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The Jimi Hendrix Experience - Axis: Bold As Love
( 13797 letture )
Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. È un modo inverosimile di spiegare l’origine delle cose, i fenomeni, le gesta degli uomini con i loro avvenimenti, i modi ed i costumi che li hanno contraddistinti. Ma il mito è innanzitutto un racconto e quando fa riferimento anche ad una storia reale, essa diviene una splendida leggenda da narrare e tramandare nel tempo. Accade spesso che gli avvenimenti si intreccino abilmente tra di loro, in un trama che si mescola tra la verità e la menzogna tanto da non permettere facilmente di distinguere il vero dall'inventato, la storia dalla fantasia, lasciando in sospeso terribili ed inspiegabili ombre sul suo selciato.

Negli anni '30, in quell’angolo della vasta terra d’America, celato tra quei immensi filari di cotone e l’inquieto scrosciare delle acque del Mississippi, un giovane ragazzo, con la sua chitarra aveva riscritto una parte della grammatica musicale rurale. Robert Johnson era un bluesman con una biografia indiscutibilmente insolita, che contribuì a renderlo una leggenda musicale tra gli artisti del grande fiume. Un delta blues molto simile allo stile di quei padri fondatori che, per primi, avevano plasmato e fuso il folk con la musica popolare come Charlie Patton, Bukka White, Son House e Willie Brown, ma suonato con una forma dannatamente innovativa, dal sound duro e graffiante tra il canto e le note della sua chitarra, energico, rabbioso, maledetto e tenebroso. Nato sulle rive del Mississippi, ebbe una vita artistica decisamente breve, fatta di eccessi, ma controversa, inspiegabile e misteriosa, tormentata da una profonda povertà e sofferenza che riuscì a placare solo grazie alla passione per lo studio della chitarra e per la musica blues. Da fatti documentati, in principio, si ricorda che Robert Johnson non fu affatto un prodigio della chitarra, ma la sua leggenda narra che dopo la morte della sua giovane moglie, svanì per oltre un anno e riapparve al pubblico, questa volta, dotato di una fine tecnica chitarristica, con una voce graffiante ed oscura. Ascoltando il suo ridottissimo repertorio discografico si apprezza immediatamente un fingerpicking straordinario, dissimile da altri suoni blues, con testi che spesso narrano di demoni e di angosce esistenziali, in un ambiente plumbeo, tenebroso ed oscuro. Cross Road Blues è uno dei suoi brani più famosi, lo stesso che contribuì ad alimentare ulteriormente l’inquietante leggenda che, in una cupa notte, nel mezzo di un crocevia tra i polverosi campi nella terra del Mississippi, Robert Johnson avesse venduto l’anima al diavolo in cambio di una straordinaria abilità nel suonare la chitarra.
Il diavolo ed un incrocio: un immaginario decisamente molto ricorrente nella storia della musica blues e che antropologicamente si ricollega alla tradizione delle antiche culture dell’Africa più celata e magica. Andando oltre agli aspetti mitici, Robert Johnson contribuì nettamente ad innovare uno stile musicale mettendo nuove e future solide basi dell’improvvisazione e per un genere che prenderà il nome di rock, ma che giungerà solo negli anni avvenire. Inoltre con il suo canto espressivo, straziante, angosciante, oscuro e terso, riuscì a forgiare una nuova forma di linguaggio e di comunicazione musicale, in favore di una semantica che verrà ereditata da molti chitarristi, musicisti e cantanti fino ai giorni nostri.
Morì a soli 27 anni avvolto da una cupa coltre di mistero, riuscendo a comporre solo ventinove brani, sufficienti per designarlo come uno dei più importanti ed influenti musicisti blues mai vissuti.

Dovranno trascorre alcuni anni per far sì che un altro giovane chitarrista nato a Seattle potesse integralmente rimodellare ogni brandello di tecnica, di modo e di stile sulle sei corde, anche lui con una biografia inquieta e, per certi versi, sovrapponibile a quella tormentata esistenza del bluesman del Delta.
Robert Johnson e Jimi Hendrix: due chitarristi, due innovatori, due vite artistiche drasticamente troppo brevi, entrambi morti all’età di 27 anni, due leggende con una carriera misteriosa e dai lineamenti a tratti mitici ed inverosimili, che si collocano in due distinti periodi storici musicali, ma due musicisti che hanno sradicato ogni forma di certezza trascritta sul pentagramma, cambiando completamente il modo di approcciarsi alla chitarra, agli amplificatori ed i suoni, riscrivendo buona parte della grammatica musicale e dell’intera musica moderna.

Jimi Hendrix non necessita di nessuna ulteriore presentazione ed approfondimento storico-bibliografico, ma è utile rammentare solo alcuni elementi caratteristici del suo sound straordinario attinente al periodo discografico del 1967.

Con la complicità e l’intuizione di Roger Mayer, Hendrix fu tra i primi musicisti ad utilizzare numerosi effetti a pedale in successione con lo scopo di alterare ed ampliare dinamicamente il livello di output dei suoi amplificatori e modificare il segnale di feedback della sua chitarra per ottenere una distorsione maggiormente satura. Mancino, solitamente immortalato nelle fotografie dell’epoca con in spalla una Fender Stratocaster con paletta a falda ampia, proprio quelle chitarre nate per essere suonate con la mano destra e che, per parametri di liuteria e di elettronica, erano state concepite in assoluto per altri generi musicali. Jimi invertiva solo le sei corde lasciando chiaramente invariate la posizioni dei tre single coil. Anche se ci sono pareri contrastanti tra esperti di acustica ed elettronica, il collocamento dei pickup e delle posizioni dei selettori incideva notevolmente sul suono finale emesso da ogni singola corda, generando timbriche più nitide sulle corde basse, in favore di una maggiore corposità ed ampiezza dello spettro sonoro, mentre le corde alte guadagnavano un sound con timbriche maggiormente corpose e dall’effetto cupo ed oscuro.
Imbracciare una Fender progettata interamente per essere utilizzata con la mano destra è certamente disagevole. Ci si trova in una posizione meno ergonomica, con una leva del ponte che non garantisce una escursione completa e la conformazione della corpo, posta al rovescio, rende difficoltoso la posizione corretta delle mani sui tasti del manico, in specifico sulle ottave, che obbligava Jimi ad assumere particolari diteggiature durante i bending, nei legati ed i vibrati, conferendogli oltremodo un peculiare stile. Solo successivamente e dal 1967, anche se nuovamente esistono pareri scostanti, Hendrix iniziò ad usare corde di diverso diametro, a volte ibride, ma con maggiore calibro e con scanalature tra lo 0.10 e lo 0.13, utili per conferire al suo suono maggiore intensità, sustain, saturazione e distorsione e per riuscire a sfruttare appieno le potenzialità dei pick up. Inoltre regolava l’assetto sul ponte dietro la piastra delle molle, tentando di guadagnare diversi decimi di tono, ed accordava la chitarra di un semitono, a volte anche di un tono, sotto quella tradizionale per migliorare il timbro, la morbidezza, la frequenza e l’enfasi del suo canto nelle ballate. Ma Jimi Hendrix non era unicamente un grandissimo chitarrista, o un musicista particolarmente attento ad ogni filamento di suono emesso dai sui amplificatori. Jimi è stato un poeta, uno scrittore con un attenzione smisurata alla grafia e alla scrittura meticolosa dei testi, un fantasioso visionario, un tecnico e ricercatore audio, un uomo sempre in fuga dalle convenzioni imposte dalla società, con un interesse alla cultura dei popoli del passato, sempre in equilibrio precario tra il mondo reale e quello magico, tra l’amore e l’odio, tra il mito e la leggenda, legato intimamente e profondamente alle arcaiche e misteriose radici religiose del passato.

In seguito al primo straordinario disco della Jimi Hendrix Experience, che decretò il passaggio del blues verso il rock e fissò al centro del discorso musicale la chitarra, Hendrix insieme a Noel Redding ed al batterista Mitch Mitchell decretarono quali dovevano essere realmente i nuovi parametri di riferimento della musica. Brani come Fire e Third Stone from the Sun, ma anche Hey Joe, Purple Haze, Foxy Lady costruiti su scale blues con richiami e rimandi evidenti a quella musica misteriosa ed oscura dominata dalle mani di Robert Johnson, ci illustrano palesemente quel collegamento coesistente tra il mondo del blues ed il nuovo stile graffiante imposto dal plettro di Jimi Hendrix. Tecnicamente utilizzava la sua chitarra sia per strutturare le linee ritmiche e sia per gli assoli, sovrapponendo ciclicamente i diversi layer sonori come se ci fossero due chitarre a suonare contemporaneamente e, parallelamente sfruttando i vari contrappunti ritmici con metrica polifonica, inseriva la sua voce in una armonia di equilibri tra tutte le parti e le sezioni.

Registrato in pochi mesi di lavoro tra eventi live e sessioni in studio, stretto dalla morsa di un contratto discografico, il primo dicembre del 1967 la Track Records pubblicò con estrema rapidità, il secondo vinile dei Jimi Hendrix Experience, dal titolo Axis: Bold As Love. Prodotto da Chas Chandler e mixato dal tecnico del suono Eddie Kramer nelle sale degli Olympic Studios, oltre ad essere caratterizzato da numerosi aneddoti ed avvenimenti particolari durante le fasi di registrazioni, il disco si presenta da subito come una immensa fusione creativa, tra nuove tecnologie ed effetti post produzione, con una registrazione assolutamente attenta alla compatibilità stereofonica e mai sperimentata fino ad allora. La cover, creatura artistica di David King e Roger Law, raffigura i tre componenti nelle sembianze della divinità indù, dall’immagine differente solo per la distribuzione sul mercato francese.
Durante una sessione Jimi Hendrix, con un piccolo amplificatore ed un altoparlante a tromba lungo circa due metri montato nello stesso angolo vicino all'altoparlante, iniziò a sperimentare effetti di distorsione e rientri tra la sua chitarra ed i diffusori, riuscendo a generare feedback distorti decisamente singolari. Successivamente registrò un’improbabile, tanto quanto assurda, intervista sull’esistenza degli alieni, tra Jimi, in veste dell’amico Paul Caruso e Mitch. La bislacca intervista fu riversata su di un nastro per modificare la voce di Hendrix utilizzando un oscillatore manuale a velocità variabile (VFO). Un effetto di pitch shift sulla voce che, in seguito, fu sovrainciso con la linea di chitarra distorta. Un brano di apertura brevissimo, astratto nella sua totalità, dal titolo EXP, acronimo di EXPerience, un atto dimostrativo, composto per illustrare ed annunciare preventivamente ciò che l'ascoltatore dovrà attendere: sperimentazione.
Ricerca continua di un equilibrio tra i vari stili, con i suoni irreali e che devono essere fusi tra di loro alla perfezione, in una registrazione stereofonica impeccabile, seguendo di volta in volta tutte le follie sperimentali di Jimi Hendrix. Da Up From The Skies, con superbi suoni alterati da un wah-wah a regolazione manuale, lo stesso che fu utilizzato per la prima volta nella brano I Don't Live Today, alla spettacolare Spanish Castle Magic. Qui, Noel Redding utilizzò il basso ad otto corde Hagstrom effettato da un octavia by Roger Mayer, suonato all’unisono con la batteria; durante le fasi di sovraincisione Jimi, non contento della qualità di alcuni fraseggi di Noel, sostituì lui stesso alcune porzioni di riff di basso, inserendo solo dopo le sue parti soliste. La sua ossessione per la qualità di ogni singola parte suonata si replicò nel brano Wait Until Tomorrow nella quale durante le sedute di registrazione, in particolare nella successione delle note di apertura, Hendrix -che non riusciva a controllarle perfettamente- si costrinse a ripeterle per lunghe ed intere sessioni notturne. La seguente Ain't No Telling, atta a glorificare la tecnica di Mitchell alla batteria, la cui esecuzione rasenta la perfezione, fu composta con un ciclo di registrazione raddoppiando la linea di chitarra ritmica, utile per accogliere l’incalzante assolo di Hendrix. Poi un silenzio tra un brano e l’altro, quasi catartico. Un istante tra il vuoto ed il cielo, riempito immediatamente e poco dopo da un sound clean di chitarra. È l’intro di chitarra di Little Wing, la musa ispiratrice del chitarrista di Seattle. Con molta probabilità considerata la migliore ballata mai composta da Jimi Hendrix. La base strumentale su cui costruì il brano fu ottenuta filtrando il suono della chitarra con un amplificatore per organo Leslie ad altoparlanti rotanti per conferire una modulazione in uscita del tutto particolare ed utilizzando un glockenspiel (è uno strumento metallofono). In seguito alla perdita casuale dei master di tutto il lato A del disco, dimenticati erroneamente all’interno di un taxi da Jimi Hendrix, Eddie Kramer e la band dovettero risuonare nuovamente e per un intera notte tutte le canzoni della side A, compresa Little Wing. Questa fu una occasione allettante per utilizzare, anche in questa canzone, il phasing, in particolare a metà della sezione vocale cantata da Jimi. Un metodo sorprendente e che fu adoperato per la primissima volta nel brano Bold As Love. Little Wing rimane ancora oggi, con la sua melodia immediata, una delle maggiori e pregevoli ballate rock della storia della musica. La geniale If Six Was Nine, della quale fu recuperato il pre-mixaggio registrato su di una bobina completamente rovinata, con un testo dal significato sorprendente, controverso e profondo, molto sperimentale, suonata con un riff di chitarra suddiviso in parti uguali tra blues e rock e sezioni di jazz suonate proprio in 6/9, lo stesso tempo musicale che da il titolo del brano. Un brano che diventerà famoso anche per essere stato utilizzato come colonna sonora nel film Easy Rider. Il disco tende a scorrere molto rapidamente, passando per You've Got Me Floatin', eseguito facendo ascoltare al batterista un esecuzione registrata precedentemente, ma al contrario, tentando di replicarne i tempi musicali, per poi giungere nella splendida Castles Made of Sand, nuovamente registrata in reverse sound, con un intro da ballata in stile Little Wing e con un assolo ancora una volto spettacolare. Poi la canzone scritta ed interpretata dal bassista Noel Redding, She's So Fine, nella quale Hendrix e Mitchell contribuirono solo ai cori, che riesce a far trasparire una grande complicità tra la chitarra e la batteria con una ritmica coinvolgente. Immediatamente ci si immette nella superba ed ascetica ballata One Rainy Day Wish. Hendrix, ancora una volta, gioca con la sua voce, inserendola tra le innumerevoli linee delle sua di chitarra sovraincise in solitaria nelle sue diverse sessioni, aggiungendo di volta in volta una serie di assoli in ogni piccolo spazio e sezione del brano. Poi irrompe un ritmo funky, subentrante, avvolgente, con voce registrata prima su traccia mono e poi riversata in stereofonia, per dischiudersi nel brano Little Miss Lover: rapida avvolgente, con la migliore linea di basso di Noel Redding mai suonata. In studio di registrazione l’ingegnere del suono degli Olympic Studios, sfruttando il feedback, sviluppò un suono partendo dalla dinamica di una canzone combinando il segnale originario con una sua versione ritardata. L’effetto che prende il nome di phasing fu utilizzato, come anticipato, per la prima volta da Hendrix sulla composizione Bold As Love. Unico limite di questo metodo era dato dal difficile procedimento stereofonico in fase di missaggio, fino ad allora mai registrato. Jimi insieme ad Eddie Kramer, utilizzando il potenziometro del mixer pan pot sull’assolo di batteria di Mitch, fecero scorrere il suono dal canale da sinistra a quello di destra e permisero di innescare l’assolo di chitarra per immergerlo totalmente nel phaser. Sarà la prima volta che questo effetto verrà registrato in stereofonia. Una canzone meravigliosa, struggente, ma allo stesso tempo energica e che prende forma inserendosi abilmente tra le altre romantiche ballate rock presenti in questo secondo disco dei The Jimi Hendrix Experience.

Jimi Hendrix ha integralmente stravolto il metodo di composizione e di scrittura, trasformando, con la sua rivoluzionaria tecnica chitarristica, le note emesse dalle sue corde diventando un mito ed una leggenda inarrivabili. Se con l’album di debutto aveva segnato la via che la musica rock ed il chitarrismo dovevano percorrere, con Axis: Bold As Love, Jimi non solo crea la ballad rock, romantica ed intrisa da morbide atmosfere, ma nuovamente ristabilisce moderni standard di riferimento della tecnologia, dell’effettistica e della registrazione audio a cui molti artisti, negli anni a venire, tenderanno ad orientarsi. Un disco che pulsa di innovazione, intriso di genialità in ogni singola nota, con un sound decisamente travolgente e, allo stesso tempo, finemente poetico, e che da sempre, ogni giorno, ad ogni suo ascolto, solco dopo solco, non smetterà mai di sorprendere.

Se sono libero è perché sono sempre in fuga [Jimi Hendrix 1942-1970]



VOTO RECENSORE
100
VOTO LETTORI
94.42 su 187 voti [ VOTA]
Duke
Lunedì 6 Gennaio 2025, 18.12.58
32
...riascoltato oggi...disco perfetto ed accurata recensione....100...
Roby67
Sabato 26 Ottobre 2024, 17.33.40
31
Philosopher3185, in che senso preferiresti \"i lavori successivi\" ?Questo non sarebbe il penultimo in studio..di tre?...
Philosopher3185
Domenica 15 Gennaio 2023, 19.48.00
30
Sull\' importanza del lavoro poco da aggiungere ma preferisco i lavori successivi.Come ho gia\' scritto,per me solo Jeff Beck poteva competere come idee,suoni e tecnica..Beck ed Hendrix erano di un altro pianeta.Ascolti oggi un qualsiasi album di Hendrix e suona sempre attuale,fresco pur con un sound,ormai,datato e grezzo.
Matteo corbara
Lunedì 22 Febbraio 2021, 14.51.37
29
R E C E N S I O N E spettacolare!!! Disco che amo alla follia ma little wing mi emoziona sempre .
Filippo
Domenica 16 Febbraio 2020, 11.54.15
28
Ho solo16 anni scusate. Avevo sentito qualcosa di Hendrix senza farmene innamorare, ma grazie a questa recensione che ha fatto a pezzi ogni brano e mi ha spiegato cose che non capivo, ora lo amo ala follia!! Bellissimo disco mi ha catturato come una droga
Fabio Rasta
Giovedì 3 Ottobre 2019, 9.51.10
27
Mi associo ai commenti entusiastici riguardo la recensione. Il profondo conoscitore dell'inarrivabile Musicista di Seattle opera una vera e propria vivisezione su questo disco, meno immediato del debutto, ma ricco di gemme sia evidenti che celate, come ci spiega Jimi The Ghost. Me è l'introduzione che trovo assolutamente doverosa. Il personaggio di JIMI HENDRIX continuerà ad affascinare x sempre, ed è verosimile che diversi giovani approdino in questa pagine. E' nostro compito (parlo di noi anziani) mostrare da dove proveniamo, da dove proviene tutta questa magnificenza, cosa ha originato cosa, chi ha ispirato chi. ROBERT JOHNSON, avvelenato xchè suonava la Musica Del Diavolo. Riguardo al disco posso dire che l'anima inquieta di JIMI aveva già messo un bello zampino sulle composizioni, meno immediate, come dicevo, e mai scontate o prevedibili. Andrà sempre + oltre in questo senso. Altro che vorrei dire è già stato ripetuto da intere generazioni fino alla nausea, x cui mi fermo qui.
Miki
Martedì 16 Luglio 2019, 0.09.00
26
Recensione da treccani del rock! Non ho parole. Ho imparato tantissimo solo leggendo qui. Disco che amo alla Follia come la chitarra
Steelminded
Domenica 28 Febbraio 2016, 18.29.09
25
Sorprendentemente questo è quello che mi esalta di meno dei tre. Le mie preferite sono Spanish Castle Magic, la meravigliosa Little Wing (che sarebbe potuta durare uno o due minuti in più), if 6 was 9 e Castes Made of Sand...
Rob Fleming
Sabato 13 Febbraio 2016, 17.15.07
24
Quello che ascolto di meno.75
metallo
Giovedì 18 Giugno 2015, 18.06.38
23
Un gigante inarrivabile, la prima vera chitarra parlante, il pilastro fondamendale della storia chitarristica, geniale, amo tutti i chitarristi, ma lui e Van Halen sono qualcosa di veramente speciale per me.
Philosopher3185
Giovedì 18 Giugno 2015, 17.34.22
22
Mi stavo riascoltando un po' di album di Vai e di Satriani..pensavoiamo nel 2015 e ancora parliamo di Hendrix,non sarebbe il caso di guardarsi attorno?poi ho capito..adoro Vai e Satriani,specie quest'ultimo..tecnici,ma anche melodici,però se ascolto i loro pezzi,anche quelli migliori,sento che manca qualcosa..non so..mi sembra di sentire delle grandi composizioni di chitarra elettrica..se riascolto Hendrix,mi rendo conto che ovviamente Jimy non aveva la tecnica di questo due(non per colpa sua,aveva un estrazione diversa e non aveva potuto studiare musica e shredding),però ci sono le canzoni! intendo,non solo una composizione tecnica e trascinante,ma anche parole,un messaggio,cosa che non riscontro nei confronti di Satriani o Vai..è questo che mi mette un timore reverenziale e mi intimorisce di Hendrix,mentre invece Satriani lo ammiro e basta..Hendrix,aveva il blues,ma anche il jazz il rock,e appunto sapeva veicolare nella sua musica dei messaggi..un contenuto,cosa che ben pochi chitarristi venuti dopo di lui hanno saputo fare..
Sandman
Martedì 25 Novembre 2014, 19.35.37
21
Anche io darei 100 senza dubbio Hendrix rimane inarrivabile e direi che è stato il vero inventore della chitarra rock, della sperimentazione della chitarra rock, del modo di suonarla, selvaggio, violento, ma anche raffinatissimo quando voleva Faceva tutto lui, ritmica e solista, sperimentava ed innovava Non mi piacciono le frasi fatte e retoriche, ma sarei stato veramente curioso di vedere cosa sarebbe stato in grado di fare o di inventare se non fosse scomparso prematuramente Quando ero uno sbarbato e volevo suonare Eruption di Van Halen, appena imbraccia la chitarra, non avevo capito una mazza di Hendrix, mi sembrava rumore, poi ne rimasi folgorato e lo amai alla follia Little Wing, Castle Made Of Sand, Spanish Castle Magic sono delle gemme, un concentrato di raffinatezza, armonia, melodia e tecnica
MIRCO
Sabato 26 Aprile 2014, 20.41.20
20
jimi hendrix è inarrivabile. la recensione è molto documentata faccio i complimenti ho letto cose che no conoscevo prima
Alberto
Giovedì 17 Aprile 2014, 13.26.00
19
Grandissimo Jimi!
Delirious Nomad
Mercoledì 16 Aprile 2014, 18.48.35
18
Splendida recensione! Personalmente il 100 lo conservo per Electric Ladyland, ma il divario è davvero sottile
axis
Martedì 15 Aprile 2014, 19.20.28
17
...una musica, un uomo ed un recensore fantastico..
Monky
Martedì 15 Aprile 2014, 16.25.51
16
Disco maestoso e recensione meravigliosa. Grande Jimi!
VomitSelf
Martedì 15 Aprile 2014, 16.00.48
15
E vabè...che dire! Qui meno di 100 non posso dare! Tre dischi uno meglio dell'altro. Forse Electric Ladyland sarà ancora meglio..chissà cosa ci avrebbe riservato ancora se non fosse andato via così presto.
Jimi The Ghost
Martedì 15 Aprile 2014, 11.08.57
14
Grazie ragazzi. Troppo buoni. Un saluto
Radamanthis
Lunedì 14 Aprile 2014, 11.12.16
13
Per una volta non commento il disco ma la recensione di Jimi...è questa il vero capolavoro da 100! Complimenti!
un lettore
Lunedì 14 Aprile 2014, 9.43.00
12
Favolosa recensione!! , devo recuperare conosco poco questo grande della musica.
Masterburner
Lunedì 14 Aprile 2014, 9.27.04
11
Complimenti per questa recensione che sicuramente è frutto di un lavoro certosino di ricerca! Fra l'altro mi fa capire che questo disco non lo conosco poi così bene, devo andare subito a ripassare!
Galilee
Lunedì 14 Aprile 2014, 0.37.53
10
Un capolavoro come gli altri due, anche se forse visti i classici contenuti nel debutto e in electric ladyland questo rimane un gradino sotto. Più introspettivo se vogliamo, ma che figata. 90/100
Selenia
Sabato 12 Aprile 2014, 21.27.29
9
AMO questo disco! bellissima recensione Jimi
Leo63
Sabato 12 Aprile 2014, 17.43.39
8
Wow!è Il più grande di tutti 100
sgrunf
Sabato 12 Aprile 2014, 15.16.47
7
Sarò di parte ,ma io darei 100 anche ad un disco di HENDRIX con solo rutti e scoregge ....altro che tonno ..... LUI è veramente INSUPERABILE !
Argo
Sabato 12 Aprile 2014, 14.36.26
6
Disco della madonna, punto.
Hm is the law
Sabato 12 Aprile 2014, 14.00.34
5
Disco della portata storica incommensurabile. Difficile scegliere il migliore tra i tre album della Experience, ciò che è certo riguarda il fatto che recensioni come questa debbono portare i giovani ad ascoltare questa musica lontana nel tempo, ma, al pari della classica, immortale. Chi suona la chitarra elettrica, poi, non può prescindere da Hendrix, senza il suo talento e le sue intuizioni il rock non si sarebbe evoluto come invece si è verificato.
Er Trucido
Sabato 12 Aprile 2014, 13.11.28
4
Little wing è un pezzo veramente totale, uno dei miei preferiti di Hendrix. Grande recensione Jimi
Jimi The Ghost
Sabato 12 Aprile 2014, 12.38.01
3
therox68 ti ringrazio, anche per la qualità molto competente dei tuoi commenti che in ogni occasione sono sempre utili e riflessivi. Scrivere una recensione intorno ad personaggio che si è detto di tutto e scritto ovunque, hai perfettamente ragione, non è stato affatto semplice, ma ne è valsa la pena. Jimi TG
RICK
Sabato 12 Aprile 2014, 9.54.34
2
Mi accodo al commento 1. Recensione da paura .
therox68
Sabato 12 Aprile 2014, 5.46.14
1
Complimenti Jimi, una recensione doverosa, sentita e coinvolgente e, come al solito, competente. Anche considerato che non deve essere stato facile scrivere su chi ha già ricevuto fiumi di inchiostro.
INFORMAZIONI
1967
Track Records, Polydor Records
Rock
Tracklist
Lato A
1. EXP
2. Up from the Skies
3. Spanish Castle Magic
4. Wait Until Tomorrow
5. Ain't No Telling
6. Little Wing
7. If 6 Was 9

Lato B
8. You Got Me Floatin'
9. Castles Made of Sand
10. She's So Fine
11. One Rainy Wish
12. Little Miss Lover
13. Bold as Love
Line Up
Jimi Hendrix (Chitarra solista e ritmica, Voce, Pianoforte)
Noel Redding (Basso, Voce su traccia 10)
Mitch Mitchell (Batteria, Percussioni)

Musicisti Ospiti
Gary Leeds, Graham Nash, Michael Jeffery, Chas Chandler (rumore di passi su traccia 7)
Trevor Burton, Roy Wood (Seconda voce su traccia 8)
 
RECENSIONI
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