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Borknagar - Winter Thrice
12/04/2016
( 4268 letture )
Quella dei Borknagar è una carriera senz’altro controversa, caratterizzata da uno sperimentalismo inarrestabile e pressoché costante che ha reso le radici black, viking e folk solo una piccola componente di una creatura titanica in grado di metabolizzare stilemi che, passando per il prog ed il rock anni settanta, arrivano a lambire persino il power tanto da rendere la musica dei nostri uno degli intrecci più eclettici e sorprendenti del panorama attuale, in una discografia che, tra episodi più e meno riusciti, non hai mai conosciuto alcuna battuta di arresto o un pigro adagiarsi su quanto precedentemente realizzato. Esattamente a vent’anni dalle produzioni di esordio ed a tre anni dalla loro ultima fatica, Urd, i norvegesi tornano sulle scene con Winter Thrice. L’anniversario del ventennale non poteva essere celebrato in modo migliore se non con la presenza di un’ospite di eccezione, ovvero Kristoffer Rygg, in arte Garm, - che in questa sede non ha bisogno di ulteriori presentazioni- il quale presta la propria ugola a due delle otto tracce del platter. La mente brillante di Brun, con un atto che potremmo quasi arrivare a definire di ubris, tracotanza, si cimenta con l’impresa di armonizzare tanto le linee vocali dei tre membri presenti in pianta stabile (ICS Vortex, Vintersorg e Nedland) con una quarta voce. Date tali premesse, in chiunque si accosti ad una simile release potrebbe sorgere il timore -fomentando anche dalle aspettative che sempre vengono nutrite nei confronti dei prodotti di formazioni di tale rilievo- di ritrovarsi dinanzi ad una caduta di stile o ad un fallimento rovinoso.

Il lavoro preso in esame può essere considerato come uno sguardo retrospettivo che condensa e ri-significa tutto quello che è stata la band muovendosi nel solco del penultimo Urd del quale, in qualche maniera, Winter Thrice ricalca pur nelle sue particolarità, la struttura e l’impatto dei brani. Nonostante ciò i Borknagar non celebrano con tale lavoro una stanca copia di se stessi, ed anzi, danno vita ad un songwriting intrigante e mai banale. Non immediato, certo, ma che possiede in ciò uno dei propri punti di forza.
Un fraseggio chitarristico su uno sfondo di cori soffusi ci introduce a The Rime of the Mountain e, sin da qui, si viene rapiti dall’estrema varietà e ricercatezza di un sound che spazia agilmente e senza impaccio o forzature di ogni sorta da un prog punteggiato da elementi folk, ad un crescendo che sfocia in esplosioni di istanti più marcatamente black, sorretti da un drumming serrato e preciso. L’intreccio delle linee vocali si presenta qui riuscitissimo ed evocativo a partire dalle sezioni in growl sino al corale intermezzo acustico posto a metà del brano, di notevole impatto. Segue la titletrack Winter Thrice, che rappresenta probabilmente uno dei brani più epici del disco. Attraversata dall’inizio sino alla fine da un interessante riff che fa da leitmotiv e filo conduttore tra le diverse sezioni -ora in blast beats, ora dilatate ed arpeggiate- rappresenta la prima traccia in cui osserviamo l’avvicendarsi al microfono di Garm che, ed il caso di dirlo, quasi fosse un Re Mida canoro, rende oro tutto ciò che è accarezzato dal suono inconfondibile tono limpido. Cold Runs The River, aperta dall’incedere di con un cupo mid tempo scandito dalle tastiere di Nedland, mostra piuttosto la preminenza di sonorità meno solari, per dir così, e numerosi cambi di tempo, che non mancano di esaltare il lavoro di Kolstad alle pelli. La traccia è inoltre notevolmente impreziosita da un arioso refrain e da una affascinante prestazione delle leads di Ryland. La seguente Panorama -probabilmente una delle tracce più riuscite e complesse del disco- si mostra indugiante in sprazzi di rock settantiano ed arricchita da un sottofondo tastieristico ricco ed elaborato su cui spicca e si staglia la miglior performance di Nedland in questo platter, la cui linea vocale ha per altro, in questo frangente, maggior spazio e rilievo. Il livello delle composizioni resta altrettanto elevato con When Chaos Calls, ricca di melodie di impatto in grado di affascinare ed ammaliare sino a lasciare un segno duraturo nella mente dell’ascoltatore. Blast beat, accattivanti riff in tremolo ed evocative sezioni in screaming rendono la successiva Erodent il brano che più di ogni altro attinge al passato della band e che di certo non mancherà di entusiasmare i fan di vecchia data. Noctilucent, che ha quasi la foggia di una ballad, colpisce con il suo delicato ed armonioso incedere impreziosito da leads assolutamente di rilievo. Il disco si chiude in gloria con Terminus giovante anch’essa della presenza di Garm. Anche in questo caso ci troviamo dinanzi ad un ottimo brano che fa dell’estremo equilibro tra sezioni aggressive e ricercati stacchi melodici la sua quintessenza.

Winter Thrice è un lavoro formalmente perfetto, mostrante in ogni frangente un songwriting consapevole e maturo come solo sa esserlo quello di una formazione di tale caratura, che molto beneficia di una produzione pulita ed ineccepibile, in cui tanto le linee strumentali quanto quelle vocali risultano armoniosamente compenetrate ed equilibrate. L’estrema ricchezza e varietà che animano le tracce sono qui sospinte all’estremo dando luogo ad una tracklist volutamente eterogenea e che, tuttavia, proprio in ciò racchiude uno dei suoi punti deboli generando smarrimento e confusione nell’ascoltatore. Le perplessità cui dà adito una simile struttura possono trovare una risoluzione piuttosto parziale soltanto con un lungo numero di ascolti molto accurati. Si ha difatti costantemente l’impressione che ogni traccia rappresenti un microcosmo a se stante irrelato rispetto al complesso del disco e che nessuna di esse sia parte di una visione più ampia. Ciò che ne risulta è un prodotto che si approssima asintoticamente ad Urd, senza tuttavia essere altrettanto incisivo ed ispirato, indirizzato all’esplorazione ed al perfezionamento di risultati già ottimamente conseguiti e poco lanciato verso l’estrema sperimentazione che da sempre ha caratterizzato il sound dei Borknagar. Ciò non toglie che quello che abbiamo tra le mani, pur non essendo il miglior disco del combo norvegese, sia un lavoro assolutamente di pregio ed un acquisto obbligato per chiunque abbia apprezzato le loro release più recenti.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
87.18 su 27 voti [ VOTA]
DraKe
Lunedì 22 Aprile 2019, 12.35.46
16
Discone monumentale!! Difficile trovare dei cedimenti lungo tutto l'arco d'ascolto. La musica parla da sé: le soluzioni ritmiche, melodiche, le progressioni, le armonizzazioni le mille sfaccettature espressive... tutto è perfetto e ispiratissimo, camaleontico e difficilmente prevedibile. Bisogna avere una mente davvero aperta per tirar fuori queste gemme nere e aver una capacità fuori dal comune nel riuscire a tenere insieme parti così disparate e distanti tra loro in un fluire temporale unico. Inutile soffermarsi sulla prova dei singoli musicisti, sarebbe una gara di elogi. Avantgarde at its best!!! Se questa non è arte ditemi voi....95
Luca
Martedì 11 Ottobre 2016, 1.25.18
15
Ma il growl di Garm da quant'è che non lo sentivamo??
Peart75
Mercoledì 20 Aprile 2016, 12.32.24
14
Gran bell' album, per ora il migliore del 2016. Mi sembra più fresco a livello di songwriting rispetto agli ultimi 2 che mi hanno lasciato quella sennsazione di già sentito. Panorama è la loro miglior canzone degli ultimi anni. @Punto Omega: allora non sono solo io che considero Empiricism il loro miglior album al posto dei tanto osannati primi album. In quel disco tutto è perfetto. E poi Asgeir Mickelson è autore di una prova mostruosa dietro le pelli.
Voig
Martedì 19 Aprile 2016, 10.16.09
13
Quoto dalla prima all' ultima parola il buon Marchese. Il lavoro in questione è eccezionale, non ci credo neanche dipinto che quando i 4 dell' ave maria si trovano a cantare tutti insieme in un solo brano non vi sale la pelle d' oca. 90 secco e gnecco
Punto Omega
Martedì 19 Aprile 2016, 1.23.31
12
La recensione è ben scritta, però non mi trova d'accordo sull'ultimo paragrafo: l1) a varietà è un pregio, non un difetto; 2) è a livello pari, se non superiore, a Urd (disco veramente bello). @Undercover: secondo me The Archaic Course è il loro peggior disco (discreto, niente di più) e Quintessence non si avvicina nemmeno a quel capolavoro che verrà dopo, ossia Empiricism (disco eccelso). Epic è un degno successore, non raggiunge le vette del suo predecessore, però è un disco di qualità. Universal è effettivamente scialbetto, specialmente se paragonato al resto della loro discografia.
Undercover
Domenica 17 Aprile 2016, 17.13.12
11
Ci provo e riprovo, ma i Borknagar non mi dicono granché. Mi trovo d'accordo con enry quando dice che questo lavoro è leggermente superiore agli ultimi rilasciati, ma nulla che mi porti comunque a considerarli meritevoli né d'ascolto continuato né d'acquisto. Tolti i primi due, qualcosa di "The Archaic Course" e mezzo "Quintessence" il nulla.
enry
Sabato 16 Aprile 2016, 16.21.47
10
Non un capolavoro ma un bel disco si, forse un po sopra agli ultimi lavori. Ascoltato ancora poco comunque, vediamo se cresce con gli ascolti. Poi va beh, preferisco le prime uscite, ma qui è gusto personale.
Zess
Sabato 16 Aprile 2016, 15.43.43
9
Bah, continuo a ritenere i loro dischi degli ultimi anni sostanzialmente tutti uguali, come le loro copertine del resto
Le Marquis de Fremont
Venerdì 15 Aprile 2016, 14.00.08
8
Disco veramente bello, come del resto lo era già stato il precedente Urd. Ha un songwriting vario ed accattivante e contiene molti gioiellini dentro la varie canzoni. Forse questo ha un po' spiazzato il recensore (non ci vedo quale problema generi l'eterogeneità dei contenuti...) che forse voleva qualcosa di più omogeneo, cosa che una band di questo livello può altamente non prendere in considerazione. Tra le grandissime uscite di questo 2016, assieme con Moonsorrow, Novembre ma ci metterei anche Wyrd e Omnium Gatherum. Band strepitosa. Au revoir.
Pink Christ
Giovedì 14 Aprile 2016, 21.35.44
7
Meraviglioso...band che non delude mai
Macca
Mercoledì 13 Aprile 2016, 21.34.19
6
In effetti come genere avrei messo più avantgarde. Comunque poco conta, l'importante è che si tratta di un buon disco. Lo riascoltero perché merita un approfondimento come si deve.
AL
Mercoledì 13 Aprile 2016, 11.08.04
5
l'ho ascoltato diverse volte. molto bello. non sapevo fosse classificato black.
Cristiano Elros
Martedì 12 Aprile 2016, 23.26.50
4
Molto molto bello! Devo ammettere che all'inizio sono rimasto spaesato e stavo per arrendermi, ma ho deciso di continuare e le canzoni sono cresciute sempre di più, scoprendo sempre più particolari. Non è un album di facile assimilazione, anzi... Ma poi si rimane parecchio colpiti dalle melodie, dall'eterogeneità dei pezzi, dai maestosi intrecci vocali e così via. Pezzi migliori The Rhymes Of The Mountain, title-track e Erodent, Menzione per Panorama, una delle più spiazzanti ma una delle più riuscite alla fine dei conti!
terzo menati
Martedì 12 Aprile 2016, 20.41.06
3
E' sulla mia lista da tempo ma sono troppo indietro con gli ascolti e quindi non posso giudicarlo ma per ora solo desiderarlo. Amo questo gruppo da sempre, mi piace il nuovo assetto a doppia voce e sono uno dei pochi estimatori di simen, trovo la sua voce magnetica.
Pirox
Martedì 12 Aprile 2016, 16.40.53
2
IMHO un disco eccezionale, trai più belli usciti quest'anno. Applausi.
Bloody Karma
Martedì 12 Aprile 2016, 13.34.19
1
Boh...Urd mi era piaciuto parecchio, questo nonostante la presenza di Garm, non riesce a prendermi più di tanto...
INFORMAZIONI
2016
Century Media
Black
Tracklist
1. The Rhymes Of The Mountain
2. Winter Thrice
3. Cold Runs the River
4. Panorama
5. When Chaos Calls
6. Erodent
7. Noctilucent
8. Terminus
Line Up
Vintersorg (Voce)
Øystein Garnes Brun (Chitarra)
Jens F. Ryland (Chitarra)
Lars A. Nedland (Tastiera, Voce)
ICS Vortex (Basso, Voce)
Baard Kolstad (Batteria)

Musicisti Ospiti
Kristoffer Rygg (Voce)
 
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