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14/03/25
THUS LOVE
ARCI BELLEZZA, VIA G. BELLEZZA 16/A - MILANO
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Tales Of Dark... - Perdition Calls
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( 2085 letture )
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Al momento della sua pubblicazione il disco d'esordio dei Tales of Dark (Fragile Monuments) divise la critica. Alcuni lo definirono un prodotto di robusto ed ispirato doom/death, altri ne denigrarono la struttura eccessivamente debitrice ai My Dying Bride (nell'incedere e nello sviluppo armonico soprattutto). A distanza di qualche anno risulta chiaro che i Tales of Dark attuarono alcune scelte discutibili, arrischiandosi ben poco in una meccanica già rodata da più di un decennio di uscite discografiche ma che ebbe comunque dalla sua grande professionalità e rigore stilistico, doti non comuni per una band all'esordio (se si esclude il demo U Kori Tame del 2003). Ecco allora che questo nuovo Perdition Calls viene a configurarsi come cartina al tornasole della maturità artistica del combo proveniente dalla Serbia: sarà vera gloria questa volta?
Rispetto a Fragile Monuments non abbiamo grosse variazioni di stile, il doom/death romantico dei serbi torna a variegarsi dei tratti che fecero del precedente platter un'uscita di tutto rispetto. L'utilizzo di due voci (maschile e femminile) anzitutto: l'avvicendamento tra le due è ben studiato, lasciando i momenti più emotivamente carichi al solenne pulito di Arpad ed al suo gutturale, mentre alla delicata Jovana spetta il compito di infondere effimera (ed ipocrita) speranza. C'è purtroppo da dire che il buon Arpad, pur sfoderando una prova encomiabile sul fronte growl, non è ancora riuscito ad emanciparsi dall'ombra di Stainthorpe nel pulito, cosa che penalizza inevitabilemte il risultato. Il lavoro chitarristico è sufficientemente vario, spaziando da un riffing lento ed opprimente (lontano anni luce comunque dai lidi del funeral) a minacciose e destabilizzanti accelerazioni condite di screaming al limite del black; sovente però i passaggi chitarristici tendono a cadere nella trappola della leziosità e dell'eccessiva affettazione a tutto scapito della naturalezza dell'ascolto. Quel che voglio dire è che sembra che i Tales of Dark debbano “per contratto” seguire pedissequamente dei precisi schemi di songwriting, evitando accuratamente (non si sa per quale motivo) variazioni sul tema che avrebbero quantomeno alleggerito l'ascolto già di per sé duretto (soprattutto per i neofiti). Spesso invece le composizioni vanno ad infilarsi in lunghi e noiosi corridoi a fondo cieco, cui la relativa inesperienza del gruppo non è in grado di trarre fuori. Le tastiere sono onnipresenti: i tappeti sintetici colorano di atmosfere horrorifiche e drammatiche tutte le composizioni del disco senza soluzione di continuità; talvolta le tastiere si ergono a ruolo di protagoniste, vestendo i panni (molto più frequantemente che in passato) di pianoforte elettrico.
Perdition Calls è un album controverso: l'impressione globale è quella di un disco doom maestoso ed altisonante, carico di un feeling che però fatica parecchio a venire fuori completamente; vuole essere ora drammatico, ora minaccioso, ora doloroso, ma non riesce mai a perseguire fino in fondo il suo scopo. La sensazione è quella che i serbi abbiano molto da dire ma che non riescano a farlo nella maniera più adeguata, come chi dotato di estrema sensibilità è costretto nell'incapacità di poterla condividere causa mancanza di talento in qualsivoglia manifestazione artistica. Ma non fraintendetemi, di talento i Tales of Dark ne hanno da vendere, solamente non hanno ancora trovato quel quid, quella scintilla in grado di innescare il loro esplosivo potenziale, rimanendo inchiodati ad un surrogato (piacevole ma debitore di schemi ritriti) di quella che potrebbe (e che deve!) essere musica di livello eccelso. Proprio per questo mi è spesso capitato di faticare nel compito di portare a termine l'ascolto del disco.
Riguardo alla questione introduttiva questo è il mio verdetto: i Tales of Dark rimangono ancora sospesi nel limbo delle grandi potenzialità poco sfruttate; attitudine, equilibrio compositivo e grande espressività vengono ancora soffocate da eccessive derivatività e leziosità. Il grande salto è perciò nuovamente rimandato, ciò non toglie che Perdition Calls rimanga un disco molto curato (sotto tutti i punti di vista, compresi produzione e packaging) e di indubbio spessore tecnico, nonché un ascolto consigliato a tutti i doomster dal cuore romantico. Per tutti gli altri attenzione, perchè gli sbadigli potrebbero essere in agguato già dalla seconda traccia.
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4
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Disco splendido, consigliatissimo a tutti gli amanti del genere. |
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3
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Album tanto sconosciuto quanto piacevole. Estremamente piacevole. |
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2
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purtroppo devo confermare quanto scritto da Autumn,sbadigli in agguato ed un fastidiosa emulazione della "Sposa."Centrano qualche giro di chitarre,ma niente di entusiasmante. |
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1
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uno dei miei gruppi preferiti nel genere! kudos & thumbs up a metallized per averli recensiti così presto! devo ancora ascoltare a fondo questo cd, visto che mi è arrivato da pochi giorni... di primo acchito non mi entusiasma come il primo anche se alcune canzoni devo ammettere che mi fanno impazzire; in linea di massima devo riconoscere però che le somiglianze con i MDB sono mooolto più accentuate rispetto a "Fragile..."... non che sia per forza un male ma davvero la voce pulita di Arpad è un plagio! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.Wretched Fate For All 2.Allegoria Of An Eternal Sundown 3.Sounds Of The Ravage 4.Unassembled 5.The Crown Of Venomous Silence 6.Soft Pluvia Murmurs Piano 7.Hollow 8.The Majestic Nothingness 9.From Scarveiled Hearts
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Line Up
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Arpad Takacs – Vocals Jovana Karajanov – Vocals Davor Menzildžić – Guitars Nikola Čavar - Guitars Dane Vraneš - Bass Nina Aranđelović - Keyboards Darko Stojanović - Drums
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