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Ghostheart Nebula - Ascension
27/12/2021
( 986 letture )
Un debutto decisamente intrigante quello dei Ghostheart Nebula, quintetto milanese di recente formazione e che aveva già fatto parlare di sé grazie all’Ep Reveries nel 2018, il quale poteva vantare la mano di Øystein G. Brun dei Borknagar in sede di masterizzazione. All’epoca la band era formata da tre soli elementi, ma è con l’aggiunta di due nuovi membri che si arriva finalmente al bel singolo Apathetic Lacrymae nel 2020, che anticipa il tanto agognato full lenght pubblicato quest’anno dalla svedese Black Lion Records e intitolato programmaticamente Ascension. Descrivere la musica proposta dai milanesi non è semplice, ma si può inquadrare nei termini di un death/doom metal a tinte progressive e che non disdegna la riflessività del funeral doom tanto quanto l’efferatezza del black metal. Ciò che ne risulta è un mix di influenze che, ben lontano dal risultare innovativo, riesce però a evidenziare un songwriting non banale e una gestione dei singoli brani piuttosto oculata; dettaglio, questo, decisamente importante all’interno di un album che dura più di un’ora. La band stessa definisce il proprio sound “cosmic doom” e il termine non sfigura di fronte alla musica contenuta in Ascension, anche se rimane limitante ritenere questo un disco puramente doom poiché la pesantezza tipica del genere viene mitigata spesso e volentieri da parentesi melodiche dal sapore “post” che contribuiscono a rendere l’ascolto variegato ed anche la produzione – divisa tra l’Italia e la Norvegia (sempre ad opera di Øystein G. Brun) – non si appoggia solamente su canoni prettamente metal, ma sceglie un approccio arioso che valorizza le parentesi più epiche all’interno dei brani. Particolare è poi l’utilizzo della versatile voce del frontman Maurizio Caverzan, capace di muoversi con disinvoltura tra growl death metal e scream puramente black, lasciando spazio anche a momenti in clean che forse convincono leggermente meno, ma non vanno ad impattare troppo sul risultato finale. Ad impreziosire ulteriormente il lavoro ci pensano poi gli ospiti di caratura internazionale alle voci – parliamo di Lucia Amelia Emmanueli, di recente entrata nella nuova formazione dei Sojourner, e di Gogo Melone degli Aeonian Sorrow, la quale ha curato anche il bell’artwork dell’album – oltre che a Jon Liedtke degli Inter Arma al theremin. Tutto questo lascia buonissimi presupposti per un disco di grande spessore e in effetti così è, anche se non mancano momenti meno incisivi e un pochino di ridondanza di tanto in tanto.

Il pezzo forte dei Ghostheart Nebula viene piazzato subito all’inizio: Mira dura undici minuti e mezzo e lascia già a bocca aperta per quanta bellezza emana; un brano che già si distingue per la sua coerenza narrativa e per la capacità di creare diversi picchi emozionali intensi e pregni di pathos. Fondamentalmente la band parte da una base funeral doom dove le melodie di tastiera si prendono il compito di fare da guida per l’ascoltatore e il growl profondo di Caverzan sprofonda in un abisso di chitarre ipnotiche mentre la batteria detta, marziale, un ritmo lento e maestoso. Il brano si spacca a metà con un bell’inciso arpeggiato dove entra la voce delicata di Lucia Amelia Emmanueli, la quale si propone con uno spoken word contornato da cori angelici e una ripartenza atmospheric black metal che non può non far pensare agli Alcest. Il finale dominato ancora dalle tastiere prosegue su questi binari inserendo anche la doppia cassa ad aumentare a dismisura il coinvolgimento emotivo. Il tutto poi si spegne su un fragile inserto pianistico che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo secondo. Con un brano simile moltissime band ci costruirebbero un’intera discografia, ma i milanesi scelgono invece di partire da qui per poi sviluppare strade anche molto diverse, ma non sempre così convincenti. Nonostante ciò Mira è una composizione magistrale, che lascia pochi dubbi sulle potenzialità del gruppo. Se Chrysalis continua a convincere grazie ad un’impostazione che fa risaltare le componenti post metal del sound dei nostri, Hikikomori non sfigura, ma inizia a mostrare qualche lungaggine di troppo, salvata comunque dal sempre ottimo lavoro alle tastiere di Nick Magister. Ci pensano comunque altri due carichi da novanta a risollevare la situazione: dapprima la meravigliosa The Cage, guidata ancora dal pianoforte, dove il funeral doom di partenza si arricchisce di spunti gothic metal à la My Dying Bride, ma è il giro armonico di base a funzionare dannatamente bene e perciò i musicisti sono liberi di spaziare attraverso variazioni che esaltano sempre la stessa melodia. In prossimità del quarto minuto poi il brano si apre melodicamente ancora di più e si entra in territori accostabili a quelli dei Summoning più elegiaci, dove l’elemento epico viene lasciato libero di risplendere e finalmente anche il basso si prende il proprio spazio. L’ingresso del theremin poi è tanto spiazzante quanto funzionale e fa le veci di un ipotetico violino chiamato ad eseguire il proprio assolo per concludere in bellezza cotanta esibizione di epicità in salsa black/doom. Insieme a Mira, The Cage è il brano migliore del disco. Segue a ruota la prima “versione” della titletrack, divisa in tre capitoli a chiudere l’album: Ascension Pt. I: Cosmic River non lascia un marchio indelebile come i due brani appena citati, ma si fa notare grazie alle belle linee di basso e alla presenza di Gogo Malone, che svetta con il suo timbro tonante ed operistico per buona parte del pezzo. Il duetto con Caverzan per quanto breve è tra i momenti più esaltanti dell’album e dà merito nuovamente al frontman che si mostra capace di una versatilità senza confini. Infine se Ascension Pt. III: Nebula chiude il disco senza troppi sussulti, anche Ascension Pt. II: My Burial Dream ha qualche buona freccia al proprio arco e si difende bene per via di influssi ancora una volta gothic metal che stavolta strizzano l’occhio ai Katatonia. Nel finale viene addirittura inserito un bell’assolo di chitarra, unico in tutta l’opera.

Sicuramente non sono sufficienti queste poche righe a descrivere l’intero universo musicale che sta dietro a un disco come Ascension, un’opera che necessita di numerosi ascolti per essere apprezzata fino in fondo, ma che possiede anche alcuni momenti istantaneamente incisivi che permettono all’album di fare breccia nel cuore di numerosi ascoltatori. Non neghiamo che, sebbene un disco del genere abbia bisogno fisiologicamente di un minutaggio elevato, qualche minuto in meno avrebbe giovato ad un risultato ancora migliore in termini di longevità e semplicità d’ascolto, ma questo non toglie nulla alla bontà di un lavoro che mostra capacità compositive interessantissime e a tratti incredibili e che, essendo un album di debutto, fa presagire grandi cose per il futuro. I Ghostheart Nebula grazie ad Ascension hanno aperto una strada ricca di possibilità davanti a loro e se riusciranno a fare ancora meglio di così meriteranno di essere annoverati tra i nomi che contano nella scena death/doom e non solo. Nel frattempo brani come Mira e The Cage meritano di finire nelle classifiche dei migliori brani metal tout court di fine anno e se non li avete ancora ascoltati il consiglio è quello di rimediare al più presto.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
92.66 su 6 voti [ VOTA]
Graziano
Lunedì 27 Dicembre 2021, 13.59.04
1
Intrigante. Urge ascolto!!!!
INFORMAZIONI
2021
Black Lion Records
Death / Doom
Tracklist
1. Mira
2. Chrysalis
3. Hikikomori
4. The Cage
5. Ascension Pt. I: Cosmic River
6. Ascension Pt. II: My Burial Dream
7. Ascension Pt. III: Nebula
Line Up
Maurizio Caverzan (Voce)
Nick Magister (Chitarra, Tastiere)
Aron Corti (Chitarra)
Bolthorn (Basso)
Panta Leo (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Lucia Amelia Emmanueli (Voce su traccia 1)
Gogo Melone (Voce su traccia 5)
Jon Liedtke (Theremin su traccia 4)
 
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