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07/11/24
STEEL STORM FEST
CARACOL - PISA
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02/11/2024
( 570 letture )
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I Blues Pills sono una rock band svedese, formatasi a Örebro nel 2011. Il gruppo ha pubblicato tre album in studio, due EP, tre dischi live e cinque singoli con questo monicker: pochi mesi fa, ai primi di agosto, è uscito il loro ultimo lavoro da studio, il qui presente Birthday. I natali dell’ensemble prendono forma nel 2011 quando i fratellastri Zack Anderson (basso) e Cory Berry (batteria) incontrano la cantante Elin Larsson durante un tour in California: insieme registrano due tracce demo che mettono su YouTube, canzoni che scaturiscono l’offerta di un’etichetta per un contratto. La band intraprende un tour in Spagna e Francia, dove fa la conoscenza del chitarrista sedicenne Dorian Sorriaux, che invitato a Örebro, diviene un membro effettivo del gruppo, mentre il nome della band deriva da un loro amico, titolare di un blog musicale chiamato BluesPillz, che trattava musica underground e poco nota, datata anni '60 e '70. Da quel momento comincia la loro vera avventura, nel maggio 2012 pubblicano un EP intitolato Bliss, seguito dal singolo Black Smoke: tanti concerti in giro per il Vecchio Continente e in seguito in Nord America, con l'album di debutto omonimo che vede la luce poco dopo, senza privarsi di alcuni cambi di line-up nel corso degli anni ed esibizioni importanti allo Sweden Rock Festival, al Rock Hard Festival di Gelsenkirchen e al celeberrimo Montreux Jazz Festival a luglio 2014. I dischi pubblicati ottengono buonissimi riscontri con presenze nelle classifiche di mezza Europa e tanti fan a seguirli live, così il poker di musicisti, oggi, giunge alla quarta release da studio.
Il nuovo lavoro è improntato sulla scoperta della gravidanza da parte della cantante, durante le registrazioni e sul viaggio verso la maternità, tutte caratteristiche che infondono alla musica della band un'emozione profonda. 11 tracce scritte in poche settimane nella tranquilla campagna svedese e prodotte da Freddy Alexander, produttore plurinominato per i Grammy, che catturano l'energia rock grezza ma allo stesso tempo sofisticata, di un gruppo magnetico, tutte caratteristiche rapprese in un prodotto che vuole esprimere evoluzione musicale e il saldo legame tra i membri della formazione, tutti uniti nel sostegno a Elin durante questo periodo di trasformazione. Via alla musica e si parte subito con la titletrack che svela un ritmo sostenuto e un ensemble in forma, con intuizioni pop e filamenti blues rock che sgocciolano in un pezzo che fila via liscio, con la voce della singer in grande spolvero, un basso pressante, chitarre belle presenti e un ritornello piacevolissimo. Don't You Love It scocca da un basso pieno, voce leggermente filtrata e un’impronta solidamente rock che richiama qualcosa dei Roxette anche nelle intonazioni e nelle melodie del chorus. Bad Choices sciorina un blues rock fremente con un lungo guitar solo intrigante e un ritornello insistente e gradevole, mentre Top of the Sky è una ballad delicata, intensa e sognante, molto raffinata, innervata dal singing incantato che sviluppa una stesura di grande feeling, che si spalanca a sensazioni solari e positive; il tessuto del brano si dimostra pregiato e molto avvenente, una delle tracce migliori dell’intero lotto. Like a Drug gira fascinosa nel lettore con echi lontani e cori eterei tra atmosfere soffici e la bella voce della cantante, che caratterizza l’intero svolgimento, con miasmi hard rock che arrivano da varie direzioni e tastiere che danno profondità ad uno scampolo riuscito ed ammaliante. Se Piggyback Ride svela un up tempo con chitarre battagliere e un andamento che strizza l’occhio ad un tipico rock scandinavo, condito da tastiere stralunate, Holding Me Back è alternative rock tosto, pestato e senza compromessi. Somebody Better invece torna su sentieri più soffusi, sviluppando una song ispirata con chiare esalazioni derivanti dal rock duro e ancora una volta la voce blues con forti striature hard di Elin fornisce il "kick ass" al pezzo. Shadows si cala nel blues puro, oscuro, crepuscolare, con un inciso ritmato e rockeggiante, dove le camaleontiche corde vocali della cantante, ancora una volta, risultano una carta vincente; I Don't Wanna Get Back on That Horse Again è una ballata pianistica con grandi coralità tenui, anima rhythm and blues e un bell’assolo della sei corde, mentre What Has This Life Done to You chiude la tracklist con un pezzo sinuoso, dotato di alcune impuntature e sano rock melodico, cadenzato dalla sezione ritmica e un flavour tipicamente nord americano: tutto molto bello con sensazioni alla Shania Twain.
L’inno alla vita di Birthday si rivela un disco bello, variegato, che non ha pudore nel mostrare diverse e disparate influenze, il tutto legato da canzoni ispirate e ben amalgamate tra di loro, dal comun denominatore che risiede nel cantato di una Elin Larsson ispiratissima, brava e dominante sul tessuto strumentale, di pregio, che la band sviluppa ed intesse. Disco consigliato a chi ha larghe vedute sul rock e i suoi affini, con ampie porzioni di infiltrazioni pop e prezioso gusto per arrangiamenti rotondi e pezzi accattivanti, che non chiedono altro di essere ascoltati. Pollice alto per questa band e per questo lavoro di ottima caratura.
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Ah ok ma è proprio questo che non capisco : perché parlare di revival sotto un album che non ha praticamente nulla di revival? Posto che anche il revival può essere fatto con originalità usando vecchi stili in modo nuovo. |
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No no no, era una considerazione generale. |
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@Carmine, ma dici in questo album? No perché i testi io in effetti non li ho letti. @duke, ma quindi tu cosa ascolti di nuove band? E anche tu ti riferisci a questo disco? |
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...quoto Carmine....ogni genere ha il suo periodo storico....dopo perde autenticità e genuinità.....carin8 da ascoltare....ma finti come un imitazione cinese... |
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Premetto che non sono drastico come Diego, ma sostanzialmente mi trovo col concetto. È un discorso di autenticità, ed è palese che certe operazioni (come quella che ho citato più sotto) sono costruite. Io non riuscirò mai a prendere sul serio sta gente che decanta Woodstock dall\' \"alto\" dei loro 20/30/40 anni. Con quale cognizione? Per dire: Che mi rappresentano certi testi in cui mi fai nomi di anfetamine uscite fuori produzione da almeno quarant\'anni? Ma che cazzo ne sanno? È come se io, classe \'90, inizio a dì \"WAAAA CHE NOSTALGIA L\'ITALIA DEGLI ANNI \'60\". È il concetto per il quale nascono ste band, ad essere fuori posto. |
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A parte le prime e ultime due frasi non ho capito niente di cosa ha scritto Diego75 quindi non saprei dire se lui ha ragione o meno. Revival, non si tratta solo di suonare hard rock che è un genere nato a fine anni sessanta e che ovviamente può essere suonato anche adesso senza essere appunto revival, come si può suonare blues o qualunque altro genere. Dipende che cosa uno ci mette di suo, di nuovo, di moderno, usando magari in modo originale dei vecchi stili, ad esempio nell\'album qui recensito di Bobbie Dazzle o in tanti dischi psych moderni come il fantastico Mos/Fet degli Orgöne anche quello recensito qui, segno che si può essere \"revival\" o \"retro rock\" pur essendo originali, che credo sia quello che spesso manca ai GVF. Ciò detto, questo dei Blues Pills non mi sembra neanche revival. È un disco rock dove l\'uso preponderante del basso che trascina i pezzi ad esempio mi sembra molto molto poco anni settanta. Qui poi non c\'è neanche più l\'immagine che possa giustificare l\'essere \"revival\". |
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I fratelli Kiszka sono cresciuti in una casa di musicisti ascoltando musica anni sessanta e settanta e si sono messi a suonare quella.
Liberissimi di farlo e noi liberissimi di non ascoltarli. Non vedo il problema. Ho amici molto più giovani di me che adorano la musica anni settanta e chi ne propone lo stile ora, Greta, Blues Pills, Graveyard, Black Keys ecc....ottima cosa, piuttosto che l\'abominio che è la musica mainstream di adesso. |
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Diego ha praticamente descritto i Greta Van Fleet, e non sono l\'unico esempio per quanto mi riguarda. Non facciamo gli gnorri. |
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Ma quindi se oggi dei ragazzi giovani vogliono mettersi a suonare thrash classico stile bay area o death metal floridiano o black metal un po\' in stile scandinavo non possono? Devono suonare solo trap perché fa parte del loro vissuto? |
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Quindi è sbagliato comporre musica classica, o lirica? Dipingere? Scrivere romanzi storici?
Il concetto stesso di movimento revival è un\'invenzione perché non esiste. È dagli anni ottanta che ci sono band che suonano sullo stile dei settanta. E non vedo perché no. |
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Mai stati convincenti....mai piaciuto i revival e le revival bands!... Per il semplice fatto che come al solito accade sempre che molti scrivono cavolate o impressioni sbagliate e non veritiere...tutti fanno i massimi esperti ....quando poi leggi anagraficamente che i genitori manco li avevano nemmeno ancora pensati di procreare....ognuno dovrebbe attenersi al proprio background musicale facendo riferimento al proprio periodo vissuto...poi lo scimmiottare nel 2024 le bands anni 70 lo sempre trovato scontato e superficiale...come del resto con tutto il movimento revival! |
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Elin Larsson fanclub!! 😍😍 |
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Un bel disco, con i suoni un po\' ovattati per i nostri canoni hard rock, ma con pezzi piacevoli. La cantante è la fuoriclasse del gruppo e in Like a drug e Somebody better lo dimostra pienamente, ma per me la canzone più bella è la vintage Top of the sky, meravigliosa. Molto belle anche Piggyback ride e Holding me back. Anche per me 79. Grazie a Metallized e ai suoi adepti per avermeli fatti conoscere |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Birthday 2. Don't You Love it 3. Bad Choices 4. Top of the Sky 5. Like a Drug 6. Piggyback Ride 7. Holding Me Back 8. Somebody Better 9. Shadows 10. I Don't Wanna Get Back on That Horse Again 11. What Has This Life Done to You
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Line Up
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Elin Larsson (Voce) Zack Anderson (Chitarre, basso) Kristoffer Schander (Basso) André Kvarnström (Batteria)
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RECENSIONI |
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