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21/12/24
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Darkthrone - Ravishing Grimness
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27/10/2018
( 4152 letture )
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I Darkthrone sono stati una di quelle realtà ad aver assunto lo status di band di culto quasi subito, e non a distanza di anni. Erano riusciti a costruire un'aura quasi misteriosa tanto attorno a sé stessi quanto attorno alla formazione, incarnando lo spirito più puro del black metal con la loro attitudine “fuck off” e uno stile di vita appartato e solitario, ma non con l'intento di “crearsi un personaggio” o di farsi notare. Il loro, infatti, non era per niente un atteggiamento artefatto. Il fatto che poi sia Nocturno Culto, ma soprattutto Fenriz, siano certamente cambiati come uomini e come musicisti, senza però mai cambiare attitudine e continuando a fare ciò che volevano fregandosene di tutto e tutti ne è una prova tangibile. I Darkthrone sono sempre stati loro stessi, e basta, dritti per la loro strada. Il culto per i norvegesi, si diceva all'inizio, c'è sempre stato negli ambienti metal, sin dagli anni Novanta. Se, infatti, alla sopracitata attitudine puramente black metal aggiungiamo una discografia che annovera capolavori assoluti come A Blaze In the Northern Sky, Under a Funeral Moon e , si comprende come si trattasse di una fama più che meritata. Ma è chiaro che parlare di una produzione come Ravishing Grimness è un altro paio di maniche.
Nocturno Culto e Fenriz avevano apparentemente abbandonato la scena nel 1996. Ma l'avevano fatto in grande stile. Pubblicarono infatti in quell'anno non solo un disco di pregevole fattura quale - forse l'ultimo lavoro puramente black metal del combo- ma avevano anche tirato fuori dalla polvere dell'oblio il celebre Goatlord. Quest’ultimo, che avrebbe dovuto essere il loro secondo platter ed all'epoca (anno 1991), era stato registrato ma scartato in quanto i membri del gruppo erano ormai stanchi di suonare death metal. Fu inoltre organizzato un concerto d'addio all'Elm Street di Oslo, dove, per l'occasione, si unì ai due Satyr dei Satyricon al basso. Nel corso del live, i Nostri suonarono alcuni grandi classici della loro discografia. E per una band che non suonava live da cinque anni, periodo in cui era ancora praticamente semisconosciuta, e che mai più avrebbe suonato dal vivo, si capisce quanto l’evento fosse importante, anche se i due masterminds, soprattutto Fenriz hanno spesso e volentieri rimarcato la loro contrarietà ai concerti. Così, nel 1998, dopo la pubblicazione da parte della Moonfog di una compilation chiamata Darkthrone Holy Darkthrone - Eight Norwegian Bands Paying Tribute, in cui appunto nomi come Satyricon, Emperor ed altri coverizzano canzoni più o meno celebri dei Darkthrone, su spinta soprattutto di Nocturno Culto, il duo si mise a lavorare su una nuova release. Credo che qualsiasi fan dei Nostri all'epoca, inserendo nello stereo la loro nuova creazione, sia rimasto abbastanza stupito: i Darkthrone non sono più gli stessi, e ce ne si rende conto subito, fin dalle prime note dell'opener Lifeless. Chiaramente, questo platter non ha nulla a che fare con le derive punkeggianti e rock 'n roll di molti dischi licenziati dai Darkthrone negli anni Duemila, ma la differenza con i lavori precedenti è lampante. Lifeless è aperta dai rintocchi cadenzati ed autoritari di una frusta, la canzone poi si dipana in un mid-tempo abbastanza lineare, con la voce di Nocturno Culto (per l'occasione inglesizzato in Nocturnal Cult) sempre graffiante ma sicuramente lontana dallo screaming lancinante sfoggiato -ad esempio- su Panzerfaust ed altri, mentre il riffing è quasi thrasheggiante, molto semplice, basato quasi esclusivamente su power chords e qualche dissonanza ben studiata qua e là. La produzione si è fatta molto più pulita rispetto al passato, con tutti gli strumenti e tutte le note ben udibili; anche in questo risulta netto il taglio con i lavori precedenti. Anche The Beast strizza l'occhio al thrash ma si mostra subito un po' più dinamica ed aggressiva della precedente, quasi statica nel suo incedere cadenzato, ed è l'unica le cui note sono state scritte da Fenriz, mentre il compagno si era occupato della scrittura di tutte le altre composizioni; al contrario, le lyrics sono realizzate tutte dal batterista, fatta eccezione proprio per quelle di The Beast che sono ad opera da due ospiti d'eccezione quali Aldrahn e Fog. I due donano un tocco di follia tutto loro alla traccia grazie ai loro testi, sempre astratti e sopra le righe. Con The Claws of Time arriviamo finalmente ad un brano più propriamente black metal, con un riffing leggermente più melodico, almeno nella prima parte del pezzo, nonostante la batteria si ostini su tempi medi e giammai, anche quando l'ascoltatore se lo aspetterebbe di più, si getta nel famigerato blast-beat. Stesso discorso per Across the Vacuum, un po' più veloce della precedente, con soventi up-tempo dietro le pelli per Fenriz nonostante un riffing forse un po' meno emozionante. Riffing che si fa nuovamente cattivo, ma a tratti quasi malinconico, nella title track Ravishing Grimness, ipnotica e ripetitiva come solo i Darkthrone sanno fare. Si tratta probabilmente della composizione più azzeccata delle sei. To the Death (Under the King) è invece probabilmente la traccia più veloce ed aggressiva del lotto, con un incedere furioso ed aggressivo e presenta, finalmente, l'unico blast-beat nella sezione conclusiva, come atteso da tutti i blackster, accompagnando una delle melodie più tristi di tutto il full-length andando a chiuderlo in dissolvenza.
Ravishing Grimness, dunque, non è affatto un brutto album. Come emozioni veicolate e feeling generale probabilmente non è paragonabile ai primi capolavori della band, ma la scelta del combo di Oslo di cambiare pelle e non ripresentarsi sulla scena dopo anni con lo stesso stile dei lavori precedenti è una scelta non solo coraggiosa, ma che alla lunga ha ripagato. È stato difatti solo l'inizio di un lungo percorso che ha portato la formazione ad esplorare tanti stili differenti e a non rimanere schiava del proprio glorioso passato, ma anzi, a rinnovarsi sempre e a scoprire nuovi orizzonti musicali, lasciando intatta l'attitudine dei primi tempi. Ravishing Grimness è figlio di un intero movimento musicale che andava mutando e merita rispetto tanto per la qualità musicale espressa al suo interno quanto per l'audacia del gruppo nello scrivere un tale disco dopo aver dato alle stampe alcuni tra i capolavori assoluti del black metal.
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È un disco piacevole ma che induce poco al riascolto nel tempo, finendo per dare il meglio di sè nei passaggi più rallentati ma risultando statico sulla lunga distanza. 65/70 |
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Ripassato oggi. Album che, dopo una sorta di pausa di riflessione, apre una nuova fase creativa, molto ‘back to the roots’, ma senza dimenticare quanto fatto precedentemente. Va detto che certi rimandi agli albori del genere venivano presentati in modo evidente già a partire dal grande Panzerfaust, ma su Ravishing Grimness tale approccio diventa costante. Album omogeneo anche a livello qualitativo, nessun calo, magari anche nessun picco eclatante, ma 40 minuti che convincono ancora, anche se sono passati più di vent’anni. Voto 80 |
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20
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ho dimenticato il voto: 'Ravishing Grimness' merita 90\100 |
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Darkthrone è la mia band preferita in ambito 'estremo'. non v'e un solo loro album che non apprezzi. E questo non fa eccezione. Rispetto al puro e gelido Black Metal dei primi dischi (eccetto il primo come tutti sappiamo) qui il suono cambia, il loro stile si evolve, ma l'attitudine rimane quella. Quella di sempre. Quando ascolto i Darkthrone mi sembra di vederle quelle foreste del Grande Nord. E di respirare l'aria fredda e incontaminata di quelle lande meravigliose. Quando sento i Darkthrone, è come ascoltare la perfetta soundtrack contro l'oppressione del 'politically correct' , del modernismo e del globalismo. La perfetta soundtrack della propria 'Heimat' , della Tradizione, della Conservazione. Adoro i Darkthrone |
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Quanto è bello sto disco!!! |
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Fenriz è simpaticissimo e oltretutto ha un sacco di punti di vista molto originali secondo me. Con Rovazzi però non c'entra niente imo 😅 |
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beh..se si taglia i capelli e ha i baffi si assomiglia....e quando parla e' buffo.....ho visto un intervista dove era piuttosto divertente.... |
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Rovazzi con Fenriz..che paragone ahaha |
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Non è diversa @duke, i Darkthrone sono molto schietti e rock n roll proprio come Fenriz. Rovazzi invece boh, so a malapena che faccia ha... come ha detto Galilée non ricordo dove, i Darkthrone sono i Motorhead del black metal. Come vedi duke bisogna cercare di conoscerle un po' le persone, invece tu parti sempre in quarta Questo album mi manca, per il resto adoro A Blaze... ma anche Dark Thrones and Black Flags, Arctic Thunder ma soprattutto The Cult is Alive dove c'è anche una canzone dedicata a Piggy dei Voivod. |
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ho visto alcune interviste a fenriz su youtube sembra un tipo simpatico....il rovazzi del black metal norvegese....molto "folkloristico"....non mi spiego l' immagine della sua band...cosi' diversa... |
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D'accordo 100% con il recensore. Comunque correggete la votazione perché mi dice che ho già votato ma non è assolutamente vero |
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10
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Grandissimo album, secondo me "The Claws of Time" è una delle canzoni più sottovalutate del black metal. |
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Dopo Panzerfaust qualche passaggio più stentato c'è stato, ma nemmeno troppo, ma questo è un buon disco. Voto 78 |
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Be' i Celtic Frost sono fuori parametro per me..ma son d'accordo con Obscure. |
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sto riascoltandoli , 2 leggende . |
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i Darkthrone non si discutono |
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Questo e Hate them mi mancano. |
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Bel disco, diverso da quelli usciti prima e magari ci vuole più di qualche ascolto per comprenderlo meglio ma rimane un grande album |
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...meglio i celtic frost.... |
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Anche per me bell'album..qui di Celtic Frost c'è parecchio, d'altronde chi non è influenzato da loro? È tanto che non l'ascolto..lo comprai appena uscito, lo devo " rispolverare" e mettere su..grandi Darkthrone! |
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Per me un ottimo disco dove si evidenzia la passione per i celtic Frost, duro ma orecchiabile, l'unico limite e' la scarsa longevità ma va a gusti |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lifeless 2. The Beast 3. The Claws of Time 4. Across the Vacuum 5. Ravishing Grimness 6. To the Death (Under the King)
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Line Up
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Nocturnal Cult (Voce, Chitarra, Basso) Fenriz (Batteria)
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