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27/12/24
EDOARDO BENNATO
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA ENNIO MORRICONE, SALA SANTA CECILIA - ROMA
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Elvenking - The Winter Wake
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08/07/2017
( 2858 letture )
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Se come enuncia Caparezza: il secondo album è sempre più difficile, nella carriera di un artista (Caparezza, "Il Secondo Secondo Me"), il terzo è ancora peggio, soprattutto se nasce in determinate condizioni, ovverosia successivamente ad una doppia separazione. Alla fine del 2004, quando dopo l'ottimo WYRD il cantante Kleid e il chitarrista Jarpen decisero di lasciare la band, gli Elvenking ebbero l'accortezza di non rivoluzionare la formazione, bensì semplicemente di riappacificarsi col vecchio singer Damnagoras e di non sostituire su due piedi uno dei membri fondatori del gruppo, lasciando al solo Aydan il compito di districarsi fra elettrica e acustica. Dopo alcuni anni possiamo affermare che entrambe le scelte furono azzeccate, poiché su The Winter Wake, Damna offre una prova matura e carica di sentimento, mentre le chitarre stabiliscono le dinamiche power delle diverse songs, attraverso riff avvolgenti e dolci arpeggi, realizzando melodie magiche e pacate. Ai fini del risultato la componente fondamentale e onnipresente è però quella folk ed il violino lo strumento maggiormente utilizzato per il conseguimento di tale nota.
L'inverno degli Elvenking porta con sé pensieri e stati d'animo precisi. La volontà dell'individuo di poter esprimere liberamente la propria natura in un contesto differente da quello attuale (The Wanderer), la mancanza di sintonia con l'ambiente circostante che non può far altro che portare alla fuga:
Follow me, don't promise to be What you never had thought You'd have wanted to be Tell me I'm wrong but I follow myself And the dreams that I've lived since I was born. Seguimi, non promettere di essere Ciò che non avevi mai pensato di voler essere Dimmi pure che sbaglio, ma io seguo me stesso E i sogni che ho vissuto da quando sono nato (“March of Fools”)
Tema del sogno ricorrente anche sullo splendido testo di Rouse Your Dream, il quale sprona a ricominciare daccapo, a trovare il proprio modo di vivere. Alcuni versi racchiudono l'essenza della song:
Don't let anyone walk over your dreams Listen, don't let them fall on your path If they do I will be one meter behind I’ll pick up and dean them for you.
Non lasciare che nessuno cammini sui tuoi sogni Ascolta, non lasciarli cadere sul tuo sentiero Se lo faranno, sarò un metro dietro di te Li raccoglierò e te li restituirò" (“Rouse Your Dreams”)
Il costante disadattamento a certi luoghi porta sensazioni sconfortanti, di tormento e solitudine, che talvolta cadono nella disperazione vera e propria (vedi Neverending Nights e Disillusion's Real). C'è un solo modo per distrarsi da tale condizione: vivere un amore in un mondo surreale, almeno per un attimo, può far dimenticare qualsiasi problema; è la "fantasia di una notte" narrata sul sinfonico duetto di On the Morning Dew. Chiunque abbia un cuore non può far altro che struggersi di fronte ai versi recitati in totale armonia con ciò che la circonda da Laura De Luca, qui nella fattispecie "occasionale" compagna di Damna. Ecco il passaggio saliente:
For this night I will see you as an elf clad in leaves You’re going to see myself, the fairy of your secret dreams.
Per questa notte ti vedrò come un elfo rivestito di foglie Tu vedrai me, la fata dei tuoi sogni segreti (“On the Morning Dew”).
Il sound dell'LP è caratterizzato da tonalità nordiche di stampo scandinavo, presenti più o meno sempre e caratterizzanti pure i brani tendenti a sonorità estreme. Nonostante la sezione ritmica segua linee power metal ordinate, apportando talora alcuni perfetti cambi di tempo, come avviene sulla favolosa e raffinata complessità della "rhapsodyana" Neverending Nights, i momenti migliori del disco sono da ricercarsi negli spunti melodic power e folk/acustici inseriti all'interno delle singole tracce. Sono "stratagemmi" disseminati qua e là, rilevabili ovunque, a partire dall'opener Trows Kind (sulle sviolinate che arrivano a sorreggere il canto soave di Damna prima del focoso finale), ma anche nelle invocazioni speranzose del cantante in Swallowtail, per non parlare del conturbante attacco di The Wanderer affidato al violino, il quale ha il compito di imprimersi nella mente. Gli Elvenking riescono a risaltare i pezzi con questi piccoli innesti o tramite intelligenti soluzioni, ad esempio il rallentamento operato sui 2 minuti nella sostanziosa Devil's Carriage: quando flauto e violino svaniscono per lasciare spazio alla riffata veloce il brano ne guadagna enormemente in esplosività. Infine The Winter Wake non vive soltanto di brevi lampi di genio e luminosi istanti espressivi, ma di brani memorabili. Ne sono la prova la citata Rouse Your Dream: stupendo il ritornello in stile Sonata Arctica, posto sulla base di tastiera e risaltante la dolcezza della vocalità del singer; una delicatezza che permane sull'emozionante ballata On the Morning Dew. Un duetto ammaliante, carico di passione ma allo stesso tempo estremamente spensierato e leggiadro. La titletrack è emblematica, poiché racchiude il tema portante del disco, ovvero la capacità di adattarsi ad altri contesti e la band dimostra di esserne in grado. Svanisce la connotazione folk lasciando spazio ad atmosfere cupe ed oscure (rese preponderanti dalla voce del frontman dei Destruction, Marcel Schirmer) e al synth ondeggiante velatamente industrial, puntualmente utilizzato da Elyghen.
Con The Winter Wake, gli Elvenking sono riusciti a trovare un certo equilibrio fra escursioni power consistenti, realizzate perlopiù dalle riffate di Aydan (veramente libero di svariare sul pentagramma) e incursioni folk ficcanti. A ciò va ad aggiungersi un songwriting eccezionale, che rispecchia in toto il sound intraprendente dell'album ed i suoni di un "favoloso" mondo nordico. Il risultato che ne consegue è affascinante e aggraziato.
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6
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Altro grande album! Ai livelli del debutto se non addirittura superiore. Mi trovo in linea con la recensione. |
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5
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Ciao Ciccio! Con calma recupereremo tutto. Abbiamo una sezione appositamente dedicata pazienta e arriveranno tutti gli album della band in questione |
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4
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Scusate.. dovreste recensire The pagan manifesto che qui non vedo.. ammazza hanno fatto 8 dischi!! bisogna approfonidre la questione... |
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3
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Ma quanti dischi hanno fatto??.. il primo e l'ultimo pagan secondo me sono i migliori.. |
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2
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secondo solo a hethenreel che era una meraviglia. Se la seconda parte del idsco fosse stata un po' piu curata si potrebbe parlare di secondo capolavoro della band |
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1
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I primi quattro album degli Elvenking sono qualcosa di favoloso. Dopo The Scythe si sono un po' persi, ma per fortuna l'ultimo The Pagan Manifesto è di nuovo a livelli altissimi. Qui sono presenti alcuni fra i brani più belli della loro discografia, soprattutto Neverending Nights e On The Morning Dew, due canzoni alle quali sono legato da un profondo affetto. Ormai non ascolto molto power metal, ma loro sono belli oggi come quando avevo 16 anni. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Trows Kind 2. Swallowtail 3. The Winter Wake 4. The Wanderer 5. March of Fools 6. On the Morning Dew 7. Devil's Carriage 8. Rats Are Following 9. Rouse Your Dream 10. Neverending Nights 11. Disillusion's Reel
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Line Up
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Damnagoras (Voce) Aydan (Chitarra) Elyghen (Tastiere, violino) Gorlan (Basso) Zender (Batteria)
Musicisti Ospiti: Isabella Tuni (Voce nella traccia 1) Marcel Schirmer (Voce nella traccia 3) Pauline Tacey (Voce nelle tracce 5, 11) Laura De Luca (Voce nella traccia 6) Nino Laurenne (Chitarra nella traccia 1) Jarpen (Chitarra nella traccia 3) Umberto Corazza (Flauti)
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