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27/12/24
EDOARDO BENNATO
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA ENNIO MORRICONE, SALA SANTA CECILIA - ROMA
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Devin Townsend - Lightwork
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31/10/2022
( 3818 letture )
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Walk the walk , You're finally free from it all / Let the Moon keep clearing for today / Moonpeople , Challenge the ways of the sun / But the Earth moves for you babe, so breathe now…
Come approcciarsi, dopo tre anni folli e scombinati, al nuovo parto discografico del Mad Canuck? La risposta è molto più semplice del previsto: lasciandosi andare. Escludendo il doppio-album ambient The Puzzle / Snuggles (2021), al quale hanno partecipato in via indiretta oltre 80 musicisti di tutto il mondo, Lightwork (introdotto da una copertina magica ad opera di mr. Travis Smith) è a tutti gli effetti il seguito discografico di Empath, uscito per Inside Out nel 2019. Ma cosa rappresenta questo nuovo lavoro color pastello? Una sanificazione totale del Dev-sound, in primis. Una catarsi melodica che bacia il neo-prog e il pop sognante, non distante da alcuni lavori di John Mitchell ( Arena ; Lonely Robot e Frost* ). Pur mantenendo una personalità innata e quasi sempre sopra le righe, zio Devin torna sul palco della vita con un album assolutamente lineare, snello e riflessivo. Solare e cangiante, Lightwork centra ancora una volta il punto: mette in musica le sensazioni marinaresco-solitarie della copertina e del ‘concept’ base, pur non raccontando una vera e propria storia, se non nel trittico di singoli Moonpeople, Lightworker e Call of the Void. L’idea dei colori, sempre molto presente nella musica del canadese, si palesa più che mai nelle dieci tracce del nuovo album, laddove i brani hanno anima e cuore, partiture progressive e un pizzico di sana follia ereditata dalla mastodontica opera di Empath, ancora ben radicata nelle retro-influenze di Townsend , tanto da insinuarsi con eleganza sibillina in brani quali Lightworker e la suite conclusiva Children of God. Ma facciamo qualche passo indietro: l’opera, per la prima volta in assoluto prodotta dal leggendario GGGarth Richardson (fratello di Colin Richardson), si presenta come una versione astratta e sommessa di Ki (2009), con quell’intro elettronico e lo-fi che, piano-piano, ci introduce una struttura in crescendo che abbraccia gli strumenti solo nel divenire di Moonpeople, tracci di apertura insolita ma squisitamente brillante. Townsend, protagonista assoluto con una prova vocale a dir poco magistrale, stempera il passare degli anni con innata grinta, voglia e leggerezza, palesandosi come uno dei cantanti più bravi ed eclettici di sempre. Dal suo registro morbido a quello più sporco, passando per le sinfonie Disney e gli sprazzi rabbiosi, il multi-strumentista ci guida attraverso un’ora di musica progressiva senza esagerare con pensieri astratti e parabole articolate. Quanto di più distante dai sopiti ma in qualche modo sempre presenti Strapping Young Lad, Lightwork è un lavoro di cesello che poggia la sua bellezza sul lavoro solista di Dev e sulle doti di GGGarth, complice nel far suonare questo lavoro in modo un po’ diverso dal solito. Da ‘control freak’ a musicista disciplinato, Townsend si rimette in sesto componendo per la forma-canzone. Il terzo singolo Lightworker , accompagnato da un videoclip melanconico e marittimo, esalta i refrain epici, mutando forma nei versi minimali e nel bridge teso, supportato da un riff spesso e doom-y. Si ritorna sempre al punto di partenza, passando per i meravigliosi spunti grandiosi, non dissimili dalla teatrale Why?, ballata cartoonesca di Empath.
Tell me there's another , Lead me to the mother , We are all of us / And if we remember, we will be together / We are all of us / And though your life's a dream of God , Show your light don't dream of all your needs no more / You'll bleed no more, you Lightworker
In questo nuovo album, Townsend ha modo di canalizzare le sue influenze alla Enya ed Emerald Web più che mai, evolvendo lo stadio ambient-cristallino di album come Ghost (2011) e fondendo il sound ancestrale con il prog rock. Questa voglia è ben udibile nella splendida e delicata Equinox, che nasce come canzone-demo durante il Lockdown esattamente come la gemellare Call of the Void, già presentata nel 2020 con un video amatoriale e qui sviluppata a dovere con una struttura ancora più toccante e dilatata, tanto da diventare il punto focale dei tre singoli/storia pubblicati in anteprima, con il suo messaggio poetico e sospeso, come un viaggio in treno tra le nevi. Sibilante e sottile come uno strato di ghiaccio pre-primaverile, l’accoppiata Equinox / Call of the Void è uno dei punti più alti di Lightwork, laddove la prima richiama le melodie Pink Floyd-iane di Things Beyond Things contrapponendole a riff e rabbia sommessa, mentre la seconda si avvale di un doppio-refrain in crescendo, pennellate synth-wave e una batteria precisa ed essenziale a cura di Morgan Agren, il quale accompagna il tutto con consueta maestria. Ancora una volta aiutato dai fidati multi-talenti di Anneke Van Giersbergen , Ché Aimee Dorval , Nathan Navarro , Mike Keneally , Jonas Hellborg , Steve Vai e Diego Tejeida (ex- Haken), Townsend perfezione la sua nuova visione musicale, bilanciata ma varia con un orizzonte sonoro blu-arancio, ricco di layer elettronici e synth (la marziale Dimensions), complesse e ricercate orchestrazioni ambient (la lunga Heartbreaker) e prestazioni individuali preziose quanto diamanti lunari. Dieci tracce diverse ma innegabilmente legate l’un l’altra in un modo che ricorda da vicino l’idea principale del grandioso Casualties of Cool pur essendo distante anni luce da quel tipo di sound e approccio, e paradossalmente più simile alle sfumature dolci di Sky Blue, qui prive di difetti ed elevate all’ennesima potenza, ma assolutamente riconoscibili in brani come Celestial Signals , con il suo mood da grandeur sinfonica e gli stacchi prog di tastiera.
Shapeshifter To the weary eyed / With nothing left we take it all and , Run and hide… Take a walk down by the river , Revelations, paranoia / And the thoughts that pull us under , Are they calling?
Lightwork è una perla in crescendo che necessita di diversi ascolti per essere apprezzata appieno. Una non-novità nella carriera del canadese, spesso alle prese con palle curve difficilmente categorizzabili. Un po’ di retrospettiva può far bene prima di approcciarsi a questo nuovo tassello iridescente che -non contento delle diverse sfaccettature rappresentate fin qui- ci sbatte in faccia il neo prog bizzarro di Heavy Burden, dove la forma canzone tipica perde di significato, spingendoci verso un’avventura senza meta, tra sogni in divenire e percussioni caraibiche. Ma l’immersione totale di colori non vi basta? Allora ancorate la vostra imbarcazione alle soglie del tanto vituperato faro in copertina, perché il dream-pop acustico di Vacation ci sbatte in faccia un Devin corale e cantautoriale, voglioso di comporre una nuova Ih-Ah! prima del Gran Guignol finale, dove siamo attesi sulla soglia del maelstrom progressivo di Children of God , suite/recipiente di oltre 10 minuti che mette fine alle danze acquatiche prendendosi la scena con le sue sovra-strutture, i cori, i layer impressionanti e, dulcis in fundo, il tanto atteso ‘wall of sound’ coniato dallo stesso Devin Townsend, che si libera in volata lasciando andare le forme controllate e i viaggi mistici, sprigionando desiderio di sconfinare nella materia prog prima di ripiombare nel velluto ambient.
Yin/Yang totale, Lightwork è tra gli album più catchy e sornioni di questo terrificante 2022, così pregno di problematiche quanto di buona musica. Con passo lento e soffuso, immerso nella quiete a ridosso della tempesta, si muove un ‘nuovo’ Townsend - insaziabile e incorruttibile. Allargate la vostra personale lista dei Top Album annuali, perché il canadese dai mille volti è tornato!
PS: Non perdetevi l'edizione limitata dell'album con il cd aggiuntivo Nightwork , tra inediti, colpi di coda e imperdibili b-side!
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11
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ho sentito un po\' di brani a Marzo al live di Trezzo, dal vivo rendono ancora di più.. e credo che anche il concerto sia stato uno dei belli a cui abbia mai partecipato |
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10
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Mai piaciuto - lo ritengo sopravvalutato |
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9
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Belle cose come sempre, un disco cosi ci voleva, era nell'aria. Prossimo giro si cambia (spero) |
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8
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Ennesimo capolavoro.
Qualsiasi strada decida di percorrere centra sempre il punto.
Genio |
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7
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Disco strepitoso, a mio avviso il migliore dell’intera discografia di Townsend, che preferisco in questa veste meno aggressiva e piu’ tastieristica. |
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6
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Concordo con @metalraw che ci sia una piacevole parentela con Casualties of cool ed anche che la deluxe edition sia praticamente imprescindibile... in generale è un disco relativamente soft, ma che disco!
@Black Me Out: se posso essere sincero (e riderci su), la tua premessa ai miei occhi ti demolisce come critico. Meglio non dirle certe cose |
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5
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Premessa: non ho mai apprezzato quasi nulla di Devin Townsend, non mi piace la sua voce e tendenzialmente non mi piace il modo in cui compone. A suo tempo mi è piaciuto abbastanza "Transcendence", ma mi fermo lì.
Evidentemente questo disco si discosta abbastanza dalla produzione "solita" di Townsend e niente, è da ieri notte che me lo sto ascoltando con immenso piacere. Le sezioni più heavy sono quelle che continuano a piacermi di meno, ma ci sono influenze dream pop e vagamente shoegaze - in pezzi come "Equinox" e nel singolo "Call of the Void" ad esempio - che rendono il disco parecchio interessante alle mie orecchie.
Continuerò ad ascoltare, ma mi sta proprio prendendo. |
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4
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Non vedo l'ora di averlo tra le mani. I singoli pubblicati finora sono emozionanti. Devin è un fottuto genio e ancora oggi è in grado di scrivere e produrre musica di altissimo livello. Davvero incredibile. |
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3
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Non sono affatto sicuro che GGGarth sia fratello di Colin (di certo è figlio del producer Jack Richardson), non ho reperito alcuna info in merito... peraltro il primo è canadese, il secondo inglese... chiedo lumi. |
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2
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Ancora una volta il grande Townsend dimostra di essere uno dei più grandi musicisti di sempre. Un lavoro ottimale, inaspettato e creativo. Il canadese è in gran forma e con questo ultimo album lo dimostra ampiamente. Onore a questo grandissimo interprete che, a mio avviso, centra sempre l'obbiettivo con una classe sublima. Assolutamente da ascoltare. |
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1
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Come sempre un viaggio fantastico, gran bel lavoro Devin! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Moonpeople 2. Lightworker 3. Equinox 4. Call of the Void 5. Heartbreaker 6. Dimensions 7. Celestial Signals 8. Heavy Burden 9. Vacation 10. Children of God
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Line Up
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LINEUP: Devin Townsend (Voce, Chitarra, Tastiera, Basso) Morgan Agren (Batteria)
MUSICISTI OSPITI: Anneke Van Giersbergen (Voce) Ché Aimee Dorval (Voce) Mike Keneally (Chitarra) Steve Vai (Chitarra) Diego Tejeida (Tastiera) Nathan Navarro (Basso) Jonas Hellborg (Basso) Darby Todd (Batteria) Federico Paulovich (Batteria)
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