"4 colours for a Rose" è il terzo demo per gli Haria che propongono un gothic-rock ben suonato e di piacevole ascolto.
Registrato l’autunno scorso presso lo studio Diesis di La Spezia, contiene due composizioni personali "Medusa" e "Lost Land IV" e tre cover "Venus","Siren" (Theatre of Tragedy), "Tears of Time" (Crematory); solo "Medusa" non è stata registrata in presa diretta.
La produzione, come tradizione vuole non è impeccabile sacrificando in parte la chitarra dell’ottimo Mirko Boracchia che ha composto la musica di "Lost Land IV" e il testo di "Medusa" e penalizzando il suono del basso di Andrea Bonanno che comunque lascia il segno in tutte e cinque le canzoni del lotto risultando a mio parere uno dei più costanti del gruppo.
La prima cosa che mi ha colpito dopo aver ascoltato "4 colours for a Rose" è l’infelice scelta di inserire il growling maschile (Cristian Guzzon, anche batteria) come supporto alla bellissima voce femminile (Michela Albertini, anche tastiere).
L’idea sarebbe quella di creare quell’ affascinante contrasto che sfuma ascolto dopo ascolto nella perfetta unione tetro-etereo ma il problema è che Cristian appare spesso fuori tempo, forzato in un ruolo quasi di disturbo: si passa dalle back vocals anonime delle pur bellissime "Medusa" e "Lost Land IV" al growl incostante e poco incisivo di "Tears of Time".
Dall’ altra parte invece Michela, padrona di una voce piena e calda e di ottime soluzioni interpretative è sicuramente uno dei punti di forza degli Haria visto che si occupa anche delle tastiere, mai troppo in primo piano, che creano un piacevolissimo intreccio con gli altri strumenti.
Entrando nello specifico, metto sullo stesso livello sia "Medusa" che "Lost Land IV" entrambe veramente molto belle e meglio riuscite delle tre cover nelle quali il desiderio di non stravolgere le versioni originali mette in evidenza i limiti di Michela che, nelle parti più basse/lente, mi sembra poco convincente e fa rimpiangere l’ottimo uso che aveva fatto Cristian dei piatti nelle già citate "Medusa" e "Lost Land IV".
La prima di più facile presa credo sia un classico del gruppo mentre la seconda più lunga ed elaborata lascia intendere l’ottimo gusto per le melodie della band.
Concludo con un piccolo consiglio per tutti coloro che leggeranno questa recensione.
Fate un salto nel sito degli Haria, scaricatevi qualche loro canzone o magari provate ad andarli a sentire dal vivo in una delle loro prossime date, di sicuro non ve ne pentirete.
Voglio infine ringraziare la band per avermi inviato il loro lavoro e spero continuino a credere in questo progetto augurando loro tutta la fortuna possibile.
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Web: http://digilander.iol.it/haria1998
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