|
17/01/25
SRL + LOCULO + VOX INFERI + NECROFILI
CLUB HOUSE FREEDOM, VIA DI BRAVA 132 - ROMA
|
|
|
( 9116 letture )
|
Ritorno nel corridoio esplorato tempo fa durante il doppio ascolto di Odyssey/Scala, e la luce abbagliante scaturita dalla precedente esperienza sonora è cambiata, inglobando sfumature nuove e fresche di pennello. Documenti dall'iper-spazio. Fini astratti e astrali. Stelle che perforano le mura quotidiane per accecarci e cullarci. Un insieme infinito e nel contempo segreto di luci. Il wormhole che abbiamo imparato a conoscere è ora mutato e instabile: materia oscura che squarcia lo spazio con ingombrante prepotenza tirannica. Il tempo completamente cristallizzato, l'atmosfera rarefatta come le note del lento crescendo iniziale di Dystopia, opening track di questo nuovo capitolo firmato Tesseract. Le dolci noti di Hexes che vagano come molecole imprigionate in un epoca futura, così remota e così famigliare. Ricordo di aver attraversato la soglia del tempo e di averci viaggiato attraverso, ma ho solo reminiscenze confusi e annebbiati. Forse perché l'ascolto del live cd/dvd mi ha lasciato in stato confusionale, un po' barcollante e instabile, esattamente come il buco nero appena citato: così immenso, così impalpabile nella sua immensa anti-materia conica. Ma chi dice che sia tutto così evanescente e complesso nel mondo dei Tesseract? Proviamo a rispondere a questa domanda ascoltando, tra luci soffuse e schermi termici, questa nuova fatica della band inglese. Polaris è caldo come lava, turbolento, tumultuoso e ricco di emozionanti sali-scendi ritmici e lirici. L'ultra-basso del professor Amos Williams rappresenta una delle chiavi di lettura primarie del platter: così mellifluo e spesso, presente e costantemente geniale e pulsante. Esplosioni eteree ci accompagnano lungo la scaletta composta da nove brani, tra innumerevoli ritmiche stoppate, palm-mute, arpeggi prog delicatissimi e l'inconfondibile ugola del ritornante Daniel Tompkins, cantante di spessore mondiale, capace di delicatissimi sussurri e altissimi picchi, fieri e puliti.
La band ha dimostrato un'evoluzione costante senza mai auto-comprimersi su se stessa. Già dal miracoloso debutto One, passando per il seguente Altered State, con il cambio temporaneo di cantante e di atmosfere, tese e iper-strutturate nel primo caso, pacate e rarefatte nel secondo. Il nuovo capitolo in studio è una sorta di summa algebrica di quanto fatto finora, ovvero una casata di progressive metal moderno che non sconfina mai nell'insensata ricerca della complessità, ma che poggia le sue pesanti basi sull'emozionalità delle stesse strutture. La band suona tecnica quando deve, ma sa liberarsi piuttosto facilmente quando decide di guardare verso il cielo terso in cerca di qualcosa di diverso, un nuovo Mondo forse, o più semplicemente una speranza. Il risveglio della forza, il cammino verso la parte soft di Tourniquet passa attraverso l'esaltante metallo ondeggiante delle già citate Dystopia ed Hexes, attraverso i quattro minuti di Survival che ci sembra quasi ''incompleta'' nella sua non-struttura. Le convenzioni crollano una dopo l'altra, anche se in Polaris nulla è eccessivo e fine a se stesso. Ma quando il bridge di basso solista di Tourniquet ci spezza il collo per poi concederci un secondo ponte strumentale dal riffing grasso e groovy allora capiamo che la band vuole stupirci per davvero. Contraccolpi ritmici densi e spessi come mura di cemento, per il finale del brano tutto da godere e intelligentemente sprovvisto della voce di Tompkins. Il passaggio su Kscope Records può essere visto in tanti modi, dopotutto: l'etichetta è prettamente progressive, nel senso che si occupa di artisti quali Anathema, Porcupine Tree/Steven Wilson, Lunatic Soul e Ian Anderson, tra gli altri. Artisti e band di spessore universale, con una storia importante alle spalle. L'approccio dei Tesseract alla materia musicale ha forti intenzioni e inclinazioni classiche, ramificazioni moderne e qualche tocco totalmente inaspettato, come il divertente finale crossover di Utopia, con richiami ai primi Faith No More.
La prima parte dell'album scorre via che è un piacere, tra illuminismo sonoro, brevi e inevitabili auto-citazioni e colpi di scena gustosissimi. Ci sentiamo ''a casa'' ma anche distanti anni luce. E' una sensazione molto difficile da spiegare, ma facilissima se pensiamo ai concetti base del tesseratto: L'ipercubo (o n-cubo) è una forma geometrica regolare immersa in uno spazio di quattro o più dimensioni. il tesseratto può essere ruotato nello spazio quadri-dimensionale in cui giace. L'effetto di una tale rotazione può essere visto in una proiezione del tesseratto nello spazio o nel piano . Ci troviamo nello stesso piano, ma da angolazioni differenti. Come se stessimo vedendo noi stessi attraverso una fitta parete trasparente ascoltare comodamente Polaris in poltrona, con birra gelata sul tavolino di fiducia e libretto dei testi in mano, attenti a non farsi distrarre da telefono, apparecchiature elettroniche di sorta e rumori esterni. Ci auto-osserviamo, in pratica, rendendoci conto di far parte della quarta dimensione. Così Utopia lascia spazio alla ariosa e rock Phoenix, con i suoi riverberi, le sue strutture (relativamente) esemplificate e la bella voce di Daniel Tompkins a impreziosire il tutto con piume, carezze e acuti stellari, accompagnato come sempre dalla luminescente sezione ritmica guidata da un impressionante Jay Postones e dall'onnipresente Williams, qui più controllato e diretto, anche se sempre impeccabile. Phoenix gode di una struttura definita che si schianta sui tempi dispari della seguente e similare Messenger, traccia ''spezzata'' dal carico groove impressionante. Ci sembra di molleggiare su qualche satellite abbandonato prima che il ritornello arioso e in levare ci colpisca facendoci andare verso la deriva spaziale. Una vera chicca che assume autocoscienza per farci male durante le strofe e ammaliarci nei comodi e vellutati intermezzi soft e melodici. Gli strumenti duettano alla perfezione fino allo svolgimento completo: una pergamena di titanio alimentata da una scintilla aliena, così distante e così luminosa. Mentre i colori cangianti della copertina si dipanano nella nostra materia grigia ci accorgiamo che l'ascolto prosegue velocemente, non lasciandoci lo spazio di capire e carpire più di tanto. Siamo entusiasti, pieni di voglia di fare, eppure siamo giunti alla penultima traccia del lavoro. Sorpresi? Siamo sulla soglia della verità, in quel buco immenso dove il tempo è una dimensione nella dimensione. Cages si apre con una delicata solista accompagnata da suoni d'ambiente e arpeggi: un cumulo di ricordi passati attualizzati dalla voce soave di Daniel Tompkins e dagli altri strumenti, mai in secondo piano come ora. La traccia ricorda le atmosfere profonde e pacate delle suite presenti nel secondo capitolo Altered State. Suoni contemporanei, sexy e suadenti, non invasivi e assolutamente non pesanti, dove la leggerezza chitarristica e il basso ci sorprendono per fantasia e anti-convenzionalità. La struttura portante del brano segue ancora una volta la via del cuore matematico e algebrico, senza badare alla forma canzone di per se, ma riprendendo un pizzico della spregiudicatezza musicale di One, con il suo finale heavy e la voce rabbiosa di Tompkins che si concede, per l'unica volta, un registro più aggressivo e istintivo. Nel nove tracce di Polaris sono serpeggianti e imprevedibili nella loro natura profondamente fantascientifica. E' un album ''vero'', senza particolari estratti, senza singoli e senza velleità inutili. Compatto, forse più dei suoi predecessori, Polaris ci fa capire come il mondo abbia bisogno del progressive metal dei Tesseract, una band che in pochi anni ha saputo costruirsi un seguito invidiabile e di culto all'interno della scena, passando per minuscoli club, tour da cartellone, festival europei e show sul ghiaccio come l'emozionante Jagermeister Ice Cold Gig di qualche mese fa, dove la band si è esibita per un'ora e mezza sopra un palco scolpito nel ghiaccio. Insomma, innovazione immersa nella salsa tradizionale, per un gruppo di musicisti affiatati e coerenti, curiosi ma non sbrodoloni. Un combo vincente e di classe per una varietà infinita di palati musicali. Polaris si chiude con la bellissima Seven Names, traccia/epilogo alla corte dei re futuristici. Un manifesto di candida poesia prog-rock, con scenari da brividi e colori mozzafiato. Il tesseratto che si muove e si manifesta nelle città di tutto il mondo, capovolgendo la dimensione cosmica. Un codino strumentale in fading ci accompagna verso la fine del viaggio numero ''3'', con i motori bollenti che necessitano riposo.
Ci alziamo dalla poltrona con un senso di spossatezza. 45 minuti volati via come se avessimo ascoltato pochi secondi. Un senso di liquida limpidezza. Speranzosi, riponiamo il tutto nel nostro nuovo scaffale di noce per poi dirigerci verso il corridoio dove, questa volta, non ci aspetta nessuna strana luce. Il senso di spossatezza finisce, e noi capiamo che la navicella ''T'' si è definitivamente allontanata dalla Terra, lasciandoci nuovamente soli e in balia delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti. La pericolosa prova del terzo album viene qui smascherata e frantumata. La band inglese ha guadagnato il podio ancora una volta.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
32
|
Benchè di buona qualità certo alternative prog metal mi sembra già sulla via del declino.I primi album era più duri, più complessi e più originali, adesso si sta scivolando verso un'eccesso di melodia,insomma, per dirla in termini diversi, hanno smussato gli angoli per cercare di allargare la cerchia dei fans.Inoltre band quali i nostri Tesseract,The Contortionist,Karnivool,Caligula's Horse ecc.hanno sonorità assai affini e pericolosamente ripetitive.Lo slancio creativo si è arrestato e sembra emergere una certa cristallizazione.Resta un prog metal che mantiene ancora tracce di freschezza, specie se paragonato a quello trito e ritrito stile Dream heater,ma si sta perdendo il coraggio di osare. |
|
|
|
|
|
|
31
|
Disco STRE PI TO SO, voi che dite che fanno cgare non ci paite proprio niente. 90 |
|
|
|
|
|
|
30
|
Capolavoro, ho letto commenti ridicoli che secondo me non sono ammissibili in quanto non riguardano opinioni o gusti personali, ma riguardano aspetti decisamente oggettivi; (gia sentito) ma gia sentito cosa che stanno portando loro avanti il progressive metal moderno, hanno creato loro il modo di suonare "djent", e ogni album sono sempre piu particolari, sorprendono sempre di piu. Ho letto "vacals mosci e da checca", non solo ignoranza e ottusitá, ma sopratutto un immaturitá veramente ridicola, Tompkins è un cantante eccezionale, andate a sentire lo scream di "one" poi venitemi a parlare di voce da checca. "Sempre lo stesso riffing", penso che i TesseracT siano una delle band piu "storte" per quanto riguarda la componente ritmica, tra tempi dispari e poliritmie definirli monotoni mi sembra veramente fuori luogo, soprattutto quando passano dalle atmosfere ambient, sognanti, a quelle dinamiche e piu aggressive djent. A questo album non manca nulla, Hexes dice tutto. Voto 95. |
|
|
|
|
|
|
29
|
TesseracT come al solito magistrali. Una delle mie band preferite |
|
|
|
|
|
|
28
|
Sinceramente non credevo che ci fossero giovani così capaci al giorno d'oggi, certo non sono nulla rispetto a certi gruppi del passato (più che altro per il fatto di pubblicare la musica in anni sfigati come questi), ma sanno il fatto loro questi ragazzi. Album davvero notevole, o più che notevole, molto particolare. Ricorda le strutture tecnologiche del mondo di oggi. @ deborah: Ti sbagli diecimila volte. Mica perché ognuno non la possa pensare come vuole, ma non è affatto un album da checche. Per determinare questo non conta solo la prospettiva dalla quale vedi la musica, non è che se una cosa è leggera è da checca per forza, ci sono cose leggere che sono molto maschie, come questo disco, e cose leggere che sono davvero da checche. E ci sono cose anche pesanti che suonano da checca, come i Queen (a quanto pare non è un caso, ad esempio Don't Lose Your Head), senza voler assolutamente toccare gli omosessuali, nessun problema, ma nel sound inevitabilmente si sente, e poi ci sono cose pesanti che suonano molto fighe. Contano, oltre allo stile peso o meno, le note che scegli, anche quelle determinano la "checchitidune" XD. Sai qual'è una vera canzone da culattoni? Questa: https://www.youtube.com/watch?v=y6Sxv-sUYtM Tra tutte quelle che conosco probabilmente è una delle più adatte, se non la più adatta, spiccicata proprio a quello che dicevi tu. Di di no. Non capisco come si possa amare questa roba, dov'è il midollo? Zero grinta, sembra per deboli d'animo. De gustibus, ma flaccida. |
|
|
|
|
|
|
27
|
Lavoro di grande pregio, poliritmie serrate ed emozionanti! Djent magistralmente contestualizzato. Dystopia mi sembra un pezzo uscito dalle fucine dei Meshuggah poi finemente raffinato ed impreziosito. Grande opera. |
|
|
|
|
|
|
26
|
complimenti a Metalraw x la splendida rece, che rispecchia con le parole ciò che si sente sull'album, e cioè emozioni simili ad un quadro astratto...inutile fermarsi a disquisire dei tecnicismi strumentali perchè qui la componente "prog" è al puro servizio dell'emozione che si vuole trasmettere...ed infatti questo è l'album più psichedelico ed atmosferico dei TesseracT. Personalmente preferisco i precedenti LP che trasudavano rabbia ed aggressività, ma quest'evoluzione credo sia naturale e necessaria per approdare su altri lidi evitando il ristagnamento artistico. Resta una sezione ritmica da applausi a scena aperta, un buon cantato e ottime aperture eteree, anche se alla lunga il disco pecca di troppa omogeneità, cosa che su Altered State si era riusciti ad evitare grazie ad una ben precisa differenziazzione tra i vari brani e grazie a riff e melodie vocali ben più azzeccate. La produzione è ottima anche se artificiosa soprattutto per quanto riguarda cassa e rullo, troppo perfetti. Il brano migliore x me è "Survival"...ora non resta che andare a vederli dal vivo!! |
|
|
|
|
|
|
25
|
Album semplicemente stellare. |
|
|
|
|
|
|
24
|
@deborah vorrei informarti che il cantante di questo disco è Daniel Tompkins,lo stesso di One,nel caso tu non l'abbia notato....."linee vocali da checca"...madonna che razza di commenti che tocca leggere |
|
|
|
|
|
|
23
|
@Pab mi riferisco a QUESTO tipo di vocals... non ho generalizzato |
|
|
|
|
|
|
22
|
Recensione galattica......bravo. Un appunto,nessuno parla dei suoni di questo album.....veramente la soglia della perfezione........sono esterrefatto da chi pensa che un cantato melodico e spaziale sia sinonimo di moscio...... |
|
|
|
|
|
|
21
|
bellissimo disco...una trilogia spettacolare che differisce nelle sfumature...mi auguro che recuperino un po' di aggressività nel prossimo, ma Polaris funziona, più di Altered State che comunque mi era complessivamente piaciuto. |
|
|
|
|
|
|
20
|
@anonimo non sono più minorenne da un pezzo... cosa c'è da aggiungere ad un album da checca? giusto per dirne una, l'ultimo dei Leprous non ha preso nemmeno la sufficienza (per me da 80) e questo è un capolavoro... de gustibus |
|
|
|
|
|
|
19
|
@deborah dai su dillo che sei minorenne, almeno cerco di essere comprensivo. Ste cose della verità che fa male, ma sai quanto me ne frega delle cavolate che dici? Pretendi pure che ti si prenda sul serio con i tuoi giudizi senza né capo né coda. La tua critica non va oltre ad "album da checca/voce da checca", sembra di parlare con un teenager. |
|
|
|
|
|
|
18
|
@anonimo, con tutto il dovuto rispetto ma cosa catzo ne sai dei miei gusti musicali? non tutta la musica che ascolto è scream, growl e doppia cassa, ovvio. Ma (ripeto) in questo caso ci troviamo di fronte ad un disco moscio, da checca. La verità sbattuta in faccia fa male |
|
|
|
|
|
|
17
|
Delusione dell'anno in ambito prog, per ora... Ok il primo album, ok il secondo ma tre album in cui tutte le canzoni hanno lo stesso riffing (quello "molleggiato" come lo definisce metalraw parlando di Messenger) non si possono sentire. Buone Survival e Messenger e anche l'opener si lascia ascoltare, il resto sa di già sentito nei precedenti due lavori. Voto 69. |
|
|
|
|
|
|
16
|
Ma esistono ancora i metallari tutto testosterone che schifano itutto ciò che è clean o eseguito con una certa sensibilità? Pensavo si fossero estinti da almeno 10 anni, per lo meno superata la soglia dei 16 anni... |
|
|
|
|
|
|
15
|
ringrazio la tu indole volteriana però è innegabile che le linee vocali sono da checca... su questo mi sembra che ci sia poco da opinare... |
|
|
|
|
|
|
14
|
E vabbè vedo che ormai è inutile tentare di intavolare un discorso sensato, la chiudo qui e rispetterò il tuo diritto di sparare stronzate e utilizzare argomentazioni demenziali |
|
|
|
|
|
|
13
|
@harry paragonarli ai bsb è la cosa più appropriata le linee vocali possono essere anche le migliori del mondo ma sembrano in tutto e per tutto da checca (da bsb quindi) dal punto di vista strumentale non c'è grinta, nessun mordente (esattamente come una canzone da checca dei bsb) ognuno vede il mondo come crede, saranno bravi dal punto di vista tecnico, artistico ecc ma il disco fa cagare |
|
|
|
|
|
|
12
|
non mi commuovo facilmente ma Seven Names mi ha praticamente distrutto |
|
|
|
|
|
|
11
|
Se i bsb in passato han fatto canzoni simili devo cominciare a rivalutarli, perché l'album è semplicemente magnifico. Unica nota stonata per me è Survival, ma per il resto mi sta piacendo tutto. |
|
|
|
|
|
|
10
|
Paragonarli ai bsb non è un'opinione ne tantomeno una critica costruttiva ma una immane stronzata buttata li solo per offendere il gruppo, chiunque li abbia seguiti dagli esordi e abbia in dotazione un cervello funzionante avrebbe senz'altro capito la loro evoluzione in gruppo prog moderno d'avanguardia (e per me hanno fatto pure meglio dei btbam), non si vive di solo djent con riff frammentati e distorsioni downtuned |
|
|
|
|
|
|
9
|
Senza dubbio è molto diverso da One (che anche secondo me resta il top)...a me comunque sta piacendo parecchio, a mio parere sono riusciti laddove avevano fallito con Altered State. |
|
|
|
|
|
|
8
|
la fìgurada mentecatto l'hai fatta tu dato che non rispetti l'opinione altrui. Lo sto ri-ri-ri-ri-ri ascoltando adesso e le linee vocali mi ricordano sempre più i bsb. Ho riascoltato One (che adoro), questo è una cagata, una totale delusione ; se a te piace è un problema tuo non mio |
|
|
|
|
|
|
7
|
Un piccolo gioiellino,fra i migliori 5 dell'anno per quanto mi riguarda,anche 90 meriterebbe...e certo che bisogna averne di neuroni bruciati per paragonare questo disco ai backstreetboys,certi individui dovrebbero almeno evitare di spingere il tasto "invia commento",si risparmierebbero una monumentale figura da mentecatti |
|
|
|
|
|
|
6
|
lo sto ri-ri-riascoltando adesso, non mi piace per niente. Nulla a che vedere con il mitico One. A tratti sembrano i backstreetboys (una cagata quindi) |
|
|
|
|
|
|
5
|
non vedo l'ora. gruppo davvero fresco al debutto, che ho amato al primo ascolto. |
|
|
|
|
|
|
4
|
bella rece! non vedo l'ora di ascoltarlo |
|
|
|
|
|
|
3
|
Wow che recensione, non vedo l'ora di ascoltarlo! |
|
|
|
|
|
|
2
|
La Recensione mi ha fatto Godere!! Bravo!! adesso passo al disco...ma seguo dalla prima release sti ragazzacci ...e in loro vedo il futuro di questo Genere...numeri 1..! |
|
|
|
|
|
|
1
|
Per me è sempre un grande piacere ascoltare i Tesseract. La voce di D. Tompkins mi emoziona sempre. Questo album è bellissimo, 45 minuti di musica ariosa, corposa, con brani che spaziano tra ritmi soft e altri più aggressivi. Forse non è una band che incontra il favore di molti ma, a mio parere, un ascolto attento lo meritano davvero. Sono dei musicisti di una bravura straordinaria, trasmettono energia e alla fine senti di avere instaurato un feeling come succede con pochi altri gruppi. E complimenti anche al recensore. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Dystopia 2. Hexes 3. Survival 4. Tourniquet 5. Utopia 6. Phoenix 7. Messenger 8. Cages 9. Seven Names
|
|
Line Up
|
Daniel Tompkins (Voce) Alec ''Acle'' Kahney (Chitarra) James ''Metal'' Monteith (Chitarra) Amos Williams (Basso, Voce) Jay Postones (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|