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17/01/25
INVERNOIR + ROME IN MONOCHROME + EVERLASTING SLUMBER
METROPOLIS, VIA CALATAFIMI - PIEDIMONTE SAN GERMANO (FR)
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26/04/2018
( 2469 letture )
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Esistono band irrimediabilmente marchiate a vita dal contenuto dei testi o dall'immagine offerta al pubblico: in ambito heavy metal, molto spesso ciò si è verificato per band caratterizzate da tematiche anticlericali o comunque da argomenti generalmente ritenuti “scomodi”. In almeno un caso eclatante, tuttavia, un gruppo ha fatto parlare molto di sé, in ambito metal, più per l'eccessiva “pulizia” della propria immagine che per eccessi lirici: stiamo parlando degli Stryper, indomiti hard rockers californiani attivi addirittura dal 1982, passati alla storia per essere stati gli iniziatori del “christian metal”, in contrapposizione alla nutritissima schiera di gruppi dichiaratamente blasfemi o antireligiosi. La definizione, oltre ad averli in qualche modo marchiati come barzellette presso un determinato pubblico metallaro, ha anche spesso oscurato le indubbie qualità artistiche della band, che li ha portati ad una lunghissima carriera, costellati da alcuni lavori di squisita fattura.
Ora, a circa due anni e mezzo dal precedente Fallen, lavoro discreto ma non entusiasmante, Michael Sweet e soci fanno ritorno con questo nuovissimo God Damn Evil: curiosamente, in modo assai beffardo, la nota catena americana Walmart si è rifiutata di vendere il disco, dal momento che il titolo ricorda un po' troppo da vicino una bestemmia! Per fortuna dal nostro punto di vista, però, la sola bestemmia sarebbe perdersi l'ascolto di quest'ultima fatica del gruppo, che già dall'opener Take it to the Cross pare avere un altro passo rispetto a Fallen: la canzone, il cui riff iniziale potrebbe a tratti ricordare l'immortale Children of the Grave, è infatti un concentrato di heavy metal americano allo stato puro, con una prestazione spettacolare del singer al microfono e, in particolare, un ritornello assassino inaspettatamente veloce ed indimenticabile. Alla fine del pezzo, addirittura, trova spazio persino un passaggio in growl da parte dell'ospite d'eccezione Matt Bachand. Sorry rallenta un po' il ritmo, ma ci offre un altro brano indubbiamente ben composto, ben suonato e soprattutto riuscito: uno degli aspetti vincenti di questo album sono i ritornelli, equamente divisi fra melodia e pesantezza e spesso davvero azzeccati; un altro esempio di quanto affermiamo si trova in Lost, dove un acutissimo Sweet viene affiancato da cori forse un po' prevedibili, ma che comunque tutto fanno, tranne che stonare con l'epicità della canzone. Non va dimenticato anche l'ottimo chitarrista Oz Fox, autore di uno splendido assolo sulla title track, che peraltro a tratti sembra quasi un brano dei Judas Priest. La miglior prestazione vocale di Sweet arriva verso metà disco, precisamente su You Don't Even Know Me, dove il nostro viaggia indifferentemente fra tonalità più cupe del solito e quelle a cui ci ha abituati, mantenendosi sempre in forma smagliante. Se l'anthemica The Valley ci mostra ulteriori virtuosismi da parte del chitarrista, Sea of Thieves è forse il pezzo meno riuscito di tutto il disco, a dispetto del consueto, buon ritornello cui God Damn Evil ci ha abituati. Si torna su livelli elevati con la rocciosa Beautiful e, se avete voglia di tirar fuori gli accendini, la bella (seppur un po' prevedibile) Can't Live Without Your Love fa al caso vostro. Si chiude a dovere con il mid-tempo Own Up, dotata dell'ennesimo ritornello ben scritto e con The Devil Doesn’t Live Here, veloce e dal tiro vagamente Accept.
Dopo l'onesto, ma non sfavillante Fallen, era difficile pensare che gli Stryper potessero tornare su livelli così buoni, su cui pure si erano attestati con l'eccellente No More Hell to Pay, risalente a cinque anni fa; qui, a causa di una seconda metà leggermente meno ispirata della prima, non siamo ancora ai livelli di quello splendido lavoro, ma onestamente neppure così lontani: God Damn Evil è dunque uno dei migliori lavori della storia recente della band “christian metal” per eccellenza e, se pure veicola un messaggio che può non piacere agli antireligiosi più duri e puri, la sua potenza heavy metal è davvero difficile da ignorare.
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6
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....non son daccordo....questo nuovo album e' troppo metal per il sound stryper...i precedenti erano superiori....take it to the cross e' poi ridicola con quel ritornello li'....la band e la voce sono ancora al top ma le scelte stilistiche non mi piacciono....i brani inoltre non mi entusiasmano!!! |
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5
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la domanda di rik è seriamente lecita |
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4
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Gli stryper hanno un trademark (quasi) inconfondibile. Li avevo persi a fine eighties per ritrovarli pimpanti nel nuovo millennial. Il fatto positivo è che hanno mantenuto degli standard qualitativi oggettivamente molto buoni. (Ho recuperato gli ascolti persi tramite la rete). Oltre la voce, sempre a livelli buonissimi, hanno anche l'immagine che li fa sembrare molto più giovani, il che non è una brutta cosa. Ma siamo proprio sicuri che questi stryper non abbiano fatto un pact with the devil? (imho) |
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3
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Recensione molto bella, che spinge a correre ad ascoltare il disco.Dopo averlo solo sentito velocemente non posso esprimere giudizi ma x ora mi unisco al coro, che voce, che voce incredibile!!! |
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2
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Ci sono alcune canzoni veramente azzeccate (Lost, Sorry, God damn Evil), ma soprattutto che cavolo di voce continua ad avere Sweet.
Non ascolto altro da una settimana, malgrado le tante uscite.
Per i fans, acquisto obbligato.
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1
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Concordo con la disamina, un buon lavoro con qualche pezzo minore e nessuna vera scintilla, ma non condivido una cosa: Fallen è meglio di questo, siamo più o meno sulla stessa scia ma il precedente album contiene più brani vincenti. Gli Strypet confermano di essere in formissima, Sweet come al solito si dimostra tra i vocalist più immensi al mondo, perciò va bene così. Voto 73 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Take It To The Cross 2. Sorry 3. Lost 4. God Damn Evil 5. You Don’t Even Know Me 6. The Valley 7. Sea Of Thieves 8. Beautiful 9. Can’t Live Without Your Love 10. Own Up 11. The Devil Doesn’t Live Here
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Line Up
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Michael Sweet (Voce, Chitarra) Oz Fox (Chitarra) Perry Richardson (Basso) Robert Sweet (Batteria)
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RECENSIONI |
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