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Dimmu Borgir - Forces of the Northern Night (DVD)
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15/05/2017
( 4955 letture )
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Dove sono finiti i Dimmu Borgir?
Questo è certamente un quesito che in molti, tra i fan e i semplici estimatori della nera fiamma, si saranno chiesti negli ultimi anni. La domanda appare ancora più lecita una volta dato uno sguardo alla carriera del combo norvegese: dopo un quindicennio scandito in maniera particolarmente regolare da un’uscita ogni due anni, che avevano loro garantito la fama internazionale, Shagrath e soci, dopo il per alcuni mezzo passo falso di In Sorte Diaboli, si erano fatti un po’ attendere prima di licenziare Abrahadabra, disco che comunque non era riuscito a dissipare quella spessa coltre di perplessità e pessimismo di parte della fanbase e della critica, quanto alle reali capacità del combo di ritornare altamente competitivo, nonché di riuscire a riproporsi al livello dei fasti del passato. Dal 2010 in poi, il silenzio in studio, seguito da un ulteriore periodo, in particolare dopo il 2014, durante il quale l’ormai mero trio nordico era progressivamente sparito anche dall’attività live. Diverse, le voci più o meno di corridoio che negli ultimi anni hanno dato per imminente l’uscita di un nuovo full-length a marchio Dimmu Borgir, eppure nemmeno la frenetica Nuclear Blast è sembrata in grado di smuovere o risolvere quelle criticità che sembravano ormai aver congelato la band. L’Anno Domini 2017 si apre invece con qualche segnale di risveglio: accanto ad un ennesimo annuncio relativo ad un nuovo album (confermato tuttavia nei mesi a seguire sia da Silenoz che da Shagrath, che proprio ai nostri microfoni ha assicurato come tale release sia pressoché finita e che, auspicabilmente, verrà licenziata entro l’anno), ecco anche quello di un DVD live, il qui presente Forces of the Northern Night, pubblicato con ritardo sotto certi versi clamoroso (i materiali contenuti risalgono difatti al 2011 e 2012), sotto altri pienamente comprensibile nel tentativo di riaccendere i riflettori su un nome che sembrava starsi rapidamente scolorendo.
Questa release, disponibile in una manciata di quanto mai diversificati formati, più o meno ricchi qualitativamente e a livello di materiali extra, propone al pubblico due esibizioni d’impatto, che qualche anno fa avevano già saputo stupire e rapire coloro i quali avevano avuto la fortuna di potervi assistere di persona. Primo cronologicamente, l’esclusivo show indoor risalente all’ormai lontano maggio 2011 e svoltosi ad Oslo, in cui i Dimmu Borgir si esibirono accompagnati dalla Kringkastingsorkestret (altresì chiamata The Norwegian Radio Orchestra), nonché da 30 membri del coro Schola Cantorum, entrambi già ospiti nelle registrazioni di Abrahadabra. Il secondo, nell’agosto 2012, quello che vide i norvegesi affaccendarsi sul palco del Wacken Open Air accompagnati da oltre un centinaio di ospiti tra musicisti e coristi, proponendo la medesima setlist con l’ausilio in questo caso della National Czech Symphonic Orchestra. Che attendersi quindi, da un lavoro così massiccio, con una notevole produzione alle spalle, che vede protagonisti così tanti professionisti?
Innanzitutto, dando un’occhiata alla tracklist, si nota immediatamente come essa sia andata a concentrarsi in larga parte sulla fatica più recente, Abrahadabra, non mancando tuttavia di una manciata d’immancabili cavalli di battaglia, come la storica Mourning Palace (che, assieme alla pregevole Progenies of the Great Apocalypse e a Gateways, è stata scelta come trailer video pubblicato in anteprima dalla Nuclear Blast) o la peculiare Puritania. È possibile meglio comprendere tale scelta, che va a limitare in larga parte i flashback nostalgici, avendo ‘l’ardire’ di saltare a piè pari uscite miliari quali Stormblåst o For All Tid, considerando un fattore cruciale: inizialmente, l’uscita del DVD era stata prevista sul breve termine rispetto alle registrazioni dello spettacolo di Oslo, per dare una possibilità a coloro i quali non erano riusciti a prendere parte a tale irripetibile evento di poter comunque godere dell’esibizione dei nordici anche a casa propria. Il fatto che esso veda la luce con oltre un lustro di ritardo (ragion per cui è stato aggiunto in seguito, come sorta di ‘contentino’, anche il concerto al Wacken Open Air), fa parzialmente perdere quindi alla setlist l’appeal che avrebbe potuto avere a soli 1-2 anni dall’uscita di Abrahadabra, pur non venendo in alcun particolar modo scalfita nella sua solidità. Parimenti, a livello di piccole criticità non cruciali, l’avere registrato il DVD ben sei anni fa perdere alla parte video del lotto qualche punto, facendola forzatamente attestare ad un livello formalmente inferiore a quello di uscite contemporanee. Per il resto, lungo i quasi 90 minuti di ciascuno deglo show (arricchiti da clip extra e dietro le quinte nelle versioni più ricche), riscopriamo dei Dimmu Borgir in grado di dare il meglio di loro stessi, con maestria e sicurezza, accompagnati da professionisti di spessore, sia musicalmente che vocalmente, in grado di interpretare al meglio i propri pezzi e di studiare in maniera intelligente la selezione dei brani strumentali, che assumono ovviamente in questa sede un’altra dimensione, pienamente valorizzata da una registrazione pressoché cristallina e una perfetta coesione dei tre sfaccettati e quanto mai diversificati elementi sul palco. Nulla è lasciato al dettaglio, soprattutto nel concerto di Oslo: band ed orchestra dialogano fluidamente e si coordinano senza esitazione alcuna, ben supportati da un’atmosfera adatta e curata, dalle luci ai costumi, dalle scelte di regia alla cornice della venue, così come dal folto pubblico presente, ancor più numeroso nella versione outdoor a Wacken Open Air, in grado di confermare nuovamente il talento della formazione scandinava, in grado di portare a termine una prova certamente più complessa di quella indoor casalinga, trovandosi nel bel mezzo di un festival di tali proporzioni, dove problematiche improvvise e imprevisti di ogni genere sanno sempre essere un’incognita.
Ci si trova dunque di fronte ad un prodotto che sa proporre un’esperienza vera al fruitore, non venendo svilita nella sua portata né dalle tonnellate di materiale amatoriale già presente in rete da anni a testimonianza di entrambi gli show, né dal fatto che, per quanto riguarda i pezzi di Abrahadabra, la componente orchestrale e coreutica fosse, come anticipato, già presente nella versione originale in studio. Certamente più d’uno si chiederà il senso di immettere sul mercato un DVD che in parte andrebbe già ‘svecchiato’ ancor prima di poter essere venduto, in quanto sofferente sotto diversi aspetti del lungo ritardo tra le registrazioni e la pubblicazione, o punterà il dito contro l’ennesima operazione di marketing acchiappasoldi. Checché se ne dica, tuttavia, Forces of the Northern Night sa riportare alla memoria buoni ricordi, quanto alle capacità e professionalità dei Dimmu Borgir, facendoci auspicare il meglio per quanto andremo -si spera presto- ad ascoltare nel nuovo capitolo del trio norvegese.
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penso che sia un buon disco....comunque meglio vederlo su dvd ....e' un uno spettacolo eccezionale! |
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nonostante tutto quello che se ne dice black o non black per me rimangono sempre un grande gruppo |
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Certo, questo lungo periodo di pausa può essere dovuto a molteplici fattori, non ultimo dei quali la mancanza di ispirazione. Resto comunque convinto che ci sorprenderanno e non poco; attendere che la creatività si ridesti ha sempre ripagato con magnifici frutti. |
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Sono anch'io d'accordo con Monsieur Danimanzo che le opinioni scritte nei vari post sono condivisibili. Non sono invece d'accordo con lui nel vedere il "percorso evolutivo costante". Se fosse così, cosa giustifica questo buco temporale enorme, se non la mancanza di ispirazione o di "evoluzione" come la chiama lei? Poi, mi sembra sia molto diffuso il parere che gli ultimi due album sono di livello inferiore a quanto fatto in precedenza. Naturalmente, per la musica, i gusti sono gusti. Mi sembra, invece, più giustificata l'opinione di Monsieur Tino, commento 6, che forse le defezioni e i problemi a garantirsi una band solida e soprattutto, partner musicali nella composizione dei brani. Effettivamente non vogliono fare un altro passo falso e le risorse creative erano scarse. Au revoir. |
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Tutte opinioni condivisibili, ma, al di là dei gusti personali, ci ho sempre sentito un percorso evolutivo costante. Fermo restando che, come molti, preferisco la band fino a Spiritual Black Dimensions, quello che è stato fatto dopo è il risultato di un processo creativo e di studio molto più importante in termini di ricerca del suono. |
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In "Spiritual Black Dimension" Vortex era solo un ospite..lì c'era ancora Nagash! Purtroppo, una volta che lui li ha lasciati - per proseguire coi suoi Covenant (poi The Kovenant) - hanno perso tanto, secondo me. Soprattutto a livello di songwriting: era stato proprio lui a far fare il salto di qualità alla band. Vortex (malgrado la voce particolare che conferisce qualcosa in più..ma, che a me non è mai piaciuta!) non l'ho mai considerato all'altezza, così come Mustis..difatti, a me "Puritanical.." non era piaciuto tanto! Troppo artificioso, benché ci fosse Nicholas.. O.O Poi, ritengo molto azzeccato "Death Cult Armageddon", anche per dei suoni più nitidi. Da lì la caduta.. Ricordo che, Nicholas ebbe uno scazzo già durante il tour. Mentre, i due "pilastri" (non per me..) Vortex e Mustis furono cacciati per problemi di droga: furono sputtanati abbastanza, ai tempi. |
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Questa band la adoro (almeno fino a D.C.A.) , però devo dire che non mi sono mai piaciute queste collaborazioni con orchestre , cori e menate varie. Non ci ho mai trovato niente di interessante o ben fatto. Anzi il più delle volte le ho trovate addirittura ridicole. Ritengo altresì che i DB sono forse una delle poche band il cui sound potrebbe acquistare fascino da una scelta come questa . Sicuramente gli darò una chance , anche grazie alla recensione che mi ha davvero invogliato. |
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Si la penso allo stesso modo. Spiritual Black Dimension ha visto l'ingresso di Vortex ma a livello di composizione possedeva ancora quell'oscurità mistica dei lavori precedenti,poi con l'arrivo del nuovo millenio hanno voluto sperimentare aggiungendo un sacco di orchestrazioni e sovraincisioni,esperimento però che trova un bilanciamento migliore nel successivo. Tuttavia il problema più grave resta non tanto il maggior numero di orchestrazioni quanto il ataglio più "moderno" e "industriale" che ha tolto inevitabilmente la magia della prima parte di carriera. In Sorte Diaboli all'inizio non mi piaceva per nulla,ma poi alcune canzoni si sono dimostrate veramente valide come i due singoli,The Conspiracy Unfold e The Invaluable Darkness,rimanendo però altalenante perchè alcune tracce continuano a non dirmi nulla. Di per sè però escluso l'ultimo non è che abbiano fatti tonfi epocali,poi sulle operazioni extra come gli specchietti per leggere i testi al contrario non mi esprimo |
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Per me i veri capolavori con vortex sono spiritual e Death cult. Puritanical e' troppo artificioso e ridondante nonostante ottimi pezzi. In sorte diaboli primi 4 pezzi capolavori poi un copia incolla di cui non rimane nulla l'ultimo non sembrano neppure loro non mi ha mai convinto |
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L'unico album che secondo me hanno cannato davvero è solo l'ultimo,di cui salvo solo Ritualist e la band track,mentre gli altri album del nuovo millennio certo non sono gemme assolute ma sono dei buoni album,alcune parti sottotono ma alcune canozni come Progenies o Maelstrom Mephisto grandiose. In Sorte Diaboli forse avrebbe fatto la stessa fine dell'ultimo ma ,escusa forse su The Serpentine Offering che sarebbe riuscita benissimo anche senza la parte in pulito,ne è uscito un grande album proprio per l'apporto di Vortex che ha fatto la parte del leone. Questo è l'unico errore che hanno fatto secondo me,mandarlo via. Tutto secondo il mio punto di vista comunque |
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Perfettamente d'accordo con te Tino Io resto fiducioso perchè hanno sempre garantito un dettagliato lavoro in studio e una professionalità con pochi eguali nel settore. |
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Guarda che sono d’accordo anche con te dani. È uno dei miei gruppi preferiti, quello che volevo dire io è che quando avevano in forza simen che faceva le clean vocals, i pezzi prendevano una grandiosità, un’ariosità che li distingueva (in meglio) da tutti gli altri. Poi avevano un giovane tastierista di talento che sapeva scrivere ottime orchestrazioni classiche. Ora mi sembra una mezza band, con un rimpiazzo di lusso (galder) e i simmons stanle…opps (lapsus da post concerto di ieri dei kiss) volevo dire shagrath e silenoz a serrare le fila…non lo so. Sono piacevolmente rimasto colpito dalla performance di agnete kjolsrud e spero rifacciano collaborazione sul nuovo disco. Spesso queste cantati dietro le linee sono valore aggiunto non da poco, penso ad esempio a simone wollenweider con i tryptykon. Staremo a sentire, basta che si sbrighino perché ci sono giovani agguerriti come i carach angren che spaccano sul loro stesso terreno. |
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Invece io penso con serietà che rimangano una delle band più talentuose e capaci dell'intera scena e, a distanza di anni, continuo a non capire l'accanimento che si è generato nei loro confronti. |
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sono d'accordo con il marchese. Secondo me il problema è stata la defezione di simen (e mustis) che hanno buttato la band in stato confusionale. La provenienza geografica (benestanti) e la paura di sbagliare hanno fatto si che il gruppo andasse in naftalina. speriamo bene ma ci conto poco, l'attuale formazione è paurosamente debole secondo me |
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Faccio un po' fatica a non vederla come un'operazione commerciale. Leggendo poi, anche l'intervista, mi sembra ci siano parecchie cose, diciamo "strane". Fanno due album (gli ultimi) effettivamente sottotono e se ne rendono conto anche loro. Infatti sono passati sette anni, prima di (forse) far uscire dell'altro. Questo live è su tutte canzoni di questi due album (eccetto qualcuna), lo registrano nel 2012, chiaramente per la promozione di Abrahadabra ma lo fanno uscire nel 2017. Forse un tentativo di rivitalizzare le scarse canzoni con orchestre e cori. Forse per preparare il terreno alla prossima uscita. Forse (ed è più probabile), per necessità contrattuali ed avevano questo da offrire. Per carità, sempre un piacere sentirli ma perché tutto questo tempo vuoto in betweeen? Au revoir. |
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Ha ragione Luca, tra i migliori gruppi veramente neri ci sono sicuramente altre band, tra le quali citerei gli Earth Wind & Fire. Se poi parliamo carica nera che invece dà come risultato un verde smeraldo è solo un problema di cartucce della stampante... Si celia... Abrahadabra è un bel dischetto, come pure il precedente. Sotto certi punti di vista direi addirittura che sono preferibili i brani più recenti, meglio arrangiati e suonati. Con l'orchestra ed il coro I DB acquistano in magnificenza. Ma probabilmente questo è un discorso che varrebbe anche per Gigi D'Alessio. |
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Hai ragione, si tratta più di un color verde smeraldo. ![](../../images/smilies/wink.gif) |
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Carica nera??!!! Ah ah ah.. mi sa che ti sei perso un po di gruppi veramente neri.. |
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Lo ribadisco per l'ennesima volta; grandissima band, grande testimonianza Live. Professionalità e capacità che veramente in pochi possono vantare all'interno del genere. Tutti i brani proposti rifulgono di una carica nera e maestosa, compresi quelli del rivalutato "Abrahadabra". Personalmente uno dei comeback più attesi di questo 2017. |
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INFORMAZIONI |
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![](public/recensioni2/1494822419mzd.jpg) |
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Tracklist
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1. Xibir 2. Born Treacherous 3. Gateways 4. Dimmu Borgir (orchestra) 5. Dimmu Borgir 6. Chess with the Abyss 7. Ritualist 8. A Jewel Traced Through Coal 9. Eradication Instincts Defined (orchestra) 10. Vredesbyrd 11. Progenies of the Great Apocalypse 12. The Serpentine Offering 13. Fear and Wonder (orchestra) 14. Kings of the Carnival Creation 15. Puritania 16. Mourning Palace 17. Perfection or Vanity (orchestra)
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Line Up
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Shagrath (Voce) Silenoz (Chitarra) Galder (Chitarra)
Musicisti Ospiti Agnete Kjølsrud (Voce) Gerlioz (Tastiera) Cyrus (Basso) Daray (Batteria)
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RECENSIONI |
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ARTICOLI |
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