai nel proprio sound elementi progressivi, pur senza cimentarsi in brani di ampio respiro come avevano fatto con The Ivory Gates of Tower (nell'album No Exit), preferendo limitarsi ad un metal molto tecnico, con un sound più fresco, che privilegiasse anche spunti melodici. In effetti, tra i tre dischi in parola, Inside out viene spesso considerato il più debole, quello meno ispirato. A nostro avviso, si tratta però di un disco di pregevole fattura e sarebbe certo un errore sottovalutarlo.
La band in realtà compie una scelta di fondo molto importante: i Dream Theater, infatti, erano diventati la band metal prog più celebre, ottenendo un enorme successo in tutto il mondo dopo la pubblicazione del capolavoro Images and Words. Ebbene, i Dream Theater non hanno tuttavia mai avuto difficoltà nell'indicare i Fates Warning come loro maestri e principali fonti d'ispirazione (peraltro tra i due gruppi nacque presto una solida amicizia che permane dopo tanti anni e che nell'immediato portò anche ad un tour insieme): Matheos e compagni avrebbero potuto cavalcare la cresta dell'onda e cercare il successo facile, ma non fu così. Inside out dimostra invece come essi abbiano preferito proseguire per la propria strada, seguendo il percorso intrapreso con i due precedenti album, infischiandosene di snaturare il proprio sound e suonando semplicemente quello che sentivano di fare. Una mossa che forse nell'immediato non porterà molta gloria, ma che con le successive uscite consentirà loro di godere di un prestigio e di un consenso pressochè unanime.
Dal punto di vista tecnico, la prova della band su Inside out è davvero eccelsa: tutti i membri dei Fates Warning sfoderano una performance superlativa, con una menzione speciale per il batterista Mark Zonder, davvero mostruoso e di incomparabile bravura. In realtà, ad un ascolto superficiale, potrebbe peraltro sembrare che non faccia poi nulla di eccezionale, ma basta porre un po' di attenzione per accorgersi che invece è lui a rendere semplici, grazie alla sua classe, parti che in realtà sono alquanto complesse. Insomma, davvero un batterista di un altro pianeta.
Il disco è molto bello però soprattutto per le canzoni. La tracklist comprende un sapiente mix di tracce dal riffing deciso e di forte impatto, altre melodiche e delicate, più un paio tendenzialmente più innovative o sperimentali.
Al primo gruppo appartengono brani come l'opener Outside Looking In, Pale Fire, Shelter me, Down to the Wire e Face the Fear: si tratta di canzoni trascinanti, con un riffing deciso, una ritmica complessa e una forte tendenza alla melodia nel ritornello, a volte persino alquanto catchy, come nel caso di Pale Fire e Shelter me. Un altro gruppo di canzoni presentano invece una forte connotazione melodica e viene dato maggiore spazio alla chitarra acustica: così Island in the Stream, bellissima ballata che diventa praticamente irresistibile quando sul finale s'inseriscono le chitarre elettriche, Inward Bound, una breve strumentale per la verità non particolarmente entusiasmante e la conclusiva Afterglow, malinconica ed emozionante. Molto particolare invece un brano come The Strand, alquanto fuori dagli schemi, così come il capolavoro del disco, rappresentato da Monument. Si tratta di un brano alquanto innovativo, sia a livello di songwriting che per la sua realizzazione tecnica, scandito a metà da due bellissimi e prolungati assoli, uno da parte di Aresti con la chitarra elettrica e l'altro da parte di Matheos con quella acustica, senz'altro destinato a diventare uno dei classici della band.
Ad ogni modo, va evidenziato anche che Inside out chiuda un ciclo nella carriera dei Fates Warning: è l'ultimo album infatti dove suonano due membri storici, il chitarrista Frank Aresti (subentrato a Victor Arduini nel 1986) e il bassista Joe DiBiase, unico, insieme a Matheos, tra i membri fondatori ad essere rimasti ancora nel gruppo. Una separazione del tutto amichevole, imposta dal fatto che la band ormai era cresciuta parecchio, richiedendo un impegno maggiore di quanto alcuni dei vecchi componenti potessero permettersi e dal fatto che la direzione musicale, ormai saldamente nelle mani di Matheos, stava prendendo una piega molto differente rispetto al passato. Una separazione all'epoca dolorosa, anche per i fans, ma forse necessaria, specie se si pensa ai dischi che seguiranno, primo tra tutti A Pleasant Shade of Gray, a parere di chi scrive, il più grande capolavoro della band. Inside Out è però l'ultimo prodotto dei vecchi Fates Warning, intesi cioè nella loro formazione storica (al di là di estemporanee reunion), che ha scritto splendide pagine in ambito metal. Forse, in fondo, i successivi Fates Warning, pur mantenendo lo stesso monicker, possono quasi considerarsi un'altra band, tale sarà la svolta operata a livello stilistico. E questo, in fondo, può essere anche un ulteriore motivo per godersi ed apprezzare questo splendido album.
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VOTO LETTORI
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87.00 su 143 voti [
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@Crimson, non ha capito dove siamo in disaccordo, o forse mi sono spiegato male io, nell’ estetica e nelle intenzioni probabilmente, No Exit è un disco che oltre a presentare n cantante del tutto diverso dal precedente offre spunti differenti con la suite The Ivory gates... di 20 minuti in ambito metal senz’ Altro album na novità certo è un evoluzione del disco precedente ma l’approccio vocale a mio parere le stacca parecchio da Awaken. Personalmente penso che diventino “ Fates Warning a patire da Perfect Simmetry con l’ ingresso in formazione del fenomenale Marc Zonder, in questo senso il vero disco di “rottura” con l’ US power Metal è Perfect Simmetry. |
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11
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@Luka2112 Non è proprio così. Innanzitutto, No Exit è sia un’evoluzione - portando all'estremo la pesantezza (molto sul power-thrash) e aumentando ancora più i passaggi tecnici- sia un proseguimento di quanto fatto su Awaken. Ma non è più complesso di un Awaken per dire, solo parti da lì per evolversi aggiungendo altro come sempre fatto dalla band. Quello che cambia è soprattutto l'atmosfera, ovviamente non essendoci più Arch con le sue melodie e il fatto che la musica ed i riffs non venga più composta e costruita appositamente per quelle melodie. Come ogni album dei Fates, ci si evolve, si va avanti rispetto a quanto fatto: The Spectre è differente da Night on B, così come Awaken lo è da Spectre ecc. Se c'è uno stacco più evidente è quando hanno abbandonato del tutto il power metal, con Perfect Symmetry.
Ora, secondo me c’è proprio un problema di concetto di prog e di visione storica se si considerano album come The Spectre Within e Awaken the Guardian “solo” heavy/power metal, sono certamente album US power ma sono anche primi esempi concreti di progressive metal: all'epoca, nel 1985-86 semplicemente non esisteva un gruppo così complesso, così stratificato, così barocco, così "oltre" rispetto al normale heavy come lo erano i FW (c'erano giusto i Watchtower, che erano più tecnici ma non più complessi). Spectre espande il concetto di heavy metal verso il prog (Night on Brocken partiva dagli Iron Maiden con “un po’ più di prog”) portandolo al limite e con Awaken ormai questo limite viene portato all'eccesso e superato, raggiungendo un punto di non ritorno verso il prog. Sono album che tuttora, specie il secondo, risultano di una complessità unica - e se pensiamo all'epoca davvero fuori dal comune - e progressive nella struttura delle canzoni, nelle arzigogolate architetture e tessiture ritmico-melodiche, nella concezione della musica (Arch si inventa un modo unico di scrivere melodie, che trova piena estrinsecazione in Awaken). I Fates Warning poi per tutti gli anni '80 proseguono la ricerca della complessità strutturale, ritmica e tecnica con l'apice in tal senso Perfect Symmetry (il quale avvia anche una ricerca sonora, melodica, abbandonando il power per un heavy più melodico). Con gli anni '90, cambiano ancora, come al solito proseguendo quanto fatto ma evolvendosi in altro (ed è soprattutto qui che Matheos, da sempre mastermind della band, prende del tutto le redini del gruppo: Parallels è interamente composto da lui): Parallels è sia una evoluzione sia una prosecuzione di PS (come tra PS No Exit, tra No Exit Awaken ecc), ancora più melodia e questa volta, per la prima volta, focalizzazione sulla forma canzone "standard" - cioè come fare un disco prog con canzoni dalla struttura più semplice e accessibile nella forma e struttura e dalle melodie accattivanti. Ora, posto il fatto che i Dream Theater hanno creato un loro stile personale ecc, ma i DT partono proprio dalle ricerche fatte dai Fates Warning in questi 6 album (e così come saranno rintracciabili in tutte le altri band “di genere” a venire): detto in maniera semplice e rozza se sommi Awaken the Guardian+Perfect Symmetry (con NE e TSW)- più le ricerche sonore dei ‘ryche- ottieni When dream and day Unite ovvero power metal progressivo complesso e stratificato (numerosi cambi di tempo, "canzoni nelle canzoni", mille passaggi), tono epico-sognante+melodia feeling "futuristico-intimista" e passaggi tecnici e arzigogolati. Con Parallels, ricerca melodica in più, quel senso etereo, quell'attenzione alla forma canzone quindi a passaggi più accattivanti e mantenendo tutto quello di prima, si arriva ad Images & Words.
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10
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I Fates Warning hanno anticipato l’onda del Metal Prog che i Dream Theater riusciranno a cavalcare ottenendo il successo di massa che Matheos e soci avrebbero altrettanto meritato. Tuttavia l’approccio musicale delle 2 Band è decisamente diverso. Meno legato all’ estetica del tecnicismo esasperato, quello dei Fates Warning, alla fine risulta meno immediato e e meno “ calcolato” senza nulla togliere ai Theater.Inside out è comunque un disco ingiustamente sottovalutato l’unico punto che ha in comune con i due precedenti è la Line Up che dal successivo muterà definitivamente è il timone passerà nelle mani di Jim Matheos con grandi risultati.Il vero album di transizione è soltanto NO EXIT dove le reminiscenze Metal degli inizi vengono integrate con Elementi progressivi ben precisi laddove nei primi albums erano escursioni occasionali; è anche il banco di prova per il giovane e talentuoso Ray Alder che da qui in poi sostituirà Il Singer Fondatore John Arch, che ritroveremo parecchi anni dopo nei sorprendenti Arch/ Matheos. |
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9
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Album bellissimo. Difficile replicare dopo un masterpiece come Parallels, ma alla fine non ci vanno poi così tanto lontano. A parte Monument, capolavoro indiscusso, splendide le ballate Island in the Stream e Afterglow, ma anche le più orecchiabili Pale Fire e Shelter Me. Visti in quell'anno insieme ai DT, furono semplicemente incredibili. Voto 87 |
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8
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Come sempre bravi, ma senza il colpo da maestro, eccezion fatta per Monument che offre una gamma infinita di colori che fanno gridare "finalmente!". Buone anche le melodiche Island in the stream e Afterglow. Il resto mi lascia freddino. Voto 73 |
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7
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Ben suonato, belle canzoni , senza fillers e ben prodotto...99 |
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6
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Per me è il punto più alto della carriera del gruppo. Uno dei miei tre album preferiti di sempre. Canzoni perfette sotto tutti i punti di vista: tecnica, melodie, voce. Voto 99 |
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5
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bella recensione ma li ho sempre considerati senza anima. in una parola: FREDDI! |
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bella recensione ma li ho sempre considerati senza anima. in una parola: FREDDI! |
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LOL ho sbagliato io a selezionare il genere DDDDDD |
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Prog Death? Ma siamo impazziti?! Se è un errore involontario comprendo, altrimenti... Buona recensione, disco eccellente |
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Prog death!?!?!?! Ma sicuri? Cmq disco bellissimo |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01 Outside Looking In 02 Pale Fire 03 The Strand 04 Shelter Me 05 Island in the Stream 06 Down to the Wire 07 Face the Fear 08 Inward Bound 09 Monument 10 Afterglow
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Line Up
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Ray Alder - Voce Jim Matheos - Chitarre Frank Aresti - Chitarre Joe DiBiase - Basso Mark Zonder - Batteria
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