|
22/03/25
MASS EXTERMINATION FEST
DEVILS AREA – BIKERS CORNER, VIA DELLA TECNICA 2 - SAN CESARIO SUL PANARO (MO)
|
|
VOLA - Friend of a Phantom
|
16/03/2025
( 225 letture )
|
Con Friend of a Phantom i danesi VOLA arrivano alla soglia del quarto full length consolidando non solo il loro status di valida realtà progressive metal ma anche il loro sound, ormai divenuto un marchio di fabbrica. Sempre più distanti dai lidi djent più classici degli esordi, la band di Copenaghen ha trovato la sua comfort zone in un prog metal moderno dalle fortissime influenze elettroniche e che non disdegna mai di appoggiarsi a sonorità melodiche semplici e orecchiabili, alle volte quasi “ballabili”. Punto di forza, questo, o imposizione auto-limitante? Vedremo di stabilirlo nel corso della recensione di questo lavoro.
Una bellissima copertina dal sapore surrealista quasi Magrittiano accoglie l’acquirente che verrà accompagnato per 9 tracce e una quarantina di minuti in questo viaggio sonoro abbastanza omogeneo e senza troppi saliscendi né qualitativi né, purtroppo, emozionali. Le composizioni si possono dividere grossomodo in tre tipologie, i brani più pesanti e legati alle origini della band (Cannibal, Paper Wolf, Hollow Kid), le simil ballad (Glass Mannequin, I Don’t Know How We Got Here e la conclusiva Tray) e i restanti brani che sono assimilabili a mid tempo tutti bene o male orecchiabili a eccezion fatta di Bleed Out che risulta più lenta, oscura e complessa, nonché la canzone più lunga del lotto. Si può altresì affermare che l’opener Cannibal e Hollow Kid siano le uniche due tracce basate principalmente su riff portanti di chitarra, mentre nelle rimanenti 7 le sei corde svolgono più una funzione di accompagnamento e la melodia principale risulta offerta dalle tastiere e dall’elettronica, limitandosi ad emergere solo in alcuni breakdown o intermezzi. Elemento di distinzione di Cannibal è anche il featuring di Anders Fridén degli In Flames al microfono che spinge il brano sul versante dell’aggressività con le sue harsh vocals nella seconda strofa e nei controcanti, nonostante la parte melodica data dal ritornello in clean e nelle restanti lyrics a cura di Mygind sia preponderante. Anche se non si tratta di un brano che faccia gridare al miracolo, svolge comunque bene la sua funzione di introduzione all’album. Break My Lying Tongue rappresenta invece quasi un brano di derivazione danzereccia, basata su un giro ostinato di tastiere e un andamento che ricorda vagamente Faint dei Linkin Park ed è anche uno dei momenti più riusciti di Friend of a Phantom, nonostante il breakdown finale sia forse un po’ fuori contesto. We Will Not Disband apre con un soffuso giro di chitarra che viene presto sommerso da una cascata di tastiere che rubano la scena. Il mood generale della canzone ricorda un po’ le power ballad “muscolose” che hanno fatto la fortuna di gruppi come i Feeder, con la voce di Mygind che fra l’altro ricorda molto quella di Grant Nicholas, lasciando giusto un accenno di ritmiche djent nel ponte prima del refrain finale. La prima ballad Glass Mannequin rallenta il ritmo con il suo andamento sognante e atmosferico, anche se non arriva a picchi di altre composizioni simili dei VOLA come Ruby Pool, anche perché non decolla mai veramente. Come già accennato, la successiva Bleed Out rimane un unicum all’interno di Friend of a Phantom, con una strofa lenta, oscura ed elettronica, e un ritornello più aperto ed esplosivo. Dopo due ripetizioni strofa / ponte / ritornello la canzone rallenta in un crescendo che esplode in un breakdown pesante con tanto di harsh vocals, ma anche qui con le chitarre sepolte in mezzo a cascate di tastiere e orchestrazioni elettroniche. Un ulteriore passaggio di ponte e ritornello chiude il brano, forse il “progressivo” del lotto. Paper Wolf riporta le chitarre in luce, con un buon riffing che accompagna le strofe e un ritornello che regala una delle migliori melodie del disco. Anche qui la dose di ignoranza sonora è offerta da un timido breakdown che poi muta in una sezione finale che sembra quasi scippata da una canzone dei primi Muse. I Don’t Know How We Got Here vorrebbe essere forse l’erede della già citata Ruby Pool, ma pur essendo un buon brano, melodico e supportato dal drumming particolare del talentuoso Adam Janzi, non regala le stesse emozioni. Ha però sufficiente classe da risultare molto piacevole, ricordando le ultime composizioni targate Pineapple Thief, sospese fra rock, progressive e melodie quasi pop. Hollow Kid chiude la triade dei brani “pesanti” e chitarristici, con l’immancabile breakdown condito da harsh vocals, ma mantenendo comunque le radici ben piantate nelle melodie orecchiabili, come dimostra il ritornello. La conclusiva Tray chiude in maniera degna il disco con i VOLA orientati su lidi più atmosferici e la voce di Mygind vera protagonista del brano.
In conclusione, non si può certo affermare che Friend of a Ghost sia un brutto o anche solo mediocre album, anzi dimostra un’ottima padronanza della materia melodica, suonando accessibile ma non per questo ruffiano. I VOLA giocano tutto su quest’ultima carta alleggerendo molto la complessità delle composizioni e le coordinate musicali da cui trarre ispirazione. Quello che manca per il salto definitivo di qualità forse è quel pizzico di coraggio in più, quel guizzo geniale che potrebbe svoltare le composizioni, tutte buone, come detto, ma molto “quadrate” e fin troppo schematiche. I danesi hanno sicuramente le carte in regola per dare vita a pezzi davvero ottimi, ma pare che per il momento si “accontentino” di rimanere nella loro comfort zone già dai tempi di Applause From a Distant Crowd, con il pericolo di ripetersi all’infinito o non essere più in grado di sfornare pezzi con lo stesso ottimo appeal.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Gran bell\'album al livello di Witness se non una o due spanne sopra, potrei copiaeincollare il commento che avevo lasciato anni fa sotto quella recensione. Bleed Out, I Don’t Know How We Got Here e Cannibal i pezzi migliori. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Wheel e Vola la new wave of prog. Disco ottimo - per me almeno 83, album che ho macinato per mesi |
|
|
|
|
|
|
1
|
Alzo a 85 il voto, una bella ventata d\'aria fresca, insieme a Spiritbox, Tesseract e Wheel sono il gruppo che sto ascoltando più spesso nell\'ultimo periodo. Li ho visti dal vivo il novembre scorso a Trezzo, live spaccano davvero il culo, i suoni erano fotonici, il locale era bello pieno, finalmente la gente ha ripreso ad andare ai concerti a vedere anche i gruppi meno noti anziché starsene solo a scrivere sulle webzine, social e forum. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Cannibal 2. Break My Lying Tongue 3. We Will Not Disband 4. Glass Mannequin 5. Bleed Out 6. Paper Wolf 7. I Don’t Know How We Got Here 8. Hollow Kid 9. Tray
|
|
Line Up
|
Asger Mygind (Voce, Chitarra) Martin Werner (Tastiera) Nicolai Mogensen (Basso) Adam Janzi (Batteria)
Musicisti Ospiti: Anders Fridén (Voce su traccia 1)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|