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SEPTICFLESH + KRISIUN + DIABOLICAL + XAON - Alchemica Music Club, Bologna, 24/03/2019
29/03/2019 (1624 letture)
POCHI INTIMI
Avete presente quando vi dimenticate di un evento al quale avevate già confermato la vostra partecipazione? Il sottoscritto si è ricordato meno di ventiquattro ore prima di dover andare al concerto dei Septicflesh a Bologna, pur amandoli alla follia dai tempi dei tempi. Poco importa, i due giorni di degrado precedenti non mi hanno fermato e con molto piacere sono tornato all’Alchemica, dove si prospettava una serata molto interessante. Purtroppo, arrivo ad un orario in cui il locale, pur essendo mezzo vuoto, ha già visto la presenza sul palco degli svizzeri Xaon, che stanno già smontando l’attrezzatura. Inizio a pensare al peggio: con quattro date sul suolo italico il rischio di aver un concerto “intimo” è più che concreto, anche se alla fine le presenze si attesteranno intorno alle 150 unità, forse qualcosa in meno. Entro, tessera di un’associazione con la sigla che pare presa da un codice fiscale e nemmeno il tempo di prendermi da bere che il palco offre già l’intro della seconda band, andiamo (io e me stesso) ad assistere all’esibizione.

DIABOLICAL
Ammetto di non essere mai stato un grande amante della band svedese. Li ho ascoltati sempre in maniera distratta ed occasionale a causa di “una costante e disturbante di mancanza di creatività”: prendo dunque la palla al balzo e con attenzione mi avvicino al palco. Le sensazioni che avevo su disco erano vaghe e imprecise, ma questo concerto mi ha dato la sensazione di essere una conferma. Non trovo la proposta dei Diabolical di spessore, notando in molteplici occasioni, lungo la scaletta, una amalgama di partiture prese dai Behemoth periodo Thelema e i primi Dimmu Borgir. Canzoni che partono bene, si intensificano e, quando aspetti il botto che lasci senza fiato, esitano in cori e sezioni melodiche che nemmeno un calzino bianco con sandalo riescono a sconfiggere. Tutto il calderone ruota attorno ai cliché più basilari di sempre del metal estremo. Anche se l’effetto sul pubblico è palese -suscitando headbanging ed applausi- non riesco a percepire una personalità nel loro suono, che pare barcamenarsi tra death e black senza un reale filo logico. Buoni i suoni, buoni anche gli effetti di luce sul palco per un discreto inizio serata che ha saputo, in una maniera o nell’altra, scaldare gli animi dei presenti, ora aumentati notevolmente rispetto a quaranta minuti prima.

KRISIUN
Seguo da moltissimi anni i brasiliani, ricordo di averli visti per la prima volta con i Morbid Angel per il tour di Heretic, ed essermene invaghito come non mai. Col passare degli anni, tuttavia, solamente il brutale Southern Storm è riuscito a rimanere negli annali: ci ritroviamo dunque un gruppo che presenta oramai una discreta autoreferenzialità album dopo album, ma che in sede live non trova pace. Per fortuna! Questo tour a supporto dell’ultimo buon Scourge of the Enthroned è l’opportunità per rivederli dopo una decina d’anni, testando se il tempo passa anche per loro. Non c’è nulla da fare, dal vivo colpiscono nel segno, sanno tenere alta la tensione a dispetto di una presenza scenica alquanto statica e monolitica e tutto fila via sereno, sciolto al minimo dei giri. Questi sono i Krisiun, prendere o lasciare: una macchina collaudata al meglio che offre poche sorprese e molte conferme. Quarantacinque minuti netti che hanno pescato lungo l’intera storia del gruppo, riuscendo inoltre ad infilarci il classico omaggio al grande Lemmy con la cover di Ace of Spades degnamente rivisitata. Combustion Inferno, Blood of Lions e la titletrack dell’ultimo disco sono mazzate in faccia che, pur avendo una linearità a tratti devastante, riescono nel loro intento, ovvero ricordare come il death metal sia vivo più che mai! La conclusione viene lasciata ad un loro cavallo di battaglia, quella Bloodcraft che suggerisce la via per l’uscita per una boccata d’aria. I fratelli Kolesne saranno pieni di difetti a livello prettamente musicale, ma se quello che si cerca è death senza compromessi, questo è uno dei luoghi dove poterlo trovare, senza grandi pretese ma con l’orgoglio dei 29 anni di carriera appena trascorsi. Sempre un piacere.

SEPTICFLESH
Si spengono le luci, sala quasi gremita, fumo di scena e si parte in quinta con Portrait of a Headless Man, che mette subito in chiaro la situazione: a dispetto del poco flusso di gente, bisogna rimanere carichi. Lo stesso frontman, Seth Siro, durante l'ora (netta) di concerto rimarca il fatto più volte: “Non siamo in moltissimi stasera, ma siamo grandiosi, voglio energia da voi!. Il bello della platea non molto affollata è che puoi ammirarti da vicino i tuoi beniamini, essere quasi parte del gruppo e in men che non si dica i moshpit partono come tonni norvegesi lungo la corrente. C’è una bella energia in sala, anche se tre o quattro esagitati han discretamente ostacolato i presenti presi dalla foga del momento. Perché ubriacarsi e disturbare gli altri? Mistero della fede.
Tutti i brani della serata vengono pescati dagli ultimi e, paradossalmente, più famosi dischi; nulla viene selezionato dall’era pre-scioglimento quindi, se la veste che ha preso la band nell’ultima decade non è di vostro gradimento, evitate pure di tornarli a vedere dal vivo. Da segnalare, come da prassi, la solita defezione di Sotiris Vayenas, che vien rimpiazzato dalle classiche basi preregistrate che viaggiano in simultanea alle orchestrazioni. La sua mancanza si fa sentire a differenza di sei anni fa, da quando li vidi per il tour di The Great Mass. Le parti vocali pulite sono difatti nettamente aumentate col tempo: all’epoca i vecchi brani venivano riproposti e la formazione, seppur deficitaria, aveva un suo proprium. Oggigiorno credo sia necessario avere un cantante, se non proprio il fondatore, al fine di sostenere le clean vocals in sede live. Ciò causa una netta perdita di intensità, che le basi registrate compensano solo per il fattore orchestrale mentre, per tutto il resto, sia ha la netta sensazione che manchi qualcosa. Chiudere con Dark Art (che su Codex Omega ha tra le più intense partiture pulite) non è stata una soluzione ottimale a mio avviso, ma non si può sputare nel piatto dove ci si è da poco sfamati, e gioisco ad ogni modo del momento che sto vivendo. I lati positivi sono l’intensità di ogni brano, che viene riproposto velocizzato e più incavolato rispetto alla versione in studio. Credo che ciò sia merito anche alla prestazione di Khrim che, soprattutto sui brani più datati, ha alzato il tiro rendendoli moderni e più vicini a quelle che sono necessità dei greci oggi. L’apoteosi è arrivata a metà scaletta con Communion, che ha lasciato esplodere in via definitiva l’intera sala, man mano svuotata a causa dell’incessante pogo ubriaco al centro, mentre i cori e gli “horns up” scorrevano a fiumi. A fine concerto, dopo tre encore, siamo rimasti in circa quaranta nel locale. La band ha salutato e siamo tornati a casa soddisfatti. Un’ora di concerto tirato e con i suoni potenti al punto giusto, ma con un locale non esattamente adatto a sonorità di certo calibro. Gruppi come i Septicflesh, a mio avviso, necessitano non solo di suoni ottimali, ma anche del fattore scenico che spesso viene lasciato indietro. Vederli sul palco di un teatro sei anni prima e oggi su uno quindi di metri quadrati ha notevolmente cambiato l’esperienza, ma son contento e tengo in mente le parole del frontman durante i saluti. “Grazie Bologna, torneremo presto con un nuovo disco”.

SETLIST SEPTICFLESH
1. Portrait of a Headless Man
2. Pyramid God
3. Martyr
4. Prototype
5. Enemy of Truth
6. Communion
7. The Vampire from Nazareth
8. Lovecraft's Death
9. Prometheus
10. Persepolis
11. Anubis
12. Dark Art






Punto Omega
Domenica 31 Marzo 2019, 1.07.52
5
Mah...
Steelminded
Venerdì 29 Marzo 2019, 22.05.18
4
Io c'ero non in Italia ma c'ero... Leggere che "I fratelli Kolesne [sarebbero] pieni di difetti a livello prettamente musicale", mi lascia basito. Io non sono un musicista, ma a me sembrava che così pieni di difetti non fossero. Anzi, li ho trovato davvero ottimi dal punto di vista tecnico, tanto da accostarli in alcuni punti al technical death (ovviamente non lo sono, però per capirsi)..
jek
Venerdì 29 Marzo 2019, 21.50.42
3
Fate i sapientoni ma non sapete neanche minimamente di cosa state parlando... penosi
Room 101
Venerdì 29 Marzo 2019, 21.00.00
2
@Il Rettiliano: Hai tecnicamente ragione, ma -per quanto posso dirti io- capita di usare il termine "partitura" come una metonimia.
Il Rettiliano
Venerdì 29 Marzo 2019, 16.30.45
1
..."che su Codex Omega ha tra le più intense partiture pulite"... non capisco perché leggo spesso la parola "partitura" per indicare il termine "parte": son due cose ben distinte, la partitura è grafica, in soldoni è un insieme di più righi musicali.
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Live Report
SEPTICFLESH + KRISIUN + DIABOLICAL + XAON
Alchemica Music Club, Bologna, 24/03/2019
 
 
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