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27/12/24
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
CASA DELLA MUSICA – NAPOLI
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( 5551 letture )
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Due anni dopo aver calato l’asso Minas Morgul, i Summoning tornano a testa alta sulle scene mondiali, nuovamente sotto Napalm Records, dando vita ad un album che ha saputo entrare nelle pagine di storia, e non solamente quella personale della band.
Nell’ora e poco più in cui si snoda Dol Guldur, l’ascoltatore si ritrova, già dall’opening track strumentale Angbands Schmieden, immerso in un’atmosfera sospesa nello spazio e nel tempo, onirica, a tratti aulica, scandita (non a sorpresa) dalla solida tastiera di Protector, elemento imprescindibile dello stile del duo austriaco. Tuttavia, già dalla successiva Nightshade Forests, si avverte che qualcosa è cambiato o meglio, che qualcosa è stato rifinito, chiarito, definito nella sua completezza: in Dol Guldur vanno infatti velocemente scemando quegli ultimi tratti di concreto black metal puro ancora presenti nel predecessore Minas Morgul, a favore invece di un approccio che si concentra, con calcolata caparbietà, sul mondo dello scrittore John Ronald Reuel Tolkien, che per questa produzione viene accreditato non più solo come ispiratore dei testi, ma come vero e proprio coautore degli stessi (in questo caso, assieme a Peter Kubik dei viennesi Abigor). Tale presa di posizione, dunque, non si limita più ad influenzare la band nella scrittura dei propri testi, ma va delineando quel -come qualcuno l’ha definito- “Tolkien metal” che ha permesso ai Summoning di farsi un nome in Europa e non solo. Scorrendo tra i brani (solo otto, per la prima volta, e tutti abbondantemente oltre i dieci minuti ciascuno, con la sola eccezione dell’altra strumentale, Wyrmvater Glaurung), infatti, si viene completamente immersi in una marcia trionfale lungo le terre tolkeniane, dove a fare da guida è la riconoscibilissima voce di Protector, che con il suo collaudato screaming sa passare fluentemente tra i passaggi più aggressivi, marziali, quasi belligeranti e quelli invece più epici ed eleganti, essenza di quel fantasy che il duo viennese sa interpretare come pochi altri. Dal punto di vista strumentale, chitarra e tastiera tendono a definirsi e lasciarsi vicendevolmente gli spazi, senza entrare quasi mai in conflitto: il risultato sono pezzi che si snodano lungo pochi riff black ripetuti, ben supportati da un'attenta batteria, che sanno tuttavia quando lasciare la scena alla tastiera, il cui contributo all’interno di ogni singolo brano è cruciale e fondamentale nella resa di quell’atmosfera ipnotica, eterea, lontana dal reale che è poi il punto di forza (o di debolezza, parzialmente, dato che difficile è per molti neofiti del genere digerire ai primi ascolti tracce con tale struttura) della band stessa. Chiude infine la release un brano che è, ma solo in parte, una ‘pecora nera’, in quanto nato e composto in maniera separata e a tratti differente rispetto agli altri. Over Old Hills è stato infatti sviluppato insieme ad un brano del progetto EBM/industrial Ice Ages, progetto solista dello stesso Protector, mai accantonato nel tempo. Se si volesse confrontare questo brano con il suo ‘gemello’ Trapped and Scared (anch’esso pubblicato nel 1997), risulterebbe piuttosto semplice rintracciare numerose somiglianze nelle strutture e i ridondanti echi d’elettronica delle due tracce, nonostante le due interpretazioni piuttosto peculiari, l’una più epica ed aulica, l’altra più oscura e distorta.
Un album solido, imponente, affascinante, che non a caso è diventato la release più venduta di sempre all’interno della discografia degli austriaci. Scegliere il brano migliore è impresa quasi impossibile: l’imbarazzo della scelta, in questo caso, è letteralmente imbarazzante. Una pietra miliare, senza dubbio capace di segnare la svolta, il salto di qualità (che, comunque, mai è venuta a mancare) dei Summoning, nel loro intraprendere quel percorso tolkeniano (e non più solo genericamente di black metal atmosferico) che diventerà il loro elegante e inequivocabile marchio di fabbrica negli anni a venire.
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19
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Un po di figa quaaa?! ooops! |
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Una band discreta ma che tende ad annoiarmi presto. Comunque mi associo al #13, voti esagerati |
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@Gog, a me capita guardando le donne nude. Non pensavo che i Summoning sortissero lo stesso effetto.
De gustibus. |
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QUANDO ASCOLTO QUESTO ALBUM HO UNA PREPOTENTE EREZIONE DEL MIO MEMBRO, LE VENE PULSANO SANGUE |
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Ah: l'ultimo Brano, nella parte centrale più o meno, ricalca una melodia presente in Su di noi di Pupo.. Probabilmente essendo Austriaci, conoscono il Pezzo.. |
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I Summoning all'epoca non riuscivo ad ascoltarli... Ma neppure con gli anni sono mai riuscito a farmeli piacere... In ogni caso, a prescindere dai gusti personali, il voto è secondo me esagerato... |
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13
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tutto sommato come band non sono male, anche se alcuni album hanno un voto anche fin troppo alto per me. |
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@ LUCIO 77: Non è un "difetto", è un compromesso. Non è un segreto che almeno il 90% degli album pubblicati sotto i tag "atmospheric/depressive" sono realmente basati su 2, forse 3, magari 4 pattern in croce ripetuti e alternati allo sfinimento per 8, 16, anche 64 battute ripetute, poi per forza di cose i pezzi durano 10, 20, pure 40 minuti e sembrano ripetersi all'infinito. Però non è una prerogativa del black metal, l'approccio "copia-incolla" si trova in buona parte delle produzioni contemporanee, che siano Pop, Hip Hop, Rock, Dance, Ambient (specialmente l'Ambient). Possono dipendere da vari fattori, dal voler pubblicare un prodotto da ascolto leggero e non impegnato, mancanza di budget, mancanza di voglia/tempo nel comporre/arrangiare musica, limitazioni proprie o della workstation usata (perché oggi la musica si produce appunto quasi sempre in digitale), etichette con migliaia di clienti che vogliono lo stesso prodotto fatto in serie "per non deludere le aspettative"... Per quanto ami i Summoning (ma non al punto da dire che "ogni album è un capolavoro", come leggo sotto), mentirei se dicessi che i loro dischi sono ben prodotti, tra file audio inseriti in mezzo alle canzoni senza omologarli alle frequenze delle tracce audio, "percussioni" (perché sono batterie digitali, tipo drum machine) con le stesse scansioni dall'inizio alla fine senza un fill, cori multitraccia messi senza correggere l'intonazione, buona parte delle canzoni sono senza basso, produzioni molto acute che perdono di definizione quando chitarre e tastiere si incrociano (nell'ultimo With Doom We Come, "Carcharoth" ha addirittura un pezzo di audio mancante all'inizio)... Il debutto Lugburz, per dire, aveva cambi di tempo, cambi di tonalità, vari pattern, songwriting più variegato, quindi paradossalmente suonava più musicale di tutto quello che hanno prodotto in seguito. |
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11
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Album alquanto evocativo che seppur con Brani lunghi, gli stessi non risultano dispersivi.. Un "difetto" al mio orecchio, quando ascolto Black metal atmosferico, è che spesso le Parti melodiche, seppur gradevoli, tendono a ripetersi un po' troppo all'infinito.. Comunque qualche altro loro Lavoro lo ascolterò di sicuro! |
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10
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Che grande band. L'essenza del Black Metal è anche questa, liddove poesia e realtà si uniscono e si confondono l'un con l'altra. In tal senso credo di poter dire da ignorante che forse il Black Metal è uno dei pochissimi generi artistici in grado di poter fare ciò; usare la musica "sfruttandola" come strumento di ponte per poter accedere in un mondo parallelo, che quindi diviene il vero e proprio obbiettivo da raggiungere aldilà di tutto il resto. Meraviglioso. Band da lode. Mi meraviglio che non siano ancora stati ingaggiati per la realizzazione sonora di kolossal inerenti a queste tematiche. |
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9
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Oddio fra questo e minas morgul é un impresa scegliere quale sia il più bello😄 però secondo me questo supera il predecessore di molto poco ma lo supera...si perché minas morgul ha ancora un sound primitivo e puramente Black condito però con delle squisite melodie medievali ed epiche di tastiera però alcune volte sono parti separate quelle sinfoniche da quelle metal come nella bellissima the passing of the grey company. Qui invece é tutto unito alla perfezione:i riff ripetuti ossessivamente continuamente arricchiti dalle tastiere la drum machine é perfetta per questo stile le voci sono stupende epiche e intense. Questa unione di fattori nell'ascolto ti estraniano dal mondo per farti entrare nella terra di mezzo,nella fortezza di dol guldur ad osservare il male che sauron sta creando. Bellissimo 97 per me le canzoni sono tutte bellissime dall intro alla particolare over old hills. Comunque le mie preferite sono Nightshade Forest e Elfstone |
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8
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Con i Summoning si rischia di essere ripetitivi nei giudizi: eccellente, emozionante, gruppo immenso, non c'è un filler, ecc. Ma è così, per uno dei gruppi con musica veramente stupenda. Si, ci sono alti e bassi ma di massimo un centimetro su un kilometro, per usare una metafora geometrica. Grande album. Quel centimetro in più, qui, è forse dato da Khazad Dúm. Au revoir. |
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7
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@Theo grazie per la segnalazione, si è probabilmente trattato di una svista in fase di compilazione line-up |
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6
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Ogni progetto di Richard Lederer è qualcosa di straordinario. Summoning, Die Verbannten Kinder Evas, Ice Ages... Genio. |
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5
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non hanno mai sbagliato un colpo. |
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4
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Bellissimo album, sono andati sempre in crescendo e gli ultimi sono spettacolari, anche se i primi sono davvero inimitabili |
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3
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(Dopo la parte in cui parlo del ruolo di Silenius, il personaggio successivo è chiaramente Protector e non Silenius come ho erroneamente scritto ) |
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2
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Vi segnalo che Silenius non ha mai suonato la batteria nei Summoning: ad esclusione del primo disco (in cui erano un trio e la batteria era ad opera di Trifixion) e i demo, la batteria è sempre stata affidata ad una drum-machine, mai ad un batterista in carne ed ossa. Per di più, il ruolo di Silenius nella band è a grandi linee lo stesso di Protector, in questo disco nello specifico Silenius esegue alcune delle parti vocali, suona alcune parti di tastiera ed il basso, Silenius anch'esso le restanti linee vocali, le complementari parti di tastiera e -a differenza del compare- le chitarre. Ad ogni modo ottima recensione e disco da lode (come praticamente tutto nella discografia del duo austriaco, escluso probabilmente il -seppur bello- primissimo "Lugburz" del '95 in cui si può però tranquillamente asserire non fossero ancora minimamente loro -tranne qualche eco-). Penso non ci sia nulla da aggiungere, io dico solo che personalmente preferisco altri dischi dei Summoning a "Dol Guldur", però fondamentalmente "sticazzi"... Sono sempre stati su livelli altissimi. Voto e rece adeguati ed assolutamente dovuti. |
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1
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Disco di una bellezza imbarazzante... Veramente stupendo ! Uno dei miei preferiti in assoluto! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Angbands Schmieden 2. Nightshade Forests 3. Elfstone 4. Khazad Dúm 5. Kôr 6. Wyrmvater Glaurung 7. Unto a Long Glory... 8. Over Old Hills
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Line Up
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Protector (Voce, chitarra, tastiera) Silenius (Voce, basso, tastiera)
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