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21/12/24
GORY BLISTER + AYDRA
RCCB INIT, VIA DOMENICO CUCCHIARI 28 - ROMA
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Winterfylleth - The Divination of Antiquity
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( 3855 letture )
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A due anni di distanza dal buon The Threnody of Triumph ritornano i Winterfylleth, band originaria di Manchester che sigla il traguardo del quarto full-length personale. I punti in comune con l’album precedente sono dati in primis dalla label, ovvero la Candlelight Records, e successivamente dalle tematiche che hanno contraddistinto le liriche del gruppo sin dagli esordi: paganesimo, natura e fierezza verso le proprie origini anglosassoni. Recentemente la band si è messa in mostra attraverso due collaborazioni che hanno visto come protagonisti anche i Drudkh: nel primo caso abbiamo una vera e propria split con gli ucraini intitolata Thousands of Moons Ago / The Gates, mentre nel secondo si tratta della compilation One and All, Together, for Home, disco creato per far riemergere in musica la cultura e la tradizione del continente europeo. Parlare ancora dei Winterfylleth come una figura del panorama underground risulta piuttosto riduttivo, considerando la loro crescita musicale sotto ogni punto di vista, sia per quanta riguarda le composizioni legate al metal, sia per quanto riguarda quelle relative al folk acustico.
The Divination of Antiquity presenta qualche similitudine con il predecessore, ma nel complesso stiamo parlando di due dischi decisamente diversi tra di loro. Innanzitutto non siamo continuamente immersi in un’atmosfera quasi ovattata, ma l’ambientazione risultante è molto più chiara e definita, frutto esclusivamente di riff e melodie composti in maniera quasi perfetta. Le fondamenta su cui si basa l’intero album sono date da un black metal più schietto rispetto al passato, scelta che si rivela assolutamente azzeccata per un motivo in particolare: se prima i dischi degli inglesi suonavano come un blocco unico senza troppe distinzioni tra i brani, ora ogni canzone è una storia a sé, riconoscibile rispetto alle altre e allo stesso tempo in grado di mantenere un filo conduttore che leghi i singoli pezzi tra di loro. La componente folkloristica è sì presente, ma ricopre un ruolo passivo all’interno del sound; non mancano comunque abbellimenti acustici nei momenti più lenti, melodie cariche di folklore oppure tracce come The World Ahead, piacevole intermezzo che spezza per qualche minuto il ritmo prima del finale.
Uno degli elementi chiave della riuscita di The Divination of Antiquity è la produzione, ottima sotto ogni punto di vista e in grado di portare nelle orecchie dell’ascoltatore un suono molto naturale, privo di parti “plasticose” e privo soprattutto di campionamenti elettronici. I musicisti si dimostrano in grande spolvero con composizioni ispirate e ben amalgamate tra di loro: la batteria porta molta varietà alle canzoni e il basso crea una solida base per permettere alle chitarre di sprigionare al meglio il potenziale dei propri arrangiamenti. La title-track, nonché la traccia d’apertura, mette immediatamente in risalto tutta la capacità attrattiva del “nuovo” sound dei Winterfylleth, dove il merito è anche di un comparto vocale (contenente sia scream che pulito) che si dimostra perfettamente in sintonia con il genere trattato. Inutile dire che, rispetto al passato, questo nuovo disco ha bisogna di qualche ascolto in più per poter essere apprezzato a dovere, ma una volta entrati in confidenza con le tracce il gioco è fatto e si viene letteralmente trascinati tra le note e gli scenari delle canzoni. Si passa dunque da momenti dal tocco sciamanico come in A Careworn Heart, ad altri di black metal classico come la terza Warrior Herd. Over Borderlands e Forsaken in Stone sono contraddistinte da un tocco malinconico di gran classe: le melodie di base sono ottime, così come lo è il modo in cui i pezzi vengono strutturati. In seguito abbiamo Foundation of Ash, forse la meno brillante dell’intero platter, in quanto cade in qualche vecchia trappola proponendo un’eccessiva sequenza di blast beats, oltre che ad una serie di riff più basilari e meno ispirati. Per ultima ho tenuto Whisper of the Elements, sette minuti che spiccano rispetto a tutti gli altri in quanto a carica ed emotività: le melodie sono ai limiti del post-metal e il tutto è una continua progressione tra mid-tempos e parti più veloci, con la batteria che rilascia sempre il tocco giusto al momento giusto e le chitarre che creano qualcosa di assolutamente magico nelle parti più lente, riuscendo comunque ad aggredire con grande stile negli attimi più concitati ed estremi.
L’aggiunta di altre parole potrebbe avere la stessa consistenza del fumo, dato che The Divination of Antiquity è un lavoro che deve essere provato di persona, dato che contiene un’innumerevole numero di situazioni che sono difficilmente descrivibili a parole. L’unica cosa certa è che probabilmente i Winterfylleth hanno prodotto il lavoro più maturo della propria carriera, un’opera che potrebbe far cambiare idea a chi ha sempre considerato la formazione inglese una band valida, ma non così tanto da meritarsi un alto tasso di attenzione.
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9
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@MrFreddy: secondo me restando abbastanza vicini come stile (chiaramente con le dovute distinzioni) gli utlimi dischi di Saor e Panopticon sono superiori a questo. Se ti posso dare un consiglio, ascoltati III di Spectral Lore (sempre Black d'atmosfera ma decisamente diverso dai progetti citati sopra), artista greco che con questo disco ha cacciato un capolavoro enorme. |
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8
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@Elijah: se ti riferisci allo stesso genere, potresti specificare qualcosa in particolare? Sicuramente in questo campo non sono un grande esperto, ma la passione cresce e la voglia di scoprire ottimo materiale è sempre in agguato! |
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7
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Molto bello, anche se secondo me quest'anno è uscito di meglio. |
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6
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Un disco davvero da pelle d'oca, anche se non ho ancora avuto il tempo di ascoltarlo con la profondità che merita. |
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5
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...Come al solito concordo!...Ho sentito ancora poco, ma devo dire che questo mi ha convinto molto di piu del precedente...Come dice Enry, gruppo da seguire con attenzione per gli amanti di questo genere... |
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4
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Molto bello, anche meglio del precedente TTOT, brani ispirati e ottima la scelta di recuperare un suono più 'raw' e diretto. Band da seguire con attenzione. |
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1
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Veramente un bellissimo lavoro, carico di emozione e con un songwriting ispiratissimo. Hanno mantenuto la stessa capacità di scrivere pezzi interessanti, come nel precedente album anche se, come giustamente sottolineato nella recensione, le parti folk, sono meno sviluppate. Mi dispiace che Citadel dei Ne Obliviscaris non li metta come migliore disco dell'anno, per me, ma ci vanno molto vicini. Au revoir. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Divination of Antiquity 2. Whisper of the Elements 3. Warrior Herd 4. A Careworn Heart 5. Foundations of Ash 6. The World Ahead 7. Over Borderlands 8. Forsaken in Stone
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Line Up
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C. Naughton (voce, chitarra) N. Wallwork (voce, basso) M. Wood (chitarra) S. Lucas (batteria, voce)
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RECENSIONI |
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