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Novelists - Déjà Vu (Premiére Partie)
13/10/2022
( 992 letture )
Brusco stop in casa Novelists, alla prima curva fuori strada dopo cinque anni trascorsi ad alta velocità su un rettilineo dall’immacolato spessore artistico. Un esordio promettente (Souvenirs, 2015), un tesoro inestimabile (Noir, 2017) e una gradita conferma (C’est la Vie, 2020) hanno assicurato ai parigini visibilità e gli elogi della scena prog metalcore/djent, incantata nello specifico dal fragile romanticismo “bohémien” di Noir, prezioso connubio di tecnica, atmosfere leggiadre e melodie raffinatissime donateci dal singer Matt Gelsomino, poetico nelle iridate clean vocals quanto acerrimo nelle zone d’ombra evocate dalla timbrica harsh. A lui si deve l’altalena di emozioni che ha scaldato il cuore dei fan più sensibili e quindi la notizia del suo addio nell’aprile 2020, oltre ad essere stata accolta con sincero disappunto, sembrava gettare pesanti ombre sul futuro del gruppo. Invece, solo qualche mese più tardi, l’ensemble francese è ripartito annunciando l’ingresso di Tobias Rische (ex- cantante della formazione melodic/post-hc Alazka) e nel 2021 ha dato il benvenuto al chitarrista Pierre Danel (Kadinja), due innesti fondamentali per iniziare a scrivere una nuova pagina della carriera, battezzata a livello simbolico (e di copyright…) tramite l’aggiunta del suffisso FR.

Déjà Vu (Premiére Partie) segna una cesura netta con l’epoca Gelsomino e dunque un titolo evocante la sensazione del “già vissuto” rischia solo di generare fastidiosi equivoci: del tanto lodato progressive metalcore non rimangono che gli avanzi, dispersi in una formula annacquata di metal commerciale bendisposta all’utilizzo di synth e ritornelli memorizzabili in poco tempo; come se non bastasse, l’alone di sofferto romanticismo dei lavori antecedenti evapora senza lasciare traccia e l’estro delle chitarre sopravvive unicamente negli assoli, inattaccabili per gusto prog e lampi di virtuosismo nonostante il timing ristretto a loro disposizione. La vera nota dolente sono però i cinque interludi strumentali, gradevoli quando estraniati dall’ordine in scaletta ma nel contesto dell’album responsabili di un ascolto sin troppo frazionato e discontinuo. L’abbandono di M.G. evidentemente non è ancora stato somatizzato e da ciò ne consegue la perdita di quell’identità sonora garante negli anni di un’escalation verticale giunta ora ad una battuta d’arresto.
Il triplo assolo che viene sfoderato in Smoke Signals non riesce infatti ad evitare il marcato flavour alla Bring Me The Horizon (elettronica pop alla That’s the Spirit e le strofe curate dal bassista fanno molto Oliver Sykes) ben presente anche nell’interludio Mae, diretta filiazione di Music to Listen To. Heretic si perde in una confusione modern metal che raffazzona industrial, rap e metalcore accentuando lo stridore con l’albeggiante intermezzo post-rock Colas, seguito da un altro pastiche di melodie leggere, harsh vocals standardizzate, echi alternative e trick vagamente alla Code Orange (Made by Design). Invece The Answer e le sue melodie zuccherine, unite alle particelle elettroniche, rimandano ancora al gruppo di Sheffield e se non fosse per il lead e i brevi scream la traccia potrebbe anche essere scambiata per un outtake di Amo. La situazione migliora con il metalcore di Terrorist, dove si pigia alfine sull’acceleratore dei breakdown e degli switch unclean oltre a sciorinare un fantastico assolo. By-passando le altre cerniere (la chitarra classica in Erre, i rimasugli post-rock di Rest e Bias), Do You Really Wanna Know? ritenta la carta dell’industrial-metalcore sfangandola anche per un buon ritornello, mentre Lost Cause denuncia uno scollamento interno che pesca qua e là dagli Erra (giusto i primi venti-trenta secondi) e da quel bacino di approssimativo industrial finendo con le ennesime sfumature post-rock nell’outro.

Che dire, senza Gelsomino i Novelists sono… appassiti. Battutaccia a parte, i francesi devono ancora riprendersi dallo shock e capire quale strada intraprendere nelle uscite future. Déjà Vu, al netto dei molti errori e della confusa direzione stilistica, non aggancia in ogni caso la sufficienza minima deludendo chi si era innamorato del trittico precedente: occasione fallita o giustificabile transizione? al momento è più semplice tendere verso l’opzione numero uno, anche se rimaniamo in attesa della Deuxième Partie per formulare un giudizio completo. Magari torneranno a stupirci come in passato e augurarselo non costa niente, sta di fatto che ora come ora è meglio avere un déjà vu con Noir e la sua magica allure parisienne.



VOTO RECENSORE
58
VOTO LETTORI
50 su 1 voti [ VOTA]
Sentenza
Sabato 22 Ottobre 2022, 0.27.32
1
Tobias lo seguivo con gli Alazka, ma con i Novelists non ci azzecca alcunché. Non è il sostituto migliore per Gelsomino,la cui assenza pesa come un macigno
INFORMAZIONI
2022
Out of Line Music
Metal Core
Tracklist
1. Smoke Signals
2. Mae
3. Heretic
4. Colas
5. Made by Design
6. Erre
7. The Answer
8. Terrorist
9. Rest
10. Do You Really Wanna Know?
11. Bias
12. Lost Cause
Line Up
Tobias Rische (Voce)
Florestan Durand (Chitarra)
Pierre Danel (Chitarra)
Nicolas Delestrade (Basso, Cori)
Amael Durand (Batteria)
 
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