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FRONTIERS ROCK FESTIVAL - Live Club, Trezzo sull'Adda (MI), 29/04/2017
04/05/2017 (1767 letture)
"Supportare i gruppi italiani".
Questa è una di quelle frasi che si sentono dire spesso in ambito musicale e non posso che essere d'accordo. Ma non ho mai sentito dire di supportare anche le label, ovvero le case discografiche, in particolar modo quelle nostrane, magari partecipando agli eventi da loro organizzati proprio per promuovere un circuito che negli ultimi anni è diventato sempre più importante. E' questo il caso della Frontiers Music Srl, etichetta nata a Napoli nel 1996 grazie al mastermind Serafino Perugino, e ad oggi confermata come il principale punto di riferimento per quanto riguarda il rock melodico e l'AOR (Adult Oriented Rock), senza dimenticare importanti escursioni in territori dell'hard & heavy.
Doverosa premessa per spiegare quanto avvenuto nella giornata del 29 aprile, nella quale si è svolta la quarta edizione del Frontiers Rock Festival, ormai appuntamento fisso per gli amanti della buona musica dal sapore ottantiano e non solo, colma di ottime melodie e costruzioni eleganti. Dopo il grande successo del Frontiers Metal Festival, anche questo evento si svolge al Live Club di Trezzo Sull'Adda, location ideale per questo genere di concerti.

Da amante dell'hard rock e, soprattutto, dell'AOR, mi accingo ad entrare nel locale pieno di speranze di assistere a delle esibizioni divertenti ma anche piene di sorprese, che sono certo non mancheranno. Specifico subito che questo evento si è protratto anche nella giornata di domenica 30 con altri grandissimi gruppi (su tutti, gli Unruly Child della mai troppo lodata Marcie Free), ma alla quale non ho potuto partecipare.
Facile comprendere i costi alti che la Frontiers ha dovuto sostenere per creare un evento simile, pertanto al loro staff ed a quello del Live Club vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, certi di incontrarci nuovamente alla prossima occasione.

PALACE
Si aprono le danze quindi alle 15:05 ed ecco sul palco uno delle nuove promesse dell'AOR moderno, ovvero i Palace di Michael Palace, noto per aver collaborato anche con First Signal, Find Me e Cry Of Dawn. I ragazzi hanno pubblicato da pochi mesi il loro debut album Master of the Universe, ottimo esordio con rimandi a Survivor, Foreigner ed altri capisaldi del genere.
Il leader della band non può che essere lo stesso Palace che, però, è protagonista di una serata da dimenticare. Se da una parte il gruppo è affiatato e suona senza troppi problemi (nonostante si senta la mancanza di un tastierista sul palco, a dispetto delle basi pre-registrate), dall'atra il cantante fatica a trovare l'intonazione corretta nelle varie canzoni, eccetto in alcune parti in cui dimostra di possedere degli acuti degni di nota. Non sono riuscito a capire se si sia trattato di un problema di ritorno in cuffia o di problemi legati proprio alla sua voce, fatto sta che l'esibizione di questi giovani di belle speranze si è rivelata, con dispiacere, una delusione. L'highlight dello show doveva, per il sottoscritto, risiedere nel brano Path To Light, ma per quanto riportato sopra non è stata una esibizione senza difetti e questo dispiace, anche in considerando che il locale era già quasi completamente pieno di rockers di tutte le età.

SETLIST PALACE
1. Man Behind the Gun
2. Cool Runnin
3. Path to Light
4. Part of Me
5. She Said It's Over
6. Young-Wild-Free
7. Master of the Universe


ONE DESIRE
Altro gruppo proveniente dai paesi scandinavi (saranno ben quattro totali in questa giornata): gli One Desire esplodono sul palco con tutta l'irruenza del loro grandioso debutto discografico omonimo, contenente pezzi di melodic rock, patinato dalla pomposa produzione del talentuoso songwriter Jimmy Westerlund, già al lavoro anche con Sturm Und Drang, Joel Madden dei Good Charlotte, Pitbull.
Il cantante Andre Linman possiede un timbro acuto e pulito che apprezzo molto e fa dimenticare in fretta la precedente esibizione della giornata, cantando molti brani di One Desire, tra i quali spicca la gioiosa Love Injection, il singolo Hurt e le aggressive Turn Back Time e Buried Alive, a chiusura di un concerto divertente e coinvolgente durato poco più di mezz'ora. Il genere da loro suonato si avvicina parecchio al pop radiofonico in alcuni punti, ma questi ragazzi ci sanno fare e si è visto (e sentito). Unico neo lo si può trovare nel fatto che Linman, durante tutta l'esibizione, non ha mai cantato le parti costruite su tonalità più alte presenti nel disco, preferendo non rischiare eventuali errori. Non sono riuscito a capire il perché di questa scelta, anche se spero che il bravo musicista finlandese sia stato motivato da altro piuttosto che, semplicemente, da un'incapacità di replicare certe vette vocali dal vivo.

SETLIST ONE DESIRE
1. Hurt
2. Apologize
3. Turn Back Time
4. This Is Where the Heartbreak Begins
5. Whenever I'm Dreaming
6. Buried Alive


CRAZY LIXX
Altra band proveniente dalle fredde terre nordiche sono i Crazy Lixx e mi riesce difficile capire come possano suonare un genere prevalentemente americano e "caldo" in un modo così strepitoso. Sono, infatti, fautori di un sound dal sapore ottantiano, che ci fa sognare di essere presenti sul Sunset Strip a vedere i Motley Crue, i Poison o i Def Leppard nel loro pieno splendore. Sì, perché la loro esibizione è scoppiettante e divertente, una vera e propria festa memorabile. Sono solo pochi mesi che sono venuto a conoscenza del gruppo, inizialmente non sapevo cosa aspettarmi, ma a primo impatto sono subito rimasto colpito dall'onda d'urto emanata dall'opener Wild Child, traccia di apertura del loro nuovissimo album Ruff Justice, appena pubblicato.
Danny Rexon è un animale da palcoscenico ed interpreta ogni singolo pezzo in modo pazzesco. Non mi aspettavo di trovare un cantante cosi preciso e dotato vocalmente, considerando il genere da loro proposto, mentre lui mi smentisce parecchie volte esagerando anche con acuti perfetti. Il resto della band si diverte molto e la coppia Jens Sjöholm-Jens Lundgren, rispettivamente bassista e chitarrista, si scatenano a ritmo dei brani del loro repertorio, che spaziano dalle nuove XIII e Walk the Wire -splendida- fino ad arrivare alle più classiche Rock and A Hard Place, Blame It on Love e l'adrenalinica 21 'Till I Die, che non può non essere cantata a squarciagola. Notevole anche la risposta del pubblico che, dopo essere stato un po' freddino nelle precedenti esibizioni, balla e canta senza mai fermarsi, dimostrando di amare i Crazy Lixx.
Questi glamster scandinavi hanno centrato il bersaglio: il loro sound viene ampiamente valorizzato sul palco e ciò che ne scaturisce è un vero e proprio tripudio di cori, melodie orecchiabili e testi scanzonati. I Lixx ormai sono una realtà consolidata e, per quanto mi riguarda, sono stati protagonisti di uno dei momenti più belli della giornata.

SETLIST CRAZY LIXX
1. Wild Child
2. XIII
3. Walk the Wire
4. Whiskey Tango Foxtrot
5. Blame It on Love
6. Girl of the 80's
7. Rock and A Hard Place
8. Hell Raising Women
9. Heroes Are Forever
10. 21 'Till I Die


ECLIPSE
Forti della loro ultima fatica intitolata Monumentum, che ha riscosso grande successo sia tra i fan che tra i vari critici del settore, gli Eclipse dimostrano di essere una della band più attese di questa giornata, in primis dal sottoscritto. Durante la loro carriera hanno composto brani catchy, con costruzioni lineari e melodie spesso "ruffiane"... ma quanto ci sanno fare questi svedesi! Il divertimento che traspare da questo show è di livello superiore, sia perché i brani suonati sono veramente ottimi, sia perchè la carica di Erik Martensson e compagnia è notevole.
Difficile scegliere il momento migliore dello spettacolo, ma devo dire che sentire dal vivo quel gioiello di The Downfall of Eden con il finale quasi folk è stato emozionante. La band ha dimostrato di sapere come si deve stare sul palco ed il fenomenale Erik non si è fermato un attimo tra salti e incitamenti, senza mai steccare un nota. Martensson, infatti, non è solamente uno dei migliori songwriters in ambito hard rock, ma canta in maniera egregia, sia sulle note basse che su quelle più complesse ed alte. Tanto spazio è stato dato a Monumentum, tra una Hurt, emozionale come poche altre, ed una Black Rain in chiusura, fino a sperimentare atmosfere meno allegre e più "metal", con un bellissimo assolo di Magnus Henriksson a completare il tutto. Il medley acustico con alcuni brani di Armageddonize -tra cui una bellissima Wide Open- ha lasciato il pubblico senza parole, così come quando è stato presentato il nostro Michele Luppi come special guest per il brano Jaded. Con la canzone presentata alle qualificazioni dell'Eurovision Contest 2016, invece, dal titolo Runaways, la band si è congedata trionfalmente.
Insomma, gruppo stratosferico ed assolutamente imperdibile dal vivo: i quattro di Stoccolma hanno magistralmente incendiato la periferia di Trezzo Sull'Adda.

SETLIST ECLIPSE
1. Vertigo
2. Never Look Back
3. Killing Me
4. Jaded (feat Michele Luppi)
5. Hurt
6. The Downfall Of Eden
7. Acoustic Medley
8. Wake Me Up
9. Stand On Your Feet
10. The Storm
11. I Don't Wanna Say I'm Sorry
12. Runaways


REVOLUTION SAINTS
Il Live Club si svuota mentre aspettiamo il cambio della strumentazione e si ripopola nel momento in cui il supergruppo Revolution Saints sale per la prima volta su un palco. Deen Castronovo alla voce e batteria, Doug Aldrich alla chitarra, Jack Blades al basso e il nostro "onnipresente" e bravissimo Alessandro Del Vecchio alle tastiere: questa è la lineup on stage, che è pronta ad eseguire il bellissimo debut album risalente ormai a più di due anni fa.
E' la prima volta che la band si trova a suonare dal vivo, quindi tutto il pubblico è curioso di sentire come sarebbero stati i pezzi nella resa live e ciò che si può subito affermare è che non siamo stati sicuramente delusi dalle aspettative. Castronovo ci ha deliziato cantando e, contemporaneamente, suonando la batteria nei primi due brani, ovvero Turn Back Time e Back On My Trail. Subito si è notato come lo stesso abbia fatto ovviamente fatica a tenere il fiato necessario per le parti cantate, considerando quanto sia stato invece energico nel suonare il suo strumento. Alcuni problemi al suo microfono hanno reso la prima parte di esibizione meno accattivante, ma tutto viene stravolto quando Deen si posiziona fronte palco e dà sfoggio del suo meraviglioso timbro senza ulteriori impedimenti, grazie all'inserimento di un altro batterista al suo posto. Way to the Sun è, inoltre, impreziosita da un bellissimo assolo del grande Doug Aldrich, uno che non ha bisogno di presentazioni. Se Jack Blades invece ha scherzato e si è divertito, Alessandro Del Vecchio ha dimostrato di non essere solo un tastierista e ottimo songwriter, ma di possedere inoltre una voce che ben si adatta ai cori delle canzoni.
Il momento più delicato lo si ha, però, con l'esibizione sulle note della ballad In the Name of the Father (Fernando's Song), in cui Castronovo -che ha confessato come questo brano sia stato scritto in onore del padre di Serafino Perugino- ha emozionato i fan presenti con un'interpretazione degna di menzione. A chiudere la setlist sono stati eseguiti dei brani relativi ai gruppi in cui questi talentuosi musicisti hanno fatto parte, ovvero Damn Yankees, Whitesnake e Journey.
Sono certo che questo concerto che verrà ricordato per lungo tempo e fa molto piacere vedere come tutti loro siano stati entusiasti della prova, su tutti Castronovo, che sembrava letteralmente impazzito e totalmente soddisfatto.

SETLIST REVOLUTION SAINTS
1. Back on My Trail
2. Turn Back Time
3. Here Forever (Francesco Renga Cover)
4. Locked Out of Paradise
5. Way to the Sun
6. Dream On
7. In the Name of the Father (Fernando's Song)
8. Doug Aldrich assolo
9. Love Will Set You Free (Whitesnake Cover)
10. Coming Of Age (Damn Yankees Cover)
11. Higher Place (Journey Cover)


TYKETTO
Sapere che sono passati già ventisei anni dalla release di Don't Come Easy coglie di sorpresa, in quanto ancora oggi questo disco di culto è fresco e godibile.
I Tyketto sono una di quelle formazioni che, se fossero nate probabilmente in un'altra annata, avrebbero potuto ottenere certamente di più, considerando l'esplosione del fenomeno grunge e la flessione del rock ad inizio anni '90.
Nella serata odierna siamo già a conoscenza del fatto che proprio Don't Come Easy sarà suonato per intero e l'esibizione sarà registrata per un futuro live dvd, come è avvenuto anche per lo show degli Steelheart. La band di Danny Vaughn -unico reduce del primo disco assieme al batterista- si dimostra affiatata e in formissima, con un plauso speciale allo stesso Vaughn che è stato fautore di una prova maiuscola, con una tecnica vocale eccellente e nessuna sbavatura. Un campione nel vero senso della parola, cosi come memorabili sono state le hit sciorinate durante gli 80 minuti dello spettacolo, che ha visto prevalere -ovviamente- i due brani di maggior successo della band, ossia la storica hit Forever Young e la bellissima Wings, entrambe suonate in chiusura. Ma poter vantare di aver scritto brani come Standing Alone, Lay Your Body Down e Burning Down Inside non è da tutti e, completata la parte della setlist dedicata a Don't Come Easy, gli americani hanno regalato anche alcuni estratti dai loro successivi dischi, con la menzione particolare alla ottima Reach.
Doveroso sottolineare anche la prova degli strumentisti, tutti di indubbio valore, soprattutto il bravissimo Chris Green alla chitarra, che ha dimostrato di avere un grande talento. Ennesima esibizione storica che lascia spazio all'ultimo concerto previsto in scaletta, mentre nel giardino esterno del Live Club i fan chiacchierano e scattano foto con i loro beniamini dei vari gruppi presenti, tra cui anche i nostrani Secret Sphere e DGM.

SETLIST TYKETTO
1. Sail Away
2. Strip Me Down
3. Nothing But Love
4. Walk on Fire
5. Lay Your Body Down
6. Standing Alone
7. Seasons
8. Burning Down Inside
9. Wings
10. Forever Young
11. Rescue Me
12. Dig in Deep
13. Reach


STEELHEART
She's Gone - I'll Never Let You Go: alzi la mano che non ha mai sentito, nemmeno sulla rotazione degli anni '90 di MTV, queste due canzoni ormai storiche. Gli Steelheart hanno ricevuto forse meno di quanto avrebbero meritato, considerato anche l'airplay di cui hanno goduto a partire dal 1991, anno in cui vide la luce il loro grande disco di debutto omonimo. Alcuni dischi un po' annebbiati che avevano perso la via dell'hard rock degli esordi, nonché l'incidente terribile subìto dal cantante Miljenko Matijevic, hanno sicuramente contribuito a frenare la corsa di questo gruppo dalle indubbie capacità. Lo stesso Matijevic è ovviamente il protagonista assoluto del loro show e stupisce come non abbia praticamente perso la potenza vocale e la capacità di raggiungere note incredibili.
Inizialmente la band mette in fila alcuni brani più recenti, tra cui Blood Pollution (degli Steel Dragon) e Livin' the Life, senza particolare coinvolgimento, ma è quando il cantante intona She's Gone che l'emozione cresce ed esplode. Il bassista Rev Jones è indemoniato e il batterista Mike Humber continua a martellare nei pezzi più tirati, calmandosi poi in Everybody Loves Eilleen, fino alla conclusiva We All Die Young.
Come spesso accade durante i loro live, Miljenko si è scatenato sul palco come un ragazzino, arrivando addirittura a cantare sul bancone del bar interno, ma non ha dato prova di grande empatia con il pubblico. Su questo aspetto l'ho, infatti, trovato piuttosto freddo, soprattutto se paragoniamo questa esibizione con quella di alcuni gruppi precedenti.
Il sottoscritto ha preferito sicuramente i brani vecchio stile del gruppo, ma è innegabile come questi signori americani sappiano creare un muro di suono veramente spesso, anche se a volte ciò non basta per poter pregiarsi di aver suonato emozionando i presenti.

SETLIST STEELHEART
1. Blood Pollution (Steel Dragon Cover)
2. Livin' the Life (Steel Dragon Cover)
3. Gimme Gimme
4. Like Never Before
5. She's Gone
6. Live to Die
7. My Dirty Girl (Nuova canzone)
8. Cabernet
9. Assolo di batteria
10. Everybody Loves Eilleen
11. Rock 'n Roll (I just Wanna)
12. I'll Never Let You Go
13. We All Die Young


CONCLUSIONI
Stanchissimo e con la schiena distrutta, mi avvio verso l'uscita del locale di Trezzo. Tanti i pensieri ed i ricordi di un'altra grande giornata targata Frontiers Music: dalla possibilità di avere contatti con i musicisti in una bella cornice di sole primaverile, al privilegio di aver assistito a molte grandi esibizioni, questo tipo di festival funziona e coinvolge tantissime persone di tutte le età.
I momenti di maggiore coinvolgimento sono stati sicuramente quelli che ci hanno regalato quei gruppi che hanno come punto di forza melodie accattivanti e cantabili, Eclipse e Crazy Lixx su tutti, battendo di poco i Tyketto. Doveroso, quindi, rinnovare il ringraziamento allo staff della casa discografica napoletana ed alle persone che hanno collaborato in questi due giorni pregni di buona musica. Come nota a margine, mi preme ringraziare anche Jim Peterik dei Survivor, che è stato molto gentile e umile nel parlare della sua carriera e nel prestarsi a delle foto con noi fan, dopo che lo avevamo disturbato mentre si godeva tranquillamente l'esibizione degli Steelheart.



terzo menati
Sabato 6 Maggio 2017, 11.39.32
8
Mi e' appena arrivato il.dvd dei journey live in.manila e sono impressionato da la prestazione vocale di deen Castronovo dietro le pelli che in alcuni pezzi suona e canta, tipo in father sister, praticamente il clone di Steve Perry...e dire che il microfono ce l'ha pineda, insomma veramente un musicista cantante completo ed eccezionale
Voivod
Venerdì 5 Maggio 2017, 15.27.25
7
@HeroOfSand_14: Matjievic a inizio concerto ha detto qualcosa del tipo "non sono qui per parlare con voi ma per cantare", poi mi pare abbia detto qualcosa contro il fonico (nella voce c'era troppo delay) e comunque ha tenuto un atteggiamento live poco empatico e da spaccone. Il bassista, nonostante il background, sembrava non suonasse (a un certo punto, in un pezzo era rimasta solo la base drums&bass e sembrava ci fosse una base di basso mentre lui si contorceva sullo strumento manco fosse Pastorius!...mah). In definitiva una delusione: i Tyketto li hanno asfaltati.
Metal Shock
Giovedì 4 Maggio 2017, 22.23.36
6
Bel report e bel festival, anche se troppo sbilanciato verso l`Aor per i miei gusti, ma con Crazy Lixx, ultimo disco monumentale, Tyketto e Revoluton Saints il primo giorno e L.A.Guns e TNT il secondo valgono da solo il biglietto. Peccato non averlo visto.....
HeroOfSand_14
Giovedì 4 Maggio 2017, 19.18.50
5
Voivod, quali sono state le uscite non felici di Milienko? Perché non sei il primo a dirlo è L ho letto anche in altre parti..a me sono sembrati proprio freddi e non mi hanno coinvolto, infatti ė emersa un po' di noia verso la fine devo dire la verità. Però sono curioso di sapere cosa ha fatto il stinger, che so non essere mister simpatia proprio. A Differenza di gente come Danny Vaughn o gli altr gruppi che si sono fermati a parlare e scattare foto..bellissimo!
tino
Giovedì 4 Maggio 2017, 12.38.21
4
da ascoltare sicuramente, comunque ci sta che gruppi aor o hard rock sconfinano nell'easy listening, anzi spesso ridanno smalto ed energia nuova con risultati brillanti, penso ad esempio ad una innuendo coverizzata dai lords of black o una maniac fatta dai firewind
Voivod
Giovedì 4 Maggio 2017, 11.23.52
3
Si tratta di "Here Forever", contenuta anche nell'album (il pezzo originale è "Nel nome del padre", rifatta anche da...ehm...Il Volo col titolo di "L'amore di muove")
tino
Giovedì 4 Maggio 2017, 10.57.29
2
Non ero presente ma sentirsi per intero don’t come easy, uno degli album più straordinari di sempre, dev’essere stato bellissimo, sicuramente un evento per chi come me conosce a memoria il disco in questione, frutto di decine di ascolti all’epoca. Curiosa anche la scelta di una cover di francesco renga da parte dei revolution saints, sarebbe interessante saperne qualcosa di più.
Voivod
Giovedì 4 Maggio 2017, 10.31.55
1
Ciao, ottimo report! Brevemente le mie impressioni: PALACE: l'album è notevole, ma la resa live zoppica, soprattutto a causa dell'insufficienza vocale di Palace e dei suoni ancora piuttosto impastati. ONE DESIRE: a parte il cantato non eccelso, un buon concerto, grazie anche ai notevoli brani dell'album: band sulla quale puntare! CRAZY LIXX: ottimi, la penso esattamente come te! ECLIPSE: bravi, bravissimi, ma non mi coinvolgono più di tanto...e poi troppe basi! REVOLUTION SAINTS: solo vedere Jack Blades in azione mi ha emozionato, ma secondo me Castronovo sabato aveva anche poca voce, aspetto che ha inficiato non poco sulla resa globale del loro live. Aldrich e Del Vecchio impeccabili: insomma bel concerto ma ci si poteva aspettare di più! TYKETTO: I migliori della giornata! E' un gruppo che ho scoperto in tempi recenti e dal vivo sono un orologio svizzero! Vaughn è un signor cantante e anche il resto della band ha offerto un 'ottima prova live. Il primo album è un piccolo capolavoro e la scelta di suonare i migliori pezzi dagli ultimi 2 è stata azzeccata! STEELHEART: a parte l'ancora incredibile voce di quel bombardato di Matijevic, mi son piaciuti davvero pochino. Il frontman dal vivo è odioso (si è concesso delle uscite che poteva tranquillamente risparmiarsi!), l'attitudine circense del bassista (attualmente in forza a MSG e Mountain) dopo un po' stanca e una scaletta non proprio brillante fa il resto. Io mi sono annoiato e, complice la stanchezza, non vedevo l'ora di tornare in albergo. Il secondo giorno, per me, è stata una vera manna!
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04/05/2017
Live Report
FRONTIERS ROCK FESTIVAL
Live Club, Trezzo sull'Adda (MI), 29/04/2017
 
 
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