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Saxon - Dogs of War
30/03/2024
( 871 letture )
Quando si parla di heavy metal nel senso più puro del termine, è impossibile prescindere dal nominare band come Iron Maiden e Judas Priest, gruppi che ne hanno scritto capitoli fondamentali, definendone le fondamenta, l’architettura, i principi cardine e tutto quello che a corollario ne deriva. Band che ne sono da sempre portabandiera universalmente riconosciute e che, in ultimo, ne hanno guadagnato in fama e visibilità a livello mondiale, diventando di fatto vere e proprie società per azioni della musica.
Tantissime sono le altre band che potremmo citare come forgiatrici del genere in questione, ma rischieremmo di fare un elenco sterile di nomi, e soprattutto decisamente lungo. Detto ciò, val però la pena dedicare il nostro tempo una terza band fondamentale per la definizione di questo genere, una band che in oltre 40 anni di sentieri metallici ha dato alla NWOBHM tutto quello che poteva dare, ricevendo, in termini di riscontro commerciale, molto meno di Maiden e Priest, ma ottenendo come loro, gloria eterna da parte dei fan; stiamo parlando dei Saxon di Biff Byford, veri e propri alfieri di un sound inossidabile, forgiato con cura e dedizione disco su disco e che a differenza dei più blasonati compagni d’arme, non hai mai fatto registrare veri e propri passi falsi.
Questa piccola premessa, del tutto superflua se vogliamo, serve per inquadrare, a chi avesse vissuto su un altro pianeta gli ultimi 40 anni, CHI sono i Saxon, e la loro importanza dal punto di vista musicale. Ovviamente ogni metallaro degno di questo nome non può che conoscere a memoria capolavori immortali come Wheels of Steel, Strong Arm of the Law, Demin and Leather, e via dicendo, ma la completezza di informazione è sempre comunque da preferirsi…

Siamo ormai nel 1995, ed i nostri hanno alle spalle la pubblicazione di ben 11 album che spaziano dall’ottimo al capolavoro; nonostante le “polemiche” degli ultimi anni che li accusano di ammiccare un po’ troppo ai suoni provenienti d’oltreoceano (per inquadrare il periodo parliamo dei dischi da Innocence Is No Excuse fino a Solid Ball Of Rock escluso), i Saxon di fatto possono lo stesso essere considerati come una band consolidata, che a prescindere dalle polemiche sopra accennate, non ha realmente mai subito particolari scossoni, grazie anche alla guida sicura di Biff Byford, Graham Oliver e Paul Quinn, cantante il primo e chitarristi gli altri.
Purtroppo, proprio alla vigilia della pubblicazione del qui presente Dogs of War, il suddetto sodalizio si spacca brutalmente, con la conseguente fuoriuscita dalla band (decisamente non amichevole) proprio di Graham Oliver, chitarrista che tanto ha contribuito alla formazione del suono degli inglesi.
Dove stia la ragione in questo split è decisamente arduo da capire (e poco ci interessa), in quanto le parti in causa raccontano storie che non hanno punti di incontro; quello che è certo è che negli anni ognuna delle due non se le è mandate a dire, sia tramite interviste al vetriolo, che nelle aule di tribunale, nelle quali si sono scontrate per il possesso del nome della band.
Proprio per questa ragione, oltre che per un primo indurimento del sound, Dogs of War è volente o nolente un momento spartiacque nella storia dei nostri.

Nonostante la fuoriuscita, Graham Oliver risulterà comunque accreditato sull’ album, oltre che presente nelle foto promozionali dello stesso. Al suo posto arriverà Doug Scarratt, con il quale la band si lancerà subito nella tourneè promozionale, e che rimarrà con la band fino ai giorni nostri.
Ancorché musicalmente Dogs of War sia un ottimo lavoro, siamo però lontani dai capolavori del passato, complice probabilmente il non propriamente ottimo momento attraversato dalla band, ed una volontà di evoluzione del sound che ancora non sembra seguire una direzione precisa. Questo non porta però "danni" alla resa complessiva dell’album, in quanto non mancano certo su Dogs of War pezzi assolutamente di valore, a partire proprio dall’opener/titletrack, mid-tempo solido e quadrato introdotto da uno spettacolare lavoro di batteria di Glockler, che ci trasporta immediatamente nel nuovo Saxon sound; il pezzo scorre bene, strofe ben congegnate, chitarre serrate e basso pulsante, tutto incastonato all’interno di un mood di batteria terremotante; c’è poco da fare: il tiro e la “semplicità” della forma canzone di Dogs of War non fanno prigionieri!! Piccola chicca, il contro coro della prima strofa del ritornello, dove Biff urla un sempre ottimo NEVER SURRENDER, ci riporta alla mente quello che da sempre è il leitmotiv degli inglesi, inteso ormai come stile di vita, ovvero il non cedere mail il passo, ma andare avanti contro tutto e tutti!
Troviamo un altro grande pezzo nella successiva Burning Wheels, che a differenza del periodo in cui è stata pubblicata, pare uscire direttamente dagli anni 80; con un bel riff iniziale, supportato da un solo introduttivo decisamente ispirato e retrò, lascia spazio ad un ottimo Biff che con grande classe, centra in pieno strofe e ritornelli (difficile non cantarlo già dai primissimi ascolti).
Fare l’ennesimo track by track non è il massimo, per cui ci vorrete perdonare se guardando ben più alla sostanza che alla forma, andremo a segnalare quelle che riteniamo essere le canzoni più riuscite del lotto, limitandoci per contro ad elencare soltanto quella che riteniamo essere la canzone meno riuscita del platter.
Cominciamo subito dall’ottima Hold On, mid-tempo arioso dal fortissimo appeal commerciale e dall’andamento tipico “alla Saxon”, in cui i nostri indovinano strofe ipermelodiche che non fanno altro che fare da ponte lanciare un ritornello che definire ottimo riduttivo. Il pezzo funziona alla grande, e siamo certo che vi non appena finito, vorrete risentirlo immediatamente.
Di tutt’altra pasta, ma sempre ottima nella fattura e nell’esecuzione, è la successiva The Great White Buffalo, song che riprende il mood della titletrack quanto a chitarre dalle ritmiche serrate e colori scuri, ma che non rinuncia comunque alla melodia, segnando infatti uno dei pezzi più interessanti del disco.
Decisamente di alto livello risultano essere sia Demolition Alley, sia Give It All Away, pezzo di matrice tipicamente classic metal la prima, leggermente più sterzante sull’ hard rock la seconda; in entrambi i casi risultano essere ispirate sia le strofe, sia ritornelli.
Di tutt’ altra pasta (e resa), appare essere Walking Through Tokyo, la quale risulta essere decisamente poco ispirata, debole e non più che un riempitivo nell’economia complessiva del disco.

Come anticipato all’ inizio, Dogs of War è volente o nolente un disco di passaggio, un disco che seppur di ottima fattura, risente di un’atmosfera non certo serena e che certo non regge il confronto con altri capolavori pubblicati dai Saxon; questo non gli impedisce però di essere complessivamente ben più che apprezzabile, ma soprattutto non gli impedisce di regalarci pezzi immortali come la titletrack! Sicuramente da ritirare fuori dallo scaffale dedicandogli ripetuti ascolti.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
76 su 8 voti [ VOTA]
Diego75
Lunedì 1 Aprile 2024, 21.36.13
5
Pensare che nel 1995 le band come i saxon non se le filava nessuno....eppure ai tempi lo acquistai ad occhi chiusi e ancora come all\' epoca lo considero un disco da 80.
Aceshigh
Lunedì 1 Aprile 2024, 17.46.38
4
Album con cui irrobustirono e scurirono un po’ i suoni, anche se, dal punto di vista del songwriting, il legame con i due precedenti album viene mantenuto. A parte un paio di pezzi, tra cui la bellissima title-track. Giusto considerarlo un album di passaggio, la voglia di progredire verso un sound più duro e moderno in effetti sarà più evidente con gli album successivi. Qualitativamente parlando un buon album, un gradino sotto a Solid Ball of Rock e Forever Free, ma ogni volta che lo riascolto non mi delude mai. Voto 80
Sadwings
Sabato 30 Marzo 2024, 17.47.52
3
Per me fino a lionheart tutti i lavori dei saxon , anche quelli più commerciali, li trovi validi se non ottimi album e questo non fa eccezione. 77
Epic
Sabato 30 Marzo 2024, 17.08.23
2
Buonissimo album, mille volte più ispirato degli ultimi lavori. Questo si che merita 75
Mic
Sabato 30 Marzo 2024, 13.25.25
1
Bel disco dei Saxon, lo ascolto ancora ogni tanto. Condivido l\'analisi del recensore, voto compreso.
INFORMAZIONI
1995
Virgin / CBH
Heavy
Tracklist
1. Dogs of War
2. Burning Wheels
3. Don't Worry
4. Big Twin Rolling (Coming Home)
5. Hold On
6. The Great White Buffalo
7. Demolition Alley
8. Walking Through Tokyo
9. Give it All Away
10. Yesterday's Gone
Line Up
Biff Byford (Voce)
Graham Oliver (Chitarra)
Paul Quinn (Chitarra)
Nibbs Carter (Basso)
Nigel Glockler (Batteria)
 
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