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27/12/24
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CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
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Anvil - Pounding the Pavement
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01/03/2018
( 2745 letture )
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E riecco gli Anvil, i semi-miracolati del metal (non certo i soli) tornati alla ribalta dopo anni molto bui, per merito del rockumentary Anvil! The History of Anvil. L’opera firmata dal loro ex roadie Sacha Gervasi, vincitrice del premio per il miglior documentario del 2009 agli Evening Standard British Film Awards, ha fatto sì che una band messa in secondo o terzo piano dallo scorrere del tempo riacquistasse fama e potere contrattuale, riproponendosi quindi come realtà importante del settore a decenni di distanza dal suo esordio e dal successivo oblio che l’aveva avvolta. Da allora in poi una serie di album dall’esito altalenante, ma sempre e comunque contrassegnati da quella carica rozza, essenziale e decisamente rock’n’roll che è tipica degli Anvil. Ed il nuovo Pounding the Pavement non fa eccezione, ripresentando i classici meriti ed i difetti naturalmente connaturati alla loro condizione.
Caratterizzato da una produzione adeguata (cruda quanto basta per essere pienamente nel mood della band, ma moderna quanto occorre per essere ascoltata nel 2018) e dotato di un lotto di canzoni piene di rimandi continui ai Motorhead, Pounding the Pavement comincia a predisporre all’ascolto con Bitch in the Box, un metal r’n’r dedicato alla voce nascosta nel navigatore satellitare, apostrofata con parole non esattamente amichevoli. Solo un modo per iniziare in maniera divertente, però, perché le ostilità vere e proprie cominciano con la successiva Ego. Corta, cattiva e veloce, è la classica canzone che gli Anvil hanno sempre dimostrato di saper fare bene. Pochi fronzoli, tanta grinta alcolica e velocità; questo è, se vi pare. Doing What I Want è metal in quanto tale, mentre Smash Your Face martella lentamente, ma martella. Un po’ a sorpresa, la title-track è una canzone strumentale che scorre via discretamente, ma non rappresenta certo il momento più importante del CD. O del vinile, se lo preferite. Ancora del buon, sano, vecchio rock’n’roll metallizzato con Rock That Shit, prima di un pezzo come Let It Go, un altro rock-metal che, però, sposta ben poco nell’economia del disco. Decisamente di un’altra pasta Nanook of the North, pesante, quasi epicheggiante e solenne; forse il pezzo migliore dell’album. Black Smoke è uno speed metal con lo stile di un tempo e fila via bene, anche se non possiede un briciolo di originalità, poi World of Tomorrow ripropone tempi medi su un blues rock anni 70, in cui Lips dimostra di non essere perfettamente a suo agio quando è chiamato ad interpretare di più con la voce, anche se il pezzo è godibile. Giochi che si chiuderebbero con l’irruente Warming Up, se non fosse per la presenza di una bonus track senza infamia e senza lode come Don’t Tell Me, alla quale tocca mettere davvero la parola fine a quanto Pounding the Pavement ha da dire.
“Ignorante” e motorheadiano, il nuovo album degli Anvil non delude e non esalta. Né più né meno come era lecito aspettarsi da una band interessata solo a continuare per la propria strada e, di converso, totalmente disinteressata a quanto le accade intorno. Qualche pezzo davvero buono, un paio bypassabili senza rimpianti e in mezzo tanto mestiere, altrettanto immutato entusiasmo e la capacità di comunicare quel sano divertimento e quel fiero modo di esaltare il grossolano che li rese famosi all’inizio degli anni 80. Doti che rendono il prodotto almeno in grado di strappare qualche sorriso e di far muovere il piede tenendo il ritmo. Se non si trattasse degli Anvil, si potrebbe quasi parlare di disco carino. Ma associare questo termine a tre figuri come Kudlow, Reiner e Robertson è decisamente fuori luogo.
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11
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Dimenticavo. Copertina da 100 e lode |
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10
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Descrizione che condivido pienamente. A parte i primi dischi io ogni tanto ascolto ancora album come Plugged in, Pound for Pound, still going strong... è li trovo di categoria superiore rispetto agli ultimi. Un secondo chitarrista servirebbe |
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9
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Dagli Anvil non mi aspetto capolavori, solo dischi che mi facciano divertire e fare headbanging per un'oretta scarsa, e ci sono riusciti anche questa volta, sono un po' come gruppi tipo gli U.D.O., Doro Pesch, e Grave Digger. Per me 76! |
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8
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allora, quando iniziarono ad uscire i cd , a torino c'erano quelle versioni con la cover lunga in cartone ,credo fossero made in USA, li' trovavi da 2900 a 9900 lire Dio (lock up the wolves) , lilian axe , pure "when dream and day unite " e un pacco di roba degli anvil. tempo pochi giorni e indovinate un po quali cd rimasero ancora nel cestone ? questo per dire che a me gli anvil neanche a 2900 lire facevano gola ,e non solo a me. |
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7
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Ottimo disco, mica quella palla dei Saxon. Voto 78 |
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6
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...It's What I Crave !!!!! Mah, per me Metal in Metal un capolavoro lo è, eccome se lo è (con pezzi come la title-track, Mothra, 666, Jackhammer, Stop Me...). E Forged in Fire ci va vicino. Questo Pounding the Pavement è in linea con ciò che fanno da 15 anni, ovvero niente di speciale ma di sicuro piacevole all'ascolto per chi ama certe sonorità old style. Voto 75 |
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4
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Prima o poi prenderò anche questo. Li ho tutti i loro dischi. Per me due eccellenti li hanno fatti. L'unico che ha veramente talento è il batterista |
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3
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Band simbolo dell'heavy metal piò ortodosso. Sinceramente non hanno mai avuto grande talento o estro creativo, gli Anvil sono sempre stati abbastanza mediocri, senza mai sfornare un vero e proprio album definibile eccellente. Pure questo nuovo lavoro è in linea con tutta la loro produzione, si ascolta piacevolmente, fa casino, resta poco in testa. Voto 67 |
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2
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Anvil is Anvil e non si smentiscono. Come giustamente detto, niente di imprescindibile ma si fa ascoltare.
Piuttosto ritengo vergognosa la considerazione che il mondo metal ha riservato a questa band che ha sfornato almeno 7/8 ottimi e coerenti album a cominciare dai primi ad inizio carriera!!
La loro storia è nota ma trovo ingiusto che abbiano trovato il posto che si meritavano (a dir la verità persino troppo confinato e in ogni caso ridicolo se paragonato ad altre band metal ben più blasonate e molto meglio ben "gestite") solo grazie ad un documentario, peraltro bello e commuovente a tratti ! |
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1
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Sebbene non abbiano, durante la loro lunga carriera, realizzato il cosiddetto masterpiece, sono sempre stati gli alfieri di un certo tipo di heavy metal tipicamente nord americano molto irruente e con pochi fronzoli. (Anche se due buonissimi album li hanno realizzati : metal on ... e forget in ... ). Di questo nuovo album posso dire che siamo nel loro solco e nel classico trademark. Nonostante tutto è un buon album e fa piacere poterli ascoltare anche nel 2018. (Imho) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bitch in the Box 2. Ego 3. Doing What I Want 4. Smash Your Face 5. Pounding the Pavement 6. Rock That Shit 7. Let It Go 8. Nanook of the North 9. Black Smoke 10. World of Tomorrow 11. Warm Me Up 12. Don’t Tell Me (Bonus track)
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Line Up
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Steve “Lips” Kudlow (Voce, Chitarre) Chris Robertson (Basso) Robb Reiner (Batteria)
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