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21/12/24
GORY BLISTER + AYDRA
RCCB INIT, VIA DOMENICO CUCCHIARI 28 - ROMA
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Likferd, “sepoltura”, è il titolo dell'ultimo album composto dai Windir. Un titolo che, considerando ciò che li attendeva dietro l'angolo, non ha portato esattamente bene alla band norvegese, proveniente dalla cittadina di Sogndal. Il disco esce nel 2003 ancora sotto la Head Not Found, a due anni di distanza da quel 1184 che mise una sorta di muro tra i “nuovi” Windir e quelli vecchi, cominciando un percorso sonoro che avrebbe portato la band verso lidi sempre più legati al black metal. Le registrazioni ebbero luogo presso gli Akkerhuagen Lydstudio tra il dicembre del 2002 e il gennaio del 2003; l'artwork rappresenta “Likferd at Sognedjorden”, realizzato dai pittori Adolph Tidemand e Hans Gude nel 1853. Il dipinto è il segnale di quanto Valfar, nonostante qualche netta variazione in ambito musicale, sia sempre spiritualmente legato alla sua terra.
Come accaduto nel capitolo precedente, troviamo diversi testi in inglese: il contenuto riesce a mescolare rabbia e tradizione, ma è soprattutto la prima ad emergere prepotentemente durante la lettura delle liriche. La violenza che viene proposta nel corso dei brani non è affatto gratuita, ma si sposa perfettamente con le attuali composizioni di Valfar e soci, dove la melodia trova meno spazio a vantaggio di atmosfere nere come la pece. Occorre però precisare che il sound che compare in Likferd non tende assolutamente a snaturare le band: continueremo infatti a percepire Sogndal come se fosse casa nostra e ad immedesimarci completamente con la musica. Questa è un'altra caratteristica fondamentale dei Windir, ovvero la loro capacità di arricchire l'ascolto con tanti piccoli particolari che trasportano l'ascoltatore in una mare di sensazioni e di stati d'animo, rendendolo così il protagonista delle vicende narrate.
Cominciamo a parlare di cose più concrete attraverso l'opener intitolata Resurrection of the Wild, brano ancora fortemente legato alle travolgenti melodie di stampo folkloristico che tanto ben conosciamo. Likferd è un album costituito da una base solida e allo stesso tempo malleabile ed è proprio per questo motivo che il tutto scorre con grande piacere e senza inutili ripetizioni. Al suo interno possiamo trovare canzoni come Martyrium e Dauden, entrambe ritmicamente meno sostenute e contenenti sonorità decisamente più epiche, a tratti drammatiche, merito anche delle strofe in pulito cantate dal solito Cosmocrator, sempre perfetto nel compiere la sua parte. Inutile dire come non ci sia niente di particolare da segnalare riguardo le prestazioni dei vari musicisti: il cantato di Valfar è forse meno aspro e (concedetemi il termine) “raw” del solito, ma il suo screaming non ha assolutamente perso niente in quanto a impatto; la sezione ritmica comandata da Hvàll e Steingrim è sempre sul pezzo e non cala neanche per un istante; il riffing di Strom e Sture è intelligente, potente o melodico a seconda delle situazioni; infine le tastiere composte da Righ sono un esemplare sottofondo per tutti gli altri strumenti. Le successive Despot e Blodssvik sono le tracce più legate al black metal, per chi apprezza il genere si tratta di due brani veramente ben fatti: crudi, veloci e allo stesso tempo coinvolgenti, con una sequenza di parti melodiche a costituire la ciliegina sulla torta. A seguire abbiamo Fagning, la quale supera abbondantemente gli otto minuti di durata e riesce ad intrattenere l'ascoltatore attraverso una miriade di sonorità diverse; una sorta di riassunto di cosa sono i Windir tra blast beats, folklore e parti elettroniche. Infine un piccolo accenno per On the Mountains of Goats che, pur non vantando il più originale dei testi, ha il comparto musicale che si mantiene su livelli molto alti. L'ultimo episodio targato Windir si intitola Ætti Mørkna: una canzone di media durata che rappresenta al meglio l'immensità di questa band, capace di cambiare sempre faccia disco dopo disco senza perdere il contatto con le proprie radici.
Likferd è un'opera che ha sempre posseduto un fascino particolare rispetto al resto della loro discografia, quelle canzoni così vicine alle sonorità che poi contraddistingueranno i Vreid mi hanno sempre fatto interrogare sul futuro del gruppo: come sarebbe andata se non fosse accaduto quel tragico evento nel gennaio del 2004? Concludendo, questa non sarà probabilmente l'opera che resterà nel cuore di ogni ascoltatore, ma rimane comunque un piccolo capolavoro contenente quelle sonorità che solamente i Windir sono riusciti a creare. Ora lascio a voi l'ascolto di questa gemma di metal estremo, consci del fatto che l'arte di Terje Bakker (alias Valfar) è qualcosa di immortale, assolutamente noncurante dello scorrere del tempo.
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10
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Riascoltato oggi, in questo genere i windir è la band che mi annoia di meno, 4 album uno più bello dell\'altro, grande valfar. |
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9
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Che bello! In alcuni passaggi mi ha fatto venire la Pelle d'oca.. E in giornate afose come queste, non è da poco... |
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8
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Album epico e stupendo, del resto come tutta la loro discografia. |
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7
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E sono 12 anni che se n'è andato...proprio oggi stavo riascoltando questo disco strepitoso...fagning é da lacrime... |
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6
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Per essere l'album più "debole" della band è strepitoso. I punti deboli sono pochi. Due o tre al massimo. Ma quello che non mi piace è l'equalizzazione del disco. Troppo satura, talmente satura che diventa piatta all'opposto. Tutto troppo digitalizzato (come in 1184 però in esso c'erano molte più parti melodiche). L'opener e Fagning rimangono nella storia del viking. |
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5
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Bello,bello,bello! Appena inferiore a 1184! Voto:92 |
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4
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Un ottimo disco di poco inferiore a 1184 R.I.P. Valfar. |
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3
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onore al grande VALFAR!! purtroppo scomparso troppo presto, questo è un grandissimo disco, un scalino sotto 1184 a mio parere ma più per un fatto affettivo che altro, immenso voto 9 |
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2
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Grande Giacomo, la recensione ci voleva proprio... Bellissima, bravo, bravo. Sul disco c'è poco da dire... Io personalmente non lo reputo qualitativamente inferiore a nessuno dei capitoli targati Windir (anche se il mio preferito rimane forse "1184"), è una sorta di testamento (come hai fatto notare tu, tra l'altro, il titolo stesso -allegato al dipinto norvegese- è stato tragicamente premonitore) musicale e non. Davvero nulla da dire, questo per me rimane un capolavoro con l'assenza di una solo nota fuori posto e senza una traccia nemmeno leggermente inferiore alle altre... I Windir erano, sono e saranno per sempre arte, senza se e senza ma, uno dei gruppi che per me meglio di tutti ha saputo mescolare intelligentemente e in modo assolutamente personale ed invidiabile Black Metal e musica tradizionale, con tocchi di novità passo per passo nella immensa discografia. Per me come voto si va oltre il 90, ma son le parole che contano, quindi ancora complimenti alla recensione e un immenso grazie eterno a Valfar per la sua musica. |
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1
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Purtroppo i Windir non hanno avuto il riconoscimento che meritano.. un grande gruppo che resterà immortale nei cuori di chi cerca emozioni in musica |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Resurrection of the Wild 2. Martyrium 3. Despot 4. Blodssvik 5. Fagning 6. On the Mountain of Goats 7. Dauden 8. Ætti Mørkna
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Line Up
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Valfar (Voce, Fisarmonica) Strom (Chitarra) Sture (Chitarra) Right (Tastiera) Hváll (Basso) Steingrim (Batteria)
Musicisti Ospiti: Cosmocrator (Voce)
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