INTRODUZIONE Correva l’anno 1964 quando fecero la loro comparsa in televisione due sinistre famiglie: gli Addams e i Munsters. Ed è interessante notare che quest’anno sono ritornate entrambe, la prima con uno spin-off incentrato sulla figura di Mercoledì prodotto da Netflix e la seconda grazie al film diretto da Rob Zombie, da sempre grande fan della serie. Sono infatti tante le piccole citazioni che Zombie ha inserito nella sua carriera per omaggiare la sitcom, dalla canzone Dragula che altro non è che il nome dell’automobile di Grandpa Munster, all’easter egg presente ne La casa dei 1000 corpi, esordio alla regia di Rob, in cui viene mostrato un episodio dei Munsters alla televisione.
IL FILM La passione di Rob per la serie si è riversata anche nella lavorazione di questo film, in cui la villa della famiglia Munsters è stata ricostruita da zero sulla base di quella originale, che non è stato possibile utilizzare per le riprese. Ma come è presente questa fedeltà all’originale, si trova anche qualche innovazione e stravolgimento: per esempio il bianco e nero è stato sostituito da sgargianti colori e da continui effetti visivi che rendono il risultato finale eccentrico e molto fumettistico. La trama del film ha inizio prima degli eventi della serie, facendo da prequel a quanto viene mostrato negli episodi dello show. Ci viene quindi fatto vedere l’incontro tra Lily ed Herman e la vita che conducevano in Transilvania prima di trasferirsi in America, con la creazione di Herman (interpretato dal feticcio di Zombie Jeff Daniel Phillips) che avviene per mano di uno scienziato pazzo con i soliti cliché riguardo la creatura di Frankenstein. Herman diviene subito famoso in Transilvania come rockstar suonando in una band, i The Punk Rods, ed è a uno dei suoi concerti che Lily rimane folgorata dal tipico amore a prima vista, dopo aver avuto appuntamenti piuttosto deludenti con un vecchio vampiro che in realtà altro non è che il tributo di Zombie al Conte Orlock, alter ego di Dracula nel capolavoro Nosferatu di Murnau, una delle pellicole più citate e apprezzate da Rob. La recitazione degli attori si allinea all’esagerazione dei colori e infatti sono stati spronati dal regista stesso a comportarsi in questo modo sul set, senza porsi freni e interpretando le parti nel modo più naturale possibile. Ma sebbene tutte queste idee possano essere in buona fede e parte del particolare universo cinematografico di Rob Zombie, il risultato ne risente. Infatti l’esagerazione visiva, soprattutto per quanto riguarda gli effetti nel montaggio e la demenzialità di alcuni personaggi come Lester, il licantropo fratello di Lily, purtroppo non funzionano appieno. Eppure quella di Lester dovrebbe essere una figura caratterizzata meglio, vista la sua importanza nel film e nell’evolversi degli eventi: è infatti per colpa sua e dei suoi debiti se la famiglia è costretta a lasciare il castello a Zoya Krupp, ex moglie di Grandpa in cerca di vendetta. La sensazione è che sia un prodotto mediocre in alcuni punti, a tratti alcune sequenze sembrano di un videoclip o di un film con una grossa mancanza di budget; proprio perché le dissolvenze e le altre discutibili aggiunte visive con cui insiste continuamente Zombie sembrano essere low cost o create con un programma alla portata di tutti e a lungo andare finiscono per abbassare inevitabilmente la qualità del film. Sicuramente questo lavoro ha dei pregi, innanzitutto le atmosfere che vengono create in scene come quella di apertura nel cimitero, sospese tra il gotico e la commedia, alcune battute e giochi di parole divertenti come nel viaggio a Parigi ed un cast che raduna diverse figure del mondo di Rob Zombie come la sua immancabile moglie Sheri Moon e il già citato Jeff Daniel Phillips, ma anche Daniel Roebuck che interpreta Grandpa e Richard Brake, che molti hanno apprezzato per la sua interpretazione del sadico Doom-Head in 31, qui nei panni del mad doctor che crea Herman e di Orlock, il vampiro che non riesce a conquistare Lily. Ad attori che hanno già collaborato con Rob se ne aggiungono poi altri leggendari come Cassandra Peterson, alias Elvira, la sexy presentatrice americana, da sempre un’icona per l’horror. Un bel cast di volti noti al regista, che tuttavia conta solo sui tre protagonisti in quanto gli altri sono più che altro figure di contorno o necessarie per lo sviluppo della trama ma mai veramente approfondite, a discapito del film forse che avrebbe potuto essere più interessante se si fosse dato più spazio ad alcuni personaggi.
CONCLUSIONE Il film, ancora inedito in Italia, è uscito sulla piattaforma americana Netflix ed ha avuto un buon riscontro di pubblico in madrepatria e buone vendite per l’home video. Ma la critica e anche tanti fans si sono resi conto di quanto, seppur con buoni propositi alla base, il prodotto non sia esaltante come le aspettative facevano presupporre. Un lavoro per i fan di Zombie che potranno passare un’ora e mezza a divertirsi, ma senza nessuna pretesa e soprattutto senza aspettarsi un capolavoro. Onesto intrattenimento semplicemente. Con un bellissimo omaggio alla serie originale nella sequenza finale del film, dove i “mostri” ricalcano la leggendaria entrata in scena dei personaggi nella sigla, con Herman che sfonda la porta di casa e gli altri che lo seguono uscendo in sequenza.
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