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01/11/24
STEVE HACKETT
TEATRO EUROPAUDITORIUM - BOLOGNA
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26/10/2024
( 395 letture )
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Karen Lynn Greening nasce a Belleville in Ontario e inizia a cantare nei musical scolastici all'età di cinque anni. Difficile prevedere a quel tempo che diventerà la tosta “regina metallica” a nome Lee Aaron: dopo aver prestato la propria voce in una produzione musicale all’età di quindici anni, la sua carriera sboccia quando le viene chiesto di unirsi a un gruppo rock locale, che i membri battezzano con il suo nome. Da quel momento le acque incominciano a muoversi musicalmente parlando, anche se due anni dopo la nostra ha un incidente automobilistico che la ferisce in maniera importante e su cui, in seguito, la stampa ricamerà sopra in maniera scandalistica e faziosa. In questo primo nucleo, la giovane rocker canta, suona il sassofono contralto e le tastiere ma, soprattutto, assume definitivamente il nome d'arte che oggi tutti conosciamo, mentre il debutto discografico, autointitolato, avviene nel 1982 con il monicker The Lee Aaron Project, su Freedom Records, successivamente ristampato su Attic. Un disco che racchiudeva musicisti famosi della scena musicale di Toronto, con la partecipazione anche di Rik Emmett dei Triumph: nonostante il trentatre giri fosse disponibile nel Regno Unito solo come importazione, l’ensemble viene invitato a suonare al Reading Festival, sbarcando così anche in Europa. Prima del secondo disco, il qui presente Metal Queen, la pulzella vola a New York e posa in topless per la rivista maschile Oui che la mette anche in copertina: una mossa che la singer, anni dopo, condannerà come danno d’immagine che ha minato la sua credibilità musicale, attribuendo tutta la colpa delle session fotografiche alle pressioni del manager dell’epoca. La registrazione dell'album Metal Queen, avvenuta nel 1984 presso i Phase One Studios della città natale, porta in dono a un contratto per più dischi con la Attic Records e mentre le sessioni vanno avanti, il chitarrista John Albani si unisce al combo, scrivendo parecchie canzoni e creando un vero e proprio binomio artistico con la frontwoman, che durerà oltre un decennio.
10 brani prodotti da Paul Gross per una durata di oltre 40 minuti, ecco come si presenta il secondo lavoro della singer canadese, un disco che ha in se stilettate metalliche, tanto hard rock e una copertina dove Lee Aaron appare abbigliata in stile Manowar, brandendo uno spadone e tenendo un gladio nel fodero, con un’espressione in bilico tra il guerresco e il provocante, su una montagna ombreggiata di ghiaccio secco. Tre singoli vengono estratti da questo lavoro, la titletrack, Shake It Up e We Will Be Rockin' che aiuteranno il platter ad arrivare alla posizione numero 69 del suo paese, senza sfondare ulteriormente, ma tutto ciò servirà a lanciare il nome della cantante nel panorama heavy per sempre. La canzone che dà il titolo al disco apre le danze e ci si trova subito al cospetto di una bella botta che mette in evidenza la voce carica e potente della singer impegnata in un ritornello cadenzato, strofa aggressiva e cori urlati da inizio della battaglia. Una track sicuramente significativa, rimasta nella memoria di molti, come l’ottimo assolo delle asce. Un segnale forte dal Canada che riconsegnerà ai posteri un disco da molti mitizzato. Lady of the Darkest Night è un brano hard rock con filamenti di epicità nella voce di Lee, un ritornello catchy tipico dell’epoca con atmosfere diverse che si incrociano, Head Above Water è una traccia quasi AOR nelle intonazioni e nell’incedere anche con chitarre robuste, mentre Got to Be the One è una ballad delicata, innervata dall’ottima ugola della cantante che percorre sentieri più decisi, con impulsi sospesi tra delicatezza e voce gridata, in un brano che sfoggia molto del trademark che la renderà riconoscibile lungo la sua lunga via musicale. Shake It Up è un pezzo di maniera che non dice molto, mentre Deceiver viene accesa da un riff molto metal e da un andamento in linea con l’approccio iniziale, senza la presunzione di scoprire nulla di nuovo; le guitar sono belle pompate e il ritornello ha il suo perché, incasellato in quello che erano i dettami del periodo; in ogni caso un brano sicuramente piacevole. Steal Away Your Love è metallica il giusto con le chitarre che cucinano un bell’intreccio pesante da anni 80, un ritornello squillante che entra subito in testa e un solismo delle chitarre caotico, pesante e brumoso assai azzeccato, poi Hold Out viaggia tra il rock e la voglia forte di cori d’arena a stelle e strisce, non lasciando, però, grandi tracce in memoria. Si va verso l’epilogo, Breakdown appare come un polpettone a metà tra ballad e una song ruffianella che reclama attenzione per la durezza degli up and down stilistici, mentre l’inno finale We Will Be Rockin' rispecchia linee e coordinate che condurranno la singer canadese attraverso le decadi.
Tutte le canzoni sono state composte da Lee Aaron insieme ai due chitarristi e alcuni contributi del bassista: una vera band che ha dato alle stampe un disco che non diventerà un’icona nel tempio mondiale hard and heavy, ma caratterizzerà fortemente il prosieguo della carriera della Miss, che per tutti diventerà la Metal Queen per eccellenza. Se nel corso delle decadi la sua proposta spazierà parecchio, con situazioni alternative tra sperimentalismi rock e jazz, la bella cantante calpesterà i territori più vicini all’hard tipicamente americano, con una punta d’eccellenza come Body Rock, album molto bello partorito nell’89. Ma questa è un’altra storia che presto racconteremo.
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4
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secondo me questo disco è molto valido nel suo genere, preferisco questo album ai primi lavori solisti di doro. Tuttavia peccato che dopo abbia virato su lidi piu accessibili e che secondo me non lasciano nulla.80 |
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3
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...ottimo disco...della metal queen più iconica degli 80.....
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2
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Bel disco, con Call Of The Wild e il più aor Lee Aaron i miei preferiti della cantante. Il chitarrista John Albani era anche il suo fidanzato, oltre essere ex Wrabit, altra formazione di prestigio canadese, di cui Tracks dell\'82 è un altro classico da culto. |
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1
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C\'è stato un tempo in cui la lee aaron era molto \'famosa\' per le pagine e cover delle riviste, sia estere che italiane, che la ritraevano un po discinta 😜 e che l hanno aiuttata a farsi conoscere a noi giovani metahead. Per quanto la sua voce non sia affatto malaccio, anzi, molto melodica e con un piglio irruente, quando necessario, ha realizzato albums discreti che cmq un piccolo lascito al mondo hard&heavy lo ha dato 🤘🎸 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Metal Queen 2. Lady of the Darkest Night 3. Head Above Water 4. Got to Be the One 5. Shake It Up 6. Deceiver 7. Steal AwayYour Love 8. Hold Out 9. Breakdown 10. We Will Be Rockin'
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Line Up
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Lee Aaron (Voce) John Albani (Chitarra, Cori) George Bernhardt (Chitarra, Cori) Jack Meli (Basso, Cori) Attila Demjen (Batteria) Frank Russell (Batteria)
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RECENSIONI |
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