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26/04/25
RHAPSODY OF FIRE
AUDITORIUM DI MILANO FONDAZIONE CARIPLO, LARGO GUSTAV MAHLER - MILANO
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03/03/2025
( 824 letture )
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Il ritorno discografico dei Bleeding Through era tra i più attesi della scena metalcore. La band di Orange County ha lasciato un segno indelebile nel genere, con album iconici come This Is Love, This Is Murderous (2003), The Truth (2006) e Declaration (2008). Nonostante i numerosi cambi di formazione e lunghi silenzi, il gruppo è sempre rimasto fedele al proprio sound, continuando a spingersi verso nuove vette di brutalità ed espressività.
Con Nine, i Bleeding Through proseguono il loro percorso di evoluzione sonora, mescolando metalcore, death metal e gothic metal in modo ancora più raffinato e incisivo. L'album riesce a trovare un equilibrio perfetto tra aggressività e melodia, grazie anche ad un uso più prominente delle tastiere, che donano un’aura oscura ed inquietante al già devastante impianto sonoro della band. I riff di chitarra, potenti e tecnicamente complessi, si intrecciano con una sezione ritmica solida e martellante, mentre la performance vocale di Brandan Schieppati si conferma una delle armi più letali del disco: alterna growl feroci a linee melodiche evocative, supportato dalle armonie della tastierista Marta Peterson. Le influenze blackened e death tornano prepotenti e si manifestano sin dall’apertura Gallows, che si distingue come una delle migliori intro mai scritte dalla band, con un'atmosfera sulfurea e un drumming serrato che richiama il black metal scandinavo. Our Brand is Chaos è un'esplosione sonora brutale, mentre Dead But So Alive mantiene l’intensità, introducendo i primi incisi melodici ben costruiti. Hail Destruction rallenta il passo, avvicinandosi a un metalcore più cadenzato e plumbeo, impreziosito da un pesante tappeto di synth e un riffing incisivo, culminando in un assolo suggestivo che enfatizza la dualità tra aggressività e melodia. Tra gli altri brani spicca I Am Resistance, un pezzo carico di energia che fonde hardcore e atmosfere evocative, mentre Lost In Isolation propone uno dei breakdown più intensi dell’album, anche se le parti vocali di Marta avrebbero potuto avere maggiore intensità espressiva. Path Of Our Disease omaggia il melodic death metal svedese degli anni ’90, richiamando sonorità vicine ai primi In Flames o Dark Tranquillity, ma rielaborate attraverso l’inconfondibile stile dei Bleeding Through. Il disco si concede un breve respiro con Last Breath, una traccia strumentale malinconica e atmosferica, prima di ripartire con Emery, che rallenta leggermente il livello di coinvolgimento. Tuttavia, la tensione si riaccende con War Time, esempio perfetto della capacità della band di fondere hardcore, metalcore e gothic metal, e si chiude in grande stile con Unholy Armada, un brano che riprende l’energia dell’intro, chiudendo il cerchio con un impatto devastante.
Dal punto di vista tecnico, Nine è un album perfettamente bilanciato, con una produzione che enfatizza le componenti più oscure e sinistre della band. Ogni componente sembra cercare di esprimere il meglio di sé: dai synth che creano atmosfere claustrofobiche, epiche ed inquisitorie, il tono delle chitarre di Brandon Richter e John Arnold è ancora più estremo, il tappeto d’oscurità di Wombacher si fonde con le ritmiche esplosive di Youngsma in una potenza sonora brutale; anche la struttura dei brani è accurata e li rende vari e coinvolgenti. Tuttavia, le collaborazioni con Doc Coyle (God Forbid) in Lost In Isolation, di Brian Fair (Shadows Fall) in War Time e di Andrew Neufeld (Comeback Kid) in I Am Resistance risultano piuttosto anonime: non emergono distintamente e non aggiungono un valore significativo ai brani. Anche l’artwork, a livello visivo, non appare particolarmente ispirato.
Nel complesso, questo nono album dei Bleeding Through si conferma un ritorno di altissimo livello: tetro ed oscuro. Il connubio tra melodie gotiche e ferocia metalcore raggiunge un elevato apice d’intensità, regalando un’esperienza d’ascolto adrenalinica ed immersiva. Questo sì che è un ritorno col botto. Godetevelo!
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I primi Lavori erano devastanti.. Anche questo non mi ha deluso.. Concordo col Recensore quando scrive che le Parti vocali della Tastierista avrebbero potuto/dovuto incidere maggiormente nel dipanarsi dell\' Album. |
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....tra le band metalcore....che preferisco.....li avevo persi di vista....cercherò anche questo......sicurissimo che non mi deluderà.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Gallows 02. Our Brand Is Chaos 03. Dead, But So Alive 04. Hail Destruction 05. Lost In Isolation 06. Last Breath 07. Path Of Our Disease 08. I Am Resistance 09. Emery 10. War Time 11. Unholy Armada
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Line Up
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Brandan Schieppati (voce) Brandon Richter (chitarra) John Arnold (chitarra) Marta Peterson (tastiere, voce) Ryan Wombacher (basso) Derek Youngsma (batteria)
Musicisti ospiti
Andrew Neufeld (Voce traccia 8) Brian Fair (Voce traccia 10) Doc Coyle (Chitarra traccia 5)
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RECENSIONI |
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