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17/01/25
SRL + LOCULO + VOX INFERI + NECROFILI
CLUB HOUSE FREEDOM, VIA DI BRAVA 132 - ROMA
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I Cult si sono sempre basati, quasi esclusivamente, sul binomio immarcescibile dei due fondatori, il carismatico e lungocrinito singer Ian Astbury e il chitarrista platinato Billy Duffy. I due provenivano da due diverse band gothic rock attive nei primi eighties: i Southern Death Cult (il cui cantante era appunto Astbury) ed i Theatre of Hate (in cui Duffy aveva ricoperto il ruolo vacante di chitarrista per breve tempo). Entrambi abbandonano i rispettivi gruppi nell'83 per mettere in piedi i Death Cult, nome abbreviato della vecchia band di Astbury (ricavato da quello di una tribù Indiana del delta del Mississippi del XIV e XV secolo, essendo lui un appassionato di cultura nativo-americana); in quell'anno stesso il combo, con al basso Jamie Stewart e alla batteria Ray Mondo, pubblica un ep omonimo ed il singolo Gods Zoo. I primi due album dei The Cult, nome definitivo scelto, sono Dreamtime del 1984 e soprattutto Love del 1985, vengono caratterizzati da un sound che coniuga il post punk/gothic rock delle origini con sonorità ispirate al rock psichedelico degli anni settanta e una forte componente new wave tanto di moda in quei periodi. Da Love vengono estratte le bellissime Rain e She Sells Sanctuary, che donano al quartetto fama, video e quindi vendite cospicue con possibilità di girare live, tra parentesi li ricordo molto bene in parecchie esibizioni dal vivo in Italia, soprattutto nella mia città, Torino. Il remix di Rain, ribattezzato (Here Comes the) Rain verrà inserito nel horror film nostrano, Dèmoni 2. Nel 1986 la band, sul punto di pubblicare l'album Peace, registrato interamente presso i Manor Studio di Oxfordshire sotto le scelte produttive di Steve Brown, già dietro la consolle vetrata del predecessore Love, si ritiene insoddisfatta dei risultati ottenuti e decide di ri-registrare interamente le tracce, scegliendo un grande alchimista musicale come Rick Rubin nel ruolo di nuovo produttore.
La casa discografica muove delle resistenze a fronte di 250 mila sterline spese inutilmente, ma deve cedere innanzi alle pressioni e al non trovarsi in mano un prodotto valido da commercializzare. Il disco, nuovo di pacca, viene titolato Electric, e segna una trasformazione radicale dei Cult, da gruppo con sonorità new wave e goth rock (di cui rimanevano tracce molto labili sul troppo leggerino Peace) a combo di vero hard rock classico, assai vicino agli stilemi tipici di gruppi degli anni '70, sopratutto AC/DC, con una base di riff energici, ottimi assoli acidi e atmosfere boogie-blueseggianti. Tutte le song vanno ascritte al talento delle due menti Ian e Billy, eccetto la mitica Born To Be Wild (Steppenwolf) inclusa come traccia nove del disco. L’apertura del fiore selvaggio è scoppiettante, sound nudo e scarno ma terribilmente eccitante, Wild Flower veicola il rinnovato entusiasmo dei Cult con una prova che lascia a bocca aperta dal “plaisir”. Fiutatone il potenziale, la label lo pubblicherà come secondo singolo nell’estate del ‘87, tutto secondo logica. Peace Dog è martellante nel refrain e scaturisce energia saltellante, la chitarra erutta su una base ritmica semplice ma incisiva, una vera costante dell’intero timing con una batteria prodotta pochissimo ma efficace, mentre Lil' Devil si scatena lungo un riff della sei corde mentre solo il basso da riempimento; chorus coinvolgente con Astbury che diventa il cantore del hard rock di cultiana memoria. Solo semplice ma che fa suonare ad ognuno la propria e personale air guitar, tanto scuote le coscienze. Aphrodisiac Racket è ariosa ma meno pungente delle prime tre tracce, Electric Ocean bagna la corteccia cerebrale con giri di chitarra segaligni ma il ritornello non è nulla di che, Bad Fun invece rispolvera atmosfere che hanno qualcosa di wave ma con strumenti accordati rock che setacciano montagne di polvere, più quantità che qualità, a parte nel solo di Billy Duffy. King Contrary Man è energetica, chitarra e voce su tutto, poi arriva il masterpiece, il capolavoro dell’intero platter, la magnifica Love Removal Machine. Attrae, distrugge, riconcilia con la vita, fotte l’amore, sin dal primo colpo di charleston, poi tutto diventa fulgida follia con quel basso scodinzolante che entra tre giri dopo l’inizio; Ian lancia l’urlo di battaglia “Baby, Baby, Baby...”, Duffy soffoca la sua chitarra che gli si rivolta contro, grida, fischia, stride, battaglia, per poi perire tra dolori lancinanti... oh, che roba grandiosa con un finale al fulmicotone. Bolgia generale! La cover di Born to Be Wild, comunque la si suoni, e qui appare molto sanguigna e hard-sonica, è sempre un highlight lucentissimo, Outlaw è scatenata da grande ritmo e chorus perfetto, la spezzata Memphis Hip Shake conclude molto degnamente un album memorabile.
Mancano un paio di pezzi di leggera, ulteriore qualità, ma in ogni caso Electric è uno smisurato album da ascoltarsi in tutte le stagioni se si vuole far godere i padiglioni auricolari. Durante il tour che ne seguì, negli USA, i Cult vennero anche supportati dagli allora sconosciuti Guns N' Roses. La line-up fu rinforzata immettendo Kid Chaos (conosciuto come "Haggis" e "The Kid") al basso, spostando Jamie Stewart (bassista sull’album) alla rhythm guitar, i Cult presenziarono anche al prestigioso Roskilde Festival. Al termine delle esibizioni live, Electric viene dichiarato disco d’oro in Gran Bretagna e vende oltre tre milioni di copie in tutto il mondo. Astbury e Duffy silurano il batterista Les Warner, che li citerà in giudizio anni dopo, cacciano il vecchio management, perdono Kid Chaos per strada (entrerà nei Four Horsemen su indicazioni di Rick Rubin) si tengono stretto Jamie Stewart e partono alla volta degli States dove incidono 21 nuovi pezzi per il nuovo lavoro e trovano un manager. Una svolta importante che darà vita a un tempio sonico. Ultima curiosità: l’album molle e poco ficcante che doveva intitolarsi Peace verrà poi pubblicato, in fase semiclandestina, qualche tempo dopo; nulla di trascendentale: vale come documento da compararsi con il finale e rivoluzionato Electric. E meno male che è andata così.
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MI capita di risentirmi Peace in questi giorni. Vero che forse non avrebbe ottenuto quel successo di Electric, ma quanto è più di cuore... |
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Per me è un gran disco di hard rock fumante. Il cambio di direzione rispetto al meraviglioso Love può essere spiazzante, ma amo The Cult, in tutte le versioni, e questa è una delle mie preferite…dai, minimo 85… |
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Disco grezzo, semplice, scopiazzato qua e là, ma continuo a rimetterlo sul piatto ogni mese da quando è uscito. Quindi significa che funziona eccome... |
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22
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Mi sono imbattuto in questo album talmente tante volte che alla fine l'ho preso (insieme al successivo). Addirittura ho letto in un articolo e in un libro che unitamente a Perfect Strangers e i debutti di Badlands, Thunder e Black Crowes è l'album che ha consentito al genere hard rock di sopravvivere e Eletric in particolare a preparare i ragazzi USA all'arrivo dei Guns. Mah...la chitarra fumante di Billy Duffy è ottima, ma la voce di Ian Astbury in questo contesto non la vedo proprio. Ho consumato, divorato e adorato Love. Lì era perfetto. Qua malgrado l'eccellenza di King Contrary Man, Lil' Devil Bad fun e la cover di Start me Up qua intitolata Love Removal Machine mi pare fuori contesto (e la cover di Born to be wild è proprio scarsa). 73 |
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21
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Forse non il loro album più ispirato a livello di idee, c'è sempre un odore di plagio nell'aria. Quanto a potenza e impatto nulla da dire, discone. Voto 80 |
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20
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Voto 85. I primi dischi dei cult sono uno più bello dell'altro. Peccato che, live, non mi abbiano mai entusiasmato. |
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18
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Bel disco di sano e potente hard rock!
Ammetto che mi ci sono avvincato anni fa grazie ai Guns N Roses.
Comunque il top resta Sonic Temple. |
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17
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Non male anche la prima versione ("Peace"), anche se ancora ancorata al passato. Soprattutto le escluse.. |
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16
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Intramontabile.
Comprato all'epoca dell'uscita e fatto suonare regolarmente almeno un paio di volte all'anno.
Astboury uno dei miei vocalist preferiti |
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15
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Il loro miglior disco da quando hanno svoltato verso l'hard rock. Pezzi robusti e con un grande Ashbury . |
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Comprato quando ero ancora imberbe e dopo tanti anni lo apprezzo ancora. Un ottimo disco nudo e crudo come piace a me. |
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All'epoca, pur senza entusiasmarmi eccessivamente, Electric non mi spiaceva, ma ho sempre ritenuto Love l'album per eccellenza di questa band. |
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Gran bel disco di vecchio e sano Hard Rock, da ascoltare con una birra fresca in mano e con l'altra sulla chiappa di una bella ragazza |
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disco che è sempre presente nella mia macchina, nell'ipod e in casa... |
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10
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Concordo con chi dice che live...beh ..sono tutt'altro che dei fuoriclasse...li ho visti ben tre volte dal vivo...una delusione...meglio su disco, decisamente! |
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9
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Capolavoro assoluto,insieme ad un altro grande album Beyond Good and Evil! |
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8
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grandissimi the cult e grandissimo album |
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7
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Ho sempre apprezzato questo disco pur trovandolo fin troppo grezzo e con dei clamorosi plagi a livello di riffing (Wild Flower ha il riff di Rock&roll Singer degli Ac/Dc e Love Removal Machine quello di Start me Up dei Rolling Stones). Se poi contate che il riff di Lil' Devil è pesantemente ispiratore di quello di "Electric Ocean", questo fa capire che pur trovandosi in piena balia di voglie "hardrockettare" c'era ancora parecchio da macinare per Billy per trovare la sua strada... Comunque un buon disco e un tassello fondamentale per la carriera della Band... Ah, anch'io li ho visti live e devo dire che il buon Billy regge benissimo la prova on-stage, cosa che non si può dire di Ian alla voce (come presenza scenica nulla da obbiettare). |
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6
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Love è un capolavoro il resto dellla discografia è palesemente inferiore The Electric è troppo pregno di sonorità alla AC/DC pur rimanendo un buon disco: voto 70 |
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5
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Lo ebbi come regalo di natale nell 89.Praticamente quasi in presa diretta.Gran Bel Disco!! |
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4
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All'inizio questo gruppo non mi piaceva, ho iniziato ad apprezzarli piuttosto tardi.Sono d'accordo con Federico95. |
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Non il migliore (Love e Sonic Temple a mio parere sono superiori, anche se di poco), ma di certo un ottimo disco. Il mio voto è 85 |
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2
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Anche io ho la stessa edizione del disco.Uno dei dischi a cui sono piú affezionato, anche se é vero che suona molto ac-dc.Dal vivo li ho visti 2 volte e purtroppo non mi hanno mai fatto una grande impressione. Che ne pensate? Comunque Love, questo e Sonic Temple sono grandi album. |
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1
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ho il vinile con copertina apribile, comprato all'epoca, mi piace ancora, un po' derivativo, alcuni pezzi suonano molto rolling stones o ac/dc, bel disco comunque. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Wild Flower – 3:39 2. Peace Dog – 3:35 3. Lil' Devil – 2:48 4. Aphrodisiac Jacket – 4:10 5. Electric Ocean – 2:50 6. Bad Fun – 3:33 7. King Contrary Man – 3:32 8. Love Removal Machine – 4:17 9. Born to Be Wild (Mars Bonfire) – 3:55 10. Outlaw – 2:52 11. Memphis Hip Shake – 4:00
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Line Up
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Ian Astbury – Voce Billy Duffy – Chitarra Jamie Stewart – Basso Les Warner – Batteria
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RECENSIONI |
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