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 28/12/24
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
EREMO CLUB - MOLFETTA (BA)
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26/12/2023
( 2148 letture )
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Puntualissimo con le release discografiche, a poco più di due anni di distanza da Detroit Stories torna a deliziarci il buon vecchio Alice Cooper e lo fa con un disco tanto autocelebrativo e autocitazionistico quanto godibile ed esaltante.
Come da prassi, nell’ultima parte della sua carriera, il nostro punta i fari direttamente sul suo passato degli anni ’70, e anche in questo caso il disco è un compendio di ottimo hard rock n’ roll tipicamente settantiano; eppure la ricchezza e la dinamica dei suoni, cristallini e potenti nel contempo, ci riportano ai nostri giorni, e mostrano la rara maestria del nostro, nel circondarsi di grandissimi musicisti e produttori (il noto Bob Ezrin su tutti).
Road ha una trama che vuole essere la stessa di un concerto, vissuto da chi sul palco ci sta, della quale intravediamo il prima e il dopo. I’m Alice, primo singolo, apre il disco con la descrizione, da parte dell’uomo Vincent Damon Furnier, del suo alter ego Alice Cooper che da decenni lo copre e gli ruba le scene. Una parte narrata con la sua inconfondibile ed inimitabile voce, un’indole da prestigiatore e un tono teatrale un po’ alla Vincent Price, a lui assai caro e col quale collaborò nel remoto passato. Potremmo stupirci, riguardo al fatto che, a settantacinque anni e al ventinovesimo album, Alice Cooper presenti sé stesso; ma lui (forse oggi solo lui) può permetterselo, soprattutto perché sa farlo senza prendersi sul serio. E poi la canzone diverte e ha un bel tiro, così come le due successive, Welcome to the Show (secondo singolo) e All Over the World, quasi a completare un incipit/trittico di presentazione dei propri live e di ciò che di sensazionale possiamo trovare al loro interno.
All Over the World rispolvera il meglio delle sonorità degli anni Settanta, con tanto di fiati ed una citazione nemmeno troppo velata di alcuni suoi brani famosi di quell’epoca (I’m Eighteen su tutti), mentre Dead Don’t Dance recupera l’anima più metal della sua discografia, complice anche la presenza di Kane Roberts, il “Rambo della chitarra” anni Ottanta, che aveva contribuito alla rinascita di Alice all’epoca di Constrictor. A proposito di ospiti, significativa la presenza di Tom Morello, che rafforza e caratterizza l’ottima White Line Frankenstein, mentre gli aneddoti di vita da rocker di Go Away, con il suo hard rock di strada, sporco e polveroso, lasciano il segno.
L’analisi minuziosa della vita on the road raccontata da Alice, con il suo sguardo sardonico eppure sempre lucido, continua in Rules of the Road, un brano diretto e immediato scritto assieme a Wayne Kramer, che costituisce un manuale di vita firmato da uno che di certo non ha nulla da farsi insegnare in termini di eccessi. A volte il nostro si sofferma su temi molto seri, come nel caso di The Big Goodbye, che racconta di come la carriera di un musicista sia talvolta così totalizzante da rendere impossibile qualunque relazione; altre volte, invece, sono gli aspetti più giocosi e scanzonati a prendere il sopravvento, vedasi Big Boots. Non poteva mancare un omaggio alla categoria dei roadies, omaggiati in Road Rats Forever, un brano scritto assieme a Dick Wagner, che ci riporta alle sonorità di Welcome to My Nightmare; così come una buona vecchia ballata d’altri tempi, Baby Please Don’t Go, che senza raggiungere le vette di certi capolavori di Alice, emoziona il giusto prima del finale, affidato a 100 More Miles, una riflessione sulla strada da percorrere che tende a non finire mai, e ad una cover degli Who, Magic Bus, perfettamente integrata nel concept dell’album.
Dopo una carriera come la sua, Alice Cooper è uno di quegli artisti che potrebbe permettersi di fare qualsiasi cosa, senza bisogno di giustificarsi o di essere necessariamente compreso e apprezzato; eppure, alla sua veneranda età, è ancora qui a lottare nell’arena e a confrontarsi con colleghi più giovani e aitanti, ma che hanno – spesso – un decimo del suo talento e del suo carisma. Road è un riuscito concept che non inventa nulla di nuovo, anzi, volutamente, si rifà alle esperienze passate e al relativo sound del nostro; ma riesce ad essere dannatamente efficace e fresco nonostante tutto. Molti giovani (e meno giovani…) dovrebbero tutt’oggi imparare dal maestro come si scrive e si suona un bell’album hard rock n’ roll; ammesso che ne riescano a cogliere i segreti, cosa tutt’altro che facile.
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20
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Concordo con il commento precedente al mio! Stessa opinione.
E poi similmente ad Ozzy e ad altri grandi lui c\'è sempre stato e in più periodi ha saputo stare al passo con i tempi alla grande, magari adesso non é più il caso ma non ha bisogno di confrontarsi più con nessuno! |
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19
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Buon disco, piacevole da ascoltare. Niente di nuovo, ma i pezzi sono tutti buoni e qualche zampata la si sente ancora. Qualitativamente siamo sui livelli dell\'ultimo Detroit stories, ma qualche spanna sotto il bellissimo paranormal. |
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18
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Disco veramente bello! Grande Alice Cooper! |
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17
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Il migliore di Alice degli ultimi anni, grande |
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15
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Mi è piaciuto, alcuni pezzi sono di puro intrattenimento, nel senso positivo del termine, come dovrebbe essere un disco di sano rock n roll. La band del vecchio Alice è in forma e dal vivo spacca e diverte sempre. Chi riuscirà ad andare a vederlo a Pordenone non sbaglierà di sicuro . |
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14
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\"White line Frankenstein\" è una bomba! |
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13
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In linea con gli ultimi due album, molto settantiani (a parte - in questo caso - un paio di episodi con chitarre leggermente più pesanti e moderne), forse un pelo sotto il precedente Detroit Stories, ma nel complesso sempre divertente, si fa ascoltare con molto piacere. I’m Alice, All Over the World, The Big Goodbye e Road Rats Forever i pezzi che mi sono piaciuti di più. Voto 75 |
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12
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la storia che dire grande album da voto 90 |
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11
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la storia che dire grande album da voto 90 |
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10
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la storia che dire grande album da voto 90 |
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9
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la storia che dire grande album da voto 90 |
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8
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Disco più che onesto di un artista navigato....ma quello che ritorno a ribadire non solo per lui ma anche per altre band navigate come i saxon per esempio sta nel fatto che a mio parere prendersi un po\' piu\' di tempo ed essere meno impulsivi di presentare il nuovo prodotto potrebbe fare meglio al prodotto finale curandolo in tutto e per tutto! |
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7
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Disco ottimo come i precedenti. Vecchia scuola ma suoni moderni. |
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6
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Album onesto. Di tanto in tanto lo metto ancora su. Mi piace sempre e ancora ascoltare la sua musica. |
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5
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Alice Cooper anni 2000: fino a Welcome 2 ogni album aveva qualcosa di speciale. Poi album a cui manca quel qualcosa in più. Ma mi va bene così. 72 |
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4
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onestamente a me è piaciuto, voto giusto |
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3
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Io darei un 70, lavoro di buon mestiere ma inferiore ai due precedenti. Tra le vecchie glorie è uno di quelli invecchiati meglio |
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2
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Ha giusto timbrato il cartellino. Potrei ascoltare il disco più volte, ma nessun pezzo mi rimarrebbe in mente. 65/100. |
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1
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In linea che le precedenti produzioni. Voto 60 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I’m Alice
2. Welcome to the Show
3. All Over the World
4. Dead Don’t Dance
5. Go Away
6. White Line Frankenstein
7. Big Boots
8. Rules of the Road
9. The Big Goodbye
10. Road Rats Forever
11. Baby Please Don’t Go
12. 100 More Miles
13. Magic Bus
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Line Up
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Alice Cooper (Voce)
Nita Strauss (Chitarra)
Ryan Roxie (Chitarra)
Tommy Henriksen (Chitarra)
Chuck Garrick (Basso)
Glen Sobel (Batteria)
Musicisti Ospiti
Kane Roberts (Chitarra su traccia 4)
Tom Morello (Chitarra e Cori su traccia 6)
Burleigh Johnson (Piano su traccia 10)
Keith Miller (Chitarra Acustica su traccia 11)
Roger Glover (Basso su traccia 11)
Sheryl Cooper (Cori su traccia 8)
Bob Ezrin (Chitarra Acustica su traccia 11, Horn Synth su traccia 12, Cori)
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