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27/12/24
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
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11/02/2022
( 5872 letture )
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Fra gli innumerevoli meriti che vanno attribuiti agli Amorphis in prima battuta c’è la loro innata e rara capacità di concepire ripetutamente album di pregiato valore artistico. Nel corso della loro pluriennale carriera, pur toccando diversi generi ben delineati fino a creare un suono tanto personale e riconoscibile quanto concretamente di difficile catalogazione, i finlandesi di fatto hanno sempre tenuto un livello qualitativo musicale molto, molto elevato.
Il compito di portare avanti questa peculiarità, nonché di varare questo duemila ventidue è affidato ad Halo, quattordicesimo studio album, capitolo conclusivo della trilogia iniziata con Under The Red Cloud e proseguita con Queen Of Time, composto da undici tracce per quasi un’ora di nuova musica. La musica dei finlandesi (cosa risaputa) è composta da decine di ingredienti provenienti dalle più disparate influenze, mescolati e proposti in versioni sempre funzionali e funzionanti grazie all’abilità tecnica dei sei unita al loro personale e per nulla comune gusto compositivo. Ecco, quindi, che Halo suona esattamente come parzialmente ci si poteva aspettare, con una produzione cristallina che lascia trasalire ogni sfumatura sonora, pompato e dinamico in modo da rispettare ed evidenziare al meglio tutti i paesaggi sonori esplorati e, ultimo ma non ultimo per importanza, questo nuovo lavoro gode di una risultante più diretta, ruvida, rispetto alla spiccata coralità e “sinfonicità” dei suoi ultimi predecessori. Un impatto finale più nudo forse, che al contempo non perde efficienza nelle coralità generali e nelle atmosfere ricreate, grazie anche ad un approccio dai contorni più prog, all’uso di melodie e partiture orientali ed a una componente musicale generata dalle tastiere con suoni molto particolari. Un aspetto determinante da sottolineare è che la musica qui proposta rispecchia perfettamente la dualità dell’artwork, un continuo chiaro-scuro riproposto in ogni aspetto. Halo è un album più pop dei predecessori diretti? Sicuramente. Oppure un album più heavy? Sicuramente. Si tratta di un album da
Amorphis, degli Amorphis? Sicuramente. Com’è di semplice intuizione, la band è riuscita a mettere in gioco tutti gli elementi necessari per rendere questo nuovo lavoro tanto diretto quanto articolato e sofisticato. Veniamo quindi alla musica: la partenza del disco è affidata a Northwards un brano in pieno stile Amorphis, dai riff accattivanti e coinvolgenti, un ampio groove guida l’intero incedere del brano che si apre a circa metà in un break dallo spiccato senso rock anni Settanta per poi ritornare ai martellanti momenti iniziali nel suo finale. On The Dark Waters alterna clean e growl vocals in un intreccio costante che affianca una serrata ritmica di chitarre death/doom, un brano giocato sulle dinamiche e sulle ritmiche dalla struttura piuttosto semplice ma molto efficace, così come nella successiva The Moon dove sono le interpretazioni vocali a farla da padrone ricreando atmosfere uniche nel loro genere. La successiva Windmane ripesca le sonorità doom in perfetto stile (e tanto care) dei sei finlandesi, riproponendo volutamente o meno atmosfere che riportano alla mente momenti death/doom degli anni Novanta, dove è ancora la voce di Joutsen a spiccare nella risultante corale del brano. A New Land si caratterizza per la sua più rimarcata velocità e potenza, con sonorità che mettono in primo piano le chitarre rispetto alle tastiere dando una più acuta spigolosità al mood generale, così come nella successiva When The Gods Came la quale riporta alla mente le tipiche sonorità melodic death dei migliori tempi d’oro del genere. Ad effettuare un repentino cambio di rotta ci pensa Seven Roads Come Togheter dove i nostri esplorano territori progressive, un brano di forte impatto, melodico, dinamico, una delle migliori composizioni di questo Halo mentre, la successiva War fatta di continui cambi ritmici fatti di rallentamenti e ripartenze riporta la direzione su binari più aggressivi e appuntiti. A sorprendere per il cambio totale di sonorità e di mood ci pensa la titletrack Halo basata nella sua interezza sul lavoro svolto dalle tastiere intrecciato a quello delle clean vocals, una sorta di quiete prima della tempesta provocata dalla successiva The Wolf, probabilmente il brano più heavy e feroce del disco. A chiudere la tracklist c’è infine My Name Is Night unica ballad dalle atmosfere buie, gotiche, da notte finlandese, forse un po’ troppo canonico nella struttura e nello sviluppo ma che funzionalmente traghetta dolcemente l’ascolto verso la sua fine.
Halo ad un primo impatto può sembrare il classico disco degli Amorphis, in realtà necessita più che mai di ripetuti ascolti, poiché dietro ad ogni nuovo passaggio si riescono a cogliere le raffinatezze compositive celate. Al fianco di un massiccio approccio melodico generale c’è un mondo nascosto fatto di ritmiche serrate, intrecci compositivi che si sviluppano in progressioni che suonano semplici ma in realtà non lo sono. La prova esecutiva dei sei è ineccepibile, sopra a tutti la performance creata dalle vocals di Joutsen, una poliedricità vocale che è un valore aggiunto prestigioso. Non da meno la sezione ritmica, il perfetto telaio su cui si erge tutta la struttura della band. Muovendosi sulla scia dei suoi due predecessori (di quest’ultima trilogia) ma rivelandosi infine più diretto e ruvido Halo è un album dalle cristalline qualità tecniche compositive ed esecutive, in cui ritrovare nei o piccoli difetti si rivela esser un puro esercizio di gusto soggettivo, poiché oggettivamente è l’ennesimo grande passo degli Amorphis.
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standard sempre molto alti. hanno trovato la loro formula vincente e a me va benissimo. questo album mi piace di più del precedente e contiene pezzi strepitosi come Seven Roads Come Together e A new land. Alcuni ritornelli in pulito invece sono un pò stucchevoli. Non è comunque ai livelli di Skyforger e soprattutto di Under the red cloud. |
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Grande concerto ieri. Ce ne fossero di gruppi di questo livello, di una raffinatezza rara. Grandi Amorphis |
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Dopo un pò di ascolti secondo me si tratta di uno dei loro migliori lavori del post Eclipse, insieme a Under The Red Cloud. Grazie alla loro classe questi ragazzi scrivono album splendidi e longevi nonostante la formula ormai ampiamente collaudata: nessun calo, Joutsen in formissima e sempre sugli scudi, tutti gli altri fanno alla grande il loro mestiere. On The Dark Waters, The Moon, When The Gods Came, e Halo sono da lacrime. Voto 86 |
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Lo confesso, io sono un fanboy degli Amorphis. Quindi pur essendo d'accordo con la più parte di voi, faccio mio il posto di @DEEP BLUE. Sono sempre loro, hanno il loro trademark e lo ripropongono, ma la qualità dei loro album è impressionante (e la prova solista di Holopainen è il mio disco del 2021). Per i miei gusti c'è troppo growl (Tuonela è per me il loro vertice), ma quando si ha a che fare con pezzi come Northwards (capolavoro fatto e finito), On The Dark Waters, Seven Roads Come Together, Halo e My Name Is Night c'è solo da ascoltare e riconoscere la loro superiorità. Nel 2022 come nel '96. voto: 83 |
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30
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Sempre simili a se stessi ma sempre al top, poi questo sound è il loro, non somigliano a nessun altro, col cavolo che se lo lasciano scappare. |
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29
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Robetta. se questo è 85, Skyforger è 130.
recensione fatta in preda all entusiasmo o da qualcuno che gli Amorphis li conosce da una manciata di anni e non ne ha seguito l'evoluzione negli ultimi 25 |
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Skyforger e' stato il mio ultimo ascolto degli Amorphis e devo dire che dopo tutto questo tempo che non li avevo piu' seguiti sono contento di aver acquistato Halo,bellissimo album che ancora una volta rimarca la grandezza di questa band,sicuramente una certezza nel campo prog/death. Voto 85. |
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Un altro ottimo disco degli Amorphis. Non mi ha proprio entusiasmato perché manca forse il pezzo che ti fa premere il tasto replay ma Joutsen, con quella voce, rende piacevolissimi i brani. Forse, come qualcuno sottolinea, va ascoltato più volte ma questo non mi era capitato con i precedenti che mi erano piaciuti molto. Vediamo. Au revoir. |
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26
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Poche storie...questo e' un album FANTASTICO!!!!!!!!!!!! |
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25
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A dire il vero dopo diversi ascolti si può dire che è un disco che suona veramente fresco e piacevole, niente di nuovo ma melodie veramente orecchiabili. Comunque veramente difficile da collocare in un genere. Per me 75 |
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24
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Secondo me invece sono usciti dall'immobilismo (sopraffino) delle ultime produzioni (ottime). Ritmiche orientalegianti, strumenti folk, hammond, controcanti femminili. Joutsen ed Holopainen fuoriclasse di una formazione vincente. Album ispiratissimo. |
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23
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Salvo/Tino concordo con voi.
Riproporre qualcosa alla Tuonela non sarebbe male.
Joutsen canta bene anche con voce pulita |
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Sono pienamente d'accordo con Tino. Belle composizioni... ma tutte con lo stampino. |
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Si ascoltano sempre volentieri ma sembra sempre di sentire le stesse canzoni, può essere anche un pregio per carità, ma alla lunga è un disincentivo all'approfondimento. Il cantante è sempre ottimo anche se dopo tanti anni dovrebbero secondo me calare, e non poco, con il growl, ma si sa che loro sono anche quello. Irresistibili come sempre i refrain melodici, le melodie orientaleggianti sempre le stesse, un buon lavoro senza dubbio ma niente che faccia sobbalzare dalla sedia. |
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20
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Ennesimo album di alto livello. La formula base (vincente) è più che collaudata, gli ingredienti sono più o meno gli stessi da 15 anni, a differenziare un album dall’altro alla fine sono sfumature. Nel caso di questa ultima uscita l’approccio è stato più diretto, c'è un po’ più di aggressività, un po’ più di parti in growl anche. Quello che però conta veramente alla fine è il valore dei pezzi, alto e costante lungo tutta la scaletta. Le mie preferite: On The Dark Waters, The Wolf e la conclusiva My Name is Night (pezzo che si allontana dal mood generale del disco, forse per questo messo in appendice). Meglio o peggio del precedente non saprei (a me Queen of Time è sempre piaciuto), ma sicuramente è un altro ottimo album. Voto 82 |
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A un primo ascolto mi è piaciuto più di Queen Of Time, che mi è piaciuto ma non mi ha fatto saltare dalla sedia. Sono i "soliti" Amorphis e a me va benissimo così, perché hanno trovato uno stile vincente e sanno scrivere canzoni stupende...però c'è anche qualche spruzzo di novità (le tastiere prog anni 70 e i cori nel bridge di Northwards). La tripletta iniziale è veramente una bomba (The Moon è tra i loro pezzi migliori di sempre per me), ripasserò per il voto ma mi sta piacendo parecchio. |
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Quando ascolti un disco degli Amorphis sai già cosa aspettarti, perché da anni sono nella loro confort zone e di lì non si muovono, però ogni disco è sempre bello da ascoltare. E questo non fa' differenza: suonato e cantato benissimo, magari senza apici clamorosi, ma anche senza brutte canzoni. Disco più che buono. |
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*qualcun altro nel forum! |
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@Lizard: sono abbastanza sicuro che qualcun altro prima di me abbia sollevato lo stesso problema e suppongo/ipotizzo che la risposta sia stata simile a quella di Broken Arrow! Ergo, non ribadirò la presenza dell'elefante nella stanza! Un caro saluto! |
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@John: se volete parlare di queste cose, nessun problema, esiste il forum. Sotto le recensioni, per favore no, siamo off topic. Grazie mille |
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@Broken Harrow: a parte che non lo trovo così ordinato, ma oltre a ciò: non ha una versione ottimizzata per mobile, cataloga le autoproduzioni ancora come demo (cosa che nel 2022, già almeno dal 2012, non ha più tanto senso), il logo... magari ci sei affezionato, ma è un po' la credenza della nonna, per non parlare dell'ammasso di notizie accanto livereport accanto commenti nel forum. Insomma, magari ci sei affezionato, ma per gli standard attuali e futuri non ci siamo proprio! |
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@Rob... anche nel mio caso gli Amorphis furono abbastanza distanti durante il concerto...io quando li ho visti avevano i Therion come gruppo spalla e mi è successa esattamente la stessa cosa che è capitata a te con gli EverEve ...i Therion infatti dopo l'esibizione sono scesi tra il pubblico e hanno chiacchierato con tutti allegramente, infatti custodisco ancora gelosamente l'autografo di Lars Rosenberg (il loro bassista...molto simpatico)! |
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@Freccia, anch'io li vidi per il tour di Elegy e a supporto c'erano gli EverEve. Ricordo che questi ultimi fecero un concerto pazzesco; poi scesero in mezzo al pubblico, si misero ad autografare i cd, a parlare con noi, soprattutto il cantante che poi si è suicidato. Mentre gli Amorphis si limitarono a fare il compitino. Bel concerto, ma li trovai poco coinvolgenti. Questo cd è in ordine, ma da quello che ho ascoltato mi piace, forse troppo growl rispetto alle parti pulite che sono come sempre bellissime e coinvolgenti. |
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sono tra le mie band preferite.. visti dal vivo secoli fa con il tour di Elegy, cui possiedo copia autografata ...sono veramente grandi.. presto il vinile di halo andrà a sommarsi ai suoi predecessori nella mia collezione |
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Album tecnicamente mostruoso, evoluzione perfetta dei precedenti due. Anche secondo me superiore a queen of time, ma lo dico piano.
Per me possono andare avanti così ad oltranza, avercene di band di questa statura!! |
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8
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Concordo pulito e ottimo così com'è. |
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John: boh, e perchè dovrebbero? È uno dei pochi siti ordinati e dove si capisce tutto e subito rispetto ad altri pastrocchi inguardabili...perché cambiare una cosa se funziona perfettamente??!? Per quanto riguarda il disco lo trovo la solita minestra cucinata bene che però sinceramente dopo 6 album uguali non fa più per me |
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6
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Ottimo disco e ottima rece.
Però ragazzi, dico una cosa che non c'entra: dovete rivedere la grafica di questo sito. È ferma da più di dieci anni. Tra poco diventerà come il sito di scaruffi! |
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Ascoltato due volte ma non mi sbilancio ancora con il voto. Ovviamente sono di parte e mi è piaciuto tantissimo. Però symphonic metal, con tutto il rispetto, non si può leggere. |
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Per ora mi sembra superiore a Queen of Time, che già è un gran bell'album.....maa, symphonic metal? |
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Pensavo che il metal sinfonico fosse roba alla nightwish, gli amorphis hanno cambiato genere? |
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Ordinato, deve arrivare: per adesso ascoltata solo The Moon e mi ha fatto impazzire, quindi non vedo l'ora. |
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Questi non sbagliano nemmeno se si mettono d'impegno! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Northwards 2. On The Dark Waters 3. The Moon 4. Windmane 5. A New Land 6. When The Gods Came 7. Seven Roads Come Togheter 8. War 9. Halo 10. The Wolf 11. My Name Is Night
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Line Up
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Tomi Joutsen (Voce) Esa Holopainen (Chitarra) Tomi Koivusaari (Chitarra) Olli-Pekka Laine (Basso) Santeri Kallio (Tastiere) Jan Rechberger (Batteria)
Musicisti ospiti: Petronella Nettermalm (Voce nella traccia 11) Noa Gruman (Voce addizionale) Erik Mjörnell (Chitarra nella traccia 11) Oskari Auramo (Percussioni) Jan Rechberger (Percussioni) Jesse Bartholomew Zuretti (Orchestrazioni, Tastiere) Francesco Ferrini (Orchestrazioni, Tastiere)
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