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17/01/25
SRL + LOCULO + VOX INFERI + NECROFILI
CLUB HOUSE FREEDOM, VIA DI BRAVA 132 - ROMA
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HOLLYBLOOD - # 18 - A Quiet Place
08/05/2018 (1773 letture)
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THE SOUND OF SILENCE
Una delle tendenze più in voga negli horror moderni è quella di ricorrere frequentemente ai cosiddetti “jump scare”: come anche un anglofono non particolarmente esperto può facilmente intuire, si tratta di momenti dal forte impatto emotivo, basati sulla combinazione fra effetti visivi e sonori; se ben congegnati, tali momenti sono indubbiamente forieri di sani spaventi, mentre un loro abuso, chiaramente, finisce per rendere il film una semplice sequenza di tali espedienti, intervallati da sequenze che sviluppano la trama. Non a caso, tale tecnica è spesso criticata da chi, nei film horror, cerca l'angoscia e l'inquietudine, magari protratte per un significativo lasso di tempo, piuttosto che il semplice momento di paurosa sorpresa (in certi casi anche telefonato).
Cosa succede, tuttavia, quando in un horror si susseguono una serie notevole di tali spaventi, frutto però di un'accurata realizzazione ed efficacemente connessi ad un notevole tasso di angoscia ingenerato nello spettatore? E cosa accade quando tale successo viene raggiunto ricorrendo spesso alla totale assenza di rumore? La risposta è semplice: si ottiene A Quiet Place.
A QUIET PLACE
Il film di cui stiamo per parlare è diretto da John Krasinski, attore, regista e produttore statunitense, che interpreta la pellicola nel ruolo del protagonista, assieme alla moglie Emily Blunt, sua partner anche nella finzione scenica. Sulla falsariga di un film come Cloverfield, solo per citare una pellicola abbastanza nota, non ci viene spiegato nel dettaglio cosa sia accaduto nella dimensione spazio-temporale in cui è ambientata la vicenda: la famigliola, composta dai due genitori e dai figli, di cui uno molto piccolo, si muove fra le rovine di una città devastata da un cataclisma non meglio specificato, in cerca di viveri e risorse destinati alla propria sopravvivenza: come ci viene subito fatto comprendere, in compenso, la vita dei (pochi) scampati alla catastrofe dipende in maniera vitale dal più totale silenzio; nel muoversi, nell'agire, nel compiere anche la più semplice delle azioni, i personaggi fanno in modo di produrre la minor quantità di rumore possibile. Le conseguenze di un errore in tal senso, come i protagonisti ben sanno e come gli spettatori sperimenteranno presto sulla loro pelle, sono infatti fatali. Senza addentrarci in eccessivi spoiler, ci limitiamo a dire che, da un certo punto della pellicola in poi, l'allegra (più o meno) famigliola si troverà intrappolata in una folle corsa contro il tempo e, soprattutto, contro il minimo rumore, per evitare l'irreparabile: qualcuno (qualcosa, per meglio dire) si muove incessantemente fra le ombre e non brama altro che uno scricchiolio, un respiro affannoso, un semplice grido di dolore per piombare sulla bella Emily Blunt, sul coraggioso John Krasinski e sui piccoli Noah Jupe e Millicent Simmonds. Per rendere le cose facili, oltretutto, i nostri abitano in una fattoria in campagna pressoché isolata (ah, i cari vecchi campi di grano alla Signs) e, per di più, la moglie del protagonista è sul punto di partorire, con tutte le conseguenze a livello “sonoro” che si possono facilmente immaginare.
A NOT QUIET MOVIE
Come abbiamo preannunciato, le possibilità offerte da un film che si gioca quasi esclusivamente sull'atmosfera e sul silenzio, con una sceneggiatura pressoché inesistente, benché ben pensata, sono molteplici e succose: A Quiet Place le sfrutta in maniera dannatamente efficace, instillando un reale senso di angoscia e terrore nello spettatore, che più di una volta si trova quasi a sperare in un rumore fortissimo che possa spezzare la tensione, seppur con le già citate conseguenze. Chiaramente, col passare dei minuti, l'effetto “sorpresa” un po' si attenua, ma va dato atto alla pellicola di avere davvero pochi cali in tal senso, concentrati peraltro verso la conclusione, quando l'aspetto più squisitamente horror della pellicola viene in qualche modo “smorzato” da un sapore maggiormente fantascientifico: in tal senso, evitando anche qui di fare spoiler, un certo aspetto del film potrà ricordavi l'immancabile Stranger Things e, se siete amanti dei videogame, il fortunato survival horror Until Dawn. Il merito di questa interessante pellicola va sicuramente ascritto a Krasinski, che si è dimostrato davvero abile nel tessere questa interessante tela cinematografica; sarebbe tuttavia ingiusto non rimarcare anche le capacità attoriali sia della coppia (Emily Blunt, del resto, non la scopriamo oggi), ma anche dei due giovanissimi figli, bravissimi soprattutto nel trasmettere agli spettatori l'incredibile senso di frustrazione derivante dal non poter produrre il minimo rumore da quando sono nati.
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Cavolo, di Signs ricordo almeno due jumpscare mica indifferenti |
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Signs grande film ingiustamente criticato da molti perché appunto manca di facile azione o mirabolanti effetti speciali,invece é basato sulla psicologia dei personaggi e la trama intriga parecchio.
Naturalmente va visto con attenzione ai particolari e ai dialoghi e non mangiando pop-corn o dando un occhiata al telefonino.... |
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Io credo che Signs facesse proprio lo sforzo di non cadere nel patetico. Magari a molti quel film risulta noioso, ma questo molte volte dipende dalla mancanza di "azione", che tanti cercano nell'horror. Questo qui verrà dimenticato prestissimo, non presenta niente di originale se non la ridicola trovata di far comunicare tutti sottovoce o col linguaggio dei segni, una roba che ti vien voglia di prendere il regista a sberle. Signs, pur con i suoi difetti, sta su un altro livello, poteva fare affidamento su due grandi attori, e affrontava temi affascinanti come quello dei cerchi nel grano e della vita extraterrestre con la tecnica del vedo/non vedo, che qui hanno cercato di copiare malamente. |
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@GT concordo con te, The Ritual è un gioiellino. Signes di Shymalan invece era una porcata, reggeva la prima mezz'ora, poi diventava patetico. Questo è molto meglio. |
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Se è per questo, quello che succede nel granaio si era già visto anche nel "Vampyr" di Carl Dreyer..così come è evidente il riferimento ad alcune cose della saga di Alien! Ma non è che, poi, ogni film ambientato in un manicomio si rifaccia a "Qualcuno volò sul nido del cuculo".. Io, degli ultimi horror che sono usciti, ne ho visti pochi perché crollano come un castello di carte già dopo mezz'ora! Questo, almeno, ha una sua dignità fino alla fine. |
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PPS: recensite The Ritual, quello sì che merita! |
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Partendo dal presupposto che francamente Emily Blunt proprio non la reggo da La Ragazza Del Treno e che giustamente come fa notare freedom il tributo nei confronti di Signs è pesantissimo (ma direi nei confronti di Shyamalan in generale) ritengo di poterlo bocciare quasi in toto. PS: i bambini sono cosi fastidiosi che speri muoiano presto, come accade in quasi tutti gli horror. |
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Tornando al film... Più che per l'idea in sé, a me è piaciuto per il coinvolgimento che riesce a creare nello spettatore "obbligato" a stare in silenzio (era ora..) per non esser braccato! Poi, è logico che: chi non riesce ad apprezzare la "trovata" non troverà convincente nemmeno il leitmotiv dell'opera che, di per sé, ha una trama tutt'altro che originale. P.S.: La mia fidanzata si è sentita "truffata"..io, invece, no! |
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No problem |
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E sai com'è...spesso l'ironia scritta sul web non riesce bene. Comunque ok. |
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Era ironico suvvia....mi sembrava palese.. |
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@Galilee: Gli insulti tienili per te cortesemente. |
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Avete ragione. ATTENZIONE: SPOILER AL COMMENTO 2. Se volete vedere il film evitate di leggere. |
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E soprattutto, che bisogno c'è di spoilerare il film a chi non lo avesse ancora visto? |
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Che c'entrano i Dimmu Borgir con questo film? Mah! |
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Ecco, sono queste le cose che mi fanno incazzare. Liquidate un disco come Eonian con un 55 e poi mi venite a parlare di sta cagata di film come fosse un capolavoro. Cristo santo. L'ho visto al cinema, avevo soldi da buttare quel giorno. La brutta copia di Signs. Molto brutta. Figlio di questi tempi ovviamente, tempi in cui è il cattivo gusto a farla da padrone. Una cagata colossale. Volevo pure andarmene ad un certo punto, ma la poltrona era comoda e fuori pioveva, avevo pagato, per cui son rimasto. Gli USA ultimamente sfornano delle pellicole talmente brutte da far invidia alle telenovelas argentine. Che posto di merda dev'essere hollywood. Qui c'è proprio tutto, un cliché dopo l'altro: la mamma eroica incinta, il padre stronzo che si sacrifica per "la famigghia", la bimba handicappata ma geniale ed il fratello cagasotto. E pure il neonato random da dare in pasto ai mostri per innescare la tragedia familiare. I messaggi sono sempre i soliti. Buonismo sfrenato, sacrificio del padre, i figli so' pezzi 'e core, le donne incinta hanno le palle sotto, i cagasotto fanno schifo ma sono pure carini, i portatori di handicap hanno una marcia in più e/o sono in contatto con Dio e i morti che dicono loro cosa fare per salvare il mondo. Una bella insalata di merda buonista e politically correct in salsa hollywoodiana. Trash puro. E pensare che questa gentaglia diventa ricca sfondata producendo queste porcherie. Com'è ingiusta la vita. |
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Visto al cinema, mi è piaciuto molto, ha i suoi ottimi momenti. Poche spiegazioni per un probabile sequel. |
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