|
26/04/25
RHAPSODY OF FIRE
AUDITORIUM DI MILANO FONDAZIONE CARIPLO, LARGO GUSTAV MAHLER - MILANO
|
|
God Forbid - IV: Constitution of Treason
|
19/04/2025
( 279 letture )
|
IV: Constitution of Treason. Che disco! Quarto album in studio dei God Forbid, il primo a entrare in classifica: arrivò fino alla posizione 118 della Billboard 200, con 8.300 copie vendute nella prima settimana.
È un concept album che racconta la storia di una società futuristica che si autodistrugge, riesce a riformarsi, ma poi fallisce nuovamente e si annienta ancora. Una tematica forse non originalissima, ma più attuale che mai, soprattutto alla luce dell’evoluzione (e dell’invasione) dell’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità e dell’instabilità geopolitica che rende il futuro sempre più incerto. L'album sembra voler raccontare la decadenza di una società incapace di imparare dai propri errori e orrori. In questo siamo, da sempre, maestri indiscussi, e gli attuali conflitti in Medio Oriente lo dimostrano. La storia dovrebbe insegnare, ma pare non basti mai: abbiamo smesso di studiarla e di comprenderla. La memoria storica è stata dimenticata, sostituita da un pericoloso self-attribution bias: attribuiamo i successi solo a noi stessi, rifiutando qualsiasi autoanalisi e dando la colpa dei fallimenti a fattori esterni. Il concept dell’album ruota attorno a un mondo post-olocausto nucleare, in cui i pochi superstiti si organizzano in una nuova società guidata da una fazione di leader fanatici. Convinti che la distruzione fosse una punizione divina, impongono un regime fascista, fatto di leggi oppressive. Ma un Eroe si ribella, guida una rivolta, ascende e, inevitabilmente, cade. Le conseguenze della sua azione si estendono per secoli, completando il ciclo narrativo dell’album. Questo concept prende forma in maniera maestosa. È evidente quanto Doc e Dallas Coyle abbiano cercato di spingersi oltre, superando il già ottimo Gone Forever. IV scorre alla perfezione, migliorando ad ogni ascolto, con una vena old-school ma allo stesso tempo ambiziosa.
Ci troviamo davanti a un grandissimo disco metalcore, pieno di sfumature thrash caustiche e ben elaborate. Era il 2005, lo stesso anno di Ascendancy dei Trivium e nel 2006 i God Forbid si unirono al loro tour europeo insieme a Mendeed e Bloodsimple. In questo lavoro c’è molto anche dei Killswitch Engage, che l’anno prima avevano spaccato tutto con The End of Heartache. IV: Constitution of Treason riesce a mescolare le proposte di entrambe le band in un'opera monumentale di thrash-core divisa in tre capitoli, chiamati “Articoli”; prodotto da Jason Suecof ed Eric Rachel (Audiohammer Studios, Florida), l’album già dall’artwork firmato Travis Smith comunica chiaramente la sua intenzione concettuale: una Statua della Libertà decadente su uno sfondo minaccioso. Musicalmente, i fratelli Coyle mettono in mostra un gioco di chitarre eccellente, un songwriting solido con melodie evocative oltre alla sezione ritmica devastante di Pierce in una complessità compositiva che all’inizio può spiazzare, ma che cresce enormemente con l’ascolto ripetuto. Su YouTube è disponibile anche il making-of dell’album di quasi un’ora prodotto dalla band e Tom Bejgrowicz, tratto dal DVD della versione deluxe: da vedere, se volete uno sguardo ravvicinato alla band nel suo momento migliore, poco prima dell’uscita di Dallas Coyle e del lento countdown verso lo scioglimento, avvenuto nel 2013. La band si è riunita nel 2022 per partecipare al Blue Ridge Rock Festival, ma Doc Coyle ha chiarito che non si tratta di un ritorno a tempo pieno.
Article I: Twilight of Civilization, racconta l’apocalisse iniziale, dove regna la legge del più forte, ed è composto dai primi tre brani. The End of the World è un inizio esplosivo, accattivante e devastante, che mostra subito la potenza dell’album. Chains of Humanity prosegue con furia e intensità, spingendosi verso l’estrema rovina, con risultati grandiosi. C’è anche la partecipazione di Jason Suecof alla chitarra solista, i cui assoli –spesso sovrapposti alle armonizzazioni di Coyle o come chiusura dei pezzi– aggiungono un tocco epico. L’assolo di Into the Wasteland, pur non essendo il più complesso, chiude con enfasi questo primo atto, risultando uno dei momenti più alti del disco. Article II: In the Darkest Hour, There Was One include le quattro tracce centrali. The Lonely Dead continua con un ritmo thrash brutale, groove in palm mute e cantato convincente, che si conclude con un piano delicato e struggente suonato da Kevin Doyle, padre dei fratelli Coyle, creando l’atmosfera perfetta per un mondo senza speranza. Divinity brilla grazie alle armonizzazioni vocali e a un groove da leccarsi le dita. Under This Flag ha un approccio più lento ma opprimente, mentre To The Fallen Hero è un altro pezzo memorabile, con strofe aggressive e un ritornello con un gancio vocale tra i più efficaci dell’album, cantato da Byron Davis. Article III: Devolution, l’ultima sezione si apre con Welcome to the Apocalypse (Preamble), una ballata cantata da Dallas Coyle, seguita da un discorso recitato da Brian Bonilla che introduce le nuove regole del potere. La title-track Constitution of Treason arriva subito dopo ed è un pugno in faccia: contagiosa, memorabile, perfettamente in stile God Forbid. Ogni brano dell’album mantiene un suono apocalittico e coerente, senza mai scadere nella ripetitività. L’esecuzione strumentale è perfetta con brutalità e melodia che si intrecciano in modo magistrale. IV: Constitution Of Treason è un disco equilibrato e distruttivo, probabilmente il più riuscito della carriera dei God Forbid. Potrebbe sembrare, ad un ascolto distratto, che ci siano riempitivi per allungare la durata, ma non è così: ogni brano ha una sua funzione, sia narrativa che musicale. I testi sono intensi e trasmettono tutta la disperazione del concept. Ci troviamo di fronte a una perfetta sintesi tra rabbia, tecnica e introspezione: cori, linee vocali melodiche e furiose, riff eccezionali, cambi di tempo ben piazzati, assoli mai banali e persino momenti acustici e pianistici di grande effetto. I God Forbid sanno scrivere riff, sanno scrivere canzoni, e sanno creare melodie, sia con la voce che con le chitarre. Il loro sound unisce un metalcore grezzo e aggressivo, influenzato dal thrash americano old-school, con forti richiami alla scena svedese. Due voci di stampo hardcore, chitarre melodiche con doppi assoli in stile Maiden e una ritmica varia e potente che può ricordare vagamente il groove-thrash dei Pantera. Sono riusciti a confezionare un album di grande impatto, immediato ma anche profondo. L’energia non manca mai, ma viene sempre gestita con intelligenza: un ritornello melodico, un assolo cantabile, un intermezzo acustico o di piano spezzano la tensione al momento giusto. Un disco da conoscere e da ricordare. Nient’altro da aggiungere.
“Pensi che impareremo qualcosa da questo disastro? Impareremo moltissimo nel breve termine, qualcosa nel medio termine, assolutamente nulla nel lungo periodo” (Jeremy Grantham)
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2
|
@velvetanubi grazie a te 🙏🏻 |
|
|
|
|
|
|
1
|
Veramente un grandissimo album, sto quasi pensando di andare a recuperare altri loro album...
Grazie per l ennesima volta a metallized che riesce con semplicità e professionalità a dare visibilità a gruppi che nel panorama ultra congestionato di oggi farei fatica a scovare.
Grazie |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
The End of the World Chains of Humanity Into the Wasteland The Lonely Dead Divinity Under This Flag To The Fallen Hero Welcome to the Apocalypse (Preamble) Constitution of Treason Crucify Your Belief
|
|
Line Up
|
Byron Davis (Voce) Doc Coyle (Chitarra, Cori) Dallas Coyle (Chitarra, Cori) John "Beeker" Outcalt (Basso) Corey Pierce (Batteria)
Musicisti Ospiti: Jason Suecof (Chitarra traccia 2, 3, 6 e 7) Kevin Coyle (Piano traccia 4) Brian Bonilla (Narrazione traccia 8) Tony Schreck (Tastiera, Programmazione)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|