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27/12/24
EDOARDO BENNATO
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA ENNIO MORRICONE, SALA SANTA CECILIA - ROMA
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Scott Henderson - Tore Down House
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( 2726 letture )
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Tore Down House è una pietra miliare del genere jazz blues-rock, sebbene all'ascolto il disco suoni molto più articolato, fresco e contaminato rispetto al genere in questione. In effetti le ragioni per questa colta complessità vanno da ricercarsi nell'estro del chitarrista statunitense, Scott Henderson, classe 1954, musicista e session man attivo nel sud della Florida e già membro dei Tribal Tech. L'eclettico musicista fonda la propria arte sul sound della stratocaster e degli amplificatori vintage, trovando un punto di fusione tra il tocco sanguigno e rabbioso del compianto Steve Ray Vaughan e la fusion più moderna e sperimentale, avvalendosi di armonie cosiddette "out"ed un uso della leva della chitarra molto predominante, atto a donare allo strumento inflessioni microtonali davvero particolari ed a confondere armonicamente le frasi rendendole ancora più difficili da riconoscere e catalogare, rendendo propria questa metodologia dal grande Jeff Beck.
Rispetto ai lavori in ambito più squisitamente fusion, in Tore Down House il nostro eroe, che diventerà oltre ad uno dei più importanti docenti del GIT di Hollywood anche uno degli esponenti più amati del genere chitarristico west coast, non si avvale troppo di questo suo stile "alieno", ma sciorina ritmiche e soli più di questa terra, clamorosamente efficaci e di gusto, non disdegnando mai la contaminazione jazz ed un timing ritmico ed evoluto, riuscendo a trovare un equilibrio perfetto tra i rigidi schemi del blues stesso e strutture molto più colte e lavorate, senza mai perdersi ne risultare approssimativo. La meravigliosa voce di Thelma Houston ci regala splendide interpretazioni in ogni brano, ed il suo timbro femminile e seducente si sposa appieno col chitarrismo maschile e diretto di Henderson. L' intero album è come già detto una delicata alchimia tra jazz e blues, ma anche tra virtuosismo di stampo rock ed un playing ricco di anima e dinamica, nonchè un appassionante mix di musicismo al servizio delle canzoni e di momenti in cui l'ego di ciascuno per qualche istante prende il sopravvento ma comunque sempre con eleganza e maestria. La track di apertura è Dolemite, diventata un classico funk-rock, dove i fiati accentano in modo interessante il tempo ed uno efficace lavoro di tastiere ed Hammond colorano il brano supportando il guitar hero, che se da principio sciorina un interessantissimo groove, diventato un must per i chitarristi del settore, nella parte del solo si abbandona ad un blues più classico e "di pancia". Tore Down House è un altro brano da segnalare, un sexy slow blues dal testo malinconico, nel quale Scott delizia le nostre orecchie con uno dei suoni più cristallini e freschi in circolazione, e sembra ad ogni occasione possibile trascinare per un attimo il brano in successioni di accordi anomale per il genere per poi tornare sui suoi passi: decisamente una prova di altissimo livello che delizierebbe i palati più esigenti. In I Hate You, Thelma duetta con un ospite, cantando in maniera divertentissima l'odio tra due coniugi che non si sopportano più. In Xanax invece la voce è effettata, e l'andamento ritmico e gli accenti ci fanno incespicare quasi avessimo davvero bisogno dell'ansiolitico, ed il chorus colora la stratocaster nei geniali ritornelli del brano.
Non volendoci dilungare sulla descrizione di tutti gli ottimi brani del disco, possiamo concludere che l'album consacra Scott nell'Olimpo del chitarrismo mondiale, facendolo apprezzare dai fans in una maniera più diretta e personale rispetto ai lavori con i Tribal Tech in virtù dei contenuti musicali più digeribili, ed indirizzandolo verso una prolifica attività di seminari didattici in giro per il mondo nelle location più disparate. Tore Down House è consigliassimo agli amanti del genere purché dotati di ampie vedute ed aperti alla sperimentazione, ed a tutti i chitarristi che desiderino ampliare il proprio vocabolario musicale. La produzione ed il missaggio sono in minima parte imperfetti, cosa che regala un quid, visto il genere, al sound generale fresco ma realistico del disco. Incontratolo in un seminario nel nord Italia, Scott confidò allo scrivente la propria visione nei confronti dello studio della musica e della didattica moderna:
Non pensare che la Musica la si impari sui libri, o peggio, nelle scuole! A scuola ti insegneranno il nome da dare a ciò che apprenderai DAI DISCHI. Se devi imparare il be-bop, credi che sia meglio farlo dal tuo insegnantello a scuola o direttamente da Charlie Parker, imparando e trascrivendo direttamente dai suoi dischi?.
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4
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ho sempre sentito parlare molto bene di henderson e di questo album in particolare..e dopo aver letto la rece me lo procurerò! |
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3
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bello vedere questo tipo di recensioni su Metallized. Grande album di blues non canonico!! |
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CI mancherebbe therox68: devo darti ragione. Il primo suo album solista non aveva avuto tutto questo eco, ma in effetti Scott aveva già fatto una vagonata di album con i Tribal. è che….mi sembra ieri)) |
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Bel disco che ci dà la possibilità di ascoltare la voce stupenda della Houston e, se mi posso permettere l'osservazione, retrodaterei la consacrazione di Henderson nell'Olimpo del chitarrismo mondiale di qualche anno rispetto a questo disco. Solo una mia osservazione senza intenti polemici nei confronti del recensore. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.Dolemite 2.Tore Down House 3.Meter Maid 4.I Hate You 5.Gittar School 6.Xanax 7.Continuum 8.You Get Off On Me 9.Mocha 10.Harpoon 11.Same As You
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Line Up
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Thelma Houston (Voce) Scott Henderson (Chitarra) Scott Kinsey (Tastiera) Pat O'Brien (Armonica) Dave Carpenter (Basso) Kirk Covington (Batteria)
Musicisti Ospiti Masta Edwards (Voce su traccia 4) Albert Wing (Alto sax, Sax tenore, flauto, leader della Fearless Horn Section) Walt Fowler (Tromba, Corno francese) Mike Nelson (Sassofono Tenore e Baritono) Dan Fornero (Tromba, Corno francese) Eric Jorgenson (Trombone) T.J. Helmerich (Cori) Mark Nonisa (Cori)
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