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WE ARE DEATHCORE 2018 – DAY 2: CARNIFEX + A NIGHT IN TEXAS + DROWN IN SULPHUR + GUEST - Circolo Svolta, Rozzano (MI) - 06/08/2018
13/08/2018 (1091 letture)
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È una torrida serata di agosto in quel di Rozzano, nell’hinterland di Milano: la location la conosciamo oramai bene –il Circolo Svolta- e non sarà la folta vegetazione circostante a risparmiarci dal caldo pressante dell’estate milanese. Ciò nonostante, al mio arrivo il posto è pieno dei molti avventori del We Are Deathcore fest 2018, una due giorni dedicata interamente al lato più estremo del metal moderno. I fautori dell’evento sono i ragazzi dell’organizzazione anch’essa chiamata We Are Deathcore, attiva dal 2008 nel portare in Italia band ed eventi del genere- con la collaborazione di Versus Music Project.
Per questioni logistiche giungo sul posto a metà serata e non riesco a seguire le performance di Awake The Secret, Dominance, Denhial e The Big Jazz Duo, ma l’atmosfera e gli animi sono più che infuocati al mio arrivo (e non mi riferisco solo al caldo incredibile all’interno del Circolo Svolta). I moshers hanno già gli occhi spiritati e nell’aria si percepisce quel fomento che solo certi generi musicali possono ispirare.
DROWN IN SULPHUR Non è la prima volta che vedo suonare questi ragazzi, dunque ho già idea di cosa mi aspetta: i nostri propongono un deathcore oscuro e penetrante con forti momenti downtempo. Accordature basse, screaming e growl caustici e perfidi di un sempre più biondo frontman Mattia Maffioli, breakdown di quelli lenti e matematici che mandano in loop il cervello così come in visibilio i presenti sotto al palco. Poco importa del caldo sempre più pressante, il mosh si fa significativo tanto quanto la presenza scenica dei ragazzi che on stage assumono pose crabcore a tempo con gli stacchi alternati a momenti tiratissimi. I piccoli problemi tecnici iniziali, nonché la sostituzione di uno dei chitarristi con un turnista, non hanno di certo compromesso la performance. A un certo punto, sul palco sale un ragazzino con tanto di maglia della band e semplicemente ruba uno dei microfoni per cantare una parte: nessuno ha idea di chi sia, però questa scenetta dona quel qualcosa in più a questo set, perfetto per prepararsi ai piatti forti della serata. Ben fatto ragazzi!
A NIGHT IN TEXAS Una fugace boccata d’aria è più che necessaria viste le altissime temperature raggiunte all’interno del Circolo Svolta: la mia preoccupazione, ma anche ammirazione e solidarietà, va tutta nei confronti dei musicisti che questa sera si avvicendano sul palco e devono garantire una buona performance nonostante il caldo decerebrante, così come verso organizzatori e staff. Il cambio palco è breve ed è il turno degli australiani A Night In Texas, che fin dalla prima esplosiva canzone dimostreranno la loro classe e la loro preparazione: il loro è un deathcore evidentemente collaudato, con un muro di suono spesso e impenetrabile e suoni di una precisione strabiliante. Malefiche e implacabili le linee vocali del singer Ethan Lucas mentre le chitarre dai riff acidi e squisitamente dissonanti abbracciano un drumming senza tregua. La posizione di pre-headliner è più che guadagnata grazie a un set tecnico, devastante e mozzafiato coadiuvato dall’ennesimo show di braccia e mani dei moshers sempre più coreografici. Anche sul palco la presenza scenica è prestante, per una resa generale davvero d’impatto. Questi ragazzi sono da vedere! Intanto la scritta Carnifex si profila vanitosa e pungente sul banner dietro il palco e noi siamo finalmente pronti per il momento clou della serata.
CARNIFEX
"Hell chose us"
Ma non sarà solo il caldo torrido dell’agosto milanese ormai tutto concentrato dentro il Circolo Svolta a farci credere che l’inferno si sia davvero palesato in terra: basteranno le luci sanguigne calate sul palco e l’intro tratto dall’ultimo album Slow Death per catapultarci dritti negli inferi. I Carnifex sono qui per ricordarci che la nuova scuola non è nient’altro che figlia della vecchia, quindi imprescindibile da essa: saranno lo pseudo facepainting del frontman Scott Lewis e il suo gilet di pelle borchiato (in stile Manowar!?), saranno le sonorità e l’attitudine dal retrogusto death metal classico -e persino gothic se consideriamo i pezzi dell’ultimo lavoro con le basi e inserti di piano-, ma quel che è certo è che i nostri con il loro deathcore fanno l’inchino alla vecchia scuola. Dopo l’intensa intro si parte a muso duro con Drow Me in Blood durante la quale alcuni problemi di volume vengono immediatamente risolti dal fonico, proseguendo poi con Slow Death: la carneficina è servita perché i Carnifex sono macchine da guerra. Sotto il palco si scatena il putiferio anche se la gente non sa se moshare o semplicemente contemplare i propri idoli on stage. “Ci troviamo senza dubbio all’inferno, Gesù Cristo!” proferisce a un certo punto il cantante Scott riferendosi al caldo pressante e provocando l’ilarità di tutti i presenti: ciò nonostante la loro performance non sarà compromessa, anche se la sensazione all’interno del Circolo Svolta è davvero che ci siano dei diavoletti a punzecchiarci col forcone. Il frontman richiede continuamente i circle pits che non tardano ad arrivare, ipnotici e esaltanti come sempre, così come i salti sulle parti più groove e cadenzate, alternate a quelle più tirate, proseguendo su pezzi tratti dall’ultimo album come la title track Slow Death e Pale Ghost, con apice sulla tenebrosa e teatrale Dark Heart Ceremony. Grazie alle sonorità simil-gotiche accuratamente selezionate nel nuovo lavoro i nostri sono teatralmente melodrammatici, quasi nobili signori del deathcore, mentre i soli di chitarra riportano a un gusto heavy classico. Ma è in arrivo il vero momento segnante della serata, quello che tutti stavamo aspettando: il pezzo storico della band Hell Chose Me, con culmine sul verso che cita le stesse parole urlate a gran voce da tutti i presenti quando la musica si ferma. Una sola parola rende l’idea: "epicità". I tempi d’oro della band vengono nuovamente onorati con il classico Die Without Hope che manda ancora una volta in visibilio la folla, mentre la conclusione del set è affidata a Lie to My Face: con questo caldo nessuno ha il coraggio di chiedere l’encore, ma siamo tutti più che soddisfatti da una performance d’azione e precisione nonché da una setlist davvero ricca che fa facilmente comprendere la posizione d’onore dei Carnifex fra le band più blasonate del deathcore. Per una volta stare all’Inferno non è così male!
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