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25/11/24
BURN KIT + RIGHT PROFILE
HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO
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Children Of Bodom - I Worship Chaos
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22/10/2015
( 10279 letture )
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...AND THEN THERE WERE FOUR... Come i Genesis nel 1977 rimasero in tre per la dipartita del chitarrista Steve Hackett, allo stesso modo i Children of Bodom rimangono in quattro per via dell'abbandono di uno storico componente: stiamo parlando di Roope Latvala, axeman che sostituì l'estroso Alexander Kuoppala andando a formare un duo a dir poco devastante con il leader indiscusso del gruppo Alexi Laiho. La coppia negli anni ha dato molto, creando intrecci degni di nota, che hanno avuto il loro momento apogeo in Halo of Blood (2013). Per quanto ci siano alcune buone tracce anche nei dischi venuti dopo Hate Crew Deathroll (2003), il lavoro da studio del gruppo nel 2013 ha mostrato un ritorno di fiamma a dir poco clamoroso, una spanna sopra a quanto fatto precedentemente. Facendo due più due quindi, è inutile dire quanto l'attesa per il nuovo titolo fosse alta. In una situazione di tensione tale il frontman della formazione finlandese ha rilanciato caricandosi tutto il guitar work: la mancata sostituzione di Roope Latvala, per quanto sia una scelta coraggiosa, sarà stilisticamente molto influente.
THICK AS A BRICK I Worship Chaos si presenta come un disco granitico e dai suoni ruvidi, pesante come un mattone. Il guitar work diventa meno intricato di Halo of Blood ma al contempo più violento e mastodontico, con qualche assolo in meno e alcuni riff cadenzati in più. Ovviamente di una situazione del genere non poteva non giovarne il tastierista Janne Warman, decisamente in forma e pronto a riempire le lacune generate dalla mancanza di una seconda chitarra. I primi suoni ambience del platter creano subito un atmosfera tesa, come se ci fosse una connessione incapace di instaurarsi, o una sorta di trasmissione distorta. Improvvisamente I Hurt attacca in maniera cattiva e prepotente, con una bella combo di chitarra e synth: il modo in cui si concatenano i riff e i punti di legame fra le varie sezioni della canzone sono un gran punto di forza e il brano esprime una violenza pazzesca, sia nelle parole che nella musica. Una partenza eccezionale che viene seguita da My Bodom (I Am the Only One), altro pezzo che fin dai primi secondi non abbassa minimamente il tiro. Il growl di Alexi Laiho risulta ancora del tutto rispettabile e gonfio, impossessandosi della scena insieme alla batteria di Jaska Raatikainen, dotata di un sound decisamente potente e metallico. Il refrain convince di più, mentre la strofa rimane un po' fredda, tuttavia il brano è ricco di dettagli, come i famosi stacchi neoclassici in stile Bodom. Tra le anteprime proposte prima dell'uscita del disco, Morrigan è quella che sicuramente ha convinto meno rispetto agli altri (I Hurt e I Worship Chaos) e l'impressione con il passare degli ascolti non è cambiata molto. La sensazione che si ha è che il motivo principale del brano sia ripetuto troppe volte e, per quanto giudicarlo filler sia forse eccessivo, sicuramente la canzone sarebbe potuta durare di meno considerato il materiale messo in tavola. L'assolo di Alexi Laiho è la cosa migliore del pezzo, grazie anche ad una tecnica impeccabile, capace di regalare dei bei brividi fra armonici e sweep picking. I ritmi sincopati di Horns invadono le nostre orecchie, facendoci sentire a dir poco minuscoli di fronte a uno sfoggio di violenza simile. Le strofe cantano sensazioni come terrore e rabbia, mentre tutto il comparto musicale si tinge di una venatura più cupa e maligna. La velocissima canzone raggiunge i punti più alti fra il bridge centrale e gli assoli incrociati di tastiera e chitarra: quella miscela di melodia e fulminante aggressività mi ha riportato indietro di almeno quindici anni, ed è stato meraviglioso. Un tappeto sonoro maestoso e profondo apre Prayer for the Afflicted, pezzo che ricorda molto Angels don't Kill, che ci offre un po' di respiro. Il tempo lento e i fraseggi melodici sono alla base di questa canzone, ben riuscita e dalle atmosfere veramente trascinanti, che offrono una nota di diversità rispetto a tutto quello che abbiamo ascoltato finora. Il primo riff di I Worship Chaos irrompe in maniera tagliente, seguito da una ritmica in sedicesimi velocissima che si contrappone radicalmente al brano precedente. La titletrack è di gran lunga la punta di diamante del disco, grazie ad uno sfoggio di rabbia che mai avevamo sentito negli ultimi anni. Basta sentire lo scream di Alexi Laiho nella ripartenza che vi è attorno ai due minuti, dopo l'assolo di tastiere di Janne Warman, per rendersi conto di quanto il gruppo sia in stato di grazia, sia da un punto compositivo che tecnico. La freschezza che si percepisce infatti in questa canzone è a dir poco esaltante, poiché tutto risulta al suo posto, dai vari riff concatenati al potentissimo refrain. Hold Your Tongue riporta in auge una batteria cadenzata e un riff di matrice heavy, che descrive al meglio quello che è il nuovo corso dei Children of Bodom. Il brano non aggiunge nulla di nuovo a ciò che il disco propone, con una prova discreta che culmina in un buon incrocio di assoli fra chitarra e tastiera. Seppur abbia delle atmosfere diverse, in alcuni punti più nervose e acide, anche Suicide Bomber offre un ascolto analogo a quello del brano precedente, mantenendosi su livelli discreti, ma nulla di più. Fin dalle prime parole, sottili e sfiatate, di All for Nothing, si percepisce un'aria sospesa e malinconica. Il pezzo, così come Prayer for the Afflicted ha il compito di rallentare nuovamente i ritmi, tuttavia a differenza di quest'ultima ci sono voluti molti più ascolti per assimilare la canzone. Il testo è incentrato sul dolore di una relazione che è cambiata ed è diventata un qualcosa che uccide e provoca solo dolore.
I can't believe it's come to this It's safe to say that ignorance is bliss Bittersweet goodbye and one last kiss Forever is a long time that I won't miss (All for Nothing)
Nonostante la struttura musicale non sia totalmente convincente, il botta e risposta finale tra Laiho e Warman è da brivido e grazie alle scelte melodiche adottate trasmette una sorta di senso di speranza. Dopo il fade out che avremmo voluto durasse almeno altri dieci minuti, giungiamo alla conclusione del platter. Widdershins è decisamente veloce è offre delle buone sezioni, adornate di assoli e stacchi tipici del gruppo, Risalta su tutto la ritmica finale, grezza ed elegante al tempo stesso, che tende a sospendere tutto rallentando il tempo. Con gli stessi suoni ambience con il quale inizia, I Worship Chaos trova la propria conclusione in un cerchio perfetto.
IN THE COURT OF THE YELLOW KING Da un punto di vista del sound le chitarre ESP e gli amplificatori Marshall rimangono i capisaldi del chitarrista, mentre alle tastiere sono state applicate delle distorsioni analogiche che danno ai synth un taglio più cupo. La produzione viene nuovamente affidata Peter Tägtgren, presente sia nel penultimo lavoro del gruppo nel 2013, sia nel meraviglioso Follow the Reaper (2000). Nel complesso quindi si ha la forte intenzione di andare avanti, aggrappandosi a degli elementi del passato. La meravigliosa artwork del disco è infatti il manifesto di questa volontà: non siamo al cospetto della corte in tinte cremisi di Something Wild (1997) o a colori già visti, ma questa volta tocca ad una tonalità inedita. L'accostamento tra le varie sfumature di giallo e nero è a dir poco magnifico e raramente avevo visto una copertina così bella dal gruppo, che desse molto spazio anche al paesaggio e agli elementi naturali. I Worship Chaos è un platter dotato di alcuni momenti di rara brillantezza, altri meno esaltanti: il paragone con Halo of Blood viene spontaneo, poiché nonostante ci sia un filo di continuità tra i lavori, vi sono diverse differenze nel sound e nell'approccio. Ad ogni modo siamo sicuramente su un'ottima strada e non c'è lontanamente metro di paragone con quanto fatto negli ultimi dieci anni. Dopo la rinascita, è ora di brillare di nuovo. Per aspera ad astra, Children of Bodom.
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22
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mi sembrava una bomba ai primi ascolti ma poi invece l’album non va oltre il 70/75. a parte i primi due pezzi e la title track che sono di ottimo livello, il resto non mi fa venir voglia di riascoltarlo. Le canzoni passano e non lasciano il segno. Gruppo che ormai è una copia un po’ sbiadita di quello dei primi 3 album, anzi ci metto anche il quarto che mi piace un sacco. Copertina strabella come il precedente Halo of blood. |
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21
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Sarò sintetico: hanno esaurito da un bel po' il serbatoio delle idee. Musica che stanca e non offre nulla di particolarmente emozionante, salvo 3-4 pezzi da Hate Crew Deathroll secondo me. Recensione eccessivamente indulgente imho. |
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20
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A me non è piaciuto.... Dopo Hatecrew death'roll non ne hanno più imbroccato uno.... |
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19
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disco bellissimo, uscito e passato inosservato dai molti, una potenza, veramente un grande disco, continuano la risalita dopo l ottimo halo of blood, se fosse uscito dopo follow the reaper avrebbe fatto sfracelli, copertina stupenda, dispiace vedere solo 19 commenti dopo 6 7 mesi dall uscita, reputo questa una tra le uscite più belle del 2015 voto 92!!! |
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18
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Cd che fila via liscio come l'olio, un vero piacere per le orecchie. Dinamico, energetico, divertente. E con ottime canzoni. Tutto quello che si chiede a un album del COB... 80 anche per me. |
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17
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Sicuramente gli ultimi due album hanno mostrato dei discreti miglioramenti rispetto a tutta la produzione post "follow the reaper". Siamo tornati ad un sound un pò più duro, ma cmq in effetti devo ammettere che non mi hanno mai appassionato più di tanto. Anche l'ottimo esordio non è durato troppo nel mio stereo. Pr me quindi voto 65, ma mi rendo conto che forse sono troppo duro. |
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16
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incredibile come possa essere indirizzata la critica... Altrove questo disco è stato stroncato e giù tutti a dargli della ciofeca. Qui si becca un 80 e via al coro "signori che disco". Ad ogni modo a me è piaciuto e lo ritengo uno dei migliori della band (sarà che i vecchi disci li ho sempre detestati mentre ho iniziato ad apprezzarli proprio con i dischi più disprezzati dai vecchi fan). Non da 80, forse è più veritiero il voto dei lettori. Tra il 70 e il 75. |
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15
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Album più crudo e aggressivo, dai caratteri più semplici e di impatto più immediato, rispetto al predecessore. Un album piu thrash, differenziandosi da blooddrunk per il grande lavoro di janne (decisamente più presente) e per la maggiore rilevanza dei brani, infatti, ognuno presenta i suoi punti forti. D'accordo con la recensione eccetto per la title-track che ritengo piatta e scarna a livello compositivo (cio nonostante buona) e morrigan che ritengo tutt'altro che banale quanto interessante soprattutto per la parte dark verso la fine, da brividi! Bentornati children of bodom! Voto 80/100 |
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14
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Non sono un gran fan dei COB ma ragazzi che album....bella la chicca bonus Danger Zone, la canzone di Top Gun. |
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13
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@Followthecheater ho idea che la redazione cerchi altre qualità oltre alla modestia, è per quello che non ti hanno preso (si scherza eh) |
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il precedente non mi era piaciuto devo dire a parte una canzone o due...non lo ho neanche comprato mentre questo lo ho ascoltato in streaming prima...ne sono uscito pazzo e lo ho comperato su cd...un'album stupendo!!! |
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10
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I COB sono la mia band preferita, so tutto di loro e avrò ascoltato i loro album migliaia di volte e continuerò a farlo. Posso affermare di essere uno dei massimi esperti di COB italiani. In seguito farò una recensione più dettagliata, però posso dire che è un buon album, nettamente superiore al precedente... Si merita un 75 Ps: potevate scegliere me come recensore sta volta, avrei scritto una recensione 1000 volte più dettagliata |
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8
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Disco tra l'altro che suona molto più "sporco " del solito per i loro canoni, e si, questa sporcizia in più secondo me ci sta proprio bene, buonissimo lavoro. |
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7
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Dopo un giorno di ascolti devo confermare quanto di buono avevo intuito all'inizio. Voto 85! |
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6
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L'album giallo spacca voto 80 |
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Anche per me un buon disco, ritorno definitivo ai loro livelli. L'ho trovato più facile di Halo, quantomeno a me è risultato più immediato e più semplice da assimilare rispetto al predecessore. E mi è piaciuta parecchio anche la bistrattata Morrigan. Voto 75 |
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4
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Grande disco dei bambini, il migliore da Hate crew. Era da anni che non sentivo brani cosi` cattivi (My Bodom e` devastante) suonati alla grande e con una superba produzione. Per me il voto non scende sotto 88. |
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3
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dopo l'ottimo ritorno con Halo of Blood si riconfermano ad altissimi livelli. Sono curioso di sentire la resa delle nuove canzoni dal vivo. Comunque voto 82/100, bravi ragazzi |
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2
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Me lo sto ascoltando proprio ora e devo dire che le prime impressioni sono ottime! Ci siamo, decisamente! |
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Ho notato inanzitutto che i Children of Bodom si sono ripresi, donandoci canzoni straordinarie (un I Hurt non la sentivo da Hate Crew Deathroll così come My Bodom) vere punte di diamante insieme alla titletrack, hanno centrato ed hanno ottenuto un lavoro con i fiocchi, bravi ragazzi.. 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Hurt 2. My Bodom (I Am the Only One) 3. Morrigan 4. Horns 5. Prayer for the Afflicted 6. I Worship Chaos 7. Hold Your Tongue 8. Suicide Bomber 9. All For Nothing 10. Widdershins
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Line Up
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Alexi Laiho (Voce e Chitarra) Janne Warman (Tastiera) Henkka Blacksmith (Basso) Jaska Raatikainen (Batteria)
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RECENSIONI |
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