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17/01/25
SRL + LOCULO + VOX INFERI + NECROFILI
CLUB HOUSE FREEDOM, VIA DI BRAVA 132 - ROMA
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24/05/2022
( 2035 letture )
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Dopo la pandemia e l’uscita del bassista Simon Forsberg, gli Oh Hiroshima si interfacciano con un difficile ritorno: superare -questa volta come duo- la parziale delusione di Oscillation e ritornare ai fasti della loro seconda eccellente release In Silence We Yearn. Sette tracce, di sola voce, chitarra e batteria, in una discesa introspettiva tra shoegaze e pesantezza post rock. Sin dalla primissima Nour, ma ancor meglio con Veil of Certainty, la band svedese coccola l’ascoltatore con un sound caldo e avvolgente, sorretto dal tiro di Nilsson alla batteria a dir poco perfetto. Charleston e grancassa compongono la formula principale dei groove del disco, quasi sempre in un quattro quarti standard alternati a intelligenti deviazioni poliritmiche. Un esempio è la singhiozzante conclusione della seconda traccia summenzionata, oppure quella in All Things Pass, che segna una discesa nelle sfumature più squisitamente poetiche del disco, fluttuanti in un’eleganza mai ignorante nei confronti della propria forza rock.
Long live the passing time That lays to rest what comes Long live the endless aisle The all-consuming fire
Ascension cresce lentamente, con meno estro rispetto al trittico iniziale, ma si dipana in un brano tutto sommato quadrato, che calibra acutamente i fraseggi più morbidi agli sfoghi più diretti. La formula cede alle romantiche riflessioni di Humane: introspettiva, solenne, autoriale ma anche estremamente pesante quando viene schiacciato l’acceleratore -si respira addirittura un riffing alla The Ocean. Un’esplosione getta nel pieno di Tundra, in cui i tom di Nilsson intonano groove terremotanti, mentre la chitarra di Hemström si focalizza su giri melodici semplici e atmosferici, ma mai banali.
I heard the voice of a nightingale Calling us all back home
La conclusiva Hidden Chamber chiude un cerchio perfettamente scritto, dimenticando ogni aggressione sonora per cullare con uno shoegaze maturo e sognante, in cui le linee vocali calzano alla perfezione con le dolci note conclusive dell’intero album.
Gli Oh Hiroshima sono tornati con un grande disco che, seppur senza momenti trascendentali, riporta sugli scaffali un post rock chirurgico, onirico e melodicamente infallibile. La produzione è leggermente piatta in alcuni passaggi più “heavy”, dove si avrebbe potuto evidenziare la pesantezza delle chitarre, ma per il resto la qualità del mixaggio è ben oltre la sufficienza e le pelli di Nilsson sono un’eccellenza produttiva da non ignorare. Come ciliegine sulla torta, una copertina in linea con il delirio lucido che è Myriad -seppur inferiore a lavori delle copertine precedenti- e chicche nel sound tutte da scoprire, tra influenze jazz e richiami al passato.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Nour 2. Veil Of Certainty 3. All Things Pass 4. Ascension 5. Humane 6. Tundra 7. Hidden Chamber
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Line Up
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Jakob Hemström (Voce, Chitarra) Oskar Nilsson (Batteria)
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RECENSIONI |
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