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21/04/25
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The Pineapple Thief - Versions Of The Truth
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11/02/2021
( 1690 letture )
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Versions Of The Truth è il titolo particolarmente eloquente dell’ultimo album dei The Pineapple Thief, band formata dal cantante e chitarrista Bruce Soord alla quale, a partire dall’uscita di Your Wilderness nel 2016, si è aggiunto Gavin Harrison (prevalentemente noto per essere stato il batterista dei Porcupine Tree dopo Chris Maitland, oltre alle sue innumerevoli collaborazioni con gruppi del calibro dei King Crimson). Il titolo del disco evoca di certo immaginari che si sono dispiegati nei millenni sotto le più varie forme -da Gorgia al prospettivismo, per citarne alcune in maniera approssimativa-, però nel momento attuale sembra calzare nel migliore dei modi possibili, data ad esempio la sempre più diffusa affermazione secondo cui si sta vivendo nell’era della post verità e di cui Versions Of The Truth dichiaratamente intende essere la “colonna sonora”. Soord racconta che il nome per la titletrack gli è sorto durante gli esordi della composizione nell’ottobre del 2018, in un momento in cui la verità gli sembrava sempre meno rispettata, impiegata solo utilitaristicamente. Nei conflitti, anche in quelli più personali, è malleabile e ognuno avanza la sua versione in un clima di generale distorsione in cui la verità si intende come corrispondenza tra un enunciato e i fatti, gli stati di cose nel mondo.
Nonostante l’album sostenga uno “specchio al caos e al conflitto della vita del ventunesimo secolo", cercando di restituirne il senso, i brani non sono strutturati in maniera disordinata. La linea percorsa dagli ultimi lavori discografici dei The Pineapple Thief viene mantenuta: il delicato minimalismo di strutture e suoni che non nega picchi espressionistici, la piena realizzazione della densità lirica in chiave contenuta, talvolta intimistica. L’organicità dei pezzi non viene data comunque originariamente, la si ottiene comprendendo la totalità degli elementi i quali non sono immediati. Alcuni disorientano, hanno bisogno di una ricollocazione che viene compiuta alla fine della traccia: la marimba presente in numerosi brani tra cui Versions Of The Truth, ad esempio, è ottimamente integrata ma nella misura in cui mantiene un senso di mistero ed estraniamento. I riff si possono ripetere ma rendono ad ogni esecuzione un layer differente di emozione causata. Il paragone coi Porcupine Tree o con la carriera di Steven Wilson solista può sorgere spontaneo, dato anche l’approccio alla voce che accomuna spesso Wilson e Soord. Sommessa, quasi sussurrata o parlata, si insinua nelle zone più ancestrali dell’ascoltatore rivelando la tensione, che sorregge l’intero concept dell’album, tra reale e percepito. Gli interi paesaggi sonori presentano delle analogie: su solidi impianti armonici, che diventano sempre più familiari, si stagliano assoli come quello di chitarra in Break It All estremamente oscuri e lievemente arzigogolati, pur mantenendo la regola del non eccedere. Oramai la mente riesce a seguire quella linea solista che con moto browniano rompe il fittizio equilibrio precedentemente creato. Le atmosfere ricordano l’album del 2018 Dissolution, in cui il minimalismo compositivo riusciva a creare suggestioni molto articolate (Driving Like Maniacs in Versions Of The Truth lo esemplifica). L’accompagnamento di batteria alle singole tastiere può risultare molto incisivo, ad esempio, soprattutto quando si padroneggiano gli strumenti al pari di Gavin Harrison per cui la batteria è protagonista e non, ovviamente, mero accompagnamento (e ciò è evidenziato dal mixaggio) pur non risultando ridondante o barocca. Gli accenti sono spesso coordinati tra voce e sezione ritmica, in un fluire coerente che si sa orientare dall’interno. In un brano come Our Mire, di nuovo, la regolarità viene interrotta dalla chitarra solista che distorta imprime nuove direzioni. I nuovi percorsi li intraprendono definitivamente i The Pineapple Thief all’interno del contemporaneo progressive metal, del tipo che strizza l’occhio all’art rock a livello di versatilità ed influenze. Lo spettro di stati interni richiamati è ampissimo e mai definitivo, la danza è continua da un punto all’altro: l’attitudine tendenzialmente low-key della band non li fa fossilizzare nelle atmosfere intimistiche create da sintetizzatori, voce sommessa e una batteria evanescente. Si esplorano molte regioni, tra cui la rabbia più autentica e la nostalgia tipicamente associata a questo genere musicale: si pensi ai no-man. Out of Line, l’ottava traccia, oscilla tra il rimorso e la consapevolezza del presente. Il testo, quasi sciamanico vista la ripetizione di determinati versi, dona colore alle parti che compongono il brano in relazione agli strumenti coi quali meglio si rapporta:
If we won't stop this there won't be a second chance,
e ancora:
We had the key to survive.
Versions Of The Truth è attualmente il picco del sentiero musicale intrapreso dai The Pineapple Thief, sempre più marcato a direzionato. I crescendo, le parti orchestrali e i cori abbelliscono una struttura primitiva che è già di per sé espressione, e si amalgamano perfettamente risultando una completa unità. La lunghezza dei pezzi è modesta, e permette così la totale autonomia delle tracce che si risolvono perfettamente in loro stesse. L’album stupisce per la sua inquieta leggerezza ed è per questo un must del ventunesimo secolo, un manifesto dello spirito del tempo con la sua cura.
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2
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Il loro miglior lavoro da un pò di tempo a questa parte, mi è piaciuto veramente tanto. Concordo con la recensione, soprattutto quando si parla di delicato minimalismo che mi sembra un termine molto azzeccato. Un lavoro raffinato ed elegante che una volta metabolizzato darà grosse soddisfazioni. |
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1
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Va ascoltato attentamente, al momento mi sembra un ottimo spunto di riflessione sul prog contemporaneo. Magari voterò tra qualche anno quando ne avrò piena contezza. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Versions of the Truth 2. Break It All 3. Demons 4. Driving Like Maniacs 5. Leave Me Be 6. Too Many Voices 7. Our Mire 8. Out of Line 9. Stop Making Sense 10. The Game
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Line Up
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Bruce Soord (Voce, Chitarra) Steve Kitch (Tastiere) Jon Sykes (Basso) Gavin Harrison (Batteria)
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RECENSIONI |
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