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03/01/25
SFREGIO + TOXIC YOUTH + KIMERA + EXARCHY
ROCK\'N\'ROLL, VIA GIUSEPPE BRUSCHETTI 11 - MILANO
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Paradise Lost - The Plague Within
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( 14250 letture )
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Ogni tanto ne capitano, di ascolti che non vorresti anatomizzare, la cui dissezione razionale già sai che non farà avvicinare né te né i lettori al Daimon dell’opera, all’essenza che lo permea e lo sostanzia e che arriva invece più integralmente per vie tutt’altro che logiche. Quello che puoi fare, di fronte al dovere di recensirli, è evitare di ostentare dotti confronti, di definire rigide coordinate temporali o stilistiche e di tentare invece di adattare la tua lingua alla fiamma sacra, il tuo contenuto alla forma dell’opera senza tuttavia appesantirla con sterili artifizi retorici, intraprendendo un processo di avvicinamento attraverso la mimesi più che esegetico. Ora, tutti noi conosciamo i Paradise Lost, come pure la risolutezza con la quale hanno sempre seguito l’ispirazione del momento, perseguendo cambiamenti stilistici anche quando non convenivano loro in termini di popolarità. Questo solido bagaglio in nostro possesso ci aiuta immensamente, perché ci permette di dire brevemente quanto le recenti esperienze artistiche di Nick Holmes coi Bloodbath e soprattutto di Greg Mackintosh con il suo side project death/doom Vallenfyre abbiano ricondotto spontaneamente la band alle sue origini più estreme, quelle dell’esordio Lost Paradise ma anche di Gothic e Shades Of God, insomma di tutti quei lavori che precedono Draconian Times e la sua netta svolta stilistica. In The Plague Within sono prevalenti i linguaggi death e doom che descrivono con un’accensione d’inusitato vigore scenari trasudanti cupezza. Ma il disco non si esaurisce certo in questo: le chitarre sanno tanto sferzare quanto trascinarsi con andatura greve, come pure muoversi più morbidamente incarnando quell’elegante lirismo gotico che è sempre stato un tratto distintivo del gruppo di Halifax e che qui si sostanzia, tra l’altro, in malinconici passaggi affidati al decadente gemito degli archi; il growl di Holmes, ora più sicuro di sé ed espressivo, si alterna al sempre splendido cantato pulito ed ai cori essenziali e puntuali che sottolineano i momenti più emotivamente pregnanti senza enfatizzarli oltre misura. Quello che commuove di questo album è la freschezza e la profondità dell’ispirazione, sovrana nel suo imporsi, grazie alla quale le song si susseguono ciascuna con una propria indole ben definita, con un modo tutto peculiare di farci immergere nella piaga del dolore umano, lentamente o d’un tratto, con tetra e materica pesantezza, con un impeto che toglie il respiro o sussurrando sul nostro volto acceso, affaticato la tenue brezza di un motivo saturo di melanconia, per i pochi secondi di un estatico struggimento. Prova della somma maestria e della finissima sensibilità cui giungono i Paradise Lost in questa esplorazione musicale -a dispetto di quello che potrebbe sembrare un linguaggio meno complesso rispetto ad altre fasi della loro carriera- è che tale alternanza non si traduce mai in spaesamento per l’ascoltatore; questa forza plumbea e scabra non offende neanche per un istante con iniqua violenza il cuore umano ed i terreni melmosi che si attraversano con animo grave non arrestano mai definitivamente il passo, pur rallentandolo talvolta fino allo spasimo; ci si sente semmai sospinti dentro una sorta di maelstrom, talora accompagnati da un vago senso di vertigine, talaltra appesantiti ma non schiacciati da una cognizione della sofferenza umana che si esprime in suoni che penosamente avanzano come maree debilitanti. Ma che non rinnegano mai la speranza, celata proprio in quegli struggenti passaggi d’archi, in quei cori, in quelle chitarre che il tocco sapiente delle dita rende cedevoli. Al centro del maelstrom vi è una tregua, simile ad un requiem: ecco, questa profonda, densa consapevolezza dell’umano patire innalza The Plague Within a vette altrimenti inarrivabili. L'artista è forse l'uomo meno consapevole di sé. I suoi contenuti interiori passano direttamente nelle sue opere attraverso un processo che spesso è del tutto inconscio, mai razionale, mentre sulla forma egli esercita e sperimenta la forza del suo ego talvolta ipertrofico. Sono poi i fruitori a leggervi significati profondi che sono individuabili proprio perché lui li lascia latenti. Anche in quelle espressioni artistiche nelle quali l'inconscio è riconosciuto come un elemento fondante, l'artista suggerisce sottovoce, ambiguo e mimetico, il senso plurimo dei suoi segni. I segni sonori che sostanziano The Plague Within contengono ombre ed oscurità che non solo gli conferiscono spessore, ma lo rendono un capolavoro: capolavoro perché aperto al nostro attribuirgli innumerevoli sensi, che la musica evoca pur non definendoli. Siamo oltre il death/doom delle origini, sicuramente più ingenuo, in un ritorno che ha la profondità di tutti i più mitici Nostos.
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@epic; in parte concordo, il voto dei dischi in oggetto è scandaloso, sia per il valore intrinseco che storico che rende anomalo il giudizio sui dischi successivi.
PErsonalmente ho rivalutato tanto anche \" in requiem\".
Ora vorrei una bnella petizione per il \" remake\" dei primi due dischi, massacrati da una pessima produzione! |
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Dimenticavo il voto: 6- |
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Ancora mi chiedo che senso ha pubblicare queste cose? Roba al limite dell\'indecenza. |
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Effettivamente, se una persona non conoscesse la loro Discografia, rimarrebbe spiazzato dai Voti alti degli ultimi Album rispetto ai primi (Capo)Lavori.. |
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Guarda Alex, per me questo album vale quanto Icon o Draconian Times, è un capolavoro assurdo, perciò confermo il 90. Più che altro, andrebbero alzati i voti degli altri due. The Plague Within è Un disco enorme |
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Dare 90 a questo disco e 83 a Draconian Times e 81 a Icon vuol dire non aver capito niente di musica... Meglio a questo punto scrivere per Cioè o Il Giornalino dei Piccoli... Senza offesa ovviamente. |
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Capolavoro!!! Per me 90 |
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L'opener è un bel pezzo, catchy, piacevole, meno pesante del resto del disco ma riesce nel suo intento.
Terminal è il primo pezzo a pesare davvero come un macigno.
Bella an Eternity of Lies, momento più symphonic/gothic. Componente essenziale direi.
Punishment through time in mezzo a un disco del genere magari non spicca, non perché non sia un bel brano ma solo perché il livello complessivo è altissimo.
Dalla 5 alla 8 siamo di fronte ai venti minuti più intensi della loro discografia.
Beneath Broken Earth è più di un capolavoro. È arte allo stato puro. La quintessenza del genere. Peccato che duri solo sei minuti.
Sacrifice the Flame, cupa, nera come la pece. Anche qua, death/doom a livelli stellari.
Victim of the Past riesce a comunicare un'ansia e un senso di tragicità quasi catartici.
Flesh from Bone è un fulmine a ciel sereno. Spietata. Impossibile non considerarla un altro capolavoro.
Le ultime due non male ma non aggiungono granché.
Maestri indiscussi. Sarò di parte. 94.
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sinceramente non so se è da 90 -perchè 90 è veramente alto - però è altrettanto vero che le tracce 1,3,4,5,6,8 sono favolose, e le altre si attestano sul buono in particolare return to the sun .
spesso si tende a dare votoni ad album del passato che hanno senz'altro grande blasone ma anche alcuni filler al loro interno, quindi il voto a plague within è tutto sommato corretto, come conferma il voto lettori. |
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Da In Requiem fino all'ultimo splendido Medusa da parte dei Paradise Lost solo album di alto livello. Degli ultimi 5 è quello che accentua di più il lato doom, privilegiando (a parte 2/3 pezzi) tempi rallentati e atmosfere cupe, il che potrebbe essere da un lato l'unico limite di questa release e allo stesso tempo però anche l'elemento di maggior fascino. Ad ogni modo An Eternity of Lies, Victim of the Past e Return to the Sun sono delle canzoni... enormi! Voto 84 |
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cioè fatemi capire questo album lo valutate 90 e draconian tiems 83? invertite i voti... |
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Na bomba sto disco piu' lo ascolto e piu' mi allippa!!!!!! GODURIA....... |
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Quando nel 2015 te ne esci con un album gothic-doom-death è perchè proprio te ne sbatti del mercato e delle mode ma vuoi solo fare musica. Come da sempre fanno, tra l'altro. Maestri. |
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Tra questo, Tragic Idol e FDU-DUS faccio davvero fatica a scegliere. Secondo i miei gusti, preso atto che i dischi post In Requiem sono meno importanti di Draconian Time e Gothic dal punto di vista storico, preferisco il nuovo corso del gruppo di Halifax. Gli ultimi 3 sono da lacrime. |
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Davvero un gran rientro...tra gli ultimi e' sicuramente il migliore. Gruppo che sta attraversando una seconda giovinezza grazie anche ai vari side projects dei componenti. Appunto in un pezzo come Flesh from bone esce fuori tutta l'anima nera principalmente di Gregor Mackintosh che sfoga nei suoi grandi Vallenfyre...ma anche gli ultimi Bloodbath dove ha cantato Nick. Un grande gruppo |
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finalmente l'ho preso, tra una storia e l'altra avevo optato per altri acquisti ultimamente, che dire, miglior disco da Draconian Times, 90 anche per me. Un chiaro ritorno alle origini, su cui hanno influito i progetti Death Metal di Holmes e Mackintosh. |
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Il 2015 ha visto il ritorno di tantissime band leggendarie, molte delle quali sono le mie preferite, alcune mi hanno deluso altre mi hanno soddisfatto, ma The Plague Within è l'unico che mi ha fatto gridare al capolavoro. Sicuramente il disco più bello dell'intero anno, i Paradise Lost hanno stracciato tutti. Da In Requiem hanno ricominciato a sfornare roba stratosferica, raggiungendo la perfezione con Tragic Idol, album che può tranquillamente essere considerato tra i migliori, se non il migliore di sempre, siamo ai livelli di Icon o Draconian Times, e The Plague Within ha la stessa qualità. Un gioiello che a distanza di un anno ancora ascolto tantissimo. Spero che i PL continuino su questa strada. Confermo il voto: 90 |
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Sbalorditivo. Uno dei loro album più belli. Talmente bello che - per i miei gusti - nemmeno il growl mi urta. Uno dei migliori album del 2015 |
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Dura lotta con il predecessore. fino a pochi giorni fa preferivo Tragic Idol ma ora devo dire che questo è un grandissimo album. Doom death da capolavoro. si percepisce veramente un senso opprimente nella musica e nella voce ma direi che sono tornati quelli degli inizi. tutti i pezzi hanno qualcosa di particolare. in alcuni passaggi mi risultano ancora un po’ ostici ma perché il genere che propongono non è proprio il mio preferito però loro lo sanno suonare perfettamente. voto: 85 |
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Album molto bello (da 85 in su), comprato prima di vederli in concerto, apprezzato nell'esecuzione secca, essenziale e potente dal vivo, riascoltato dopo il concerto. Conosco solo i Paradise Lost degli ultimi 5 album, e già fatico a dire quale sia il migliore tra "In Requiem", "Faith Divides Us" e questo "The Plague Within". Posso solo dire che mi sono entrati nel cuore e che pezzi come "No Hope In Sight", "Return To The Sun" e "Victim Of The Past" sono di grandissimi qualità e a mio parere ispiratissimi. Secondo me un album genuino, che non vuole fare il ruffiano. |
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ascoltato per ora solo una volta ma 'sti cazzi che musica! |
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Non so se lo preferisco a Tragic Idol, soprattutto perché il growl in certi punti mi sembra un po' forzato e "dimostrativo" se si capisce ciò che intendo. Però resta un grandissimo cd, ennesima dimostrazione della piena rinascita creativa di una band che in realtà, anche nei periodi più controversi, ha sempre avuto parecchio da dire. Voto 88 e top 10 annuale ipotecata... |
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Ci ho messo diversi ascolti in questo caso per assimilarlo, ma alla fine posso dire che veramente merita. Molto cupo, molto pessimista, molto oscuro - doom a tratti. Bello. Voto mio: 80. |
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...veramente di gran classe, disco bellissimo! |
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In questo album non c'è assolutamente nulla fuori posto, e allo stesso tempo ci hanno infilato un po' di tutto (il monolite doom/death, la cavalcata thrashy, il pezzo più rockettaro, i brani più maestosi e gotici), quindi per alcuni potrebbe sembrare un disco troppo calcolato e di mestiere. Io credo che loro non abbiano più nulla da dimostrare a nessuno, questo è un disco che hanno fatto in primis per se stessi: avevano voglia di fare un salto indietro nel tempo e hanno colto il momento giusto per farlo - già con Faith e Tragic Idol si erano appesantiti parecchio, ma se il primo era un ottimo richiamo ai tempi di Icon e Draconian Times il secondo mi aveva oltremodo annoiato per la monotonia di fondo... problema completamente ovviato con questo nuovo gioiellino, vario, grezzo al punto giusto, e sempre ispirato! Tra gli ascolti dell'anno, senza dubbio. |
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Premetto col dire che adoro Icon, però Holmes in quel album non è ancora un cantante che sa sfruttare la sua voce come si deve, negli ultimi lavori la sa gestire divinamente. Spostandoci sull'annosa questione del voto invece dico che in casi come questo è problematico: ci troviamo dinnanzi ad un album formalmente perfetto che però non aggiunge nulla di nuovo a ciò che già è stato detto nel passato. Quindi sicuramente non merita un 95-99 ma un voto da 90-94 senza ombra di dubbio. La stessa cosa vale per Tragic Idol (almeno questa è la mia opinione). |
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mah! a me la seconda parte di Icon mi lascia altri effetti emotivi, la riascolto sempre volentieri anche se non cosi' immediata, cosa che non mi succede qui purtroppo, per me questo lavoro oscilla tra tra 78 e 82, non riesco ad andare oltre questo range, questione di gusti, ma provero' a riascoltarlo fra qualche mese, per mio parametro valutativo capolavoro e' un disco dal 94-95 in su, e qui a mio modesto parere siamo lontani da quelle cifre, ma ripeto che si tratta solo della mio opinione personale e di approccio mentale al gruppo, e massimo rispetto alla recensione e a chi la pensa diversamente, e comunque rimane nonostante gli anni che passano una delle migliori e meno banali band ancora in circolazione. |
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Nemmeno per me è un capolavoro assoluto, secondo me si perde nella seconda parte e, come ho già detto, diventa troppo statico, inoltre non mi piace il suono della batteria, ma resta un disco da almeno 85 di voto. Del resto anche Icon secondo me si perde nella fase finale, le ultime canzoni mi stancano perché si allunga la pappa, perciò sono entrambi album della madonna ma con dei difetti e ciò non ne fa capolavori assoluti o perfetti. Però il livello si eguaglia. |
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Gothic, Icon, Draconian , One Second sono capolavori assoluti, questo buon disco, ma l'eccezionalità del capolavoro proprio non riesco a trovarcela, opinione personale ovviamente. |
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Ma infatti c'è questa concezione in ambito metal che i primi e storici album siano per forza migliori rispetto a quelli più recenti. Per me non è mai stato così, spesso lo è ma non sempre, potrei fare l'esempio di tante band che pubblicano album migliori oggi rispetto al passato. Non per forza "i primi tre album sono i migliori" solo perchè considerati importanti, erano altri tempi e la musica aveva un'altra funzione ragazzi... Tornando ai Paradise Lost, io credo che Faith unites us - Death divides us, Tragic Idol e The plague within non hanno nulla da invidiare ai classici della band. Sono dello stesso livello. |
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@punto omega volevo scrivere la stessa cosa.. ci pensavo l'altro giorno! icon e draconian sono belissimi album e sicuramente considerando l'epoca e l'originalità hanno un importanza maggiore degli utlimi album. Però a livello di qualità pura, credo anche io che gli ultimi siano migliori, che se venisse un alieno e gli si chiedesse un paragone puro tra gli album, finirebbe col preferire i più recenti. Cmq grande band! |
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In tutta sincerità: questo e il suo predecessore rappresentano il miglior periodo in assoluto del gruppo albionico. L'illustre passato era sicuramente più originale (d'altronde i Paradise Lost diedero le coordinate stilistiche ad un intero genere), però la qualità degli ultimi lavori è più elevata. Già, sono convinto che Tragic Idol e The Plague Within superino Draconian Tomes, Icon, Shades of God e Gothic, pur avendo questi ultimi un'importanza storica maggiore. Il mio giudizio per l'album recensito non può dunque che essere uno: capolavoro. |
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Giasse, se proprio devo scegliere metto un pelo sopra questo, ma giusto un pelo...Quello che trovo sopravvalutato invece e' In Requiem, sicuramente non da 85... |
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Enry, concoedo su tutto pero' secondo me questo e TI sono meglio di FDUDUU. No? |
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Non lo so se e' migliore dei due precedenti, quello che so e' che siamo al terzo grande disco consecutivo, chi ha amato i primi tre dischi difficilmente resterà deluso...quasi da lacrime pezzi come No hope in sight, Beneath broken Earth, An eternity of lies, ma tutto il disco viaggia che e' una meraviglia. A chiudere il cerchio l' ottima prova di Holmes per un disco che e' il più crudo e Doom degli ultimi 20 anni o forse più. Applausi a scena aperta. PS bella recensione. |
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Disco ottimo. Mi sta piacendo molto! |
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Piaciuto tantissimo anche a me... Non so se effettivamente migliore di Tragic o Faith Divides, per questo non avrei dato 90 personalmente, tuttavia il voto non è campato per aria perché la qualità è davvero alta. Bravissimi, non è una novità, ma in alcuni punti mi hanno davvero sorpreso. Concordo in pieno (punticini nel voto a parte) con la bella bella recensione. |
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@AkiraFudo Alla faccia dei giudizi risibili, rispettivamente 79, 81 e 83 |
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...il disco è a parer mio bellissimo, e come sempre per loro, cresce con gli ascolti... non so se meriti 90, ma l'anomalia non è tanto il voto a questo quanto i giudizi risibili affibbiati a CAPOLAVORI come Gothic, Icon e Draconian Times... cara redazione ci vorrebbe una correzione |
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Fango@ in questo caso non è detto che sia un male. La band ha dimostrato in passato di osare, e parecchio. Sono rare le band metal con una discografia cole quella dei PL. |
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Galilee concordo con quanto hai scritto, gli Entombed hanno ispirato molto e molti , hanno lasciato molte influenze con il loro death groove-stoner metal e con il loro death' n' roll travolgente, dall'hardocore svedese e generale ai Carcass, fino ad arrivare ai Cannibal Corpse.Per quanto rigurada questomalbum anche per me come gia' detto, non mimrisualta a mio modestomparere un capolavoro, e un 90 per me anche e' eccessivo, l'albume' ben fatto e c'e' classeve professionalita' , ma anche tanta esperienza e avarizia di novita' e di fare qualcosa che non si sia gia' sentito, ripreto anche se ben fatto non mi convince appieno e troppe le influenze musicali esterne onriprese dal loro vecchio repertorio, comunque meglio loro che tanta robaccia che honsentito ultimamente, se non altro fannomsempre le cose fatte bene e professionalmente ineccebibili, ma capolavoro direi proprio di no. |
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per me hanno sfornano un capolavoro, |
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Premesso che l'album è buono e che devo assimilarlo ancora, direi che però un 90 mi pare eccessivo, se si guarda alla tabella di destra laddove a Draconian Times e Icon sono stati dati degli 80. Insomma a mio parere ci vorrebbe un po' più di oggettività e di prospettiva storica nelle valutazioni... |
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Caro Metallo, gli Entombed hanno ispirato un mondo di band, ma molti non l'hanno ancora capito. Comunque questo disco come il il predecessore spacca. Il fatto è che i Paradise lost fanno le cose col cuore. Però voto esagerato. Recensione invece ottimamente scritta. |
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Il compromesso tra il Death-Doom delle origini e il Gothic Metal della seconda era. Le migliori canzoni sono An eternity of lies e Victim of the past.Il voto oscilla tra l'88 e il 90 e quest'album si puó benissimo contendere il posto come migliore dell'anno. |
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Voto finalmente all'altezza per un album che più lo ascolti più lo ami,grandissimi. |
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Arrraya@tatico:Che non è soggetto o sensibile a movimento o a mutamenti....non me ne volete,ma per me è un album noioso....salvo solo la stupenda An Eternity Of Lies... |
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Già i singoli mi avevano incuriosito, album che lancia uno sguardo al passato ma con un sound possente e maturo. Arrangiamenti essenziali, raffinati, con semplicità riescono creare atmosfere incredibili. Voce impressionante e voto meritato. |
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Non mi interessa tanto stabilire quale sia il voto giusto per quest'album,(di certo però da 80 in su) ma voglio sottolineare che con questo i nostri ci regalano la quarta perla consecutiva, forti di un songwrting incredibilmente ancora fresco, considerando che non si può definire esattamente innovativo o originale. Davvero complimenti a questa immensa band. |
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Correggo , la canzone degli Entombed a cui hanno ammiccato e' out of hand, ma non si son limitati solo a quella, anche punishment through time e Cry Out sono debitrici verso le sonorita' degli Entombed, evidentemente questa band li "ispira" molto, un po troppo secondo me , per una band che fa della originalitaed evoluzione musicale una sua bandiera, lo sto riascoltando per la settima volta e per mio modo di vedere mi convinco sempre di piu' che potevano sforzarsi molto mma molto di piu', 78/80. |
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A me l'albume' piaciuto ...lo sto ascoltando parecchio...Mi ha fatto piacere abbiano riabbracciato sonorità più dure...Pero nonostante tutto ad onor del vero penso che non sia un capolavoro e 90 mi sembra tanto. Ma alla fine il tutto e' soggettivo e va bene cosi...Diciamo che personalmente un 80 pieno per me ci sta...pure qualcosina in più perché sono loro. Tutto il mio rispetto per loro.Grandi Paradise lost. |
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14
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Non voglio dire che sia un album di mestiere ne che sia un album cerchiobottista, lungi da me dal dirlo,ma certamente avranno voluto accontententare il maggior numero di seguaci vecchi e nuovi, si sente sia il voler ritornare al passato con sonorità stile Icon e Lost Paradis, gothic e Draconian Times e sia il riprendere discorsi musicali degli ultimi lavori, il tutto sempre concepito , prodotto ed eseguito in ottima fattura e qualità, certo non mancano le altalene e qgli ali e i bassi, ma con l'esperienza se la son cavata anche stavolta, bellissimi alcuni assoli di chitarra e ben congegnata la voce di Holmes che ha saputo giocarla bene tra gutturale e pulito, ben strutturate le ritmiche, buon songwiting, ma, c'è un ma, che a mio modesto parere rigurda proprio il sound "gotico", che non mi convince ancora del tutto, potevano strutturarlo molto meglio secondo me, e renderlo molto più accattivante e dinamico, meglio invece sul versante doom death dove ci hanno lavorato megli secondo me, per me e' un album come la copertina, un vero giano bifronte musicale, un lavoro bicefalo non facile da capire e assimilare, canzoni come no hope in sigth, beneath broken earth, victim of the past, flesh from bone e return to the sun sono molto belle , ma non mi è piaciuto invece lo strizzare trooppo l'occhio, o pardan l'orecchio ad altre bands come in terminal (amon amarth in generale e "out of end" degli entombed o come in aethernity of lies(moonspell) e qualcosa dal doom old school, avrebbero potuto sforzarsi un po di più per far girare la calamita sonora sul lato attrattivo, per me per ora 80. |
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Grandissimo disco,non so se da 90 ma davvero bellissimo |
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non è "più" o "meno" vera...una è legata prettamente alla musica l'altra più alle emozioni che essa fa scaturire: due facce della stessa medaglia! |
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Appena letta la vera recensione. Complimenti. |
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"L'artista è forse l'uomo meno consapevole di sé. I suoi contenuti interiori passano direttamente nelle sue opere attraverso un processo che spesso è del tutto inconscio, mai razionale, mentre sulla forma egli esercita e sperimenta la forza del suo ego talvolta ipertrofico. Sono poi i fruitori a leggervi significati profondi che sono individuabili proprio perché lui li lascia latenti. Anche in quelle espressioni artistiche nelle quali l'inconscio è riconosciuto come un elemento fondante, l'artista suggerisce sottovoce, ambiguo e mimetico, il senso plurimo dei suoi segni.". Una delle recensioni più belle e sentite che abbia mai letto. Giusta ed imparziale... Chapeau flo.concordo in tutto. |
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tanti l'han sognato, pochi ci hanno creduto, eppure eccolo qui! nonostante Holmes si ostini a dire che quest'album non va a chiudere il cerchio della produzione paradiselostiana di un'intera carriera e che invece è un punto di partenza per una prossima metamorfosi, di fatto è innegabile che ogni brano qui contenuto vada a pescare dalle diverse parentesi di stile toccate nel loro passato, esordi compresi. Questo non vuol dire che abbiano partorito un album mediocre o raffazzonato, anzi, le song sono ben composte, ben prodotte (il sound è tipicamente PL e grazie al diavolo c'è spazio per la dinamica!) e ben suonate, ma il tutto a discapito dell'omogeneità che generalmente ci si aspetta di sentire all'interno di un album, e alla quale tra l'altro ci avevano ben abituato! in questo senso sembra più un "the best of" o un tributo alla carriera, ma oggettivamente la qualità di questo disco e l'ispirazione vengono preservate: c'è poco da fare, questi musicisti hanno una vena artistica unica e trasformano in oro ogni nota suonata e registrata, riuscendo ancor oggi a fare scuola e ad imprimere un ben distinto marchio di fabbrica! Credo quindi che avrà un buon successo perchè c'è pane per tutti i fan di vecchia, media e ultima data! La novità più grande è indubbiamente il ritorno in pompa magna delle growling vocals di Holmes capace di sfoderare una prestazione da lacrime e da urlo, varissima nei timbri e sempre affascinante nelle linee melodiche delle accattivanti parti in cleaning...emozionante e camaleontico!!!...ottime le lyrics anche se non capisco dov'è l'ottimismo di cui parla nell'intervista (??), ma c'è dell'altro a sorprenderci, e alla fine sono tanti i momenti in cui sale dalla schiena un brivido che si trasforma in pelle d'oca! Non c'è nulla fuori posto, di Holmes ho già detto, Mackintosh produce melodie lancinanti a profusione, Aedy eleva riffs sanguinolenti con il solito gusto inimitabile, Edmonson fa pulsare il suo basso suonato "a dita" creando un groove vivo in accoppiata con un Adrian Erlandsson in buona vena alla batteria. Ci sarebbe molto da dire sui singoli brani, ma mi limito a scrivere un rapido commento track-by-track: "no hope in sight" è la classica gothic-song dal lento incedere targata PL che ci fa sentire subito a casa e che ci tranquillizza sullo stato di salute della band, insomma, un'ottima opener; la epica e diretta "terminal" invece ci spiazza perchè spinge sull'acceleratore della doppia cassa e sulla melodia death delle chitarre al punto tale che pare di essere di fronte ad un brano degli Amon Amarth; "an eternity of lies" sembra invece rubata ai Moonspell d'annata, quelli più malinconici e dark; "punishment through time" potrebbe essere stata incisa nelle sessions di Draconian Times; "beneath broken earth" è una perla nera di pesantissimo doom-death che ci catapulta negli anni novanta quando a farla da padrone con i PL c'erano band quali My Dying Bride ed Anathema (signore/i...che lyrics, che interpretazione!!!); "Sacrifice The Flame" torna a toccare le corde più prettamente gothic con il suo incedere lento, cadenzato e disperato, forte di un apporto orchestrale piuttosto massiccio che intesse cupe atmosfere; "Victim Of The Past" è il momento più sperimentale del disco dove rabbia e disperazione lasciano spazio a tratti più eterei ed intimisti sempre coadiuvati dalle atmosferiche orchestrazioni; "flesh from bone" è la mazzata death old school che non ti saresti mai aspettato di sentire, soprattutto dopo il primo maligno minuto di introduzione...eppure è proprio quello che esce dalle casse(leggasi blast-beats!?!)!, un po' Vallenfyre e un po' Bloodbath ad onor del vero; poi arriviamo agli opposti: "cry out" è una song easy-listening molto heavy di stampo classico al punto tale da sembrare quasi una cover di qualche gruppo degli anni ottanta in salsa Paradise, con una prima parte addirittura vicina allo stoner(?!), mentre la conclusiva "Return To The Sun" è una marcia apocalittica con una parte centrale melodica e un finale solenne. A mio giudizio quest'album nonostante non inventi nulla è di una maturità impressionante anche se più difficile da assimilare! Vive in una sorta di limbo in quanto non ha consequenzialità diretta con gli immediati predecessori (e un po' mi spiace che non abbiano continuato sulla scia degli ultimi tre stupendi lavori più diretti ed accattivanti dove Makintosh disegnava sempre melodie e Aedy solo ritmiche di gran classe...) e va a ripescare tanti elementi del passato!...sicuramente ha degli alti e bassi, ma se tutti i gruppi che decidono di rivisitare il loro passato riuscissero ad eguagliare il lavoro dei Nostri non ci si potrebbe di certo lamentare! I brani più riusciti: "No hope in sight", "punishment through time", "beneath broken earth", "victim of the past". Ora hanno infinite porte aperte e sarà bello vedere quale direzione prenderà la band in futuro! grazie di esistere, Maestri!!! Voto comples |
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7
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Fango@ cosa intendi per statico? che definizione dai alla parola in relazione a questo album? |
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6
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Voto meritato, grande album. |
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4
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Nettamente inferiore a Tragic Idol.... troppi brani lenti e statici che annoiano...voto 75 |
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3
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Magnifico, finalmente sono tornati alle sonorità degli esordi. Da In requiem in poi i Paradise Lost non hanno più sbagliato. Non ho mai apprezzato la fase intermedia troppo leggera e pensavo si fossero perduti, invece dimostrano di essere ancora grandi. Questo The plague withing ne è la conferma, bello bello anche se si perde un po' nella seconda parte con brani forse troppo statici, ma è poca cosa. Una bomba dello stesso livello del precedente Tragic idol, voto 87 |
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2
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Io sono uno di quelli che non apprezza la fase compresa tra One Second e In Requiem. La rinascita della band raggiunge l'apice con quest'ultimo disco, davvero intenso. Per me un 95 |
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1
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Se non è un capolavoro poco ci manca; sicuramente il miglior lavoro dei Nostri in questo millennio; ispiratissimo e vario nel songwriting, riesce ad osare su vari aspetti (tipo la rockeggiante Cry Out, proprio non me l'aspettavo). Mi sono preso il boxset deluxe a scatola chiusa, ma sinceramente non mi aspettavo un disco di tale livello e un'ispirazione così alta dopo tutti questi anni di carriera. Mi inchino. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. No Hope in Sight 2. Terminal 3. An Eternity Of Lies 4. Punishment Through Time 5. Beneath Broken Earth 6. Sacrifice The Flame 7. Victim Of The Past 8. Flesh From Bone 9. Cry Out 10. Return To The Sun
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Line Up
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Nick Holmes (Voce) Gregor Mackintosh (Chitarra Solista e Tastiere) Aaron Aedy (Chitarra Ritmica) Stephen Edmondson (Basso) Adrian Erlandsson (Batteria)
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