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Tezza F. - The Guardian Rises I
( 1212 letture )
Quando si parla di metal melodico, è quasi impossibile non finire a parlare delle band nordeuropee che hanno scritto la storia di questo genere. Anche se, ad oggi, Germania, Finlandia, Svezia e paesi affini risultano ancora i primi esportatori di power metal nel mondo, sarebbe tuttavia un grosso errore relegare la propria attenzione solo alle band provenienti da quella zona. Nel corso degli anni numerose formazioni di altre nazioni hanno dimostrato di saper raccogliere e sfruttare al meglio il retaggio dei primi pionieri di questo genere, ma al di là dei nomi più famosi vi è una fitta schiera di gruppi ed artisti anche piuttosto talentuosi, che tentano in tutti i modi di uscire dall’underground. Oggi è il turno di Tezza F., omonima one-man-band fondata nel 2006 (e con all’attivo un disco pubblicato sempre per Heart of Steel Records) da Filippo Tezza, cantante polistrumentista veronese, già attivo da tempo in alcune band locali, come i Chronosfear, gli Empathica e gli ormai scomparsi Soul Guardian. Ed è proprio a questi ultimi che Filippo dedica l’EP The Guardian Rises I, il quale, come suggerisce il titolo, risulta essere il primo di una serie di EP tributo all’ormai ex band del musicista veneto, composti da brani appartenenti al repertorio della suddetta band, qui riviste e suonate interamente da Tezza.

Si parte con The Guardian Rises, intro imponente e dai toni minacciosi, che nei suoi due minuti scarsi mette in scena chitarre possenti, assoli veloci e organi cupi, che si chiudono con un arpeggio di chitarra pulita, vero e proprio tocco di classe, prima di passare alla prima traccia. Quattro colpi di piatto China introducono The Sign of the Holy Cross, brano cadenzato e dal riffing rabbioso, che sfocia poi in un ritornello melodico e ben orchestrato. Già questo basta ad evidenziare un songwriting davvero molto curato, con lunghe variazioni ed assoli che a tratti strizzano l’occhio al progressive metal, il tutto sostenuto da una buona abilità chitarristica e soprattutto dalla voce di Filippo, dotato di un’estensione e di un timbro pulito (ma all’occorrenza capace di alcuni piccoli passaggi in growl) che si rifanno ai cantanti classici del power, come Timo Kotipelto e Tony Kakko, facendo di quest’ultima la vera e propria protagonista dell’intera opera. Jolly Roger è un pezzo più immediato e dalla classica cadenza power, nel quale ogni sezione, dal tema iniziale fino al ritornello, è palesemente scritta per accattivare ed entrare nella testa dell’ascoltatore. Un arpeggio malinconico introduce la seguente A Letter to My Eternal Love, lento piuttosto classico, ma ben orchestrato, dotato di cambi di tempo e passaggi molto interessanti. Chiude il cerchio la veloce Wildfire, per la quale valgono un po’ le stesse cose dette per Jolly Roger: pezzo dai ritmi serrati, accattivante e diretto, ma mai banale, fatto per scolpirsi nella memoria. Ancora una volta i veloci assoli di chitarra denotano una buona capacità a livello strumentale, mentre la voce continua a regnare su tutto. Se obiettivamente sotto il profilo musicale tutto funziona egregiamente, quello che invece andrebbe riveduto è la controparte tecnica. Il missaggio, infatti, risulta in più di un’occasione sbilanciato a sfavore della sezione ritmica, con un basso praticamente inesistente ed una batteria i cui volumi vengono quasi del tutto surclassati da chitarre, voce e tastiera (anche quest’ultima spesso nascosta), rendendo il tutto un po’ impastato. Ciò è particolarmente evidente soprattutto nei pezzi più cadenzati, dove la sezione ritmica è ancor più fondamentale, andando così a costituire l’unico neo di un’opera nel complesso molto ben congegnata.

A conti fatti dunque, pur non costituendo esattamente il disco più rappresentativo del progetto Tezza F. (per quello si consiglia l’ascolto del primo full-length The Message (...A Story of Agony, Hope and Faith...) ), in quanto composto da canzoni originariamente appartenenti al repertorio dell’ex band del musicista; con quest’ultimo lavoro, Filippo Tezza riesce a dimostrare una passione ed una dedizione davvero invidiabili, oltre che ottime abilità canore e strumentistiche. Le uniche vere pecche risiedono, come già detto, nella controparte tecnica: con un missaggio migliorabile, caratterizzato da alcuni passaggi non del tutto chiari e limpidi come invece l’intera produzione meriterebbe di essere, soprattutto vista la qualità delle composizioni. Ciò nonostante, The Guardian Rises I rimane un lavoro davvero piacevole, che merita l’attenzione anche grazie alla natura “commemorativa” di cui è permeato. Se non avete mai sentito Filippo Tezza o i suoi Soul Guardian ora avete un buon motivo in più per farlo.



VOTO RECENSORE
66
VOTO LETTORI
87.5 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2015
Heart of Steel Records
Power
Tracklist
1. The Guardian Rises (Intro)
2. The Sign of the Holy Cross
3. Jolly Roger
4. A Letter to My Eternal Love
5. Wildfire
Line Up
Filippo Tezza (Voce, Chitarra, Tastiere, Basso, Batteria)
 
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