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27/12/24
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CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
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Imminence - Heaven in Hiding
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05/12/2021
( 1469 letture )
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Se è piuttosto immediata l’associazione fra la Svezia e il death metal melodico, è altrettanto vero che negli ultimi anni ha iniziato a far parlare di sé una formazione di Trelleborg avente come riferimento non il Göteborg sound, bensì la lezione del metalcore moderno d’oltreoceano.
La perifrasi si riferisce ovviamente agli Imminence, band che ha saputo coniugare l’esuberanza del metalcore e l’interiorità dell’emotional hardcore con la raffinatezza delle note di violino, strumento che nelle sapienti mani del frontman Eddie Berg è diventato il valore aggiunto della loro filosofia musicale. Dopo due album “di assestamento”, in Turn the Light On i cinque hanno mostrato segni di crescita evidenti e ora con il nuovo Heaven in Hiding sono determinati a compiere un ulteriore step in avanti: il riffing si fa più variegato, aggiungendo al sostrato -core intromissioni tecniche di matrice djent e screziature tendenti all’alt metal; i breakdown non mancano ma la loro presenza è funzionale ad assecondare i moti rabbiosi del cantante, e l’equilibrato dosaggio dell’elettronica è un altro contributo atto ad impreziosire gli arrangiamenti. È questa la base strumentale su cui è libero di esprimersi Berg, talentuoso vocalist che, da un lato strazia le sue corde vocali attraverso uno scream pungente legato alla sponda emotional, dall’altro strega l’ascoltatore mediante un registro pulito, soave e colmo di passione. E’ lui a riempire gli spazi con le dolci armonie del violino, non un semplice “accessorio” ma un vero co-protagonista che -al pari della voce- instaura un proficuo dialogo con le ritmiche e si prende la scena in determinati segmenti con virtuoso solismo.
Un paradiso nascosto è quello agognato da E. Berg, le cui liriche tratteggiano un doloroso viaggio nei meandri della propria anima martoriata da una salute mentale precaria, dagli incubi della depressione e dal disperato bisogno di raggiungere una stabilità che si palesa nelle immagini di luce più volte evocate durante il racconto. Le irregolari frequenze del suo cuore ferito pulsano immediatamente negli sbalzi di Ghost, primo vero brano dove chitarre metalcore cromate di djent e sentori alternative seguono le scariche emozionali di una voce in cerca d’aiuto e compassione: fra melodie lacerate e scream reminiscenti di icone quali Sam Carter e l’Oli Sykes d’annata agisce il frontman, assediato da oscuri flashback in cui abitano metaforici fantasmi. Il timore di ricadere nelle antiche trappole costruite dalla mente è concreto e a dimostrarlo ci sono la frenesia di Temptation, la vulnerabilità di Surrender o i deliranti richiami biblici disseminati in Chasing Shadows, tracce segnate da chitarre mischianti tecnica e sentimento, breakdown solidi e linee vocali che bruciano tra urla senza appello e contraddittorie melodie fomentate da tenui speranze e dubbioso sconforto. A vigilare dall’alto mitigando la sofferenza c’è sempre il fidato violino, angelo custode che tesse trame purificatrici in ogni composizione, anche quando le falene vengono attratte dal fuoco nella Architects -oriented Moth to a Flame , o nel caso in cui il peso dei segreti sia troppo arduo da sopportare come in Alleviate, disarmante prova di una fragilità umana fuori dal comune. Proseguendo sulla medesima strada con minime variazioni (i garbati inserimenti elettronici di Enslaved e Lost and Left Behind) si giunge prima a Disappear -con il basso che accresce la spinta propulsiva e i breakdown inspessiti dal djent- e poi alla sinuosa این نیز بگذرد (In Niz Bogzarad= This Too Shall Pass), avvolta da vibrazioni esotiche conferite dalle percussioni orientaleggianti e dal suono languido del violino, unico attore nel successivo interludio alla Lindsey Stirling ∞. La title-track in chiusura ha il compito di traghettare il frontman (e noi con lui) verso il tanto desiderato paradiso e le melodie soffuse parrebbero far presagire il raggiungimento della meta: peccato che il breakdown sconnesso e quell’esplosione in scream gettino macchie d’ombra sullo scenario celestiale che andava delineandosi, privandoci così di un’ultima risposta chiarificatrice.
Heaven in Hiding è dunque un album dal forte impatto emotivo che si inserisce perfettamente nella concezione stilistica del metalcore odierno a stelle e strisce con il quid in più del violino, cardine e autentico tratto distintivo dell’Imminence sound. Se il miglioramento rispetto ai dischi precedenti è tangibile, bisogna altresì dire che forse manca ancora qualcosa per raggiungere l’eccellenza: tolti l’opener e il breve interludio ∞, i brani sono infatti accomunati da una struttura che alla lunga rischia di essere fin troppo omogenea (anche a livello vocale l’alternanza clean vocals/scream è una costante pressoché intoccabile) e la terminologia impiegata nei testi non è esente da alcune ridondanze, in quanto vocaboli come luce, oscurità, fuoco e dolore ricorrono in un numero eccessivo di casi muniti della stessa pregnanza semantica. Attendendo fiduciosi la definitiva consacrazione nel prossimo full-length, Heaven in Hiding è comunque il miglior lavoro finora composto dal gruppo svedese e un’uscita su misura per i fan appartenenti alla frangia emotional del metalcore.
I see the wolf beneath the skin / Hear the devil's violin / A secret heaven in hiding /Can't find the silver lining.
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5
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Sono migliorati molto dai primi album abbastanza osceni. Hanno preso a piene mani dagli Architects, ma mettono qualcosa di personale che funziona: possono ritagliarsi uno spazio, soprattutto se migliorano la scrittura dei testi |
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4
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Li ho conosciuti con Chasing Shadows per caso su youtube.
Mi piacciono parecchio |
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3
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Sono migliorati tantissimo, dall’essere una copia non malaccio ma comunque una copia degli Architects nel primo album, a trovare in Turn the Lights On, la loro strada, qui secondo me c’è già una consacrazione, anche se come affermato in sede di recensione è vero che la struttura dei pezzi si assomiglia parecchio, nel prossimo sapranno magare variegare un po’ la forma canzone, comunque album ottimo, uno dei migliori nel panorama core dell’anno, voto 80.
Ps quanto è Soundtrack To Your Escape ‘Disappear’?? |
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2
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@Halo, Friden ti ha consigliato bene Non ti nascondo che questa band a me piace tantissimo però, come avrai notato, anche io ho rilevato un'eccessiva somiglianza fra le tracce. Forse sarebbe bastato metterne due in meno, comunque il binomio (emotional) metalcore e violino lo trovo indovinato e permette loro di avere un segno caratteristico, una cosa non da poco (anche se già lo avevano "sperimentato" i From Autumn to Ashes nel 2001).
Si, il 2021 è stato un anno ricco di uscite sensazionali per questo sottogenere: le band stanno cercando nuove strade per rinverdire la materia -core e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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1
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Scoperti perché qualche tempo fa il buon anders friden li ha pubblicizzati sul suo instagram, sono rimasto subito stregato dalla titletrack, la quale mi ha spinto ad ascoltare tutto il disco in questione.
Pur molto alta la qualità, sono rimasto leggermente deluso, perché il resto delle tracce non raggiungono il picco clamoroso del singolo, proprio per il ricorrere delle stesse strutte/soluzioni.
per me 75/78, anche se non dubito che il voto possa salire una volta assimilato bene (ps. Che belle soddisfazioni quest’anno la scena core: trivium, jinjer, whitechapel ecc.. in modi molto diversi, ma tutti i gruppi citati hanno saputo reinterpretare il genere in modo assolutamente personale. In questo senso anche gli imminence non sono stati da meno) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Am Become a Name… 2. Ghost 3. Temptation 4. Surrender 5. Chasing Shadows 6. Moth to a Flame 7. Alleviate 8. Enslaved 9. Disappear 10. Lost and Left Behind 11. این نیز بگذرد 12. ∞ 13. Heaven in Hiding
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Line Up
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Eddie Berg (Voce, Violino) Harald Barret (Chitarra, Cori) Alex Arnoldsson (Chitarra) Christian Höijer (Basso) Peter Hanström (Batteria)
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